TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 25 aprile 2012

Guido Seborga, Nuova Resistenza











Umberto Mastroianni, Cuneo Monumento alla Resistenza

Per noi il 25 Aprile è la festa della Libertà. Cosa allora può esserci più libero dei versi di un poeta che quei giorni visse da combattente per poi trasformarli in un'etica di vita che sostanziò la sua opera letteraria e il suo impegno civile. Ringraziamo Laura Hess Seborga per averci permesso la pubblicazione di questo inedito del 1962.

Guido Seborga

Nuova Resistenza


Non sempre mi riesce d'indugiare

Tra palma e palma
E il forte movimento delle foglie scarne

Piene di vento.

Non sempre la luce calda del mare
Mi avvolge per farmi tacere nel senso
Antico dell'ozio.

Come splende il sole nell'alba
Incantevole d'oriente

Illumina la mia forza vitale
Felicità della lotta.

Non sempre mi riesce d'indugiare calmo
Nei ricordi ma avanza il tempo

L'ora si frantuma ed i popoli d'Africa
Urlano alla vita il loro dolore

E soffre la grande Spagna e l'inquieto Portogallo.

Questi popoli me li porta la sabbia rossa
Che con lo scirocco giunge a granuli

Sino al giardino di casa e rivivo

Ore lontane che i giovani raccolgono
Nella nuova resistenza dei popoli.

Veglio sino al mattino coi giovani
Che mi fanno raccontare storie partigiane
Che avevo dimenticato e pensavo

Di non più narrare ma giovani fieri
Dal loro corpo agile e tenere fanciulle

Dagli occhi neri che abbagliano.

Li guardo stupito di essere amato

Da loro ogni mio vecchio sacrificio
Acquista un senso che credevo perduto.
..

Penso ai compagni morti a Renato

A Beppe a Franco e racconto la storia
Dei loro amori e mentre il vento caldo

Passa attraversa le foglie lacerate delle palme
Devo ancora narrare dell'ora triste della morte.