La conquista romana
della Britannia fu una straordinaria impresa logistica prima che
militare. I romani riuscirono a trasportare un esercito oltre la Manica e ad eseguire un'operazione di sbarco ancora oggi studiata nelle
scuole di guerra.
Vittorio Emanuele
Parsi
Spedizioni romane in
Britannia
Il libro di Cristiano Bettini (Oltre il fiume oceano. Uomini e navi romane alla conquista della Britannia) è un volume poliedrico, dalle molte sfaccettature, una sorta di “imbuto rovesciato” che dalle operazioni in Britannia (Cesare 55 e 54 a.C.; Claudio 43 d.C.; Costanzo Cloro, 296 d.C.) allarga lo sguardo all'intera organizzazione militare romana. In effetti sono molti “i libri” contenuti in questo volume, impreziosito da un apparato iconografico e cartografico imponente e davvero ben realizzato.
Si tratta di un libro di
storia militare romana, evidentemente, ma anche di una riflessione a
tutto tondo sul cosiddetto modello “expeditionary” che
rappresenta la scelta obbligata delle forze armate di tutti i grandi
Paesi occidentali contemporanei (Italia compresa). Infine è anche un
manuale sulla navigazione a vela latina. Si respira in tutto il libro
la lunga esperienza marinaresca e la sincera passione per il mare
dell'autore, ammiraglio di squadra in congedo della Marina Militare,
che in questa sua nuova opera letteraria dà prova di una competenza
e professionalità storica di assoluto livello.
Le tre spedizioni romane in Britannia vengono contestualizzate nei diversi momenti di vita dell'”imperium”: la fase tarda repubblicana della bulimia espansionistica cesariana, quella della lunga auge imperiale, in buona sostanza coincidente con i due secoli centrali del principato e il lungo epilogo difensivo, che si protrarrà, considerando la parte orientale dell'impero oltre 1000 anni.
Roma non nasce come
potenza navale. Lo diventa per poter sconfiggere Cartagine. Ma
proprio il fatto che dopo la distruzione della città punica
nessun'altro sfidante saprà contenderle il dominio del Mediterraneo
cristallizza questa trasformazione. Saranno le spedizioni in
Britannia, oltre il “Fiume Oceano”, appunto, a rimettere alla
prova lo sperimentato talento romano per l'appropriazione delle buone
idee e dei buoni manufatti altrui. Se i romani importarono il gladio
dalla Spagna, proprio dopo le guerre puniche, così dai popoli
atlantici appresero le tecniche marinaresche e di carpenteria per
mettere in mare una flotta capace di navigazione oceanica.
In realtà è proprio la natura essenzialmente terrestre del potere militare romano a rendere queste tre spedizioni così interessanti e attuali. La loro ciclopicità non attesta tanto la trasformazione della natura di Roma da potenza continentale in potenza navale, quanto piuttosto la versatilità dello strumento militare romano e la straordinaria capacità di questo stato costruito intorno al suo esercito di affrontare sfide inedite e complesse con estremo pragmatismo, traendo lezione dalle esperienze precedenti.
Le spedizioni in
Britannia rappresentano innanzitutto un gigantesco rompicapo
logistico, senza la cui soluzione esse non avrebbero potuto aver
luogo o avrebbero costituito un episodio poderoso ed effimero al
tempo stesso. Nella realtà, la presenza romana in Britannia durerà
quasi fino al collasso dell'impero d'Occidente, nel V secolo d.C..
Esse costituiscono la più evidente manifestazione
dell'organizzazione militare romana, capace di integrare l'intera
catena logistica e di trasporto a sostegno delle forze combattenti.
Ed è anche per questo che lo studio di queste tre campagne si rivela
di straordinaria attualità.
Oggi, la necessità di
una sempre maggiore integrazione e coordinamento tra le diverse
capacità delle forze armate rappresenta l'attuazione pratica della
lezione romana. Non per caso, il modello delle spedizioni romane in
Britannia venne ripreso dalla Gran Bretagna nella sua lunga fase
imperiale e, successivamente, dagli Stati Uniti, che lo potenziarono
ulteriormente. Pensando alle sfide che il mondo contemporaneo lancia
alla nostra sicurezza, è evidente come non sia possibile proiettare
alcuna forza a difesa degli interessi nazionali se questa non esiste
e non è in grado di operare in autonomia per un certo lasso di tempo
anche contro forze nemiche ben equipaggiate: ma senza capacità di
trasporto nessuna forza può essere ugualmente proiettata, così come
ogni convoglio necessita di adeguata protezione antisom e aerea.
Di qui la caratteristica
di “operabilità interforze” del modello “expeditionary”, che
consente di superare anche la tradizionale rivalità tra la
componente terrestre, quella navale e quella aerea.
In conclusione, il libro di Cristiano Bettini è straordinariamente documentato (oltre che ben scritto) e colma un vuoto nella letteratura accademica non solo italiana tanto nel campo della storia militare quanto in quello degli studi strategici.
In conclusione, il libro di Cristiano Bettini è straordinariamente documentato (oltre che ben scritto) e colma un vuoto nella letteratura accademica non solo italiana tanto nel campo della storia militare quanto in quello degli studi strategici.
Il Sole 24Ore – 17
aprile 2016
Cristiano Bettini
Oltre il fiume oceano.
Uomini e navi romane alla conquista della Britannia
Laurus, 2016
€ 25