TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 13 aprile 2011

Passeurs, il cammino della speranza



La blindatura da parte francese dei valichi di frontiera ha fatto rinascere la figura del passeur, la "guida" capace di far passare il confine ai clandestini, conducendoli in Francia attraverso i vecchi e dimenticati sentieri dei pastori e dei contrabbandieri. Riceviamo e con molto piacere pubblichiamo questo scritto di Laura Hess Seborga che riprende cose scritte dal padre e da Francesco Biamonti, testimoni e cantori di un'epoca che speravamo almeno per questo aspetto definitivamente tramontata.

Laura Hess - Franca Sergi

Passeurs

"Guardò fuori, c'era una fetta di luna, ma anche nuvolaglia grigiastra in cielo, che forse avrebbe rlcoperto quel noioso pezzo di luna. Indicò agli uomini quattro sentieri diversi, che facendo giri si ritrovavano tutti ai piedi del colle più alto, che avrebbero dovuto salire.” (Guido Seborga “Una notte al confine”, Corriere Mercantile, 12 agosto 1959)

…..“sono le una – disse- direi che si potrebbe partire”……Uscirono nella notte in tre ore andando forte si poteva giungere al passo,….vide in fondo valle Grimaldi, il ponte Saint Louis;…sentì di fronte a sè l’alto pezzo nero della montagna ,.. ”( Guido Seborga, “Contrabbandiere”, Corriere della Liguria, 22 settembre 1956)

“Tutti dicono che Stella è anche una buona”guida” per i passaggi di frontiera senza i documenti regolari, via monte perché è più sicura della via mare dove un guardacoste può più facilmente mettere in difficoltà e individuare i clandestini. I liguri chiamano “feni­cotteri” quei meridionali che in gruppo, senza docu­menti e carte di lavoro, cercano di espatriare…” (G. Seborga, “I Barboni del mare”, Corriere Mercantile, 17 novembre 1960)

“Giovanni non è soltanto abile in mare, ma anche sulle colline e in montagna nessuno gli sta dietro; e co­nosce i passaggi e i colli meglio di ogni altro. Pro­prio per queste qualità….” (Guido Seborga, ” Storia di uomini del paese vecchio”, 8 aprile 1959)

“…si vendono quel poco che hanno per pagarsi la guida,una specie di contrabbandiere di carne umana o un uomo caritatevole chi lo sa?.…ma i fenicotteri non hanno tempo per pensare a queste cose, devono emigrare …e la guida o le guide..conoscono tutti i luoghi meglio di chiunque, ...I valichi sono di preferenza superati di notte, in quelle notti senza luna, favorevoli ai passaggi clandestini, è così ampio il retroterra, neppure un’intera armata potrebbe controllarlo tutto,… (Guido Seborga, “Il passaporto delle ginestre”, Corriere Mercantile,11 novembre 1959)

Seborga in questi racconti narra episodi e situazioni legati alla fine degli anni 50 durante l’immigrazione dei calabresi in Liguria e i loro tentativi di passare in Francia. La loro condizione era quella di disperati che non conoscono il territorio e non sanno come muoversi.
Il ciclo della storia sembra ripetersi con uomini, situazioni e tempi diversi : gli oppositori al regime negli anni del fascismo, i nostri meridionali che cercano lavoro in Francia, gli espatriati algerini e tunisini, rappresentano realtà sociali e culturali differenti ma i passaggi e gli attraversamenti sono quelli noti agli esperti della montagna da secoli.
Seborga e Biamonti raccontano di uomini che accompagnano i fuggiaschi oltre confine con abilità e conoscenza del territorio. Sono i passeurs, coloro che guidano gli emigranti clandestini oltre frontiera (secondo la definizione del dizionario francese - italiano). Oggi questa stirpe è ormai quasi scomparsa, ma i migranti da soli o con altre guide forse più improvvisate e con meno scrupoli e esperienza tentano il passaggio illegale spinti dalla loro situazione angosciosa.

“Prese una mulattiera che saliva in una gola buia e raggiunse un dosso di pietrischi. Lo aggirò e riprese a salire per le fasce di Aùrno. . “ (Francesco Biamonti, Vento Largo, Einaudi 1991)