TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 22 febbraio 2020

Quanto eri viva Savona, quando Pertini era giovane



"Sandro Pertini. Gli anni giovanili" di Giuseppe Milazzo. Un libro da leggere.

Giorgio Amico

Quanto eri viva Savona, quando Pertini era giovane



Al di là della favola massmediatica di "nonno degli italiani" Sandro Pertini resta figura controversa e di difficile interpretazione. Esponente di secondo piano del PSI, assolutamente non paragonabile ai Nenni, Basso, Morandi né per capacità politiche né per originalità di pensiero, fu più che altro sempre molto attento a mettersi a vento nella feroce lotta di correnti che sempre travagliò il partito. Autonomista prima, fautore dell'unità d'azione con il PCI poi, stalinista quando era opportuno esserlo: fu lui a tenere in Parlamento per conto del PSI l'elogio funebre del "compagno Stalin" presentato come un simbolo luminoso di progresso, democrazia e pace, tanto da dichiarare con l'enfasi retorica tipica della sua oratoria:

«Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.»

Di nuovo autonomista negli anni del centrosinistra e della destalinizzazione, strettamente legato ad Alberto Teardo negli anni in cui questi egemonizzava il PSI a Savona, suo collegio elettorale. Rapporti politici su cui per carità di patria, perché è sempre brutto smontare le favole, nessuno allora volle andare a fondo e su cui solo un giornalista savonese, Bruno Lugaro, in un suo recentissimo libro su Teardo, ha iniziato a gettare un poco di luce.

Una figura complessa e controversa di cui i suoi compagni di partito savonesi, prima della elezione alla massima carica dello Stato, non parlavano con grande simpatia, soprattutto a causa della spigolosità del carattere e dell'atteggiamento dispotico spesso manifestato nei rapporti interni.

Un personaggio controverso su cui, al di là del mito del presidente nonno, così simile a quello del "Papa buono" Giovanni XXIII, è stato scritto veramente poco. Tanto che ancora non esiste una vera biografia redatta con toni non agiografici.

Un vuoto che finalmente si è iniziato a colmare con il lavoro, scrupolosissimo e approfondito, di Giuseppe Milazzo, che ancora una volta si conferma quanto di meglio sul piano della ricerca storica Savona abbia espresso in questi ultimi anni.

In "Sandro Pertini. Gli anni giovanili", appena uscito per le Edizioni l'Ornitorinco, Milazzo ricostruisce con estrema attenzione gli anni giovanili del futuro Presidente fino all'espatrio in Francia nel 1927. Passo dopo passo, Milazzo delinea la controversa formazione politica di Pertini, dall'adesione iniziale al Partito dei Combattenti, all'elezione nel Consiglio comunale di Stella nelle liste liberali, all'adesione infine al Partito Socialista e ad un coraggioso ed esplicito impegno antifascista che gli valse aggressioni verbali e bastonature in strada.

Nel suo libro, cinquecento pagine che si leggono come un romanzo grazie ad una scrittura estremamente accattivante ed efficace, l'autore ricostruisce non solo il percorso politico di un uomo, ma un momento storico ed un territorio. Ne esce un quadro affascinante di una Savona, ormai quasi del tutto scomparsa, con i suoi caffè, le sue fabbriche, le sue strade e le sue piazze. Una Savona di inizio Novecento mai raccontata così bene nella sua vita di ogni giorno e nei suoi protagonisti, che da sola merita la lettura del libro anche per chi non fosse particolarmente interessato agli aspetti politici della vicenda.

Insomma, un libro da leggere.