A Savona una grande mostra ripercorre l'opera di Sebastian Matta, l'ultimo grande surrealista, amico di Jorn e di Lam.
Sebastian Matta - l'origine è adesso
Savona 8 giugno - 1 settembre 2013
Sebastian Matta, nato
a Santiago del Cile nel 1911 e scomparso nel 2002 a Civitavecchia, ha
saputo sintetizzare il linguaggio surrealista con il dinamismo
dell’Action Painting (Gorky, Pollock, Motherwell ecc.), alla cui
nascita ha incisivamente contribuito e dalla quale è stato a sua
volta influenzato durante il lungo soggiorno negli Stati Uniti
(1939-1948). Il risultato è sorprendente: una narrazione fatta di
segni e figure tra il primordiale e il fantascientifico, che parlano
del dramma dell’uomo contemporaneo senza mai perdere la forza
dirompente, rivoluzionaria e “originaria” propria dell’artista.
In occasione della
sua presenza a Savona e Albisola, Matta saputo ha coniugare con
particolare energia sperimentazione artistica e impegno civile. Si
inserisce in questo ambito l’esposizione delle sue opere al
Festival de l’Unità, nell’estate del 1983, dove il Partito
Comunista savonese prende posizione in difesa e sostegno del popolo
cileno. In questo contesto viene organizzata alla Fortezza del
Priamar l'esposizione Arte e Lotta, alla quale partecipano grandi
artisti latinoamericani, quali, in primis, Sebastian Matta ma anche
Nemesio Antunez, l'argentino Carlos Carlé, il paraguayano Aiax
Barnes. Per quell'occasione Sebastian Matta mette a disposizione
quattordici sue opere, alcune vendute devolvendo il ricavato
all'Associazione Italia-Cile; le rimanenti furono donate dall'artista
alla Federazione savonese del P.C.I. e oggi fanno parte della
collezione della Fondazione Cento Fiori.
Ad Albisola, invece,
Matta incontra il linguaggio della ceramica, partecipando agli
straordinari “Incontri Internazionali della ceramica”, nel 1954,
e lavorando in più occasioni presso la Fabbrica Mazzotti, dove
realizza anche il celebre vaso “L’Oscar di Albisola”.
La mostra –
trentacinque opere tra dipinti, sculture e grafiche - costituisce un
suggestivo cammino attraverso la ricerca visiva (e visionaria)
dell’artista cileno. Come scrive Silvia Pegoraro, “Matta è uno
di quegli artisti che si sforzano di dare una dimensione pubblica,
civile, politica, al loro messaggio artistico; che tentano di
infrangere la barriera elitaria del linguaggio poetico; che non hanno
paura di contaminazioni ma cercano anzi, in nome di una coscienza
collettiva di cui si sentono parte, una assunzione di responsabilità
ideologica, senza rinunciare alla loro funzione di liberi
ricercatori”. Quella di Matta è una “narrazione”
drammatico-grottesca estremamente tesa e graffiante, che si sforza di
esprimere il reale nella sua complessità, soprattutto di rendere
visibile quella parte della realtà che normalmente è invisibile,
col respiro di un affresco, anche nelle opere di piccole dimensioni.
Tra i lavori in
mostra, Tangame mucho, del 1999, o la celebre poltrona-scultura
Alidor, 1974, in resina dorata, o ancora uno dei suoi ultimissimi
dipinti, il grande Oestrego, realizzato poco prima di morire, nel
2002 (opere provenienti dalla collezione Ulisse Gallery Contemporary
Art). Di grande rilievo la presenza di alcuni dipinti inediti: ad
esempio, i due provenienti dalla collezione della scultrice Cordelia
von den Steinen, grande amica di Matta negli anni del suo soggiorno
italiano insieme al marito, lo scultore Pietro Cascella, in
collaborazione col quale Matta realizzò il dipinto I due ubriachi
(1962), per la prima volta qui in mostra come l’opera più tarda
(anni ’90), intitolata da Matta, con scritta autografa, 48 anni
doppo (sic), secondo la sua tipica inclinazione a deformare e
contaminare le lingue.
Altri interessanti
inediti, gli olii su tela dei primi anni ’70, sempre provenienti da
collezioni private, e quindi assai difficilmente visibili altrove,
che richiamano stilisticamente i murales realizzati da Matta proprio
in quegli anni : Ah!Ah! (1969-72), M'orbite (1970-71) e Senza titolo
(1972).
Roberto Antonio Sebastián Matta Echaurren
(Santiago del Cile, 11 novembre 1911 – Civitavecchia, 23 novembre
2002) dopo gli studi in architettura, nel 1934, si trasferisce in
Europa, dove entra in contatto con intellettuali come Rafael Alberti
e Federico García Lorca, e dove, a Parigi, lavora con Le Corbusier e
conosce, nel 1937, conosce André Breton e Salvador Dalí, e aderisce
al Surrealismo, elaborando una pittura incentrata su “morfologie
psicologiche”. Di lui, nel 1944, Breton scriverà: «Matta è colui
che maggiormente tiene fede alla propria stella, che è forse sulla
strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del
fuoco» È costantemente in movimento, dalla Scandinavia, dove
conosce Alvar Aalto, a Londra, dove fa amicizia con Henry Moore,
Roland Penrose e René Magritte. All'inizio della Seconda guerra
mondiale fugge a New York assieme a molti altri artisti
d'avanguardia. Qui esercita una decisiva influenza su alcuni giovani
artisti americani come Jackson Pollock e Arshile Gorky. Viene
allontanato dal gruppo surrealista (sarà riammesso solo nel 1959),
accusato di aver indirettamente provocato il suicidio di Gorky a
causa della sua relazione con la moglie dell'amico pittore di origine
armena.
Trasferitosi a Roma
nel 1949, diventerà un importante punto di raccordo tra
l'espressionismo astratto e il nascente astrattismo italiano.
Lasciata Roma nel 1954, si trasferisce a Parigi, mantenendo uno
stretto legame con l'Italia.
Alla fine degli anni
'50, Matta è già un artista universalmente noto, con opere esposte
in importanti musei europei e americani. Nel 1971 la rivista francese
“Connaissance des Arts” lo colloca fra i dieci migliori pittori
contemporanei al mondo. Tra gli anni '60 e ’70, Matta sostiene
apertamente la politica di Salvador Allende, e in occasione della
vittoria elettorale di Unidad Popular nel ’70, torna in patria,
dove guida un gruppo di pittori muralisti, le Brigate Ramona Parra,
che dipingono sui muri i motivi del programma economico e sociale di
Allende. In seguito al golpe militare di Pinochet, l'artista è
dichiarato "persona non grata", e inserito in una lista
nera. Matta decide allora di diventare cittadino francese.
Dagli anni Sessanta
elegge Tarquinia come sua residenza parallela, stabilendosi in un ex
convento dei frati Passionisti, dove è tuttora tumulato. Tra il 1973
e il 1976 progetta e costruisce, con il pittore e scultore Bruno
Elisei, l'Autoapocalipse, una casa edificata riciclando vecchie
automobili, come provocazione contro il consumismo. Nel 1985 il
Centre Georges Pompidou di Parigi gli dedica una grande
retrospettiva. Nello stesso anno Chris Marker gli dedica un
documentario, Matta '85.
L’ultima mostra di
Matta realizzata vivente l’artista si inaugura nel novembre 2002
presso la Casa d’Arte Ulisse di Roma (oggi Ulisse Gallery
Contemporary Art). Matta muore pochi giorni dopo, all’età di 91
anni.
MATTA
L’origine
è adesso
8 giugno – 1
settembre 2013
Pinacoteca Civica di
Savona
Orari
lunedì, martedì,
mercoledì: 9,30 – 13,00
giovedì, venerdì,
sabato: 9,30 - 13,00 / 15,30 - 18,30
domenica: 10,00 -
13,00Lunedì, Mercoledì, Venerdì: 8,30 / 13,00