domenica 21 marzo 2010

Lo sciamano Ben Vautier



Quali rapporti intercorrono tra arte d'avanguardia e etnismo? Giuliano Arnaldi interviene sul testo di Ben Vautier (apparso su Vento largo il 16 marzo) con una stimolante riflessione sulle origini del linguaggio.


Giuliano Arnaldi

Lo sciamano Ben Vautier


La genialità di Ben Vautier è una strepitosa finestra sul nostro tempo, comunque si manifesti.

I temi posti rimandano al cuore di un dibattito appassionante e forse indispensabile, che concerne l’origine del linguaggio.

Questo argomento, un tempo confinato in ambiti scientifici rigorosamente impermeabili tra loro, “deborda” oggi nel mare unico dell’esperienza umana, tra neuroscienze e fumetti. Ogni disciplina scruta curiosa la materia di altri contesti, la con/fusione del nostro tempo obbliga anche i più timorosi ad incursioni ardite in ambiti di cui non sospettavano nemmeno l’esistenza, e il fumetto diventa – ad esempio- il linguaggio più adeguato per rappresentare in modo adeguato percorsi logico/matematici. ( “il Darwinismo in una nuvoletta” di Fabio Geda, la Stampa 10 marzo 2010 pag. 27)

In realtà ciò accade perché l’uomo percepisce il rischio di diventare essere “parlato” più che “parlante” e sente nuovamente il bisogno di narrarsi per ciò che è più che per ciò che ha constatando la sempre maggiore inadeguatezza del linguaggio fonetico ormai schiacciato dal peso banalizzante della TV.

Complici le nuove superfici di scrittura (gli schermi e in generale i supporti tecnologici) che “mescolano” sempre più e sempre più facilmente immagini e parole, le storie che raccontiamo configurano un nuovo linguaggio metaforico che ci consente di narrare il presente e proiettarlo nel futuro .

A ben vedere le radici di questo linguaggio sono però antichissime, o meglio atemporali. Il vocabolario archetipico è lo stesso delle incisioni rupestri, lo stesso delle culture primarie che lucidamente Ben Vautier analizza con rigore visionario nella classificazione sopra riportata, ma nell’uso concettuale della parola/segno, nel valore metaforico e trascendente affidato alla semplicità della scrittura che diventa forma Ben Vautier compie un gesto sciamanico di portata superiore e affida le parole ad una dimensione nuova.

La parola prende corpo come oggetto, come occupazione segnica di spazio e ciò rafforza il valore del contenuto, come accade per lingue considerate morte ( ad esempio il sanscrito) ma ben vive sotto traccia al punto da essere scelte per operazione di assoluta contemporaneità: Avatar non è solo il titolo di una innovativa pellicola di questi giorni, ma un termine che appunto in sancrito significa disceso (ava) sulla Terra (tara).

Possiamo ben dire, con Clifford Geerts “ Con non poco successo abbiamo cercato di scuotere il mondo, tirando da sotto i piedi i tappeti, rovesciando tavolini da té, facendo esplodere petardi. Compito di altri è stato di rassicurare, il nostro quello di destabilizzare. Fra australopitechi, bricconi, consonanti avulsive, megaliti noi siamo insomma venditori ambulanti di anomalie, spacciatori di stranezze, mercanti di stupore”. Vale per gli antropologi, vale per gli artisti, vale per tutti coloro che come Ben Vautier aprono finestre sul mistero. Vale anche per chi come noi ha semplicemente voglia di guardare il mondo che da quelle finestre si intravede.


Giuliano Arnaldi vive e lavora a Savona. Sovrintendente Generale del MAP, Museo di Arti Primarie di "Saona". Appassionato ed esperto di arte primarie, prevalentemente africane: ideatore e coordinatore del format culturale TRIBALEGLOBALE, ha curato eventi in luoghi diversi : 2000 -London, Black Soul, Nice 2004 Africa Anima del mondo in contempornea in diversi spazi museali e archeologici privati e pubblici, Il Padiglione della Marginalità nell'ambito della 52 Biennale di Venezia , la riapertura ( dopo ven'anni di chiusura) nel 2004 della casa Museo Jorn ad Albissola Marina.