martedì 24 novembre 2009

IMPRONTE SEGNI Doppia personale di Giacomo Lusso e Aldo Pagliaro


IMPRONTE SEGNI


Doppia personale di Giacomo Lusso e Aldo Pagliaro


Dal 28 novembre al 13 dicembre 2009


Studio d’Arte Pagliaro Pozzo Garitta 10 Albissola Marina Savona


Inaugurazione sabato 28 novembre ore 18


Giacomo Lusso e Aldo Pagliaro propongono il frutto della loro ricerca recente esponendo dipinti e ceramiche nella suggestiva sede di Pozzo Garitta cuore culturale del centro storico di Albissola Marina (Savona).
In questa occasione espositiva, introdotta dal testo critico di Silvia Campese e col patrocinio del Comune di Albissola Marina, Giacomo Lusso e Aldo Pagliaro hanno anche realizzato un’opera dal valore concettuale composta da cento piastrelle ceramiche numerate con impresse le loro impronte del pollice e i segni distintivi che caratterizzano le loro opere. La locandina della mostra significatamene riproduce la piastrella sopraccitata con lo sfondo delle “ muè” tipici mattoni sporgenti presenti a Pozzo Garitta patrimonio della tradizione figula di Albisola. Lusso artista albisolese presenta dipinti verticali in tecnica mista della serie dei racconti caratterizzati dalle luci radenti che fanno scoprire allo spettatore nuovi paesaggi interiori. Pagliaro di nascita argentina e albisolese di adozione, espone le sue ceramiche in cui il richiamo alle problematiche dell’uomo contemporaneo trovano paesaggi tecnologici, totem e sfere dagli smalti fusi quali elementi caratterizzanti. Una ottima occasione per riscoprire il centro storico di Albisola e vedere una bella mostra.


Impronte e Segni di Giacomo Lusso e Aldo Pagliaro a Pozzo Garitta


Silvia Campese


Nella molteplicità dei significati delle parole Impronte e Segni, il senso più profondo delle opere di Giacomo Lusso e Aldo Pagliaro. Che cos’è un’Impronta? Un Segno, una traccia lasciata premendo dolcemente, con lieve pressione, con forza, una superficie: terracotta, ceramica, uno strato denso di colore. Ma il Segno non è solo Impronta. Il Segno è un universo di significati: è simbolo, è premonizione, è limite, ma è anche prodigio e miracolo, collegamento con una dimensione altra.

Tutte queste valenze, che vivono nelle opere di Lusso e Pagliaro, sono sintetizzate in un intervento che i due artisti hanno realizzato e che costituisce il senso più profondo della mostra: si tratta di una piastra di piccole dimensioni che ha ricevuto le impronte fisiche del dito di ognuno dei due artisti, accompagnate dagli elementi leit motiv della loro arte: i simboli criptici e le macchie rosse di Lusso, la semisfera, sintesi di passato e futuro, di Pagliaro. Realizzate in cento esemplari, le piastre divengono sunto del titolo stesso della mostra: le impronte acquisiscono una valenza segnica dove il piano simbolico e quello fisico si intersecano. L’azione compiuta dai due artisti tocca una sfera profondamente intima: l’impronta, traccia personale, costituisce una sorta di transfert di se stessi nell’oggetto. Un’azione che cita l’esperienza manzoniana del “fiato”, ma ancor più delle “uova” dove Manzoni, nella mostra evento del 1960 “Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte”, aveva impresso la propria impronta sulle uova che aveva poi distribuito al pubblico affinché se ne cibasse. Come nell’azione di Manzoni, così avviene nella piastra di Lusso e Pagliaro: l’oggetto acquista, tramite l’impronta, una individualità, una appartenenza che viene offerta al pubblico. Se l’opera di Manzoni doveva però essere ingerita, raggiungendo quella che alcuni critici hanno letto come una valenza eucaristica, per Lusso e Pagliaro l’azione rimane sul piano della profonda ricerca di intimità e comunicazione con il pubblico: un dialogo nudo, spoglio, diretto, fatto di gesti tanto semplici quanto autentici. Un modo, insomma, per donare esplicitamente il massimo dell’interiorità e della personalità in una totale comunione tra arte e pubblico: un’operazione che richiede allo spettatore un totale abbandono per intraprendere un viaggio nelle opere di Lusso e Pagliaro. Ma i due artisti non chiedono al pubblico uno sforzo che essi stessi non abbiamo compiuto anticipatamente in una duplice valenza: una messa a nudo della propria artisticità verso gli altri, ma anche verso se stessi per raggiungere una sintesi concettuale che dia significato alla fusione dei loro lavori apparentemente così differenti. Solo da un percorso di ricerca profondo è nata la mostra che oggi unisce i linguaggi dei due artisti a Pozzo Garitta, nello studio di Pagliaro, in quella che loro stessi definiscono una “identità di lavoro”. Del resto, una lunga amicizia lega Lusso e Pagliaro, da quando si conobbero negli anni settanta presso il forno a legna di Mantero. Da lì in poi una frequentazione assidua li ha portati a esporre spesso affianco, in mostre collettive, sino al nuovo, odierno passaggio. Pur se apparentemente molto differenti, le opere esposte hanno una matrice comune che trova la propria radice proprio nell’impronta e nel segno. Le ceramiche di Pagliaro recepiscono con forza l’impronta dell’artista che agisce con decisione sulla materia attraverso manipolazioni, ma anche fenditure e incisioni. Il mondo di Pagliaro coinvolge diverse tematiche: dal totem, simbolo di culture antiche, alle città futuribili, travolte da piogge acide o da catastrofi di cui l’uomo è più o meno colpevole. Al centro, la sfera, sorta di microcosmo, di sintesi della storia dell’uomo da cui si irradiano linee immaginarie, solchi.

“Segnica” l’opera pittorica di Giacomo Lusso, pur se in grado di recepire, sulla densa stratificazione del colore, l’impronta incisa dall’artista. Fatta di racconti interiori, che toccano le sfere più intime e misteriose della conoscenza per raggiungere la luce epifanica che irrompe nelle tele da una fonte mai raggiungibile o svelabile, l’opera di Lusso è legata da un eterno filo conduttore. Eterno poiché antico, insito nella storia dell’essere umano, dall’Età dell’Oro all’oggi. Proprio nella radicalità concettuale delle opere sta l’unità d’intenti dei due artisti: le ceramiche di Pagliaro, aggressive e cruente, parlano dell’uomo quanto la pittura soffusa, essenziale di Lusso. L’anelito di ricerca è la matrice di entrambi i lavori: una ricerca più violenta e terrena, compiuta tra gli uomini e il loro mondo in Pagliaro, un viaggio metaforico, in una dimensione onirica e mentale, nella pittura di Lusso. Due linguaggi differenti pervasi da una luminosità che in Pagliaro si fonde con l’atmosfera apocalittica del paesaggio, mentre in Lusso si fa accecante per celare il segreto della vita.




Giacomo Lusso nasce nel 1953 a Malles Venosta (BZ). Si avvicina giovanissimo alla pittura frequentando l’ambiente dei pittori lombardi legati alla tradizione figurativa. Trasferitosi in Liguria ad Albisola, a contatto con gli artigiani e gli artisti che frequentano la cittadina della ceramica alla fine degli anni sessanta, apprende le conoscenze del " fare arte ceramica in bottega". Diplomato al Liceo Artistico A. Martini di Savona, la sua prima mostra personale risale al 1972. Artista e sperimentatore, attraverso la ricerca in campo artistico utilizza come mezzo espressivo, sia le diverse tecniche ceramiche che la pittura e l’ideazione di azioni concettuali. Nel 2007 selezionato alla VIII Biennale Internazionale Ceramica di Manises Spagna con opera in permanenza presso il MIC museo internazionale della ceramica. Nel 2008 il Circolo degli Artisti di Albisola e la Fondazione Centofiori di Savona gli dedicano due spazi espositivi nell’ambito di “Priamar d’Autore”dove espone un’installazione di cento pezzi di ceramica, ideale libro ceramico, lunga otto metri e mezzo. Al suo attivo molte personali e collettive in Italia e all’estero e sue creazioni sono presenti in collezioni pubbliche e private.

Aldo Pagliaro, nato a Buenos Aires nel 1941, plasma il suo giovane ed impetuoso talento creativo nella Escuela de Artes Graficas di Buenos Aires, che gli apre le porte di una delle più importanti case editrici dell’Argentina, Fabril Finanziera S.A., dove vive una brillante carriera ventennale quale tecnico grafico e maestro del colore. Approdato in Italia nel 1975, vive e lavora ad Albissola Marina, dove sviluppa la propria arte nello studio di Pozzo Garitta 10. Le sue opere creano un ponte di collegamento tra passato, presente e futuro, interpretando gli effetti dello sviluppo tecnologico e del desiderio di predominio dell’uomo con colate grigie soffocanti e segni di ingranaggi inarrestabili che incidono una natura vergine creando voragini da cui emerge il rosso del sangue, del dolore che accomuna tutti gli essere viventi. Aldo Pagliaro ha partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali e le sue opere arricchiscono importanti collezioni private.