tag:blogger.com,1999:blog-74198512411682616522024-03-18T04:00:55.211+01:00Vento largoCultura, arte, politica, societàUnknownnoreply@blogger.comBlogger2459125tag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-14825674987408215182024-03-17T00:07:00.002+01:002024-03-17T00:07:46.942+01:00La sinistra italiana e Stalin<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM4wNdfAO4f6vFxYNA4Y8iICiLEmaeubmM5Dkk6oDPdKrLlIo0oCJ6vC6k4mnP-jT0dz6oM9Lw0InMXE-QHzIZQQbPFX3ZSwJLM8OPF0PU6Xc07Xh_kLo6nG35nuC7k1a-hY3cBDJivqTvoGKnPdjJsbJ8nIotFgkEL59iGQMS1mVIztHAH1ozLkM6qYg/s1755/La%20sinistra%20italiana%20e%20Stalin%20(1953)-1_page-0001.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1755" data-original-width="1240" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM4wNdfAO4f6vFxYNA4Y8iICiLEmaeubmM5Dkk6oDPdKrLlIo0oCJ6vC6k4mnP-jT0dz6oM9Lw0InMXE-QHzIZQQbPFX3ZSwJLM8OPF0PU6Xc07Xh_kLo6nG35nuC7k1a-hY3cBDJivqTvoGKnPdjJsbJ8nIotFgkEL59iGQMS1mVIztHAH1ozLkM6qYg/w283-h400/La%20sinistra%20italiana%20e%20Stalin%20(1953)-1_page-0001.jpg" width="283" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b>Simul
stabunt vel simul cadent. </b></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b>La
sinistra italiana e Stalin</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">In
questo quaderno pubblichiamo, riprendendolo dagli atti parlamentari,
il resoconto delle sedute che il 6 marzo 1953 Senato e Camera dei
deputati della Repubblica dedicarono alla commemorazione di Stalin.
Una documentazione importante non solo per comprendere meglio il
clima di quel particolare momento della storia politica italiana, ma
anche per approfondire la conoscenza di alcuni degli esponenti
principali di una sinistra quasi interamente asservita allo
stalinismo e alla propaganda sovietica.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">L'intervento
di Scoccimarro in rappresentanza del Partito comunista ne è forse
l'esempio più chiaro e, nella sua brutale ottusità ideologica,
segna una delle pagine più buie della storia del Senato. Il discorso
dell'esponente comunista, che riprende senza batter ciglio una ad una
le peggiori menzogne della propaganda staliniana, al punto di
esaltare come una conquista della civiltà quella collettivizzazione
forzata delle campagne costata la vista a milioni di piccoli
contadini, è paragonabile per il disprezzo della verità e
dell'autorità morale del Parlamento solo ai discorsi tenuti nella
stessa aula da Benito Mussolini negli anni infausti della dittatura.
E non cambia ovviamente nulla che l'esponente comunista fosse
fanaticamente convinto delle sue idee. Anche Mussolini era convinto
di ciò che sosteneva e di essere la guida di una rivoluzione di tipo
nuovo che avrebbe trasformato in meglio l'Italia. Insomma, anche se
espresse in buona fede, le menzogne restano comunque menzogne.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Che
dire poi della celebrazione apologetica di Pertini, che interviene
per il Partito socialista ? Frase dopo frase vediamo crollare il mito
costruito su di lui durante e dopo gli anni della Presidenza della
Repubblica, portando alla luce il cinismo di quello che fu in realtà
un politico mediocre, prima autonomista, poi stalinista, poi di nuovo
autonomista. A differenza di Nenni, personaggio altrettanto
contraddittorio ma che ragionava secondo una visione politica di
prospettiva, Pertini si dedicò soprattutto a difendere la rendita di
posizione derivante dal suo comunque importante passato
antifascista, appoggiando di volta di volta chi gli pareva potesse
garantirgli meglio gli spazi di potere, peraltro esigui, detenuti
all'interno del gruppo dirigente socialista. Un cinico, lo definirà
Panzieri e anche in questa occasione Pertini si mostrerà attento a
non eccedere nei toni, allineandosi allo stalinismo imperante nella
sinistra ma con moderazione. Limitandosi, insomma, a fare della mera
retorica da comizio.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Più
calibrato l'intervento di Togliatti alla Camera, ulteriore prova, se
ce ne fosse bisogno delle capacità dialettiche dell'uomo, ma anche
del suo insopportabile vezzo a posare da professorino. La sua
citazione manzoniana, che di fatto assimila Stalin a Napoleone, è un
pezzo da antologia. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Quanto
a Nenni, non può non colpire, nonostante dall'inizio degli anni
Trenta a decine si contassero le testimonianze sui metodi usati
nella gestione del potere dall'autocrate del Cremlino, la asserita,
ma chissà quanto sincera, convinzione che parlare per la Russia di
dittatura fosse una mera calunnia a fini propagandistici di un
Occidente guerrafondaio e bellicista che in Stalin combatteva
soprattutto l'eterno anelito dell'umanità alla pace.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">La
storia, si sa, è impietosa e non fa sconti. Tre anni dopo, proprio
uno dei principali complici di Stalin, quel Chruščëv responsabile
dello sterminio per fame dei contadini ucraini insofferenti del
potere sovietico, rivelerà al mondo gli orrori della dittatura
staliniana. Era la conferma di ciò che Souvarine, Serge, Silone –
giusto per citare alcuni dei testimoni più noti di quegli orrori –
avevano coraggiosamente sostenuto già dalla fine degli anni Venti.
Ma non servirà a molto. La verità rende libero solo chi vuole
essere libero. Lo dimostrerà sempre in quel 1956 la difesa ostinata
dell'URSS in occasione della rivoluzione ungherese fatta da Togliatti
e da un Ingrao chissà perché ancora oggi da qualcuno visto come un
“eretico” del comunismo.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Abbiamo,
per completezza di documentazione, aggiunto poi in appendice
l'articolo che Enrico Berlinguer, allora segretario dei giovani
comunisti, scrisse in quei giorni sulla rivista “Pattuglia”.
Colpisce in quell'ossessivo invito all'impegno, ripetuto come una
formula religiosa o un giuramento solenne, già un accenno di quel
moralismo curiale, spacciato per etica, che caratterizzerà gli
interventi del futuro segretario comunista negli anni del compromesso
storico. A dimostrazione di una continuità di pensiero e di un
Partito incapace di affrontare realmente le contraddizioni della
propria storia e di fare una volta per tutte i conti con lo
stalinismo. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Sarà
solo nel dicembre 1981 che Berlinguer parlerà di “fine della
spinta propulsiva” del comunismo sovietico. Una affermazione a cui
non seguirà però alcuna riflessione autocritica né alcun atto
concreto. Una semplice presa d'atto da spendersi nel teatrino angusto
della politica italiana. Come se sessant'anni prima, nel marzo 1921,
non ci fosse stata la Comune di Kronstadt, e poi la
collettivizzazione forzata delle campagne, lo sterminio per fame dei
contadini ucraini, l'industrializzazione fondata sul lavoro schiavo
fornito dai Gulag, le grandi purghe di fine anni Trenta, il patto
Ribentropp-Molotov e l'alleanza di fatto con il nazismo che aprì le
porte alla guerra, il XX Congresso, l'asservimento dei popoli di
mezza Europa e la repressione sanguinosa della rivoluzione ungherese,
l'URSS era restata fino ad allora il faro del socialismo che segnava
con la sua luce la rotta dell'umanità verso un avvenire radioso di
civiltà e di pace. Solo nel 1981, lo ripetiamo, ci si accorgerà che
quel faro non faceva più luce. Una presa d'atto tardiva e neppure
condivisa da tutti, come dimostrerà l'opposizione prima della
componente cossuttiana e poi la storia fallimentare del Partito della
Rifondazione comunista.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Simul
stabunt vel simul cadent, verrebbe da dire. PCI e stalinismo erano
dal 1926 indissolubilmente legati. Lo dimostrerà nel 1991, a 38 anni
dalla morte di Stalin, il crollo parallelo dell'impero sovietico e
del Partito comunista italiano.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Giorgio
Amico</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;"><br /></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Il quaderno è liberamente scaricabile dal sito www.academia.edu</span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-24177744311568812024-03-14T11:51:00.003+01:002024-03-14T11:51:49.845+01:00Gramsci In America Latina<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJ7jN0a7czzIUBcmx0KNjYl4BDOyciGyQymgkA7bay89nVgBUGLwwRY8nebGQW1neCBEEXC245ZRdh6kQgrIOt-EHDZjz7X1d4KDZu04xRWGcCb3UuX3w8rRURnktlzdr3kFVoZXqdlwokLtGhE1hlJDdAb9rjTLCPkbDOVJja0GUWj1brl7mDBmQDWKA/s720/432062262_397324062995334_726546847508959245_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="518" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJ7jN0a7czzIUBcmx0KNjYl4BDOyciGyQymgkA7bay89nVgBUGLwwRY8nebGQW1neCBEEXC245ZRdh6kQgrIOt-EHDZjz7X1d4KDZu04xRWGcCb3UuX3w8rRURnktlzdr3kFVoZXqdlwokLtGhE1hlJDdAb9rjTLCPkbDOVJja0GUWj1brl7mDBmQDWKA/w288-h400/432062262_397324062995334_726546847508959245_n.jpg" width="288" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Come negli Stati Uniti così in America Latina assistiamo da anni ad un fiorire di studi sul pensiero di Gramsci che non ha eguali in Europa e ancora meno in Italia dove la ricerca si è sempre più ristretta all'ambito accademico senza agganci con la realtà politica, riducendosi spesso a rimasticature filologiche valide solo a far curriculo.</p><p style="text-align: justify;">Una ricerca di cui cercheremo di dare conto in futuro. Per ora proponiamo questi due volumi, entrambi di grande interesse, reperibili sulla pagina web "Archivio obrero".</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_ayqWjomEFLbMT5wxUiUy7rRyJ8arLmVuWSZZKs8DjFq9uCAz2qPzd7_zIC3KhKTxM6nHpHK3axKP-v0RMznGmUIhUZDpWRfaw1vSjChDfoKrwOMTGBiB9jYBv1uID2JqFct-TJtQdk8LMYzcRljKafjs8GikrzJrST9Zxn8kqtEEdzwZiZtTh6in9OI/s823/431030443_397120713015669_26087279860098894_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="823" data-original-width="526" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_ayqWjomEFLbMT5wxUiUy7rRyJ8arLmVuWSZZKs8DjFq9uCAz2qPzd7_zIC3KhKTxM6nHpHK3axKP-v0RMznGmUIhUZDpWRfaw1vSjChDfoKrwOMTGBiB9jYBv1uID2JqFct-TJtQdk8LMYzcRljKafjs8GikrzJrST9Zxn8kqtEEdzwZiZtTh6in9OI/w256-h400/431030443_397120713015669_26087279860098894_n.jpg" width="256" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-21297994445185930672024-03-12T15:22:00.004+01:002024-03-12T15:22:25.541+01:00Sull'odierno antisemitismo<p> </p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">L’articolo
di Ginzburg sull’antisemitismo è interessante, ma ha un grosso
difetto.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Il
suo sbaglio, secondo me, consiste nel trattare la questione
senza mettere in primo piano un elemento fondamentale: la Shoah, lo
sterminio degli Ebrei voluto e tentato, e in grande misura anche
attuato, da Hitler e dal nazismo tedesco, è uno spartiacque
decisivo nella storia dell’antisemitismo. </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Perché
è così?</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Non
perché prima non ci siano stati massacri di villaggi e nuclei ebrei,
dall’antica Giudea (coi Persiani e coi Romani), e poi via via in
giro per il Medio Oriente e per l’Europa. Non perché non sia
esistita prima una sistematica discriminazione e persecuzione degli
Ebrei in varie forme. </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Ma
perché l’opera dei boia nazisti ha mostrato al mondo intero in che
modo l’odio per gli Ebrei e le sue manifestazioni più o meno
banali e quasi “innocue” siano propedeutici e ausiliari rispetto
a un disegno mostruoso che intende realizzare un genocidio totale
impiegando le tecnologie più moderne disponibili.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Dopo
la Shoah chiunque si dichiari esplicitamente antisemita si sta
schierando con Hitler e coi suoi progetti osceni e demenziali.
Ovviamente molti al giorno d’oggi si risentono se le loro posizioni
vengono descritte usando questa terminologia.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Non
è un caso se in Urss, fin dai tempi di Stalin nei primi anni '50, si
è insistito sulla presunta distinzione tra “antisionismo” e
antisemitismo. </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Il
secondo è Hitler,mentre il primo sarebbe la “legittima opposizione
ai progetti razzisti del sionismo”, e dunque il tentativo di
delegittimare lo Stato di Israele e propugnarne, in modi più o meno
espliciti e più o meno radicali, la scomparsa dalla faccia della
Terra.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Ma
“antisionismo” e antisemitismo sono soltanto due modi diversi di
dire la stessa cosa, e sottendono una stessa nozione di fondo: “gli
Ebrei non sono un popolo come tutti gli altri popoli”, “gli Ebrei
non hanno diritto ad avere un proprio Stato (e tantomeno nelle loro
terre ancestrali)”, “il mondo sarebbe migliore se gli Ebrei non
esistessero”. </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Una
distinzione logica molto valida e necessaria è quella fra il dire
“Il Tale è un antisemita” e il dire “Il Tal'altro ha una
posizione antisemita” ovvero “ha detto qualcosa che è
antisemita”.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Criticare
Israele non è di per sé una manifestazione di antisemitismo. Alcune
“critiche” sono però espressioni di antisemitismo, ovvero
esprimono in forma blanda una posizione che è in sé antisemita
senza per questo invocare apertamente la distruzione dello Stato di
Israele e lo sterminio degli Ebrei. </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Definire
antisemite tali posizioni è possibile, anzi è necessario, proprio
perché rientrano in quella “sottovalutazione dell’antisemitismo”
operata da alcuni personaggi, come Marx e Kautsky, di cui parla
proprio Ginzburg.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Ma
fra loro (o anche Liebknechkt e Rosa Luxemburg sul processo Dreyfus)
e gli odierni “sottovalutatori” dell’antisemitismo, se vogliamo
chiamare così tutti coloro che Ginzburg cerca di difendere in
qualche modo, c’è di mezzo la Shoah. E questo cambia tutto.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Nel
1848 o nel 1903 si poteva fare una distinzione, giusta e sensata, fra
i pogromisti di Kišinev [1903, in Moldavia] o le Centurie nere in
Russia, da una parte, e coloro che criticavano i sionisti e il Bund
anche in termini molto duri, dall'altra.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Nel
2024, dopo i massacri, gli stupri e gli ostaggi del 7 ottobre 2023,
chiunque gridi “Dal fiume al mare la Palestina sarà libera” può
anche essere un ignorante che non conosce il nome del fiume e del
mare di cui blatera, ma quella è una posizione antisemita. </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Ed
essa si colloca su un continuum che inizia con gli idioti che negli
stadi gridano “Ebrei” ai tifosi della squadra avversaria ma
finisce con l’apologia della Shoah.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Oggi
essere un “sottovalutatore” non è più una giustificazione
valida per nessuno.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Perché vuol dire contribuire ad
alimentare l’antisemitismo genocida, quali che siano le intenzioni
più o meno “buone” o “ignoranti” di chi sottovaluta i
pericoli dell’antisemitismo.</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt;"><b>Luciano Dondero</b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">Lettera inviata al Foglio</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-33067780457152658392024-03-11T18:05:00.003+01:002024-03-12T10:16:54.066+01:00Genova nei ricordi di un giovane viaggiatore argentino (1843)<p></p><div style="text-align: left;"> </div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheP2XJPFKMPTP6SeluAou1YeGpNkMJEanF1OPs18GbaJFLyOfNlcdbvYwmwWevFx8hN8cR10UrAamapCYFf6XP47w4dyLmJw8Nvb2vByBqAsXx-Wt6VldHESqRfjK01L3NquLFQjVyIa-cuwOsuNU9Z1JfCimjsiYGgYhef8KSZwwjS8j6oOtba94ApcI/s1755/Genova%20nei%20ricordi%20di%20un%20giovane%20viaggiatore%20argentino%20(1843)-1_page-0001.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1755" data-original-width="1240" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheP2XJPFKMPTP6SeluAou1YeGpNkMJEanF1OPs18GbaJFLyOfNlcdbvYwmwWevFx8hN8cR10UrAamapCYFf6XP47w4dyLmJw8Nvb2vByBqAsXx-Wt6VldHESqRfjK01L3NquLFQjVyIa-cuwOsuNU9Z1JfCimjsiYGgYhef8KSZwwjS8j6oOtba94ApcI/w283-h400/Genova%20nei%20ricordi%20di%20un%20giovane%20viaggiatore%20argentino%20(1843)-1_page-0001.jpg" width="283" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Italia, nelle tue città è la tua poesia, non nei tuoi poeti, tu non scrivi; fai poesia.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">J.B Alberdi</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Juan Bautista Alberdi
(Tucumán, 1810-Parigi, 1884) nacque a Tucuman in Argentina. Era
figlio di un mercante spagnolo e di una signora, della buona
borghesia di Tucumán. Convinto democratico e sostenitore della
rivoluzione repubblicana, ebbe una gioventù scapigliata. Abbandonò
gli studi universitari nel 1824 per dedicarsi alla musica. Infine
studiò legge e nel 1840 si laureò in giurisprudenza a Montevideo.
Filosoficamente era autodidatta, ma aveva una buona conoscenza del
pensiero liberale. In particolare fu influenzato dalle opere di
Rousseau, Bacon, Buffon, Montesquieu, Kant, Adam Smith, Hamilton e
Donoso Cortés.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Nel 1843 andò in Europa
per conoscere da vicino gli usi e i costumi delle principali nazioni.
Tornato in America si stabilì a Valparaíso (Cile) dove esercitò la
professione forense. Massone, fu l'ispiratore della Costituzione
argentina del 1853.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Entrato nel corpo
diplomatico, dopo il 1859 compì alcuni viaggi in Europa per ottenere
il riconoscimento della repubblica argentina da parte delle
principali potenze europee. Nel corso di queste missioni incontrò
l'imperatore Napoleone III, il papa Pio IX e la regina Vittoria di
Inghilterra. Svolse attività diplomatica per quattordici anni e nel
1878 fu nominato deputato al Parlamento nazionale. Morì a Parigi nel
1884.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Autore molto prolifico di
studi giuridici e di politica internazionale, scrisse anche note di
viaggio dove minuziosamente annotò impressioni e ricordi. Un libro,
pubblicato a Barcellona nel 2021, ne raccoglie alcune fra le più
interessanti.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Un capitolo riguarda
Genova dove soggiornò quasi un mese durante il suo primo viaggio in
Europa. Un viaggio di formazione compiuto nel 1843 a poco più di trent'anni. Ne riprendiamo la parte più interessante, relativa al
viaggio e alle impressioni che la città gli suscitò. Impressioni,
come si vedrà, controverse. Lo colpì la maestosità delle vie
principali, ma anche la dimensione ridotta dei vicoli. Gli piacquero
i caffè che trovò eleganti e colti, vere e proprie sale di lettura.
Molto meno lo colpirono le donne che trovò poco eleganti. Da buon
americano, democratico e repubblicano, fu stupito dallo sfarzo dei
nobili e dall'onnipresenza della Chiesa.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Giorgio Amico
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-27146419893668059172024-03-07T19:24:00.001+01:002024-03-07T19:24:14.979+01:00Evola e Kerouac uniti nella lotta? La rivolta giovanile vista da destra<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEV-iuIK7FNFWwdY6aaIIDmhkR4Crhim0D8XkBJk0MbmrQcx0vf5ybJEh-fDGGysEPcVOfJu2Il0lZ8akhrkNrNjZCY_cIBJUMfUxdICh779iPB9NQgNYdiYVO3YiFbWJBVTy18Ma06DSkNi_IKb0-HRtzMUUP6V6WJU7YSdISBHpH1BnGLC9E1b40gQQ/s1755/Evola%20e%20Kerouac%20uniti%20nella%20lotta..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1755" data-original-width="1240" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEV-iuIK7FNFWwdY6aaIIDmhkR4Crhim0D8XkBJk0MbmrQcx0vf5ybJEh-fDGGysEPcVOfJu2Il0lZ8akhrkNrNjZCY_cIBJUMfUxdICh779iPB9NQgNYdiYVO3YiFbWJBVTy18Ma06DSkNi_IKb0-HRtzMUUP6V6WJU7YSdISBHpH1BnGLC9E1b40gQQ/w283-h400/Evola%20e%20Kerouac%20uniti%20nella%20lotta..jpg" width="283" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;"><br /></div> <p></p><p>Liberamente scaricabile da www.academia.edu</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-60501148056123969262024-02-18T11:00:00.003+01:002024-02-18T11:00:41.215+01:00Guido Seborga, Liguria<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6ZS9leTPkr9Hza5hJpy89DG6w0oV1fTbC0k8_JbWiFjf2PwGU5QiPoVAllcE3kmfLk10FRCwj7MryLUwWLIfnuerCWhCLIpRii9jCBvacYSP1ovpJhBd01uGY2V24PDKDgc0Rfuwao0wn4XSf5ul0ONuFcdT1GG7mo1BqLHjo40L3_0lKvRTRdAutRmM/s256/274014247_7281649088544211_545189664911395383_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="256" data-original-width="228" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6ZS9leTPkr9Hza5hJpy89DG6w0oV1fTbC0k8_JbWiFjf2PwGU5QiPoVAllcE3kmfLk10FRCwj7MryLUwWLIfnuerCWhCLIpRii9jCBvacYSP1ovpJhBd01uGY2V24PDKDgc0Rfuwao0wn4XSf5ul0ONuFcdT1GG7mo1BqLHjo40L3_0lKvRTRdAutRmM/s1600/274014247_7281649088544211_545189664911395383_n.jpg" width="228" /></a></div><br /><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Guido Seborga</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Liguria</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Tu vai più lontano di me<br />Coi tuoi marittimi dei porti<br />Coi tuoi braccianti della costa<br />Sei disperata e felice<br />Antica come il maestrale<br />Liguria hai messo nel mio corpo<br />L'animo arso e secco del canto<br />Non avrei mai vissuto senza di te<br />Nella tempesta mi calmo<br />L'ansia s'allenta nella burrasca<br />Nella bonaccia mi scaravento<br />Salto come delfino che gioca<br />E in fondo in grazie a te<br />Sono felice d'essere nato<br />E so quanto tu sia viva</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(da: Liguria - Se avessi una canzone,
Dell'albero 1964)</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-39151034479047053152024-02-15T10:58:00.000+01:002024-02-15T10:58:02.418+01:00Perché non svanisca la memoria. Ricordo di Guido Seborga (seconda parte)<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj070bcPE-xXc4baVnsJJgxDGjJneFAwKRPvjmdLzQ1X2A8vRAbQX6D-sUz0VMtAByJ55BgXO_WfaupRkeSmRwZbaOlJN9eyhplUEpS_cUzyCnTcekVC2kwN0unRtB9YLOKx18hnc03b5QV2YpjZax1PzBknRfO1rl3kBTNJ-mqe-CgHgiJrykTZCmrJ-o/s391/4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="391" data-original-width="254" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj070bcPE-xXc4baVnsJJgxDGjJneFAwKRPvjmdLzQ1X2A8vRAbQX6D-sUz0VMtAByJ55BgXO_WfaupRkeSmRwZbaOlJN9eyhplUEpS_cUzyCnTcekVC2kwN0unRtB9YLOKx18hnc03b5QV2YpjZax1PzBknRfO1rl3kBTNJ-mqe-CgHgiJrykTZCmrJ-o/w260-h400/4.jpg" width="260" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Guido Seborga
(1909-1990), Vita di un ribelle</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Guido Seborga,
giornalista, letterato, poeta pittore, é nato a Torino nel 1909 da
famiglia in cui lui amava individuare sangue ligure, egiziano, ebreo.
Il suo vero cognome era Hess. la scelta dello pseudonimo Seborga,
piccolo paese ligure dell'entroterra di ponente, è legata all'amore
per il mare e a quella che considerava la sua vera città d'origine e
non soltanto d'elezione, Bordighera, costante punto di riferimento
nei suoi diversi vagabondaggi e viaggi all'estero. Bordighera e il
suo entroterra sono lo sfondo dell'attività di letterato, il fascino
della Valle delle Meraviglie e del mare del ponente ligure sono
preciso riferimento al segno ideografico della sua pittura.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Studiò nella Torino
antifascista di Augusto Monti (di cui era stato allievo) e Felice
Casorati, di Gobetti e poi di Mila e di Bobbio, ma la sua
insofferenza all'ordine lo spinse a nuovi ambienti, conoscenze ed
esperienze a Berlino, poco prima dell'avvento del nazismo, poi a
Parigi, luogo amatissimo in cui tornò con frequenza lungo tutta la
sua vita.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">A Torino conobbe e
strinse amicizia con Umberto Mastroianni arrivato nel '28 da Roma,
con Luigi Spazzapan, Mattia Moreno. Oscar Navarro, Raf Vallone,
Vincenzo Ciaffi, Albino Galvano, Piero Bargis con cui si trovava a
passeggiare per via Po, corso Vittorio e via Pietro Micca discutendo
di tutto in totale libertà, protetti dall'oscuramento bellico.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La matrice antifascista
torinese lo indusse all'azione, alla diserzione dalle guerre fasciste
e alla partecipazione alla guerra partigiana, prima col Partito
d'azione con Agosti, Galante Garrone, Ada Gobetti, Ciaffi, Navarro,
Silvia Pons, Anna Salvatorelli, Raf Vallone, Giorgio Diena poi
partigiano nelle brigate socialiste "Matteotti".</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Dall'azione diretta passò
nel primo dopoguerra all' attività politica nel Partito Socialista
di cui aveva tentato la ricostruzione in Liguria ancora prima della
guerra. A Roma con Basso diresse la rivista "Socialismo" ed
entrò nelle vicende della direzione del partito occupandosi anche
della propaganda del Fronte Popolare.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Già presente dagli anni
'30 sui maggiori periodici culturali italiani (Circoli, Campo di
Marte, Prospettive, Letteratura, Maestrale), nel dopoguerra contribuì
alla riapertura della redazione torinese del " Sempre Avanti"
poi ridiventato "Avanti", fu giornalista sui quotidiani e
sulle riviste della sinistra italiana e internazionale occupandosi
dei temi della cultura e dell'impegno, della critica d'arte e
dell'attualità.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Partecipò con Ada
Gobetti, Franco Antonicelli, Felice Casorati, Massimo Mila ed altri
alla fondazione dell'Unione Culturale di Torino, fu tra gli
organizzatori dell'allestimento del Woyzeck di Buchner rappresentato
nel ' 46 al teatro Gobetti.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">A Parigi, dove fu
direttore di "Italia Libera" e collaborò a "Europe"
e"Editions des Minuit" scrisse per i giornali italiani di
quell'ambiente di intensa attività culturale e artistica dei
surrealisti, del Cafè Flore, di Sartre, Vercors, Artaud, Eluard,
Tzara, di Severini, Franchina e Magnelli che, lui ben conosceva
dall'anteguerra, raccontando di teatro, cinema, musica, letteratura,
pittura.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Nel 1948 Mondadori
pubblicò nella Medusa degli italiani "L'uomo di Camporosso",
nel 1949 "Il figlio di Caino" accolti dalla critica
italiana e straniera con interesse e giudizio positivo. Letterato di
forte intonazione realista Seborga racconta di un mondo di diseredati
che combattono per la sopravvivenza, in una terra ligure aspra e
dura, in cui lavoro è fatica e difendere le proprie convinzioni
diventa pericoloso in un'epoca di regime.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Seguono altri quattro
titoli tradotti in diverse lingue e un diario uscito nel '68.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">I personaggi di Seborga
fanno parte del dramma del vivere sia nel bene che nel male, per cui
non sono possibili evasioni se non a rischio della mistificazione e
pertanto della complicità con la società e con se stessi. Per
Seborga il pericolo è l'automazione, cioè la violenza sull'uomo da
parte dalla società tecnico-industriale a cui egli oppone il rigore
di una moralità gobettiana che si richiama all'impegno civile .</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Affiancò all'attività
di scrittore quella di poeta, presente fin dagli anni giovanili e
approdata nel 1965 alla prima di tre raccolte " Se avessi una
canzone" in cui dominano il mare, il sole, il vento, le aspre
valli di confine di una terra di ulivi e viti, selvaggia come i suoi
abitanti. Partecipò all'esperienza politico-musicale del gruppo
torinese del Cantacronache, nato per una proposta musicale
alternativa alla canzonetta di consumo. E' lo stesso mondo presente
nei racconti . Altre poesie furono musicate negli anni seguenti.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il suo amore per la città
di Bordighera si è manifestato negli anni anche con una concreta e
attiva partecipazione alla vita culturale del ponente ligure. Seborga
ha fatto parte dell'organizzazione e della giuria negli anni '50-'60
del premio di letteratura e pittura "Cinque Bettole"
insieme a personaggi di rilievo quali Calvino, Vigorelli,
Accrocca,Betocchi, Natta, Balbo. Negli anni '60 ha curato "Incontri
con l' uomo" a Sanremo, ciclo di conferenze a cui ha partecipato
tra gli altri Quasimodo. Ha anche contribuito negli anni '60 - 70
alla creazione e allo sviluppo dell'Unione Culturale Democratica di
Bordighera nei cui locali con il suo contributo furono organizzate
mostre, dibattiti, conferenze, opere teatrali.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Se i versi furono il
leit-motiv che percorse tutto l'arco della sua vita, fin da bambino
fu affascinato dalle incisioni rupestri della Valle delle Meraviglie,
che costituiscono il legame ideale fra poesia e pittura: dagli anni
'60 riprese a disegnare e dipingere creando nelle "ideografie"
una forma di pittura originale che unisce il segno dinamico e le nere
silouettes di figure arcaicizzanti alle contrastanti accensioni
cromatiche degli sfondi in cui esse si profilano.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Come pittore visse un
periodo di grande entusiasmo e di attività molto intensa nel quale
restò vicino ai giovani con cui era sempre disposto a mettere in
comune le sue numerose conoscenze e a collaborare alle loro
iniziative culturali e artistiche.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">In seguito si ammalò
gravemente e morì nel 1990 dopo una vecchiaia che l'aveva duramente
colpito, limitandogli in modo insopportabile quella libertà e quella
autonomia alla quale aveva tenuto per tutta la vita</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-81049373138579852732024-02-14T12:04:00.001+01:002024-02-14T12:06:35.181+01:00Perchè non svanisca la memoria. Ricordo di Guido Seborga (prima parte)<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1w1KZZDoifsA1UZYmdl3TkeMhY8lVb5VjKZcliqnrc2GZleP-dE2_TMMSO0A1ZqmgkGkqReKY4lnrEO47X0_V6-_AbrCPpFh41dPZWRvFhk0iEQbw9LTEl1VwC1uEwOIyw5MyrVO1-vpLq32yt3ZWi5kuXnEzelFLd45r4kcahUGgFO2zIdAyf5zByJ4/s598/15.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="598" data-original-width="417" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1w1KZZDoifsA1UZYmdl3TkeMhY8lVb5VjKZcliqnrc2GZleP-dE2_TMMSO0A1ZqmgkGkqReKY4lnrEO47X0_V6-_AbrCPpFh41dPZWRvFhk0iEQbw9LTEl1VwC1uEwOIyw5MyrVO1-vpLq32yt3ZWi5kuXnEzelFLd45r4kcahUGgFO2zIdAyf5zByJ4/w279-h400/15.jpg" width="279" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ieri, anniversario della
morte del padre, Laura Hess Seborga mi ha mandato una serie di
materiali molto belli sulla figura e l'opera di Guido Seborga. Negli
anni Laura mi ha accompagnato nella scoperta della grandezza dell'
uomo e dell' intellettuale e mi ha permesso di conoscerne e
apprezzarne la profondità dell'impegno civile e politico.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La lettera era privata,
ma con il permesso di Laura, inizio a riprendere e diffondere questi
materiali, convinto che in momenti cupi come quelli che viviamo la
riscoperta del lascito artistico e morale di una figura tanto
significativa, possa essere di conforto e di stimolo a chi,
nonostante tutto, non intende mollare.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">G.A.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">ll 13 febbraio 1990
moriva mio padre. Il ribelle, il giornalista, il letterato, il poeta,
il pittore e lo voglio ricordare insieme a coloro che hanno
conosciuto l'uomo e il suo messaggio di impegno e di libertà. </p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Perché non svanisca la
memoria.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Laura</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Lascio una vita di libertà<br />La mia carne alle fiamme<br />Le ceneri al vento<br />Lascio il malessere e l'ansia<br />e la gioiosa avventura<br />dell'amore terrestre e cosmico<br />parola e quadro<br />reale-irreale<br />Ora so che non devo più ricordare...<br />Nel caldo della notte di luna<br />dormirò ancora nella caranca<br />e il sole nascerà sul mare<br />Mi piace morire all'aurora</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Da: Guido Seborga, Ceneri al vento -
Sangue e cerebrum, Sugarco 1980</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">…riposare in pace</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Con me stesso e gli uomini<br />La pace che fu rotta nella nostra
adolescenza<br />Ma il ricordo spezzato è ancora forte
nell'animo<br />E rinasce come il senso violento della
morte<br />Che l'uomo crudele ha inferto all'uomo
povero<br />Ma ora parlo anche dell'altra morte<br />Ora parlo della nostra morte umana<br />Parlo amici dell'ultima estrema libertà<br />Quella che spero non tradirà mai<br />Quella che adoro nel mio silenzio<br />Quella che ammiro nell'ultima luce<br />Quella che indovino nell'ombra spessa<br />Quella amici che offre all'uomo verità<br />E finalmente riposare in pace<br />Trovato il senso della parola umana<br />Trovata l'estrema ultima libertà</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Da: Guido Seborga, Uomo ferito -Se
avessi una canzone, Dell'albero 1964</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(Nella foto di copertina Guido Seborga
con Laura bambina)</p>
<p align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: #0070c0;"> </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-29392970030826156072024-02-10T14:16:00.003+01:002024-02-10T14:16:59.679+01:00Valdo e i Valdesi tra storia e mito<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9JoDU_QI4_7z4Ysxr74683s0pdSCpwFpzIPRl1DB-solXg_PBzTwOoviLIRnnAB8Kob20fbLghjQvtS7abV7s2P048i53pqlbbXWVYQJrORtwzq0F6Pw893piKiKUGtoUM11B9gjO5YUt89Km578b8Mvt12f-BOpcmH_PAuSuMcFVPogUXwS85yowO4s/s2255/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2255" data-original-width="1575" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9JoDU_QI4_7z4Ysxr74683s0pdSCpwFpzIPRl1DB-solXg_PBzTwOoviLIRnnAB8Kob20fbLghjQvtS7abV7s2P048i53pqlbbXWVYQJrORtwzq0F6Pw893piKiKUGtoUM11B9gjO5YUt89Km578b8Mvt12f-BOpcmH_PAuSuMcFVPogUXwS85yowO4s/w280-h400/unnamed.jpg" width="280" /></a></div><br /><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">INAUGURAZIONE MOSTRA:<br />"VALDO E I VALDESI
TRA STORIA E MITO"<br />10 FEBBARIO ORE 16-CASA
VALDESE VIA BECKWITH 2-TORRE PELLICE <br />ALLESTIMENTO MUSEO
VALDESE VIA BECKWITH 3-TORRE PELLICE </div>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />A cura di Marco
Fratini e Samuele Tourn Boncoeur</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />In occasione della
ricorrenza degli 850 anni della conversione di Valdo di Lione e
dell’origine dei valdesi, si è realizzata un’esposizione che
illustra le tappe della costruzione della storia del movimento
valdese nel corso di otto secoli, letta attraverso la figura del suo
“fondatore”.<br />La mostra, strutturata in due sezioni, si pone,
in quanto momento di rielaborazione critica, in continuità con il
lavoro realizzato per il recente riallestimento del Museo valdese.<br />La
prima sezione è organizzata come una narrazione attraverso le
testimonianze che di Valdo di Lione diedero i contemporanei a partire
dal 1174.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La seconda presenta
le testimonianze di oltre duecento interpreti di tutte le lingue e
nazioni, dal XIII al XX secolo, del dibattito sulle origini dei
valdesi (accompagnate da una selezione di libri a stampa), per
mostrare come solo in tempi molto recenti Valdo di Lione sia
largamente accettato come fondatore del movimento valdese, mentre per
molto tempo sono state accreditate le ipotesi di un’origine nei
primi secoli del cristianesimo o di una discendenza dagli
apostoli.<br />La Mostra sarà aperta al Museo valdese fino al 30
settembre 2024</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div style="margin-bottom: 0cm;">Orari: giovedì-
venerdì- sabato- domenica<br />dalle ore 15 alle ore
18,30</div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />Info e
prenotazioni: bookshop@fondazionevaldese.org
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-44251351748154368192024-02-06T11:48:00.001+01:002024-02-06T11:48:50.717+01:00Giancarlo Consonni. Leggere come un modo di abitare, la lettura nella pittura<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidEO_AxiA0dBKDxdcRbtrLk1ZYP3QBsM5zv1e_S4TUJTUw0tUYlB8GTT6peu5UFfDC2jnrkN2G4sfPJ_H_X2661wdrxgjYw4yDHlLxlP-8VkCiM16wHUHn9Y-mfm_wrNlea6Nw4plsHvjW8Aj5uIjwocyYBjClrzc_UNMO_YRum-BfjrWp9sOFE1AE9Ew/s4961/Consonni-Locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4961" data-original-width="3508" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidEO_AxiA0dBKDxdcRbtrLk1ZYP3QBsM5zv1e_S4TUJTUw0tUYlB8GTT6peu5UFfDC2jnrkN2G4sfPJ_H_X2661wdrxgjYw4yDHlLxlP-8VkCiM16wHUHn9Y-mfm_wrNlea6Nw4plsHvjW8Aj5uIjwocyYBjClrzc_UNMO_YRum-BfjrWp9sOFE1AE9Ew/w283-h400/Consonni-Locandina.jpg" width="283" /></a></div><br /><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Giancarlo Consonni<br /></b><b>Leggere come un modo
di abitare<br /></b><b>La lettura nella
pittura<br /></b><b>Biblioteca
Universitaria di Genova<br /></b><b>Via Balbi 40<br /></b><b>giovedì 8 febbraio
2024, ore 17,00</b></div>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Cosa passa nella testa e
nell’animo di una lettrice o di un lettore? Oltre al corpo di chi
legge, la pittura mette in scena anche pensieri, emozioni, sentimenti
e molto altro ancora. Ritrarre o raffigurare una persona che legge
pone esplicitamente una sfida: come rappresentare l’invisibile?
(una sfida, a ben vedere, imprescindibile per una pittura degna di
questo nome).</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L’atto del leggere è
un modo di abitare e di essere al mondo che implica la coniugazione
di un qui e di un altrove (un qui concreto e un altrove immaginario).
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Alla lettura di un libro
corrisponde un desiderio di completamento: di conquista di ciò che
manca. Un desiderio che, appagato seppur in parte e momentaneamente,
dà all’abitare un senso profondo: quello di sentirsi, sia pure per
poco, di casa nel mondo.</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="text-align: left;">Quando vorresti che la
fermata<br /></span>non arrivasse mai<br />stai leggendo sul tram<br />e quella è la tua casa.<br />(G. Consonni, Filovia,
Einaudi, Torino 2016)</div>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Giancarlo Consonni
(Merate, 1943) è un poeta, artista visivo, urbanista e storico
dell'architettura. Professore emerito del Politecnico di Milano, è
autore di saggi sull’architettura e di numerosi volumi di poesia
(da Viridarium, Scheiwiller 1987, a Pinoli, Einaudi 2021), di cui
hanno scritto – fra gli altri – Franco Loi, Cesare Viviani,
Antonio Prete, Cesare Segre, Stefano Verdino. Sue opere visive sono
state esposte alla Fondazione Corrente nel 2008, presentate da
Antonello Negri, e presso la Galleria Consadori di Milano nel 2013.</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-2692212561400416682024-01-29T16:13:00.004+01:002024-01-29T16:13:53.425+01:00Fin dove arrivano i nostri ricordi<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVPzak9iDMQQK4iDPk1EjG1CjaGsJrhRzR8K7ZMSs0VfCej9fS1mSl-OXG4XKwMnm2SSKbT-N6uOjO6RBKH9vb4PPqwc4bbOjP-nGm0ck7UEtzPzG9Gzesdaw7xkByJNrJAkxFRHI3AlcA01MckPidsNOtB8ICCDB0p3w5XgtYBCG2B7vBtGczqQ0MkmE/s1268/IMG_20240129_0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1268" data-original-width="784" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVPzak9iDMQQK4iDPk1EjG1CjaGsJrhRzR8K7ZMSs0VfCej9fS1mSl-OXG4XKwMnm2SSKbT-N6uOjO6RBKH9vb4PPqwc4bbOjP-nGm0ck7UEtzPzG9Gzesdaw7xkByJNrJAkxFRHI3AlcA01MckPidsNOtB8ICCDB0p3w5XgtYBCG2B7vBtGczqQ0MkmE/w248-h400/IMG_20240129_0001.jpg" width="248" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><b>Fin dove arrivano i
nostri ricordi?</b></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Fin dove arrivano i
nostri ricordi? Parlo ovviamente dei ricordi della gente comune e non
di chi appartiene a famiglie che da generazioni si tramandano
aziende, palazzi, patrimoni. I miei arrivano al giugno 1883, data
annotata dietro questa foto di mio bisnonno Giorgio Carli, allora di
15 anni.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Aveva preso il nome del
nonno. Suo padre di chiamava Giuseppe ed era censito al Comune di
Piani come "proprietario" detto in termini non burocratici
una persona in grado di far vivere la sua famiglia con qualche fascia
coltivata a ulivi. Un passo appena sopra la povertà.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Diventato adulto, Giorgio
Carli, sposatosi con Francesca (Cecchina) Corradi, sempre di Piani,
avrà tre figli, due femmine e un maschio, nato nel 1891, a cui darà
il nome di suo padre, Giuseppe, ma per tutti Pippo. In suo ricordo e
per continuare una tradizione di famiglia, alla mia nascita nel 1949
mi fu dato il nome Giorgio.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Da giovane guardavo al
futuro e di queste cose non mi curavo, Oggi da nonno, so con certezza
che la nostra vita inizia molto prima della nascita biologica e
continuerà dopo nei figli e nei nipoti che porteranno dentro
qualcosa di noi, come io porto dentro qualcosa di Giuseppe, Giorgio,
Pippo Carli.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Vento largo, 29 gennaio
2024
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-61686296911231795552024-01-28T20:44:00.001+01:002024-01-28T20:44:27.693+01:00In ricordo di Bruno Segre, partigiano, pacifista, difensore della libertà, massone.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYwzm1cEQxKuYEJi8pwRxK-hpWQ67caMvF8aKGMtyG4gOzGU85Ck5t-nAgOzyhT2iZ4JX7B9hoy9-268T6qz99tSLu3ed7-fEbKEIMqb1K1BOr4aBhM8JhQZAgEIZkmHZ6j5XIQQyKBnBYZusdm24mIFbs3MNdKiHuodiTeTd3uVzPppNwtdJ1APOBFJk/s474/th.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="316" data-original-width="474" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYwzm1cEQxKuYEJi8pwRxK-hpWQ67caMvF8aKGMtyG4gOzGU85Ck5t-nAgOzyhT2iZ4JX7B9hoy9-268T6qz99tSLu3ed7-fEbKEIMqb1K1BOr4aBhM8JhQZAgEIZkmHZ6j5XIQQyKBnBYZusdm24mIFbs3MNdKiHuodiTeTd3uVzPppNwtdJ1APOBFJk/w400-h266/th.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Questa mattina ho trovato
nella posta una bella lettera di Roberto Massari sulla figura di
Bruno Segre, che si chiudeva con l'invito di dedicargli un articolo
su Vento largo. Lo faccio ben volentieri, usando le sue stesse
parole. Io non saprei usarne di migliori e più adatte.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Caro Giorgio,</span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="text-align: left;">leggo sul Corriere di
oggi che è morto Bruno Segre, alla bella età di 105 anni.</span></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Ne avevo perso memoria,
pur avendo mantenuto una corrispondenza con lui per alcuni anni e pur
essendo stato lettore del suo Incontro finché il giornale
è esistito. Non immagini quanti pezzi di articoli da conservare ho
ritagliato da quel giornaletto vecchio stile, stampato come Bandiera
rossa degli anni ’60.</div><div style="text-align: justify;">Ricordo ancora che in
ogni numero c’era la pubblicità ai francobolli Bolaffi, che era
chiaramente un modo per finanziare il giornale da parte di qualcuno
che gli voleva bene. Segre infatti era massone e fiero di esserlo. E
sul giornale questo si vedeva a ogni numero.</div><div style="text-align: justify;">Ebbene, nella colonna che
oggi il Corriere gli ha dedicato non si accenna minimamente a questa
sua militanza massonica che invece fu per lui molto importante. È
una sciocca autocensura.</div><div style="text-align: justify;">Il giornale era
anticlericale in maniera nettissima, era in prima linea per i diritti
civili (Segre era stato una punta della lotta per il divorzio), per
la memoria dell’Olocausto (Segre era ebreo) e per le libertà
democratiche (il comandante «Elio» era stato partigiano).</div><div style="text-align: justify;">Insomma un ex partigiano
ebreo, massone, anticlericale e veramente democratico che ci ha
lasciato senza che la cultura italiana gli renda l’onore che si
sarebbe meritato.</div><div style="text-align: justify;">La buona notizia è che è
campato 105 anni (come Levy-Strauss).</div><div style="text-align: justify;">Fossi in te gli
dedicherei un articolo in Vento Largo (e se vuoi puoi anche
usare queste mi parole).</div></div>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Cosa altro aggiungere?
Noto solo che, come Il Corriere , anche altri giornali, vista la
levatura culturale e morale del personaggio, hanno dedicato grande
spazio alla notizia della morte di Segre. La Repubblica ne parla con
un denso articolo nelle pagine della cultura, mettendone in luce le
doti di rigoroso intellettuale, di esponente di punta delle grandi
battaglie laiche come quella del divorzio. Ricordandone la militanza
partigiana, lo definisce già nel titolo "Un simbolo
dell'antifascismo"- Toni analoghi usa Il Manifesto che insiste
particolarmente sul grande impegno pacifista di Segre.. Peccato che,
oltre che concordi nell'elogio, le tre autorevoli testate siano
egualmente concordi nel tacere che Bruno Segre oltre che partigiano,
antifascista, difensore accanito delle libertà, fosse massone,
membro autorevole del Grande Oriente d'Italia che lo commemora sulla
sua pagina web ricordando come nel 2020 fosse stato insignito della
massima onorificenza massonica proprio per il suo instancabile
costante impegno in difesa della libertà e dei diritti dei cittadini.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Non è comunque una
novità. Dei massoni sulla stampa italiana si parla solo se il nome
dell'interessato è accompagnato da un avviso di garanzia. Allora
quella appartenenza, anche se non c'entra nulla con gli eventuali
addebiti, non solo non viene taciuta, ma enfatizzata, scritta a
lettere cubitali nel titolo dell'articolo. Un segno di come profondo
resti il pregiudizio antimassonico nel nostro paese. D'altronde
perché stupirsi ? Fino agli anni Sessanta e al Concilio Vaticano
Secondo nelle prediche domenicali e sulle pagine delle riviste
cattoliche la Massoneria era definita "Sinagoga di Satana"
a sottolineare il legame diretto con quei "perfidi giudei"
il popolo deicida che non poteva essere perdonato. Bruno Segre, ebreo
e massone, si è battuto per tutta la sua lunga vita contro questi
pregiudizi, essendo stato in gioventù testimone diretto di quali
orrori potesse provocare l'odio ideologico e il fanatismo.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Bruno Segre se ne è
andato nella giornata dedicata alla Memoria. Lo salutiamo con affetto
fraterno, ricordando come negli anni bui del terrore nazista in tutta
Europa si svolse una feroce caccia ai massoni che a decine di
migliaia, trentamila solo dalla Francia occupata, furono deportati e
uccisi nei campi di sterminio.</span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-38385589095853157622024-01-27T22:57:00.003+01:002024-01-27T22:57:32.257+01:00Nazismo, stalinismo e l'attuale antisemitismo "di sinistra"<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEygkkNG03bEGI738Uh6wiKw_jkIljfJtm1cIbji2teGN44bYdpq6xUKX9F-icHX6d1iZG0jBUpq1z1i6-GNatAbG9bTVdispjVyx7QIzoRH61QYiHWEJ6DTGF82yd9BqKCSs09Hi4tD20kk9OxqC3kjveVLs1z_BJKa1A8IbrWw_IE8L-otf32p3Ox6s/s514/STALIN-HITLER-2-676x4501.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="446" data-original-width="514" height="348" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEygkkNG03bEGI738Uh6wiKw_jkIljfJtm1cIbji2teGN44bYdpq6xUKX9F-icHX6d1iZG0jBUpq1z1i6-GNatAbG9bTVdispjVyx7QIzoRH61QYiHWEJ6DTGF82yd9BqKCSs09Hi4tD20kk9OxqC3kjveVLs1z_BJKa1A8IbrWw_IE8L-otf32p3Ox6s/w400-h348/STALIN-HITLER-2-676x4501.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><i>Solo chi non conosce la storia del Novecento può stupirsi di trovare oggi insieme a manifestare per la distruzione dello Stato di Israele uno schieramento che va da Forza Nuova al Partito comunista dei lavoratori. Nel 1939 la seconda guerra mondiale fu la diretta conseguenza dell'accordo fra il regime nazista e quello sovietico per la spartizione della Polonia. Che ciò comportasse lo sterminio per mano tedesca degli ebrei polacchi a Stalin non importava, L'importante era riconquistare, come oggi cerca di fare Putin, Polonia e paesi baltici. E d'altronde, mentre le SS liquidavano gli ebrei a Ovest, nella Polonia occupata dai sovietici venivano massacrati a Katyn quasi 30 mila prigionieri di guerra polacchi, mentre altre centinaia di migliaia venivano deportati nei lager siberiani a morire di fame, di fatica e di stenti. Fu solo dopo che Hitler ruppe l'alleanza e attaccò la Russia che Stalin si riscoperse antinazista. Fino ad allora l'URSS e i partiti comunisti avevano di fatto appoggiato la guerra nazista contro le odiate democrazie "borghesi" occidentali. Il fatto che oggi in prima linea fra i fascio-islamisti troviamo anche dei trotskisti dimostra solo che, come la critica storica ha ormai ampiamente dimostrato, lo stalinismo è stato non una controrivoluzione ma uno degli sviluppi possibili del bolscevismo. Anzi per certi aspetti il più coerente, tanto che fu Stalin e non Trotsky a trionfare nella lotta per il potere iniziata già prima che Lenin morisse nel gennaio 1924. per questo riprendiamo il saggio di Roberto Massari scritto in occasione della giornata della Memoria.</i></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><b>Nazismo, stalinismo e l'attuale antisemitismo "di sinistra"</b></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">di Roberto Massari</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">(27 gennaio 2024,
Giornata della Memoria)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il primo hitlerocomunismo</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per «hitlerocomunismo»
deve intendersi la corrente di pensiero politico che sorse
nell’estate/autunno 1939, quando i totalitarismi nazista e
sovietico si allearono per invadere la Polonia e annettere vari paesi
dell’Europa orientale, scatenando così la Seconda guerra mondiale.
Gli adepti dell’hitlerocomunismo (in Russia e nel resto del mondo)
hanno poi approvato tutte le successive invasioni russe (Paesi
Baltici, Finlandia, Cecoslovacchia, Afghanistan ecc.) fino a quella
odierna dell’Ucraina. Alla base dell’hitlerocomunismo, vecchio e
nuovo, vi è l’idea premoderna (per non dire medievale)
che la Russia fosse e sia ancora legittimata nel compiere tali
annessioni perché eserciterebbe un suo diritto storico riprendendosi
i territori appartenuti all’Impero zarista. Questa posizione
- reazionaria nel più pieno senso del termine - la si
ritrova espressa più o meno inconsapevolmente nelle giustificazioni
attuali per l’aggressione putiniana all’Ucraina e varrà ancora
per eventuali possibili future aggressioni (a cominciare dai Paesi
baltici).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L’alleanza sovietica
col nazismo durò da agosto 1939 a giugno 1941: sono i quasi due
anni che videro prendere forma definitiva al progetto di sterminio
antiebraico, avviato ancor prima del Patto e che sfocerà nella
cosiddetta «soluzione finale», sistematizzata nella Conferenza di
Wannsee di gennaio 1942. Una delle «necessità» alle quali
rispondeva questa scelta estrema del nazismo fu che nella parte di
Polonia assegnata al Terzo Reich dal Patto con Stalin vivevano circa
1.700.000 ebrei: una massa di popolazione ebraica che il nazismo
intendeva sterminare, secondo progetti e linee guida messe in opera
già da tempo, e ben note a Stalin e al gruppo dirigente sovietico.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per fissare delle date:
il primo dei Konzentrationslager di Auschwitz divenne
operativo dal giugno 1940, cioè nel pieno della collaborazione tra
nazisti e sovietici; quello di Chełmno (considerato il primo lager
di sterminio) nel dicembre 1941, cioè sei mesi dopo la rottura del
Patto da parte nazista. Questi e altri campi di sterminio polacchi
(come Treblinka, Sobibór, Bełżec) cominciarono a operare «tardi»
(cioè nel 1942, «Aktion Reinhard») perché la loro progettazione
fu possibile solo dopo l’invasione congiunta della
Polonia nel settembre 1939; ma la loro costruzione si realizzò nel
quasi biennio dell’alleanza con l’Urss: anzi, fu proprio
quell’alleanza che li rese possibili. Sarebbe, però, un grave
errore di prospettiva storica datare di lì l’inizio dell’Olocausto
perché le persecuzioni antiebraiche erano iniziate in Germania negli
anni ‘30: il lager di Buchenwald, per es., situato nella Turingia
tedesca, era operativo dal luglio 1937.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Insomma, rispetto alla
politica di sterminio antiebraico del nazismo, almeno tre cose furono
subito chiare a chi voleva vederle allora (o che speriamo voglia
cominciare a vederle chiare oggi): 1) Nello stringere il Patto con
Hitler, ai sovietici non interessò minimamente il destino degli
ebrei in Germania e nel resto d’Europa: delle persecuzoni
antiebraiche non parlarono in documenti, atti ufficiali e sulla
stampa. 2) I sovietici non ebbero la benché minima esitazione ad
abbandonare quasi due milioni di ebrei polacchi nelle mani di chi
intendeva sterminarli. 3) La fraternizzazione staliniana col Terzo
Reich richiese che anche sull’Olocausto polacco calasse il silenzio
stampa (oltre all’avvio della collaborazione delle rispettive
polizie nelle consegne reciproche di prigionieri o nelle deportazioni
di interi gruppi etnici).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><a name="more"></a>Dopo
l’aggressione nazista all’Urss</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Si tenga conto che gli
ebrei dell’Urss nel loro insieme non furono uccisi nei lager, ma
con esecuzioni e fucilazioni di massa, seguite da seppellimenti in
grandi fosse comuni. Ma ciò che normalmente si ignora è che dopo
l’aggressione tedesca alla Russia (giugno 1941), il silenzio
sovietico sulla Shoah non ebbe termine. Esso continuò negli anni del
dopoguerra e il regime di Stalin addirittura ostacolò i
tentativi ebraici di far luce sia sull’Olocausto in
generale, sia sugli sterminî nei territori sovietici occupati dalla
Wehrmacht e dalla Gestapo. </p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Confrontiamo alcune
macabre cifre: in Italia furono uccisi dal nazismo (alleato col
fascismo della Repubblica sociale) circa 7.500 ebrei (in quanto
ebrei e non perché comunisti o antifascisti). Ed è innegabile
che dal dopoguerra ad oggi in Italia è stato fatto molto (e in
misura per fortuna crescente) perché non si dimentichi l’orrore
dell’accaduto - ivi comprese le responsabilità anche italiane - e
si conservi e sviluppi la memoria dell’Olocausto: la cultura, il
cinema, le istituzioni, i partiti, la scuola hanno contribuito a far
sì che di questa immane tragedia si conservi la Memoria e non vi si
pensi solo il 27 gennaio di ogni anno. [Sto scrivendo alla vigilia
della giornata della Memoria 2024 e non posso non fremere
d’indignazione alla vista di come quest’anno si è tentato
d’infangare la Giornata commemorativa da parte di un risorgente
hitlerocomunismo italiano, come tra breve dirò.]</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">In Urss, nelle parti di
territorio occupate dai nazisti dopo il giugno 1941 furono uccisi tra
i 2,5 e i 3,3 milioni di ebrei. Dati difficili da elaborare e che
possono oscillare all’interno di quelle cifre. (Al riguardo vedi
tra gli altri l’ottimo libro di Antonella Salomoni, L’Unione
Sovietica e la Shoah, il Mulino 2007.) Ciò significa che nell’Urss
fu uccisa circa la metà delle vittime ebraiche dell’intero
Olocausto e più della metà della popolazione ebraica complessiva
residente in territori sovietici.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il silenzio staliniano
sull’Olocausto sovietico</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ci si sarebbe quindi
attesi uno sforzo culturale e istituzionale da parte del regime
sovietico per salvare la Memoria di questo immane Olocausto che in
Russia fu circa 400 volte più grande di quello avvenuto in Italia.
Ma non fu così: i fumi amari dell’hitlerocomunismo - che avevano
portato lo stalinismo a fraternizzare col nazismo, nella convinzione
che l’alleanza tra i due imperialismi fosse ormai saldamente
consacrata dal sangue dei polacchi e degli altri popoli sottomessi -
continuarono ad ammorbare l’atmosfera sovietica per molti anni a
venire.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">«Lo sterminio degli
ebrei non fu oggetto di alcuna speciale pubblicazione. Venne
largamente ignorato dalle monografie sulla Seconda guerra
mondiale e ampiamente trascurato nelle sillogi di fonti, così come
non trovò quasi posto nei libri di testo per le scuole o nei
tradizionali repertori» (A. Salomoni, op. cit., p. 9).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il primo accenno
ufficiale allo sterminio antiebraico che comparve in un documento
sovietico è del 19 dicembre 1942, cioè circa 18 mesi (!) dopo
l’aggressione nazista all’Urss e nonostante il massiccio afflusso
di combattenti ebrei nelle file dell’esercito sovietico che si era
verificato nel frattempo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Dopo quella modesta
interruzione, il silenzio ufficiale riprese a dominare e anzi il
regime staliniano fece di tutto per ostacolare le iniziative che gli
ebrei sovietici tentarono di intraprendere per denunciare le
dimensioni e l’efferatezza dell’Olocausto nei territori
dell’Urss. Funzione di un così assordante silenzio era di impedire
il sorgere di una nuova coscienza identitaria da parte
degli ebrei sovietici, del tutto incompatibile con lo sciovinismo
grande-russo del regime staliniano e con la sua politica repressiva
di qualsiasi iniziativa che avesse un odore anche alla lontana di
extranazionalismo o cosmopolitismo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La memoria degli ebrei
sovietici</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il 24 agosto 1941 c’era
già stato l’incontro dell’intellighenzia ebraica sovietica che
nel comunicato finale aveva denunciato lo sterminio avvenuto e ancora
in corso nei territori occupati. Nella primavera del 1942 - su
iniziativa di Solomon M. Michoels (che verrà assassinato su ordine
di Stalin nel 1948, a Minsk) e Šachno Epštejn - fu creato
il Comitato antifascista ebraico (Eak) col preciso intento
di partecipare attivamente alla guerra antinazista come componente
etnica riconosciuta, alla pari degli eserciti formati su base etnica
da altre nazionalità sovietiche. Ad esso però s’impose d’essere
composto solo da ebrei sovietici. Ragion per cui i due
dirigenti del Bund polacco (Partito operaio ebraico) - Henryk Erlich
e Wiktor Alter - che avrebbero voluto dargli invece una veste ebraica
internazionale, furono arrestati e fatti scomparire tra il 1942 e il
1943. Nemmeno l’Eak, del resto, ebbe vita facile proprio perché
tendeva inevitabilmente a diventare uno strumento di riscoperta
dell’identità ebraica: le sue disavventure meriterebbero un libro
a parte.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Un altro libro a parte
(ma per fortuna ne sono stati scritti vari) lo meriterebbe la storia
del Libro Nero. Il genocidio nazista nei territori sovietici
1941-1945 (Чёрная Кнuга, [Čërnaja Kniga],
Mondadori). Nacque da un’idea di Albert Einstein e fu compilato per
iniziativa di due grandi e celebri scrittori, entrambi ebrei ucraini:
Vasilij S. Grossman (1905-1964) e Il’ja G. Ėrenburg (1891-1967).
Grazie alla collaborazione con l’Eak, il volume, di oltre 500
pagine, poté ricostruire una gran parte degli eccidi ebraici
compiuti dal nazismo in territori sovietici. Esso rimane una
testimonianza storica preziosa e insostituibile.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il manoscritto ottenne il
visto della censura nel 1945 e ciò permise di inviarlo in vari Paesi
all’estero (compresa l’Italia), ma in Russia non ottenne mai
l’autorizzazione alla stampa. Questo perché il regime stava ormai
facendo di tutto per impedire che l’Olocausto in Urss si
considerasse una tragedia specifica del popolo ebraico e non parte
della più generale aggressione nazista ai popoli sovietici. Insomma,
il regime ebbe paura e capì che il Libro nero avrebbe dato
alimento alle crescenti tendenze identitarie degli ebrei sovietici.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L’antisemitismo
sovietico nell’epoca di Stalin</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il tentativo di
cancellare i tratti caratteristici dell’ebraismo (sua storia e
cultura nei Paesi del blocco sovietico), si inseriva nella più
generale lotta alle influenze straniere e al cosiddetto
«cosmopolitismo». Tale lotta era stata avviata da Andrej A. Ždanov
con la celeberrima risoluzione approvata dal Cc del Pcus il 14 agosto
1946. Uno dei primi effetti che essa ebbe fu il passaggio del
controllo dell’Eak al Dipartimento di politica estera del Cc del
Pcus, diretto dal grande epuratore Michail A. Suslov. (Questi,
entrato nel Pc russo nel 1921, ne uscirà solo da morto, nel 1982,
dopo essersi reso corresponsabile di tutte le nefandezze dello
stalinismo di Stalin e dei suoi successori).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Un ruolo non secondario
nel fomentare la crescente ostilità del regime staliniano verso
l’ebraismo - anche se non esplicitamente dichiarata - lo ebbe anche
la paura che emergesse alla luce del sole il fenomeno storico
rappresentato dalla collaborazione di ampi settori dei popoli
sovietici (soprattutto in Ucraina) che erano passati dalla parte del
nazismo sperando in tal modo di liberarsi del regime staliniano.
Scelte disastrose e represse nel sangue dall’Armata Rossa, che
mostravano però quanto odio si fosse accumulato nei popoli
sottoposti al giogo sovietico dopo l’illusione di essersi liberati
da quello zarista. La verità non doveva emergere nemmeno a questo
riguardo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">C’era poi il problema
rappresentato dall’esistenza di una sorta di repubblica sovietica
ebraica in Crimea e dal fallimento pratico del tentativo di creare
un’Oblast’ autonoma ebraica nel Birobidžan, quasi ai confini con
la Cina. Tutte pagine di storia molto complesse che furono manipolate
a uso e consumo del regime di allora, ma che in rapporto alla
questione ucraina sono ancora utilizzate dalla propaganda russa
attuale.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Resta il fatto che in
Russia fu vietata la pubblicazione del Libro Nero. Se ne ordinò
il sequestro, ma alcune copie si salvarono (contenenti, tra l’altro,
la prefazione di Albert Einstein che era stata eliminata). Ne
uscirono versioni incomplete all’estero e solo nel 1980 a
Gerusalemme fu pubblicata la prima edizione in lingua russa, seguita
dall’edizione del 1991 a Kiev. L’edizione del 1994 si deve
all’impegno di Irina Ėrenburg, figlia di Il’ja, e nel 2014 il
libro è stato ripubblicato in Russia dalle Edizioni Corpus.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Stiamo parlando di un
libro che ricostruiva la memoria della morte orrenda di quasi tre
milioni di ebrei...</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La storia
dell’antisemitismo negli ultimi anni della dittatura di Stalin è
stata ricostruita più volte ed è talmente documentata che qui non
si deve far altro che ricordare alcune tappe. [Tra i lavori migliori,
quelli curati da Shimon Redlich, War, Holocaust and Stalinism,
Routledge 1995, e da Joshua Rubenstein-Vladimir P. Naumov, Stalin’s
secret pogrom, Yale 2001.] Con una premessa riguardo allo storico
voto dell’Urss - il 29 novembre 1947 - a favore della risoluzione
n. 181 con cui l’Assemblea delle Nazioni Unite decideva la nascita
dello Stato d’Israele. Quando il 14 maggio 1948 fu proclamato lo
Stato d’Israele, tre giorni dopo l’Urss fu il secondo Stato a
riconoscerlo, dopo gli Usa. E quando la Lega Araba iniziò
l’aggressione contro Israele, l’Urss aiutò il neo-Stato con armi
inviate tramite la Cecoslovacchia.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Si conciliava un simile
comportamento con la crescente ondata di antisemitismo staliniano?</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Sì, indubbiamente. A
parte l’illusione politica di Stalin di poter indebolire in questo
modo la presenza ingombrante del colonialismo britannico nella
regione mediorientale - e magari attrarre a sé il nuovo Stato,
all’epoca ancora attraversato da forti pulsioni socialistiche -
c’era anche se non soprattutto la volontà di liberarsi del
maggior numero possibile di ebrei in territori sovietici. Si spalancò
momentaneamente la porta per l’emigrazione e tutti gli ebrei che
vollero recarsi a vivere in Israele furono incoraggiati a farlo. Fu
un esodo «biblico-staliniano», animato dal proposito di liberarsi
di cittadini sovietici difficili da controllare (come effettivamente
si vedrà in tutta la storia della dissidenza sovietica negli anni
dopo Stalin), difficili da assimilare e soprattutto da
irreggimentare nei nuovi schemi repressivi richiesti dall’inizio
della Guerra fredda. Un segnale di questi pericoli per il regime fu
dato dall’inaspettato successo della visita della delegazione
israeliana condotta da Golda Meyerson (Meyer) nell’autunno del
1948.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La repressione
antiebraica</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Abbiamo già ricordato
l’uccisione di S.M. Michoels il 12 gennaio 1948. A novembre dello
stesso anno furono chiusi il giornale dell’Eak in yiddish
(Eynikayt) e l’unica editrice ebraica sopravvissuta (Der
Emes). Si cominciarono a chiudere le sezioni ebraiche dell’Unione
degli scrittori, mentre esponenti ebraici della cultura
(universitaria, scientifica, culturale ecc.) venivano gradualmente
allontanati dai loro incarichi. L’Eak fu sciolto il 20 novembre
1948, mentre iniziavano gli arresti degli scrittori di nazionalità
ebraica: la lista è lunga e ormai la si può leggere in libri di
seria documentazione e in alcuni siti on-line.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Nell’agosto 1952 - cioè
tredici anni esatti dopo il Patto con Hitler - furono processati a
porte chiuse dal Collegio militare del Tribunale supremo tutti i
dirigenti dell’ex Eak: 15 imputati e 13 condanne a morte. Fu
condannata al carcere solo una donna (Lina Štern) e fu trattato a
parte il caso di Solomon Bregman, colpito da collasso e morto in
prigione nel gennaio 1953. Nonostante la segretezza delle procedure,
si seppe che gli imputati erano stati sottoposti al consueto
trattamento riservato a chi doveva confessare colpe inesistenti:
interrogatori brutali, torture.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Nell’ottobre 1952
cominciarono gli arresti dei cosiddetti «camici bianchi», cioè il
«complotto dei medici» accusati di voler uccidere vari esponenti
del regime. E poiché molti di costoro erano ebrei, si è sempre
pensato che fosse solo il primo passo per una nuova ondata di
repressioni antisemitiche. Non se ne hanno prove certe e nessuno è
poi riuscito a decifrare cosa avesse in testa «il magnifico
georgiano». E questo perché il 5 marzo 1953 il più grande e più
longevo dittatore della storia moderna chiuse finalmente gli occhi.
Si disse poi che il «complotto» era stato una provocazione dei
servizi segreti e alcune vittime del disciolto Eak furono
riabilitate.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L’attuale antisemitismo
«di sinistra»</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Sono già intervenuto
sugli aspetti teorici della questione «legittimità dello Stato
d’Israele»: si veda in Utopia Rossa la mia «Risposta ad
Albertani» del 26 dicembre 2023. Ad essa rinvio, soprattutto per
quanto riguarda la definizione dell’antisemitismo come
distinto dall’antisionismo. Per semplificare, definivo «antisemita»
chi nega il diritto del popolo ebraico a tenere in vita lo Stato
d’Israele che le Nazioni Unite gli hanno assegnato 77 anni fa. E
delimitavo il mondo dell’antisionismo a chi, pur riconoscendo il
diritto all’esistenza di uno Stato democratico israeliano, si
oppone al suo carattere confessionale, ai suoi regimi di destra
sorretti dalle componenti più fanatiche dell’ebraismo, ai
provvedimenti antipalestinesi, al furto di terre in Cisgiordania e
tutto il resto. Di questo antisionismo mi sento parte da sempre,
avendo anche compiuto una delle esperienze più istruttive della mia
vita trascorrendo nel 1966 un periodo di studio e lavoro in uno dei
più avanzati kibbutzim dell’epoca (il kibbutz Lahav).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Le questioni teoriche
sono più che chiare, per chi vuole studiare, capire e giungere a
delle conclusioni compatibili con la realtà attuale
dell’esistenza irreversibile di Israele: una democrazia
imperfetta (soprattutto perché confessionale) che vede la sua
esistenza in continuazione minacciata dalla volontà sterminatrice di
alcune entità o Paesi islamici, con l’orrenda dittatura iraniana
in prima fila. Nel testo citato definivo il regime dell’Iran
un’autentica «vergogna per l’umanità».</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Alla chiarezza delle
questioni teoriche non corrisponde però altrettanta chiarezza nelle
questioni politiche, anche per ragioni emotive: ci sono di mezzo
popoli che soffrono, bambini vittime innocenti, bombardamenti di
popolazioni palestinesi, missili su popolazioni israeliane, stupri e
pogrom antiebraici, dichiarazioni di guerra unilaterali. Mi riferisco
all’azione di Hamas compiuta proprio allo scopo di provocare la
grave rappresaglia, incurante del male che avrebbe causato al suo
stesso popolo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ma soprattutto ci sono
tanti giovani italiani, europei, nordamericani ecc. che scendono in
piazza con passione a manifestare il loro sostegno all’islamismo
sterminatore di Hamas, dell’Iran, del Qatar, di Hezbollah e
ora anche degli Houti. Non sanno nulla o quasi nulla della questione
palestinese, della questione ebraica e del perché si è giunti a
tale situazione drammatica. Reagiscono emotivamente alla tragedia di
un popolo che soffre, senza stare a chiedersi se ci siano
responsabilità della vecchia Lega Araba con la sua prima aggressione
nel 1948; se non ci sia stato un cinico gioco da parte del governo
sovietico nell’alimentare la politica fallimentare e suicida di Al
Fatah/Olp; se gli Stati arabi più ricchi non abbiano altrettanto
cinicamente usato la causa palestinese come arma diplomatica o di
ricatto commerciale; se sia stato giusto da parte di questi stessi
Stati tenere per decenni i profughi palestinesi in campi-ghetto,
invece di assimilarli nelle proprie strutture sociali (come invece è
avvenuto sia per i 7-800.000 ebrei espulsi dai Paesi arabi, sia per
gli arabi rimasti in Israele).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Non si può non vedere,
però - soprattutto nel caso italiano, ma non solo - che questi
movimenti di giovani manifestanti o membri di gruppi di presunta
«estrema sinistra» sono animati per lo più dagli stessi
hitlerocomunisti che rifiutano di solidarizzare col popolo ucraino.
Hitlerocomunisti - dichiarati o inconsapevoli - che, nella richiesta
di arrendersi (camuffata da «pace» o «tregua») rivolta
all’Ucraina fin dal primo momento, si schierano inevitabilmente
dalla parte degli aggressori, cioè dell’invasione
neocolonialistica di Putin. Ora però non chiedono ad Hamas di
arrendersi e consegnare gli ostaggi.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Giovani che non fanno più
alcuna differenza tra democrazie e dittature, ma anzi sembrano a
volte prediligere proprio quest ultime a scapito della loro stessa
esperienza di vita, che invece si svolge in paesi imperfettamente
democratici o postdemocratici, nei quali essi non accetterebbero
nemmeno la più microscopica riduzione dei loro diritti (ignorando
tuttavia il come e il quando questi loro diritti sono stati
conquistati). C’è una componente razzistica in questo
ritenere che la democrazia vada difesa in Italia o in Occidente,
quindi per noi stessi, e sia invece superflua per gli altri, i popoli
poveri e oppressi. Come è tendenzialmente razzistico approvare
gli atti di terrorismo di Hamas e Hezbollah, giustificandoli con la
loro arretratezza politica e culturale, mentre in patria si difende -
giustamente - fino all’ultimo comma del diritto di sciopero.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Insomma, tra ignoranza e
rifiuto della democrazia (per gli altri, insisto) emerge l’immagine
di un mondo antisraeliano culturalmente confuso e teoricamente
disarmato. Un mondo in cui la lotta contro lo Stato d’Israele
diventa un’entità astratta, visto che non si sa che fine
dovrebbero fare le israeliane e gli israeliani (ebrei, non ebrei,
vari tipi di ebrei, arabi, cristiani, protestanti, atei ecc.).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La lotta a favore dei
movimenti palestinesi che vogliono distruggere Israele e sterminare
il suo popolo (come recita la Carta costituzionale di Hamas del 1988,
ma viene in continuazione ripetuto in tutti i comunicati, anche i più
recenti), significa negare al popolo ebraico il diritto di essere
nazione e il diritto di avere un proprio Stato. E questo
è antisemitismo, addirittura genocida nelle
intenzioni, anche se nessuno di questi giovani ha chiaro cosa sia il
genocidio o quale storia stia dietro questa definizione giuridica,
autentica conquista dell’umanità pagata con le vite di sei milioni
di esseri umani.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Hamas in continuazione
dichiara intenzioni genocide verso il popolo ebraico, in genere
facendo appello anche al martirio dei poveri palestinesi ed evocando
la volontà d’Allah. Lo stesso fanno l’Iran e Hezbollah. L’Arabia
Saudita e l’Egitto hanno smesso da un po’ di tempo di farlo, ma
anche in questi paesi esistono correnti mussulmane fanatiche,
antisemitiche che continuano a invocare Allah perché si decida
finalmente a far scomparire gli ebrei dalla faccia della terra.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ma questo antisemitismo
si può considerare anche razzista? La risposta è no e mi avvio a
conclusione, tornando anche al tema iniziale dell’antisemitismo
staliniano.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L’antisemitismo
hitleriano fu certamente razzista, giacché il suo disprezzo per gli
ebrei si fondava anche su teorie pseudoscientifiche,
pseudoantropologiche, pseudodemografiche, pseudobiologiche
ecc.: razziali in questo senso del termine. Il loro massimo
punto di riferimento teorico poteva essere il conte Joseph Arthur de
Gobineau (1816-1882) che nel suo Saggio sulla diseguaglianza
delle razze umane (1853-54) aveva posto le basi di tutte le
moderne teorie razzistiche, sviluppate poi in ambienti positivisti
(Lombroso, Le Bon ecc.) e altrove. Ebbene l’antisemitismo nazista
(come quello dei segregazionisti negli Usa o degli attuali
suprematisti, «potere bianco» ecc.) era pienamente razzista per la
sua adesione a teorie razziali. Non sembri un gioco di parole.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Non si può però dire lo
stesso dell’antisemitismo staliniano o sovietico, che non
accennarono mai, neanche inconsapevolmente, a caratteristiche
biologiche o razziali nelle loro campagne antiebraiche. E se per caso
lo avessero voluto fare, avrebbero dovuto scomodare Trofim D. Lysenko
(1898-1976) e le sue pseudoteorie genetiche che Stalin fece diventare
un dogma ad agosto 1948, nonostante gli effetti disastrosi che
avevano avuto sulla già tanto disastrata agricoltura sovietica.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L’hitlerocomunismo
staliniano fu antisemita in senso politico e non razziale. E
tali sono oggi i giovani che in preda a isteria antiebraica,
inneggiano ad Hamas e più o meno inconsapevolmente chiedono la
distruzione d’Israele e lo sterminio dei suoi popoli (Non si
rendono conto, infatti, che proprio questo accadrebbe se Hamas e
l’Iran per disgrazia riuscissero a prevalere, con conseguenze
devastanti come la crescita delle componenti più barbare
dell’islamismo, già in piena crescita per conto loro.)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Insomma, questi
giovani politicamente antisemiti - non razzisti, ma sostenitori
delle dittature purché in casa altrui, filoputiniani senza
accorgersene, molti anche no-Vax (e ciò non è da sottovalutare
perché dice molto sul loro rapporto col sapere e con la scienza),
mobilitabili oggigiorno tramite i social e i telefonini (altro che
noi del Vietnam con i volantini e le riviste teoriche!) - questi
giovani, dicevo, stanno vivendo un loro rito giovanile di
iniziazione collettiva.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Dove approderanno?
L’antisemitismo, il fioloputinismo, l’antidemocrazia e il
disprezzo per la scienza potrebbero far prevedere il peggio. Ma poi,
trattandosi di una fase transitoria, per l’appunto giovanile e da
rito di iniziazione, non è detto che vadano a finire peggio delle
decine o centinaia di migliaia di giovani che «hanno ballato una
sola estate» (nel ‘68) e poi rientrarono nei ranghi del sistema,
scoprendo troppo tardi che quei ranghi erano pessimi e che avrebbero
fatto molto meglio a continuare a lottare, ma soprattutto a studiare
il funzionamento del sistema contro il quale avevano tentato da
giovani di combattere.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Shalom e buona
giornata della Memoria.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">: </span></span></span></span></span><a href="http://www.utopiarossa.blogspot.com/"><span style="color: #0000cc;"><span style="text-decoration: none;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">www.utopiarossa.blogspot.com</span></span></span></span></span></span></a>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-82584488436373018522024-01-25T09:13:00.000+01:002024-01-25T09:13:07.190+01:00Nuove ipotesi sul Priamar prima della distruzione genovese.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUi3cieEzee3deK_nkBne_fLi4UCSXDToQKmLe7SvyVAyVAlJ_PbWDPedu2AG_jTDONhTWFxO84GmjBRws3IJiI1UWNtMFc98ZJ6l1WxYly-97vzyvQhZauSHGfGXj2phBb2MF8oDyi8_C67HyfGbTG_LoPrmfThKI-xr9Z7NrsF1M4fM0767tqPCwavY/s1200/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="854" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUi3cieEzee3deK_nkBne_fLi4UCSXDToQKmLe7SvyVAyVAlJ_PbWDPedu2AG_jTDONhTWFxO84GmjBRws3IJiI1UWNtMFc98ZJ6l1WxYly-97vzyvQhZauSHGfGXj2phBb2MF8oDyi8_C67HyfGbTG_LoPrmfThKI-xr9Z7NrsF1M4fM0767tqPCwavY/w285-h400/unnamed.jpg" width="285" /></a></div><br /> Da qualche tempo, grazie al lavoro meritorio di associazioni fra cui il Rotary, è avvertibile una ripresa di interesse per il Priamar, vero simbolo identitario di Savona troppo a lungo trascurato, come altre eccellenze savonesi (vedi Palazzo Santa Chiara) da chi per vocazione istituzionale dovrebbe farsene più carico, ma preferisce seguire la più comoda via della politica spettacolo. Diffondiamo con piacere quanto ricevuto in merito dalla Società Savonese di Storia Patria.<p></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-11054027313709792352024-01-20T18:19:00.001+01:002024-01-20T18:20:25.845+01:00Antonio Gramsci, Discorso contro la messa fuorilegge della Massoneria<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHNJmHYDD_Jt1-gqxrnusK25uLPVJRHHbJQZp8fjJJZMXc47P2t4_XYlIh1x4b20ZV_7_WDo_4RUykdF2wBa_fwp45uP76cV0V8Rjkmi4dvKsxOpVFdZVA_DLzLWkSjpDgoZ0hosSQrYNi959mFTUMx97ta2Wpon81oAE4JZaMSXW2lxRdTlMADykasfU/s1755/Copertina%2013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1755" data-original-width="1240" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHNJmHYDD_Jt1-gqxrnusK25uLPVJRHHbJQZp8fjJJZMXc47P2t4_XYlIh1x4b20ZV_7_WDo_4RUykdF2wBa_fwp45uP76cV0V8Rjkmi4dvKsxOpVFdZVA_DLzLWkSjpDgoZ0hosSQrYNi959mFTUMx97ta2Wpon81oAE4JZaMSXW2lxRdTlMADykasfU/w283-h400/Copertina%2013.jpg" width="283" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Con questo discorso,
pronunciato alla Camera il 16 maggio 1925, Gramsci intervenne contro
il disegno di legge Mussolini-Rocco rivolto contro la Massoneria.
Quella di Gramsci fu l'unica voce che si alzò coraggiosamente
contro un progetto di legge liberticida che intendeva colpire la
Massoneria, accusata di essere una associazione segreta antinazionale
e asservita allo straniero, ma in realtà poneva le premesse di una
futura messa al bando di ogni associazione considerata nemica del
regime. Come lucidamente preannunciato da Gramsci, più volto
interrotto da Mussolini, la messa fuori legge della Massoneria
avrebbe segnato di fatto la fine della democrazia in Italia. Da
notare nell'intervento del dirigente comunista il tentativo di una
prima approssimativa definizione della natura sociale e del ruolo
storico svolto dalla Massoneria in Italia nel Risorgimento e poi
nella costruzione dello Stato unitario. Tentativo che avrà poi la
sua definitiva sistemazione nei Quaderni del carcere.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large; text-align: left;">G.A.</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large; text-align: left;">Il quaderno è liberamente consultabile e scaricabile dal sito www.academia.edu</span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-59828446198395394892024-01-19T19:37:00.002+01:002024-01-19T19:37:33.174+01:00Il trionfo dell'ipocrisia: celebrare il Giorno della Memoria parteggiando per Hamas<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVz89r_63cIi3BJPzlneJkqTVkVRmIeKDJl1Nd9brk51NEoCJ4Yy6uCqGXhC2ubFYHEcYB30QWCNw1gCQ8U113uakNdERsc26InB9Cz5HKszC0kZoJ8CtXQt_7Pbe6A6PeO1AcbwReOZLSqd3am7wFzcFct4L5_xXCllkpgZdVziQuHMpT51dgjz27VSM/s500/71742069.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="295" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVz89r_63cIi3BJPzlneJkqTVkVRmIeKDJl1Nd9brk51NEoCJ4Yy6uCqGXhC2ubFYHEcYB30QWCNw1gCQ8U113uakNdERsc26InB9Cz5HKszC0kZoJ8CtXQt_7Pbe6A6PeO1AcbwReOZLSqd3am7wFzcFct4L5_xXCllkpgZdVziQuHMpT51dgjz27VSM/w236-h400/71742069.jpg" width="236" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><b><br /></b></p><p align="JUSTIFY"><br /></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt;"><b>Il
trionfo dell'ipocrisia: celebrare il Giorno della Memoria
parteggiando per Hamas </b></span>
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt;">Se
i fatti del 7 ottobre rappresentano con i loro orrori il ritorno
delle mostruosità della Shoah, la reazione pro-palestinese, se non
apertamente filo-Hamas, di larga parte della sinistra, in Italia e non solo, dimostra il fallimento totale
della convinzione che il Giorno della Memoria sia un argine efficace
a che tali eventi si ripetano ancora. Spacciato per antisionismo
il vecchio antisemitismo è tornato alla luce alla prima vera
verifica, confermando di essere profondamente radicato nel modo di
pensare anche di quella parte del mondo occidentale che pure
annualmente piange su ciò che accadde ottanta anni fa in Europa. Lo
dimostra l'equiparazione degli integralisti islamici di Hamas ai
partigiani, gridata nei cortei e sui media e non solo da gruppi
deliranti della sinistra estrema, così come l'indifferenza totale
mostrata il 25 novembre nei cortei "fucsia" nei confronti
delle donne israeliane stuprate, rapite, uccise nei modi più
orribili.</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">Un
antisemitismo che è prima di tutto rifiuto dell'ebraismo,
dell'ostinata volontà degli ebrei di voler restare sé stessi, che
li fa percepire ancora oggi a molti come estranei e dunque
potenzialmente pericolosi. I "perfidi giudei" assassini di
Cristo, come si predicava ogni domenica nelle chiese fino al Concilio
Vaticano Secondo. I nemici dell'ordine costituito, come rivelato
dai </span><i style="font-size: 13pt; text-align: left;">Protocolli dei savi di Sion</i><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">, ispiratori della
rivoluzione francese e di quella russa, mediante l'azione di
Massoneria e bolscevismo entrambe longa manus dell'ebraismo
internazionale. Gli avidi prestatori di soldi ad usura, diventati
oggi per la propaganda sovranista registi occulti di una Europa dei
banchieri acerrima nemica dei diritti e dell'autentica volontà dei
popoli.</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">E
allora quest'anno meglio tacere, evitare discorsi retorici, pianti
ipocriti sulla Shoah e magari dedicare un paio d'ore a leggere un
libriccino come </span><i style="font-size: 13pt; text-align: left;">Nietzsche e gli ebrei</i><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">, uscito nel 2011
per Giuntina.</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: 13pt; text-align: left;">Vi
troveremo passo dopo passo attraverso scritti e brani di lettere a
parenti e amici l'evoluzione del filosofo tedesco da un giovanile e
rozzo atteggiamento antisemita, alimentato dalla cultura wagneriana e
dal culto del nazionalismo bismarckiano, ad una matura visione
dell'ebraismo che lo rese, come scrive Jacob Golomb in un intervento
molto bello, "alla fine della sue breve vita uno dei più fedeli
amici del popolo ebraico che sia mai vissuto tra i Gentili".</span></p>
<p align="JUSTIFY"><br /><br />
</p>
<p align="JUSTIFY"><br /></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-12364170321778201862024-01-12T16:59:00.001+01:002024-01-12T17:41:41.314+01:00Chiesa cattolica e Massoneria negli anni della Ricostruzione (1945-1949)<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpR2ot0svv8p1Kq0E0mG8W9C2eTRgJeZy33xg4Dw14HLrSsChqKc6ZNGivg_bTkO3e5C1wewV92C9016jjsmZo6OeBXUT9cHWlZXhjpCPeUCpTAQ4dm9WpEG9N77e5wrXKvSi7_ZJn5fUuJQyOfxh17q7sqwOfqGTQRiemoFLhkr77ew39QLTp7oF3_MI/s1755/Chiesa%20cattolica%20e%20Massoneria%20negli%20anni%20della%20Ricostruzione%20(1945-1949)-1_page-0001.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1755" data-original-width="1240" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpR2ot0svv8p1Kq0E0mG8W9C2eTRgJeZy33xg4Dw14HLrSsChqKc6ZNGivg_bTkO3e5C1wewV92C9016jjsmZo6OeBXUT9cHWlZXhjpCPeUCpTAQ4dm9WpEG9N77e5wrXKvSi7_ZJn5fUuJQyOfxh17q7sqwOfqGTQRiemoFLhkr77ew39QLTp7oF3_MI/w283-h400/Chiesa%20cattolica%20e%20Massoneria%20negli%20anni%20della%20Ricostruzione%20(1945-1949)-1_page-0001.jpg" width="283" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">È</span><span style="font-family: Times New Roman, serif;">
disponibile sul sito <a href="http://www.academia.edu/">www.academia.edu</a><a href="http://www.academia.edul/">
l</a>'ultimo dei quaderni dedicati alla storia della Massoneria. Ne
proponiamo l'introduzione. </span>
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Quale fosse il clima
esistente in Italia negli anni della Ricostruzione emerge con grande
chiarezza dalla ricerca dello storico cattolico Andrea Riccardi sui
rapporti fra il Vaticano e la Democrazia Cristiana (A. Riccardi, <i>Pio
XII e Alcide De Gasperi. Una storia segreta</i>, Laterza, RomaBari ,
2023).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Nel libro Riccardi
pubblica per la prima volta i verbali degli incontri, tenuti
rigorosamente segreti, fra Alcide De Gasperi e monsignor Pietro Pavan
(delegato dal cardinal Tardini prosegretario della Segreteria di
Stato della Santa Sede). Dai documenti si evince come il Pontefice
rimproverasse alla DC e in particolare al suo leader De Gasperi di
mantenere un impegno insufficiente contro il PCI nonostante il
rischio che questi, sfruttando i meccanismi della riconquistata
democrazia, potesse arrivare al potere per vie legali. Pericolo che
andava ad ogni costo scongiurato, aprendo a destra a monarchici e
missini, limitando per legge la libertà di stampa e riducendo il
peso dei partiti laici di governo, soprattutto di quel Partito
Repubblicano, considerato anticlericale e strettamente legato alla
Massoneria.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Se questa era la
posizione del vertice della Chiesa, non può stupire che nel Paese si
andasse via via sviluppando una accesa campagna antimassonica con
pronunciamenti delle gerarchie ecclesiastiche locali che in alcuni
casi non esitavano a riprendere e rilanciare il tema caro alla
propaganda fascista della Massoneria come forza antinazionale,
responsabile di non aver permesso al Congresso di Versailles che
l'Italia potesse godere a pieno dei frutti della vittoria. Insomma
l'antica polemica sulla "vittoria tradita" per colpa di una
Massoneria asservita alla grande finanza internazionale.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Argomenti - va detto -
destinati a riapparire decenni più tardi, in un'Italia completamente
trasformata, ma dove il pregiudizio antimassonico persiste
inalterato, nelle tesi di forze politiche come la Lega, Fratelli
d'Italia o Movimento 5 Stelle contro l'Europa dell'alta finanza,
ovviamente espressione della Massoneria internazionale, o nei deliri
da tastiera sul "caso Soros", versione aggiornata del
complotto "pluto-giudaico-massonico" di mussoliniana
memoria.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Tornando al tema del
presente quaderno, abbiamo creduto di un qualche interesse storico
riprendere alcuni fra i più significativi interventi delle gerarchie
ecclesiastiche del tempo, come la circolare del vescovo di Marsica e
Potenza del febbraio 1945, il pronunciamento dell'episcopato ligure
della seconda metà del 1947 e di quello calabrese del gennaio 1949.
Il tutto non per rinfocolare polemiche, ma a dimostrazione di una
continuità di posizioni e atteggiamenti destinata a durare almeno
fino ai primi anni Sessanta e al Concilio Vaticano II. Conclude il
quaderno un discorso tenuto nell'autunno 1947 dal Gran Maestro del
Grande Oriente d'Italia, Guido Laj, che testimonia efficacemente
delle posizioni della Massoneria in una Italia che, faticosamente e
con grandi contraddizioni, cercava, nonostante le ingerenze
ecclesiastiche, di superare il passato fascista e di allinearsi alle
grandi democrazie laiche occidentali.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">G.A.</span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-15087101456596380202024-01-08T19:21:00.001+01:002024-01-08T20:01:46.759+01:001974. Il referendum sul divorzio e la Massoneria<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEkx1NT_JjUbZEY-lmRJpGjoH8XGeWnSTRmLAlTHgLVUyoRPNDVR95IYYJuOqAZH5EyAiIn5qGblLWaY_eqxm4JehtMavAsrnngGnDFNsnYsPU86bqOaeRmejjddVB1_86P-50E78B63VLVK7POrFa_bJaipIMwb1_5zO5L5Vpqyp7Q08ic60jIawb5Eg/s650/REFERNDUM-DVORZIO-640x435-1_imagefullwide-650x412-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="412" data-original-width="650" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEkx1NT_JjUbZEY-lmRJpGjoH8XGeWnSTRmLAlTHgLVUyoRPNDVR95IYYJuOqAZH5EyAiIn5qGblLWaY_eqxm4JehtMavAsrnngGnDFNsnYsPU86bqOaeRmejjddVB1_86P-50E78B63VLVK7POrFa_bJaipIMwb1_5zO5L5Vpqyp7Q08ic60jIawb5Eg/w400-h254/REFERNDUM-DVORZIO-640x435-1_imagefullwide-650x412-1.webp" width="400" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><i>Proponiamo
un'altra pagina dalle bozze della ricerca in corso sulla storia della
Massoneria nell'Italia repubblicana.</i></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><b style="text-align: left;">Il referendum sul
divorzio e la Massoneria</b></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il 1974 fu l'anno del
referendum sul divorzio, previsto per il 12 e 13 maggio. Un referendum fortemente
voluto dal Vaticano che non aveva mai accettato la legge del 1970.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Pur di evitare quella
scadenza , che metteva a rischio i rapporti intessuti con la DC e le
gerarchie ecclesiastiche, il PCI cercò in ogni modo di trovare una
soluzione parlamentare, proponendo una revisione al ribasso della
legge, già molto moderata. Tentativi vanificati dai partiti
antidivorzisti (DC, MSI e SVP), che erano in maggioranza alla Camera.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il segretario della DC
Fanfani pensò che il referendum potesse rilanciare una maggioranza
moderata e spostare a destra l'asse politico e trasformò il
referendum in una aspra battaglia politica, pro o contro la DC,
contando su una mobilitazione totale della Chiesa e delle
organizzazioni cattoliche che invece non ci fu. Si dichiararono
infatti per il "No" le ACLI, il cosiddetto movimento dei
cattolici democratici, oltre che l'area del dissenso il cui esponente
più noto, l'abate dom Franzoni, fu sospeso a divinis.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Inoltre, secondo Fanfani,
caricare di significati politici quello che sarebbe dovuto rimanere
una semplice consultazione referendaria sul tema dei diritti civili,
avrebbe portato una parte significativa dell'area laica moderata
(PSDI-PRI-PLI) a pronunciarsi per l'abolizione della legge in nome
del pregiudizio anticomunista.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Fu un fallimento totale.
I "No" furono il 59,26%. I partiti antidivorzisti persero
complessivamente, rispetto alle lezioni politiche precedenti, oltre
l'8% dei voti. La credibilità politica di Fanfani ne uscì
irrimediabilmente compromessa. E, nonostante le sue incertezze
iniziali e una campagna elettorale sostanzialmente sottotono, il PCI
ne uscì come il vero vincitore.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Da sempre il Grande
Oriente era stato, in nome della totale laicità dello Stato, il
principale fautore dell'introduzione anche in Italia del divorzio.
Fin dal 1966 la « Rivista Massonica » aveva dato ampio spazio alla
questione, auspicando l'introduzione, nella legislazione italiana, di
una normativa che fosse al passo con quella degli altri paesi
dell'Occidente. Ci si sarebbe dovuto dunque aspettare una decisa discesa in campo della Massoneria a sostegno del campo
divorzista ed invece il Grande Oriente d'Italia decise di tenere una
posizione sottotono, di fatto, come il PCI, auspicando una
soluzione di compromesso che non portasse ad uno scontro aperto con
la Chiesa. A questo scopo ogni mezzo fu attivato, compresa la
mobilitazione dei suoi membri presenti in parlamento soprattutto nei
partiti laici moderati. Poi una volta chiaro che il referendum si
sarebbe comunque tenuto, la scelta fu quella di mantenersi defilati,
al di fuori della competizione, nonostante la storia stessa
dell'Istituzione facesse pensare ad un suo attivo coinvolgimento.
Posizione chiaramente enunciata alla vigilia della votazione
referendaria con un discorso del Gran Maestro in carica:</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif; text-align: left;">«</span><span style="text-align: left;">Noi
– affermò Salvini il giorno antecedente il referendum in occasione
dell'inaugurazione di due nuove logge in Umbria - abbiamo sentito il
dovere di cercare di tutelare la pace nel nostro Paese non facendo
politica, non prendendo e non imponendo soluzioni di parte,
rifuggendo dalla politica in senso stretto.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Poiché molti nostri
Fratelli <u>svolgono direttamente questa attività, spesso con
funzioni di responsabilità prevalente</u> [sottolineatura nostra],
ho potuto avvalermi del loro aiuto per avvicinare gli uomini cui è
affidata la guida del nostro Paese, nel tentativo di ricercare le vie
per evitare questo referendum. Dubbioso non del risultato per sé
medesimo quanto del pericolo per quella pace religiosa che noi
desideriamo, nella prospettiva che gli uomini possano essere uguali,
liberi e fratelli a qualunque religione o fede appartengano. Eravamo
incoraggiati nella speranza della constatazione che nelle
dichiarazioni conciliari sempre più rara era apparsa la logica del
potere temporale.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ma il referendum è stato
voluto. E di fronte a noi si è parato il problema della scelta della
via da seguire: da un lato quella tradizionale per il nostro Paese,
caratterizzata da manifesti, da prese di posizione sul giornale, da
affermazioni pubbliche, dall'altro la via che è più consona alla
nostra essenza e che si estrinseca nell'alimento morale di coloro che
sono preposti a certe battaglie. E ci siamo detti che prima di tutto
noi rappresentiamo un'élite e non una massa capace ad influenzare il
risultato con la quantità dei voti; abbiamo considerato che se è
già difficile per il massone comprendere il significato della
Massoneria, è ancora più arduo per i profani comprendere il senso
della firma della Massoneria italiana su di un manifesto.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">E quanti sono nel nostro
Paese coloro che non sanno assolutamente nulla della libera Muratoria
e quelli che ne hanno una visione distorta dalla propaganda degli
avversari? Sicché i nostri eventuali interventi avrebbero potuto
avere risultati contrari all'intenzione. Nella nostra azione di
Magistero abbiamo raccomandato ai Fratelli, che operano e vivono nel
mondo politico, di tenere un atteggiamento consono alla preparazione
avuta nel Tempio, di essere conseguenti ma tolleranti, di non
assumere posizioni che potessero in qualche modo turbare l'animo del
popolo italiano, affinché questo potesse esprimere il proprio
convincimento in piena serenità. Essi non dovevano lasciarsi
provocare da coloro che volevano trasportare il referendum sul piano
politico al fine di distrarre l'elettore dalla logica di una scelta
etica sul piano della libertà. Domani l'altro sapremo l'esito. Io
credo però che la Massoneria italiana sorte da questo episodio a
testa alta, con la dignità di essere stata al di sopra del
dibattito, convinta di aver fatto tutto ciò che è possibile per
facilitare lo sviluppo dell'Umanità, convinta di aver fatto tutto
ciò che è possibile affinché gli uomini non si dividano fra di
loro per motivi di religione<span style="font-family: Times New Roman, serif;">»</span>.
(Rivista Massonica n.5 maggio 1974)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Una scelta che lasciò
interdetti molti fratelli, convinti che la via sarebbe stata quella
che lo stesso Salvini ammetteva essere coerente con la tradizione del
GOI. Una scelta che, ancora oggi lascia sconcertati, visto il
carattere risibile degli argomenti avanzati dal Gran Maestro, sia
l'inesistente peso elettorale, come se l'influenza "politica"
della Massoneria fosse misurabile in termini di voti, sia il non
voler fornire argomenti alla propaganda antidivorzista. Ma quali
argomenti avrebbe potuto fornire una netta discesa in campo se non
quelli che l'ala più retriva del fronte del SI, ed in particolare i
cattolici integralisti e i neofascisti del MSI, utilizzavano già a
piene mani rispolverando i vecchi temi del complotto massonico e
dell'odio anticristiano?</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Più realisticamente
viene da pensare che altre e ben più prosaiche fossero le
motivazioni di questa decisione inaspettata. Prima di tutto evitare,
a due anni dal riconoscimento da parte della Gran Loggia Unita
d'Inghilterra, di riproporre l'immagine di una Massoneria italiana
anticlericale ed eccessivamente impegnata in campo politico. Immagine
che aveva impedito per oltre un secolo il riconoscimento inglese. E
poi che non si volesse turbare il lavoro della commissione mista sui
rapporti con la Chiesa cattolica, voluta da Gamberini e confermata da
Salvini, in un momento in cui si pensava di essere finalmente alle
soglie di una soluzione definitiva della questione e ad una svolta
radicale del Vaticano. Augusto Comba, allora ancora influente membro
del vertice del GOI, afferma esplicitamente come </span><span style="font-family: Times New Roman, serif; text-align: left;">«
</span><span style="text-align: left;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">i
componenti del gruppo di lavoro ebbero l'impressione che la
soppressione dell'antica scomunica comminata ai fedeli ascritti alla
Libera Muratoria fosse imminente</span></span><span style="font-family: Times New Roman, serif; text-align: left;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">»
(Augusto Comba, I volti della Massoneria del secondo dopoguerra, in:
Zeffiro Ciuffoletti-Sergio Moravia (a cura di), La Massoneria, Oscar
Mondadori, Milano 2004, p. 284)</span></span><span style="text-align: left;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">
Sensazione rafforzata dalla pubblicazione sul numero di novembre 1974
di «Civiltà Cattolica» della lettera inviata il 16 luglio dal
cardinale Seper, prefetto della Congregazione per la dottrina della
fede, al cardinal Krol, presidente della Conferenza episcopale
nordamericana in cui si diceva che il canone 2335 del Codice di
diritto canonico, quello riguardante la scomunica, toccava «soltanto
quei cattolici iscritti ad associazioni che veramente cospirano
contro la Chiesa». Una sensazione che, come vedremo meglio più
avanti, si sarebbe rivelata del tutto illusoria.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Anche
Gelli, ma siamo nel campo grigio delle ipotesi, probabilmente influì
su questa decisione, nella prospettiva propria dei circoli atlantici
che prioritario fosse far argine all'avanzata del PCI. La campagna
referendaria si accompagnò infatti ad un avvertibile tintinnar di
sciabole. L'anno 1974 fu l'ultimo anno della cosiddetta strategia
della tensione iniziata con la strage di Piazza Fontana del dicembre
1969 e culminata a Brescia nell'altrettanto sanguinosa strage di
Piazza della Loggia, a due settimane dall'esito del referendum,
quando, come sottolinea Aldo Giannuli in un suo recentissimo lavoro
su Giulio Andreotti, </span></span><span style="font-family: Times New Roman, serif; text-align: left;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">«la
spinta ad associare il PCI alla maggioranza [di governo. Aggiunta
nostra] diventava irresistibile». (Aldo Giannuli, Andreotti. Il
grande regista, Ponte alle Grazie, Milano 2023, p.289). Ma anche di
questo tratteremo meglio più avanti.</span></span></p><p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif; text-align: left;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><br /></span></span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-31612617004622154342023-12-31T10:43:00.000+01:002023-12-31T10:43:42.060+01:00 Il grido di Pan<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitWY47jo5zRnciWPaWFwza-yv8rkbGKPJ1-21xAR0Mnvl4yszNHBOkIpuaZxo_xlWDrYxsOVaLMFd3vDmrT_4uEybw8zyT24UbkpCsXQKC0o45DxKGlK4ptXcSkVhLfuV2DfyuKJjRJyCJyD6V743RoIaoJdcG8UpT7uB06EapwClV6UGSprm5mSv5dPU/s814/il%20grido%20di%20Pan.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="814" data-original-width="536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitWY47jo5zRnciWPaWFwza-yv8rkbGKPJ1-21xAR0Mnvl4yszNHBOkIpuaZxo_xlWDrYxsOVaLMFd3vDmrT_4uEybw8zyT24UbkpCsXQKC0o45DxKGlK4ptXcSkVhLfuV2DfyuKJjRJyCJyD6V743RoIaoJdcG8UpT7uB06EapwClV6UGSprm5mSv5dPU/w264-h400/il%20grido%20di%20Pan.jpg" width="264" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY"><i>Fine anno è da sempre tempo di bilanci. Vale per
tutto anche per la lettura. Il libro che proponiamo è uno dei più
belli che abbiamo letto in questo 2023 che sta terminando. Una
riflessione profonda sulla vita, sulla morte, sulla natura e
sull'uomo. Il tutto rifacendosi al linguaggio del mito e al pensiero
greco classico. Ne presentiamo l'incipit.</i></p>
<p align="JUSTIFY"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY">La meraviglia</p>
<p align="JUSTIFY"><br /><span style="text-align: left;">Al principio è la meraviglia. Tutto suscita
meraviglia e stupore. Un’emozione confusa in cui la paura diventa
inquietudine. L’emozione di chi non sa dare spiegazione di ciò che
ascolta, vede o pensa, e dunque quasi prova un senso di vertigine che
lo spinge a mettersi in cerca.</span></p>
<p align="JUSTIFY">A raccontarlo in maniera perfetta fu Platone in un
dialogo molto bello e molto complesso che scrisse verso i
sessant’anni e prese il nome dal principale interlocutore di
Socrate, un matematico che Platone aveva molto amato: Teeteto. Questo
ragazzo che ebbe una vita sfortunata e morí giovane, nella
rappresentazione letteraria platonica, a un tratto, seguendo i
ragionamenti paradossali di Socrate, dice: «Per gli dèi, Socrate,
provo una meraviglia sconvolgente chiedendomi come mai stiano queste
cose. A tratti, anzi, a dire il vero, guardandole e riguardandole ho
le vertigini».</p>
<p align="JUSTIFY">Al che Socrate gli risponde: «Amico mio, sembra che
Teodoro non abbia avanzato congetture scorrette sulla tua natura. E
infatti è tipico del filosofo questo stato d’animo: la meraviglia.
Non esiste altra origine della filosofia se non questa».</p>
<p align="JUSTIFY">È un passo famosissimo. Aristotele, al principio
della <em>Metafisica</em>, riprende l’idea del maestro e spiega che
gli uomini hanno cominciato a filosofare proprio perché si
meravigliavano delle stranezze che avevano davanti agli occhi,
passando poi a indagare fenomeni piú importanti, come «le affezioni
della luna, del sole e degli astri, e la genesi del tutto».</p>
<p align="JUSTIFY">Le cose stanno proprio così. Anche se a leggere i
due grandi filosofi, e soprattutto Aristotele, si ha l’impressione
che ciò di cui gli esseri umani si meravigliarono (e in effetti,
continuano sempre a meravigliarsi) sia solo ciò che è fuori di
essi, «davanti ai loro occhi», mentre sappiamo benissimo che il
primo oggetto di meraviglia di fronte a cui tutti ci troviamo fin
dalla nascita siamo proprio noi stessi. Conoscere le cose con cui ci
confrontiamo, conoscere il nostro posto nel mondo, dunque conoscere
il mondo che abitiamo, ovvero la natura in cui siamo apparsi, noi
stessi germogli della natura. Ecco il compito di quella lotta per la
sapienza che caratterizza gli esseri umani da sempre e per sempre. Un
compito cui solo la meraviglia può spingerci.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Matteo Nucci<br /></b><b>Il grido di Pan<br /></b><b>Einaudi 2023</b></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-87079793778387182652023-12-30T21:08:00.000+01:002023-12-30T21:08:02.487+01:00Verità per Giulio Regeni<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIR1bDbH5IGUVV3sAksSdMXT_PmpxExzRB9hCDGwufcgWs_HFD0eZNkYuIKMZWomt0gyrqzFLVk3_SeqzUwt7ATHtm4w7sbtGnfHv7EJLVyg9wiUpCNJv8eI_hl52m-wgzfCy5GCn45Sn7N5s_aRt9uijNFd9bVdWwazPgMmWJnABi164nqWrqpl1B0e0/s675/regeni-675.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="275" data-original-width="675" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIR1bDbH5IGUVV3sAksSdMXT_PmpxExzRB9hCDGwufcgWs_HFD0eZNkYuIKMZWomt0gyrqzFLVk3_SeqzUwt7ATHtm4w7sbtGnfHv7EJLVyg9wiUpCNJv8eI_hl52m-wgzfCy5GCn45Sn7N5s_aRt9uijNFd9bVdWwazPgMmWJnABi164nqWrqpl1B0e0/w400-h163/regeni-675.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><b>Verità per Giulio Regeni</b></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><b>Tante domande, nessuna
risposta.</b></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Si riparla con insistenza
del caso Regeni dopo troppi anni di silenzi e omissioni. E la cosa
non può che fare piacere. In tanti a partire dalla famiglia chiedono
che sia fatta piena luce su quanto accaduto. Ed è quello che anche
noi vorremmo. Ma ci pare che nessuno, però, si sia posta la prima
domanda che verrebbe alla mente anche di un semplice lettore di libri
gialli: perché i dirigenti dei servizi egiziani, che pure ne avevano
piena possibilità, invece che far sparire il corpo, rendendo così impossibile ogni indagine, lo fecero ritrovare e in quelle orribili
condizioni?</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Vengono in mente certi
metodi tipici della Mafia e non solo. Detto con chiarezza, con quel
ritrovamento che messaggio i servizi egiziani volevano mandare e a
chi?</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">E cosa rendeva Regeni una
minaccia così temibile da giustificare quelle torture tanto feroci
da far morire il prigioniero? Modi usati verso la dissidenza interna,
ma impensabili nei confronti di un occidentale, uno studioso,
cittadino per di più di un paese amico come l'Italia con cui
esistevano e esistono rapporti di cooperazione militare e di
intelligence.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Ridicolo pensare che,
come si è scritto e riscritto, tutto si riduca ad una banale
intervista all'esponente di un sindacatino paralegale, personaggio
ambiguo e probabile collaboratore della polizia politica. Per quello
bastava un decreto di espulsione.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">E invece a occuparsene
furono, a quanto appurato dalla Magistratura italiana, i vertici dei
Servizi e non qualche ufficiale subalterno, magari troppo zelante,
scappato di mano ai suoi superiori.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Una ulteriore
dimostrazione che il caso era considerato un problema di primaria
importanza per la sicurezza del regime. Un allarmismo assolutamente
non giustificato dal tipo di ricerca che Regeni stava svolgendo. Ma
allora perché i vertici della sicurezza erano così preoccupati da
intervenire in prima persona e quel modo?</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">E poi che informazioni
potevano ricavare da un giovane, e a quanto si è visto, anche molto
ingenuo, ricercatore universitario? Perché accanirsi in quel modo
barbaro? Ma soprattutto perché far ritrovare il corpo e rendere così
pubblico ciò che era accaduto? Senza il corpo si sarebbe trattato
di una semplice sparizione, un fatto inspiegabile, come ne accadono
ogni giorno, e non solo in Egitto, un caso da "Chi l'ha
visto?".</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">E invece no, contro ogni logica, si decise di
lasciare il corpo in bella vista e con segni inequivocabili che
conducevano immediatamente alle pratiche tipiche della polizia e dei
servizi egiziani e dunque rendevano il caso un affare politico
internazionale.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Una scelta dei vertici
dell'intelligence, sicuramente ben consapevoli del vespaio che si
sarebbe scatenato. Il tutto porta a pensare, come già detto, che si
volesse mandare in modo brutale un avvertimento a qualcuno, a torto o
a ragione, considerato il regista di un'operazione di cui non
sappiamo nulla e di cui lo stesso sfortunato Regeni era con tutta
probabilità del tutto all'oscuro. Una semplice pedina mandata allo
sbaraglio.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Chi potrebbe forse dare
qualche informazione in merito è l'insegnante inglese che coordinava
la ricerca e che lo aveva mandato in Egitto, ma , almeno a quanto
riportato dalla stampa, la sua collaborazione alle indagini è stata
minima. Eppure le cose da chiarire sarebbero tante. Chi è? Che tipo
di Istituto dirige? Chi lo finanzia? Che ricerche svolge e per chi?
Tutte domande a cui non pare che né la Magistratura né la stampa
abbiano dato molto peso, puntando tutto sul Cairo, quando forse
sarebbe stato opportuno indagare anche a Londra.</span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-6115247405449426062023-12-30T17:11:00.000+01:002023-12-30T17:11:17.278+01:00Se questi sono uomini... Dalla Ceka a Kronstadt al Gulag.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSs_K8-pq93gQmDGW5Avx0Sq70YqmoJMAeyTem5YlTfeYHF36YQbkRFfGgohtMF9cmZKs64Pn9QBj01QRya9T7Xv0YPBJHTnmM1PBrJ4Tb5XdEWzbkZC7g2cvvxtdfoE51MVPcLXIm9cbj8biick8iP8-RZEAZ-cE6BsRQrJVuM4W9dKYw4wt7222FVh8/s1004/Cop.%20Se%20questi%20sono%20light_page-0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1004" data-original-width="694" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSs_K8-pq93gQmDGW5Avx0Sq70YqmoJMAeyTem5YlTfeYHF36YQbkRFfGgohtMF9cmZKs64Pn9QBj01QRya9T7Xv0YPBJHTnmM1PBrJ4Tb5XdEWzbkZC7g2cvvxtdfoE51MVPcLXIm9cbj8biick8iP8-RZEAZ-cE6BsRQrJVuM4W9dKYw4wt7222FVh8/w276-h400/Cop.%20Se%20questi%20sono%20light_page-0001.jpg" width="276" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">È in via di
pubblicazione l'ultima ricerca di Roberto Massari dedicata a sfatare
il mito tanto caro alla sinistra comunista, sia trotskista che
bordighiana, di una netta cesura fra la fase leninista e quella
staliniana della storia dell'URSS. Una continuità evidenziata non
tanto da una visione politica, a partire da quella "teoria
leninista del partito" di cui Massari mosta la natura mitica, ma
dalla storia degli apparati repressivi che dalla primitica Ceka
conduce al KGB e, per certi aspetti, ancora permane nella Russia
putinina.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Un libro di grande
interesse di cui offriamo in anteprima la copertina e l'indice.</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHOzgP5f37ci0wCm3zDoQnSxsVIanKs2TdQRtOdsLQ0nQZgRAl5T2zJZhL6BQxLycUlPnd9XKIVO3ICvgcUyhzls10vCmSV2DwvBJJWUa9qMChO0ZvDdUrJeCdSx6jmKdItQhck3ShUmTmEUJkR0B1zZ0ujoZ0ZQ3KSOCgM09FvLg7VTRL7LonZ1CUkWs/s1004/Se%20questi%20sono%20light-5_page-0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1004" data-original-width="709" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHOzgP5f37ci0wCm3zDoQnSxsVIanKs2TdQRtOdsLQ0nQZgRAl5T2zJZhL6BQxLycUlPnd9XKIVO3ICvgcUyhzls10vCmSV2DwvBJJWUa9qMChO0ZvDdUrJeCdSx6jmKdItQhck3ShUmTmEUJkR0B1zZ0ujoZ0ZQ3KSOCgM09FvLg7VTRL7LonZ1CUkWs/w453-h640/Se%20questi%20sono%20light-5_page-0001.jpg" width="453" /></a></div><br /><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-50169428380240711442023-12-29T12:44:00.000+01:002023-12-29T12:44:20.817+01:00SCRITTURE OPERAIE. L'esperienza genovese 1970-2020:<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_fwuTyDFdS5tKQLLCqZwow_lbOCbvw1fw7evvtXJOykH_z6uexVTpUhusaM6W95xD65vasjdvBaw6Cnc-xj7xn2PsUB8VKFxMDXMuxqhUBNpLz4YfvfZtr2ubwnd-Pr8u8-fez09157EX58baytMQg5Me-dql_kcG45nqKU6qgFA1fvXkP38GxDkSbYk/s2048/414355212_10228439145757019_2721882130015147817_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1448" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_fwuTyDFdS5tKQLLCqZwow_lbOCbvw1fw7evvtXJOykH_z6uexVTpUhusaM6W95xD65vasjdvBaw6Cnc-xj7xn2PsUB8VKFxMDXMuxqhUBNpLz4YfvfZtr2ubwnd-Pr8u8-fez09157EX58baytMQg5Me-dql_kcG45nqKU6qgFA1fvXkP38GxDkSbYk/w283-h400/414355212_10228439145757019_2721882130015147817_n.jpg" width="283" /></a></div><br /><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><b>SCRITTURE OPERAIE.
L'esperienza genovese 1970-2020:
</b></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Nella Genova degli anni
Settanta, quattro metalmeccanici, Pippo Carrubba, Fancesco Currà,
Vincenzo Guerrazzi e Giuliano Naria iniziano a scrivere testi
letterari. Lo faranno per tutta la vita pubblicando romanzi,
inchieste giornalistiche, favole, racconti, poesie e LP. Tre di loro
daranno vita, con altri compagni di lavoro, al Collettivo letterario
dell'Ansaldo Meccanico, un laboratorio di creatività operaia unico
nel panorama italiano e non solo. Attraverso saggi, testimonianze e
documenti inediti, oltre a una ricca antologia, il libro racconta,
per la prima volta, questa straordinario rapporto tra vita di
fabbrica e cultura. L'esperienza è contestualizzata nella genealogia
della scrittura operaia, a partire dal falegname-filosofo parigino
Louis Gabriel Gauny (1806-1889) fino al Festival di letteratura
working class che si è svolto a Campi Bisenzio (Firenze) nel 2023</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;"><br /></span></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><span style="text-align: left;">IL LIBRO sarà presentato<br /></span>VENERDI' 12 GENNAIO, ore
17<br />nella Sala Camino di
PALAZZO DUCALE (Genova, piazza Matteotti)</b></div>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">All'incontro
parteciperanno Claudio Panella (Università di Torino), Marco Codebò
e Giorgio Moroni (curatori) e una parte degli autori: Stefano A.
Bigazzi, Claudio Gambaro, Liliana Lanzardo, Giovanna Lo Monaco,
Augusta Molinari, Rosella Simone. Coordina Giuliano Galletta.</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-38324078366311950162023-12-23T15:46:00.003+01:002023-12-23T15:50:47.853+01:00Bordighisti filoputiniani. Dovevamo vedere anche questa<p><br /></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Durante la nostra ormai
lunga vita ne abbiamo viste di tutti i colori, ma questa ci mancava.
I pronipoti di Amadeo, vestali del verbo bordighista e
dell'invarianza del marxismo che nacque integralmente definito e
intoccabile già dal primo vagito del Marx infante, schierarsi in
nome dell'antiamericanismo a fianco dello zar Putin.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Così nell'ultimo numero
di Programma comunista vediamo riprese ad una ad una, e perfino
esasperate, la tesi di Putin che i motivi dell'aggressione all'Ucraina
(ma lui la chiama "Operazione speciale") sono la
denazificazione del paese e una risposta all'aggressività della
NATO.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Nell'articolo si lamenta </span><span style="text-align: left;">"il silenzio sulla
sorte delle popolazioni russofone del Donbass, spinte a proclamare
la separazione da Kiev per sfuggire a un regime pesantemente
oppressivo nei confronti di tutto ciò che ha sentore di russo entro
i confini dello Stato ucraino".</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Si sostiene (sempre
testuale) "la sollevazione in armi del Donbass russofono, in
atto fin dal 2014 come reazione al colpo di Stato di Maidan" e
che "lo Stato ucraino (...) che ha alla guida un burattino
nelle mani di forze esterne e gruppi di potere interni, è in preda
a una dilagante corruzione, e nella condotta della guerra non
durerebbe un giorno senza il supporto della Nato, nei cui comandi le
sue forze armate sono pienamente integrate".</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Per questi bordighisti
ultraortodossi il governo ucraino è "un governo quisling degli
USA". Quisling, per chi non lo sapesse, era il capo del governo
collaborazionista nella Norvegia occupata dai nazisti.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Un paragone di grande spessore storico, sicuramente un buon suggerimento per
il prossimo discorso di Putin che non si era ancora spinto fino a
questo tipo di argomentazioni.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="text-align: left;">Come diceva la vecchia
canzoncina? Ah si: "era meglio morire da piccoli....".</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-52093355482639063812023-12-11T19:43:00.002+01:002023-12-12T00:36:18.897+01:00La Massoneria nel Ponente ligure agli inizi del Novecento<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrTYHYaxkVNiIp1HfzYur5AHBzCBsEvypiM5sVtjI4KOdBNi6tSfdul272IeNsdsEvfi4x0LOmL0rnm-s6LlvKbUdzWrVnXqoBBxvxpnLCZEmmCknnq2kAfANqJym7q9-Qlz-b85PbhnYBhvIhxXWNixfwA3UMbgzQHLUXnpmWKNgP28AWnTOG4c4QWCQ/s1755/Quaderni%20per%20la%20storia%20della%20Massoneria%2011_page-0001.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1755" data-original-width="1240" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrTYHYaxkVNiIp1HfzYur5AHBzCBsEvypiM5sVtjI4KOdBNi6tSfdul272IeNsdsEvfi4x0LOmL0rnm-s6LlvKbUdzWrVnXqoBBxvxpnLCZEmmCknnq2kAfANqJym7q9-Qlz-b85PbhnYBhvIhxXWNixfwA3UMbgzQHLUXnpmWKNgP28AWnTOG4c4QWCQ/w283-h400/Quaderni%20per%20la%20storia%20della%20Massoneria%2011_page-0001.jpg" width="283" /></a></div><br /> <p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Quella della
Massoneria in Liguria è una storia ancora in gran parte da scrivere.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">A differenza
di altre regioni italiane non esiste a tutt'oggi una storia
complessiva ed organica della Massoneria nella nostra regione. La
letteratura in materia è piuttosto scarna e consiste soprattutto in
opuscoli o libri celebrativi la fondazione di singole logge. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Materiali il
più delle volte di scarso valore documentale e storico. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Se si
eccettuano i volumi dedicati da Luca Fucini alle vicende della
Massoneria a Ventimiglia e a Sanremo e al bel libro di Francesco
Barbanente sulla Massoneria a La Spezia e in Lunigiana, il panorama è
desolante. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Nulla su
Genova o su Savona, città dove la Massoneria ebbe non poco peso
soprattutto nel periodo intercorrente fra la nascita dello Stato
unitario e l'avvento del fascismo. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">E questo
non, come si potrebbe pensare, per il carattere particolarmente
riservato dell'istituzione liberomuratoria, che anzi in quel periodo
operava alla piena luce del sole, partecipando attivamente alla vita
sociale e politica delle comunità, qualche volta in modo persino
eccessivamente ostentato, ma per l'opera sistematica di distruzione
negli anni della persecuzione degli arredi e degli archivi delle
logge ad opera delle squadracce fasciste. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Nonostante
ciò non tutto è andato perduto, come dimostra il documento che
presentiamo in questo quaderno, la riproduzione anastatica del
regolamento interno della Loggia "Giuseppe Garibaldi" di
Porto Maurizio, approvato proprio all'inizio del secolo scorso, il 25
ottobre 1900, e controfirmato dal Gran Maestro Ernesto Nathan.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large; text-align: left;">G.A.</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large; text-align: left;"><br /></span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large; text-align: left;">il quaderno può essere letto o scaricato dalla mia pagina nel sito www.academia.edu</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large; text-align: left;"><br /></span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7419851241168261652.post-47425799382442499102023-12-07T10:56:00.000+01:002023-12-07T10:56:21.804+01:00Il racconto del paesaggio ligure<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhyiUDYOhm-6e6fNqRNGBxv5A2WFwGCdcjudacQ-TZpe71jUMH15UMVlbmkAfsLltZqQ96_54uu3QoI6MT52S0S-LyTuRSRFiaTzkbxc9V1w8vMk_TisrVfag9yvrYx8z4du5Ldl6-sJepzovGoOAYbHMTEfDifrLLQwVqGgsqVR42YOfGJpD42vqdgE4/s720/407339533_10222687902896084_3775023255130309831_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="512" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhyiUDYOhm-6e6fNqRNGBxv5A2WFwGCdcjudacQ-TZpe71jUMH15UMVlbmkAfsLltZqQ96_54uu3QoI6MT52S0S-LyTuRSRFiaTzkbxc9V1w8vMk_TisrVfag9yvrYx8z4du5Ldl6-sJepzovGoOAYbHMTEfDifrLLQwVqGgsqVR42YOfGJpD42vqdgE4/w285-h400/407339533_10222687902896084_3775023255130309831_n.jpg" width="285" /></a></div><br /> <p></p>Unknownnoreply@blogger.com