venerdì 28 giugno 2013

Salviamo i Quaderni della Fondazione Guevara


Riprendiamo la manchette apparsa su Il Manifesto di ieri. 

Da 14 anni la Fondazione Guevara, animata da Roberto Massari svolge un'attività insostituibile di documentazione e ricerca sulla figura e l'opera del Che.
E questo nonostante il disinteresse della sinistra e il silenzio ostinato della stampa.
Nonostante ciò, la Fondazione ha continuato il suo lavoro attraverso l'organizzazione dei Convegni  annuali e la pubblicazione dei Quaderni.
Ora, proprio in un momento in cui la crisi globale renderebbe necessaria una crescita della riflessione critica questo percorso rischia di interrompersi.

Evitiamo che ciò accada!



giovedì 20 giugno 2013

domenica 16 giugno 2013

Sebastian Matta - L'origine è adesso


A Savona una grande mostra ripercorre l'opera di Sebastian Matta, l'ultimo grande surrealista, amico di Jorn e di Lam. 

Sebastian Matta - l'origine è adesso
Savona 8 giugno - 1 settembre 2013

Sebastian Matta, nato a Santiago del Cile nel 1911 e scomparso nel 2002 a Civitavecchia, ha saputo sintetizzare il linguaggio surrealista con il dinamismo dell’Action Painting (Gorky, Pollock, Motherwell ecc.), alla cui nascita ha incisivamente contribuito e dalla quale è stato a sua volta influenzato durante il lungo soggiorno negli Stati Uniti (1939-1948). Il risultato è sorprendente: una narrazione fatta di segni e figure tra il primordiale e il fantascientifico, che parlano del dramma dell’uomo contemporaneo senza mai perdere la forza dirompente, rivoluzionaria e “originaria” propria dell’artista.

In occasione della sua presenza a Savona e Albisola, Matta saputo ha coniugare con particolare energia sperimentazione artistica e impegno civile. Si inserisce in questo ambito l’esposizione delle sue opere al Festival de l’Unità, nell’estate del 1983, dove il Partito Comunista savonese prende posizione in difesa e sostegno del popolo cileno. In questo contesto viene organizzata alla Fortezza del Priamar l'esposizione Arte e Lotta, alla quale partecipano grandi artisti latinoamericani, quali, in primis, Sebastian Matta ma anche Nemesio Antunez, l'argentino Carlos Carlé, il paraguayano Aiax Barnes. Per quell'occasione Sebastian Matta mette a disposizione quattordici sue opere, alcune vendute devolvendo il ricavato all'Associazione Italia-Cile; le rimanenti furono donate dall'artista alla Federazione savonese del P.C.I. e oggi fanno parte della collezione della Fondazione Cento Fiori.

Ad Albisola, invece, Matta incontra il linguaggio della ceramica, partecipando agli straordinari “Incontri Internazionali della ceramica”, nel 1954, e lavorando in più occasioni presso la Fabbrica Mazzotti, dove realizza anche il celebre vaso “L’Oscar di Albisola”.

La mostra – trentacinque opere tra dipinti, sculture e grafiche - costituisce un suggestivo cammino attraverso la ricerca visiva (e visionaria) dell’artista cileno. Come scrive Silvia Pegoraro, “Matta è uno di quegli artisti che si sforzano di dare una dimensione pubblica, civile, politica, al loro messaggio artistico; che tentano di infrangere la barriera elitaria del linguaggio poetico; che non hanno paura di contaminazioni ma cercano anzi, in nome di una coscienza collettiva di cui si sentono parte, una assunzione di responsabilità ideologica, senza rinunciare alla loro funzione di liberi ricercatori”. Quella di Matta è una “narrazione” drammatico-grottesca estremamente tesa e graffiante, che si sforza di esprimere il reale nella sua complessità, soprattutto di rendere visibile quella parte della realtà che normalmente è invisibile, col respiro di un affresco, anche nelle opere di piccole dimensioni.

Tra i lavori in mostra, Tangame mucho, del 1999, o la celebre poltrona-scultura Alidor, 1974, in resina dorata, o ancora uno dei suoi ultimissimi dipinti, il grande Oestrego, realizzato poco prima di morire, nel 2002 (opere provenienti dalla collezione Ulisse Gallery Contemporary Art). Di grande rilievo la presenza di alcuni dipinti inediti: ad esempio, i due provenienti dalla collezione della scultrice Cordelia von den Steinen, grande amica di Matta negli anni del suo soggiorno italiano insieme al marito, lo scultore Pietro Cascella, in collaborazione col quale Matta realizzò il dipinto I due ubriachi (1962), per la prima volta qui in mostra come l’opera più tarda (anni ’90), intitolata da Matta, con scritta autografa, 48 anni doppo (sic), secondo la sua tipica inclinazione a deformare e contaminare le lingue.

Altri interessanti inediti, gli olii su tela dei primi anni ’70, sempre provenienti da collezioni private, e quindi assai difficilmente visibili altrove, che richiamano stilisticamente i murales realizzati da Matta proprio in quegli anni : Ah!Ah! (1969-72), M'orbite (1970-71) e Senza titolo (1972).



Roberto Antonio Sebastián Matta Echaurren (Santiago del Cile, 11 novembre 1911 – Civitavecchia, 23 novembre 2002) dopo gli studi in architettura, nel 1934, si trasferisce in Europa, dove entra in contatto con intellettuali come Rafael Alberti e Federico García Lorca, e dove, a Parigi, lavora con Le Corbusier e conosce, nel 1937, conosce André Breton e Salvador Dalí, e aderisce al Surrealismo, elaborando una pittura incentrata su “morfologie psicologiche”. Di lui, nel 1944, Breton scriverà: «Matta è colui che maggiormente tiene fede alla propria stella, che è forse sulla strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del fuoco» È costantemente in movimento, dalla Scandinavia, dove conosce Alvar Aalto, a Londra, dove fa amicizia con Henry Moore, Roland Penrose e René Magritte. All'inizio della Seconda guerra mondiale fugge a New York assieme a molti altri artisti d'avanguardia. Qui esercita una decisiva influenza su alcuni giovani artisti americani come Jackson Pollock e Arshile Gorky. Viene allontanato dal gruppo surrealista (sarà riammesso solo nel 1959), accusato di aver indirettamente provocato il suicidio di Gorky a causa della sua relazione con la moglie dell'amico pittore di origine armena.

Trasferitosi a Roma nel 1949, diventerà un importante punto di raccordo tra l'espressionismo astratto e il nascente astrattismo italiano. Lasciata Roma nel 1954, si trasferisce a Parigi, mantenendo uno stretto legame con l'Italia.

Alla fine degli anni '50, Matta è già un artista universalmente noto, con opere esposte in importanti musei europei e americani. Nel 1971 la rivista francese “Connaissance des Arts” lo colloca fra i dieci migliori pittori contemporanei al mondo. Tra gli anni '60 e ’70, Matta sostiene apertamente la politica di Salvador Allende, e in occasione della vittoria elettorale di Unidad Popular nel ’70, torna in patria, dove guida un gruppo di pittori muralisti, le Brigate Ramona Parra, che dipingono sui muri i motivi del programma economico e sociale di Allende. In seguito al golpe militare di Pinochet, l'artista è dichiarato "persona non grata", e inserito in una lista nera. Matta decide allora di diventare cittadino francese.

Dagli anni Sessanta elegge Tarquinia come sua residenza parallela, stabilendosi in un ex convento dei frati Passionisti, dove è tuttora tumulato. Tra il 1973 e il 1976 progetta e costruisce, con il pittore e scultore Bruno Elisei, l'Autoapocalipse, una casa edificata riciclando vecchie automobili, come provocazione contro il consumismo. Nel 1985 il Centre Georges Pompidou di Parigi gli dedica una grande retrospettiva. Nello stesso anno Chris Marker gli dedica un documentario, Matta '85.

L’ultima mostra di Matta realizzata vivente l’artista si inaugura nel novembre 2002 presso la Casa d’Arte Ulisse di Roma (oggi Ulisse Gallery Contemporary Art). Matta muore pochi giorni dopo, all’età di 91 anni.




MATTA
L’origine è adesso

8 giugno – 1 settembre 2013
Pinacoteca Civica di Savona

Orari
lunedì, martedì, mercoledì: 9,30 – 13,00
giovedì, venerdì, sabato: 9,30 - 13,00 / 15,30 - 18,30
domenica: 10,00 - 13,00Lunedì, Mercoledì, Venerdì: 8,30 / 13,00



mercoledì 12 giugno 2013

Musica e storia a Castel Govone




Finalmente restaurato e visitabile a Finale Ligure Castel Govone, splendido esempio di architettura militare medievale 


Alla fine del XII secolo Enrico I Del Carretto o suo figlio Enrico II costruì una "caminata", cioè un palazzo feudale, sopra il colle del Becchignolo, lo sperone roccioso che domina Finalborgo, capitale del marchesato; esso venne ampliato e fortificato da Enrico II nel 1217. Fu demolito parzialmente nel 1448 dalla Repubblica di Genova e subito ricostruito da Giovanni I Del Carretto tra il 1451 e il 1452.

Nel corso del secolo successivo il castello fu ulteriormente ampliato ad opera di Alfonso I Del Carretto, del figlio Giovanni II e del nipote Alfonso II. Il progetto di questi ampliamenti è un tipico esempio della cosiddetta "architettura militare di transizione" e sembra ispirato da Francesco di Giorgio, con cui Alfonso dovrebbe aver avuto occasione d'incontrarsi a Roma e forse a Milano. Il primo intervento fu l'aggiunta di un corpo di fabbrica triangolare culminante nella "Torre dei Diamanti" (circa 1490), una torre a forma di carena di nave e coperta da uno splendido bugnato. Il nuovo corpo serviva a difendere il castello da attacchi di artiglieria dal lato del pendio che scende verso il mare.

Poco dopo, nel secondo o terzo decennio del XVI secolo cominciò la realizzazione di una cinta rettangolare esterna, la cui costruzione fu completata negli ultimi anni di dominio carrettesco (ante 1558).

Ulteriori opere esterne, ma finalizzate alla sicurezza del castello, furono realizzate sotto il dominio spagnolo. L'intervento principale fu la costruzione nel 1643 di Castel San Giovanni, che protegge il pendio sotto il castel Gavone, impedendovi l'installazione di artiglierie nemiche[2]. L'ultimo importante intervento, opera di Gaspare Beretta nel 1674, fu lo sbancamento di uno spalto roccioso sul lato settentrionale, sempre per impedire che ci si potessero fortificare gli attaccanti. Simultaneamente furono realizzate alla base della cinta esterna una traversa, una punta e una strada coperta per impedire l'approssimarsi di genieri nemici.

Il castello fu nuovamente demolito dai soldati genovesi nel 1715 dopo l'acquisto del Marchesato da parte della Repubblica di Genova.

Il 29 dicembre 1989 il castello fu donato al Comune di Finale Ligure, che attualmente sta provvedendo ad un recupero finalizzato alla conservazione e alla fruizione turistica delle imponenti rovine.

(Da: Wikipedia)


sabato 8 giugno 2013

Francesco Biamonti - Itinerari di letteratura



Riprendiamo dal bel sito (che consigliamo a tutti di visitare) di Alberto Cane questo comunicato. La foto di copertina è di Alberto Cane.

Francesco Biamonti - Itinerari di letteratura
nona edizione 2013



V'è in Boine un contrasto fra la solarità mediterranea e l'esperienza interiore, tra la concretezza e la spiritualità, la corposità della parola carica di forza espressionista e l'evocazione lirica che tende alla commozione e al silenzio. La scrittura, che sembra d'impeto, vortica in un rovello morale, e la franchezza del vivere rude si assottiglia in dolorose querelles. Il suo animo s'accende all'improvviso, ma altrettanto all'improvviso si turba e si stanca; è radicato alla terra degli ulivi, ai muri ferrigni e se ne distacca nel contempo; la pace e l'onda vi si alternano.


Francesco Biamonti





San Biagio della Cima (IM)
Centro polivalente "Le rose"


Sabato 8 giugno
ore 17.30
Presentazione di
Spaesati
Luoghi d'Italia in abbandono tra memoria e futuro
di Antonella Tarpino
Giulio Einaudi Editore
introduce
Professor Massimo Quaini
sarà presente l'autrice

Sabato 15 giugno
ore 17.30
Presentazione del libro
Un capitolo della biografia di Boine
di Andrea Aveto
Edizioni Città del silenzio
introduce
Professor Vittorio Coletti
sarà presente l'autore

Domenica 16 giugno
Passeggiata lungo i sentieri reali e letterari di Francesco Biamonti
Punto di ritrovo presso Collabassa alle ore 9.00.
Ai partecipanti si consiglia di indossare scarponcini da trekking e munirsi di borraccia d'acqua.

Sabato 29 giugno
ore 17.30
Presentazione dei libri
Lettere a Mario Novaro 1913 - 1919
di Camillo Sbarbaro
Edizioni San Marco dei Giustiniani
a cura di Veronica Pesce

Lettere a Enrico Falqui
a cura di Diego Divano e Daniela Carrea
Introduce
Prof. Simona Morando
saranno presenti Veronica Pesce e Digo Divano
letture di Marta Amalberti






martedì 4 giugno 2013

Questo è amore - This is love: il video d'amore omosessuale della Fondazione per la Cultura al Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova



Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce
Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura

Prima e dopo Cannes: il video d’amore omosessuale della Fondazione per la Cultura entra nel Museo d’Arte Contemporanea

Questo è amore – This is love”

Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce – venerdì 14 giugno – ore 18

Per la filosofa Nicla Vassallo: «Il video “Questo è amore. This is love” costituisce l’omaggio intenso alla profondità del desiderio di conoscenza, alla ricerca di una bellezza, che s’avvia con Platone, una bellezza oggettiva, epistemica, etica, estetica, bellezza portatrice di diritti e verità. Una ricerca cui, in questo caso, presto pubblicamente la mia pelle alle emozioni e alle ragioni di Vita Sackville-West, Sandro Penna, Federico García Lorca, Paul Verlaine».

A scrivere sulla pelle della filosofa è l’artista e calligrafa Francesca Biasetton, che dichiara: «La calligrafia – disciplina che impiego nel video per esprimere la mia arte – si situa spesso in stretto rapporto col testo che scrivo. E’ proprio il gesto artistico dello scrivere a richiamare l’attenzione sul testo e sul supporto, in questo caso “inusuale”, al pari di altri supporti consueti e inconsueti su cui scrivo, per comunicare un messaggio preciso, al contempo estetico, poetico, ricercato, semplice. Nel caso di “Questo è amore. This is love” la poesia che scrivo sul corpo intende trasmettere un pensiero calligrafico di impegno civile a favore dei diritti umani in ogni luogo del mondo».

Come è noto, all’ultimo Festival del cinema di Cannes, la Palma l’oro è stata conferita a “La vie d’Adèle”, del registra Abdellatif Kechiche, con Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux quali protagoniste. Film ad alto contenuto artistico, oltre che umano e civile, film di un amore omosessuale tra due donne, film in cui, attraverso l’amore, si scopre se stessi/e, in cui è la crescita personale, in cui l’amore omosessuale, in particolare l’amore saffico, viene sdoganato dai soliti triti e ritriti pregiudizi. Non per nulla, Nicole Kidman, membro della giuria, si è espressa, senza mezzi  termini su “La vie d'Adèle”: «Quando dimentichi di essere in un teatro, quando non ricordi che stai vedendo fotogrammi... ebbene vuol dire che hai davvero qualcosa in cui credere e che devi sostenere».

Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura continua a sostenere molte tra le battaglie per i diritti civili, tra cui quella contro l’assurdità dell’omofobia, nonché quella per l’equità e l’eguaglianza tra amori eterosessuali e amori omosessuali. La Fondazione denuncia ogni anno l’omofobia il 17 maggio, in occasione dell’International Day Against Homophobia and Transphobia, nella convinzione che questa fobia vada sempre contrastata, quotidianamente. Da qui il video “Questo è amore. This is love” disponibile sempre su You Tube e per sempre, in quanto installazione permanente, al Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce.

Quest’anno per il 17 maggio la Fondazione ha prodotto “Questo è amore. This is love”, un giorno prima del 18 maggio, data in cui la Francia (altri paesi lo hanno già fatto) approvava la legge sui matrimoni tra coppie del medesimo sesso, mentre dopo pochi giorni la Palma d’oro veniva assegnata a “La vie d’Adèle”.

La presentazione dell’installazione permanente a Villa Croce del video “Questo è amore. This is love” è fissata per venerdì 14 giugno alle ore 18,giornata significativa, in quando nella maggior parte delle città italiane segna l’inizio della settimana del Pride.

Tra i relatori: Francesca Biasetton (Artista e Calligrafa); Ilaria Bonacossa (Curatrice delle Attività Espositive di Villa Croce); Luca Borzani (Presidente di Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura); Carla Sibilla (Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Genova); Nicla Vassallo (Professore Ordinario di Filosofia Teoretica).

Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce
Via J. Ruffini, 3 - 16128 Genova