TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 27 febbraio 2022

ANPI, movimento per la pace e democrazia. Lettera aperta al Presidente Nazionale dell'ANPI

"L'attacco all'ANPI è un attacco al movimento per la pace". Scrive in un comunicato il Presidente Nazionale dell'ANPI.

Caro Signor Pagliarulo,

la sua frase mi ha riportato indietro nel tempo quando ogni critica all'URSS o al partito comunista diventava immancabilmente un attacco alla democrazia e alla pace. Ma, ne sono convinto, non era questa la sua intenzione.

Non si offenda, esimio Presidente, ma l'ANPI non è il movimento per la pace, semmai una sua componente per quanto importante.e dunque criticare una Sua presa di posizione non significa in alcun modo ciò che lei lamenta.

Sempre col il massimo rispetto La inviterei poi a distinguere critica politica da attacco. Solo un intollerante, caro Presidente, può confondere le due cose. E lei di certo non lo è.

Con la massima deferenza mi permetto poi di ricordarle che come Lei in quanto presidente dell'ANPI ha tutto il diritto di assumere le posizioni che ritiene più idonee, io, umilissimo cittadino, ho lo stesso diritto di criticarle anche duramente. Si chiama democrazia.

Cordiali saluti

Giorgio Amico


Il lupo e l'agnello. Risposta ad un amico che dalla Grecia mi chiede cosa penso della situazione ucraina.

 


Risposta ad un amico che dalla Grecia mi chiede cosa penso della situazione ucraina.

(…) In modo un po disordinato metto giù a grandi linee quello che penso. Innanzitutto penso che un'operazione come quella messa in atto in Ucraina abbia bisogno di tempi molto lunghi di preparazione e che quindi militarmente sia stata pianificata da tempo. Penso che Putin abbia aspettato che tempi militari e tempi politici coincidessero per intervenire in modo definitivo visto che da sempre appoggia e arma i nazionalisti russofili del Donbass e dunque, anche se in modo limitato, interviene e condiziona la politica ucraina. Penso che Putin abbia valutato che  tempi politici e tempi militari coincidessero dopo la ritirata da Kabul e il manifestarsi di un esteso fronte sovranista nella UE. Ha puntato cioè su un presunto indebolimento dell'Occidente, pensando che la risposta sarebbe stata simbolica. Ha sondato il terreno in Siria, in Libia e poche settimane fa in Mali e di fronte alla mancanza di reazioni ha pensato che ci fossero le condizioni per realizzare adesso col minor costo possibile la riannessione dell'Ucraina. perché di questo si tratta, ricostituire l'impero russo nei suoi confini storici, considerati sicuri, rifacendosi non più alla vecchia URSS, ma addirittura all'impero zarista. Per questo trovo razionali le tesi di Lotta comunista che parla di conflitto interimperialistico conseguenza del crollo degli assetti di Yalta e della fine di un mondo bipolare. Per gli stessi motivi considero insostenibile la tesi di chi, come l'ANPI,* vede nella politica dell'Occidente e della NATO la principale se non l'unica causa del conflitto. Vedo anche un parallelismo stretto tra la politica di Putin e quella hitleriana degli anni Trenta basata sulla teoria che dove ci sono tedeschi lì è terra tedesca e che la Germania avesse diritto ad uno spazio vitale fuori delle sue frontiere e che pertanto minacciare questo spazio fosse portare un attacco diretto alla sicurezza tedesca tale da giustificare la guerra. Tesi ribadita apertamente oggi da Putin e sostanzialmente condivisa dall'ANPI quando evidenzia la legittimità delle preoccupazioni russe.

* "L’invasione russa è il punto di arrivo di tensioni e polemiche, alle volte molto violente, non solo fra Stati Uniti e Federazione russa, ma specificamente fra l’Unione Europea e la Federazione russa, in particolare da quando sono entrati nell’Unione Europea (e nella Nato) i Paesi dell’Est. È essenziale sottolineare inoltre la giustificata preoccupazione della Russia per il proliferare della presenza della Nato nei Paesi dell’Est" (Dal documento del Presidente nazionale dell'ANPI)


mercoledì 23 febbraio 2022

CHARTA Quarta edizione

 




martedì 22 febbraio 2022

Ucraina: l'orso russo perde il pelo (sovietico) ma non il vizio (imperialista)

 


Giorgio Amico

Ucraina: l'orso russo perde il pelo (sovietico) ma non il vizio (imperialista)

“La scelta di riconoscere le indipendenze di Lugansk e Donesk è un atto di forza che cercherà di legittimarsi quale risposta asimmetrica alle tante scelte sbagliate delle guerre occidentali. E proprio per questo non possiamo che definire l’annuncio del presidente russo Putin come un grave errore, un’avventura foriera di nuova guerra. Perché se legittimamente si difendono le ragioni del popolo russo, non è la risposta asimmetrica all’arroganza altrui, della Nato e degli Usa”.

Così' inizia l'editoriale del Manifesto di oggi , a firma di Tommaso Di Francesco. Inutilmente si cercherebbe nei titoli e negli articoli del giornale anche un minimo accenno alla invasione militare russa di parte del territorio ucraino. Eventualità sempre negata e presentata come una provocazione dell'Occidente.

Ancora ieri con eccezionale tempismo il giornale “comunista”, come ama definirsi nella manchette, aveva messo in burletta con la vignetta sopra riportata una possibile azione militare sovietica. Poche ore dopo i carri armati di Putin entravano nel Donbass.

Ancora una volta notiamo come per questi “comunisti” l'imperialismo sia solo quello americano. L'imperialismo russo non esiste. Come ai tempi di Stalin, Krushev e Breznev si tratta solo di “errori” e non di crimini. Errori per giunta causati dalle provocazioni, queste si criminali, dell'Occidente.

Sono gli stessi che il giorno del ricordo hanno parlato solo dei crimini del fascismo per negare i crimini, altrettanto feroci, dello stalinismo jugoslavo.

Sono gli stessi che negano scandalizzati che la seconda guerra mondiale sia stata preparata dal patto Ribentropp-Molotov e scatenata dall'invasione congiunta nazi-sovietica della Polonia. A cui Stalin aggiunse l'occupazione delle repubbliche baltiche e l'attacco alla Finlandia. Tutti ex territori dell'impero russo persi nel 1917 e a cui il nuovo imperialismo “sovietico” non intendeva rinunciare.

Il discorso di ieri di Putin è la migliore dimostrazione di questa continuità storica. In sostanza il presidente russo ha affermato che là dove ci sono russi, lì è Russia. Lo aveva sostenuto, con i fatti, già in Crimea e ancora prima nel caso delle province russofone della Georgia. D'altronde non è la prima volta che accade. Fu Hitler a sostenere che dove c'erano tedeschi lì era Germania e in base a ciò invadere prima l'Austria e poi i Sudeti.

Ma i nostri “comunisti” non se ne sono accorti. Per loro la storia non è cambiata. Che la Russia degli oligarchi e delle mafie eredi diretti della vecchia casta brezneviana non si mascheri più dietro la bandiera rossa, come faceva ai tempi del finto (e criminale) “comunismo” sovietico, ma anzi ostenti la bandiera imperiale zarista, come ha fatto Putin ieri, non cambia nulla. Il loro cuore continua a battere a Mosca e, si sa, al cuore non si comanda.

Per fortuna c'è ancora Lotta comunista a ricordarci ogni mese come l'imperialismo sia un fenomeno unitario di cui Stati uniti, Russia, Europa e Cina rappresentano oggi le principali articolazioni. “Briganti imperialisti”, li chiamava Lenin. Briganti imperialisti restano, Putin e Xi Jinping compresi.



venerdì 18 febbraio 2022

Juan Breá e Mary Low. Una storia d'amore in due poesie


Juan Breá e Mary Low. Una storia d'amore in due poesie 

Oltre che politica e artistica, quella fra Juan Breá e Mary Low fu un'intensissima storia d'amore, durata otto anni e interrotta solo dalla tragica morte di Juan nel 1941. Lui allora aveva 36 anni, lei appena 29.Due poesie raccontano questa storia. La prima di Breá canta il loro primo incontro a Parigi nel 1933, la seconda il ricordo struggente diMary Low per l'amante perduto.


Juan Breá

For Mary Low

The moon up to her knees in the water

to go through the river;
you, up to your waist in the guitar
to go through the night;
I, up to my neck in the tavern
to go through life.
Lend to the pines some castanets
and with their green music
paint me the sadness of the last subway train -
or we shall go on foot.

Paris, 1933

Per Mary Low

La luna fino alle ginocchia nell'acqua

per attraversare il fiume;
tu, fino alla vita nella chitarra
per attraversare la notte;
io, fino al collo nella taverna
per attraversare la vita.
Presta ai pini delle nacchere e con la loro verde musica
dipingimi la tristezza dell'ultimo treno della metropolitana -
o andremo a piedi.

Parigi, 1933


Mary Low

Tú vives en mí

Tú vives en mí:

algunos gestos tuyos
me han sido devueltos, regalos de tu ausencia,
dulces ahora de tanta lejanía,
pálidos de nostalgia
como el canto de un país de entonces;
gestos que untan de tu presencia mi manera de ser
y pintan como joyas las sencillas actitudes de mis días.
Tú hablas en mí:
el acento de mi voz, cual lluvia,
se hunde en tus oscuros y palpitantes tonos,
en tu aliento manchado de deseo,
en las hondas y ardientes aguas de tus palabras.
Tú voz sube en mí
como una marea de lunas morenas
y me parece oír
rastros de música grave.
Tú piensas en mí:
como la ruta de un meteoro de sangre
cruzas mi horizonte entre sueños —
fuga y fuego y fulgor—
y tu pensamiento surge desde el fondo
de los mares olvidados,
brotando a la superficie como una extremada flor
entre mis manos sorprendidas por su caricia.

Alquimia del recuerdo, Editorial Classic, La Habana, 1946.


Tu vivi in me

Tu vivi in me:

alcuni dei tuoi gesti
mi sono stati restituiti, regali della tua assenza,
dolci ora da così tanta distanza,
pallidi di nostalgia
come la canzone di un paese di quel tempo;
gesti che riempiono della tua presenza il mio modo di essere
e dipingono come gioielli i semplici atteggiamenti dei miei giorni.
Tu parli in me:
l'accento della mia voce, come la pioggia,
affonda nei tuoi toni scuri e palpitanti,
nel tuo respiro macchiato di desiderio,
nelle acque profonde e ardenti delle tue parole.
La tua voce sale in me
come una marea di lune scure
e mi sembra di sentire
tracce di musica bassa.
Tu pensi a me
come il percorso di una meteora di sangue
attraversi il mio orizzonte tra i sogni -
fuga e fuoco e bagliore -
e il tuo pensiero nasce dal profondo
dei mari dimenticati,
salendo in superficie come un fiore estremo
tra le mie mani sorpreso dalla sua carezza.

[Traduzione nostra]

Mary Low, Canción para Andrés Nin

 


Di Mary Low non si quasi nulla in Italia, nessuna sua opera è stata mai tradotta in italiano. Eppure fu una straordinaria poetessa, una delle voci più alte del movimento surrealista. Quella che segue è una delle sue poesie più belle, più cariche di pathos rivoluzionario. Ė la canzone dedicata a Andrés Nin, segretario del POUM, assassinato dagli stalinisti nel 1937.


Canción para Andrés Nin


La revolución y nuestros aturdidos corazones lloran por ti,
Andrés Nin.
Aquí en tu Barcelona
todos los árboles de las Ramblas
han dejado caer sus hojas
al saber de tu muerte.
Y cuando las inmundas pisadas estalinistas,
coagularon la sangre proletaria,
hollaron tu suelo,
las hojas caídas en tu nombre
iniciaron su eterno susurro:
“Nin… Nin… Nin…”
Por siempre jamás.
El sol y el futuro cuidarán de ti,
Andrés Nin.
Aquí en tu Barcelona
la luna crecerá aún más,
y lo hará por ti,
en recuerdo de esas noches que no se ha llevado el viento,
cuando aparecías de madrugada por las Ramblas
cargado de luchas y sueños.
Por entonces solía decirte: “Ten cuidado,
Andrés Nin,
hay una oscuridad llena de murmullos
y una nube de cuchillos largos
aguardándote con emboscada impaciencia.”
Y tú, deteniéndote sin miedo en las Ramblas vacías,
con tu bella cabeza coronada ya de anaké*,
me contestabas:
“Es cierto que hay cuchillos malvados y sombras,
ero uno debe seguir su camino,
avanzar siempre”…
¡Sigue adelante con tu memoria invicta,
Andrés Nin,
más allá de tu Barcelona
y de los confines del adiós!
¡Avanza en el recuerdo,
en la revolución,
en nuestros corazones!
¡avanza con nosotros, ahora y siempre!


Canzone per Andrés Nin


La rivoluzione e i nostri cuori storditi piangono per te,
Andrés Nin
Qui nella tua Barcellona
tutti gli alberi delle Ramblas
hanno lasciato cadere le loro foglie
alla notizia della tua morte.
E quando i luridi passi stalinisti
hanno coagulato il sangue proletario,
hanno calpestato il tuo terreno,
le foglie cadute nel tuo nome
iniziarono il loro eterno sussurro:
"Nin... Nin... Nin... Nin..."
Per sempre e sempre.
Il sole e il futuro veglieranno su di te,
Andrés Nin.
Qui nella tua Barcellona
la luna crescerà ancora di più,/e lo farà per te,
in memoria di quelle notti che il vento non ha portato via,
quando sei apparso nelle prime ore del mattino sulle Ramblas
carico di lotte e di sogni.
Allora ti dicevo: "Fai attenzione,
Andrés Nin,
c'è un'oscurità piena di mormorii
e una nuvola di lunghi coltelli
che ti aspettano in agguato con impazienza."
E tu, che ti fermi senza paura sulle Ramblas vuote,
con la tua bella testa già coronata di anaké*,
mi hai risposto:
"È vero che ci sono coltelli e ombre malvagie,
ma bisogna seguire il proprio cammino,
andare sempre avanti"...
Vai avanti con la tua memoria invitta,
Andrés Nin,
oltre la tua Barcellona
e i confini dell'addio!
Avanza nel ricordo, nella rivoluzione,
nei nostri cuori!
Avanza con noi, ora e sempre!


*anaké: virtù di colui la cui memoria sarà onorata.

[traduzione nostra]

giovedì 17 febbraio 2022

Mary Low. Alchimia del ricordo (1941- 2007)

 


Mary Low. Alchimia del ricordo (1941- 2007)

Restata sola a 29 anni senza più accanto l'uomo con cui per otto anni aveva condiviso ogni momento della sua attività politica e artistica, Mary Low cadde in un profondo stato di depressione fino al punto di tentare il suicidio. Ma presto, grazie anche all'aiuto degli amici più fidati come il pittore Wifredo Lam, il suo carattere forte e combattivo riprese il sopravvento. Da allora si dedicò ad una instancabile attività di scrittura, unendo un intenso lavoro di sostegno ai rifugiati ed esuli repubblicani spagnoli alla denuncia dei crimini dello stalinismo e alla partecipazione alle attività del movimento trotskista cubano. Contemporaneamente si dedicò con tutte le sue energie a far conoscere l'opera letteraria e politica di Juan Breá. Nel 1943 pubblica La Verdad contemporanea, una raccolta delle loro conferenze tenute a Barcellona, e poi la raccolta Poemas de entonces dove riunisce gran parte della produzione poetica del suo compagno. Nell'introduzione Mary Low sintetizza così il valore letterario dell'opera: «Qui Breá ha raggiunto il suo picco lirico, qui la sua fantasia corre corrusca e sfrenata, qui indulge in immagini inquietanti e paragoni sorprendenti».

In quel periodo la poesia diventerà la sua ragione di vita e di memoria. Nel 1944 Low sposa Armando Machado, un leader sindacale trotzkista, dal quale avrà tre figlie. Con il matrimonio acquista la cittadinanza cubana, mantenendo allo stesso tempo la nazionalità britannica. Cosa che le sarà di molto aiuto in un altro periodo difficile della sua vita.

Nel 1946, pubblica Alquimia del Recuerdo illustrato dal suo amico Wifredo Lam, sicuramente il suo lavoro più significativo in campo letterario, e poi nel 1957 la raccolta Tres voces/Three voices/Trois voix in spagnolo, inglese e francese nel 1957, per il quale l'artista cubano José Mijares fornì le illustrazioni. Tra i suoi lavori più significativi di questi anni spicca l'articolo «El Grupo ‘H’» apparso nel 1956 sulla rivista Orígenes, in cui Mary Low ricostruisce nei dettagli gli inizi del movimento surrealista cubano.

A partire dai primi anni Cinquanta sviluppò un profondo interesse per la storia di Roma, e specialmente per la vita di Giulio Cesare di cui divenne una specialista. Per vivere insegnò latino e inglese all'Università dell'Avana.

Avversaria della dittatura di Batista appoggiò con calore la rivoluzione castrista. Lei e Machado parteciparono alla rifondazione del Partito Operaio Rivoluzionario Trotskista svolgendo ruoli di una certa importanza. Con la svolta filosovietica di Castro si aprì per il trotskismo cubano una fase estremamente difficile. Il POR fu sciolto, il suo giornale proibito, i suoi dirigenti incarcerati. Il trotskismo, come movimento politico organizzato, fu completamente annientato e questo nonostante la Quarta Internazionale e in particolare la sua sezione americana, il Socialist Workers Party, svolgessero un ruolo di primo piano nel sostegno internazionale al regime castrista. Come quadro dirigente del POR anche Machado fu arrestato, ma fu presto liberato grazie all'intervento diretto di Che Guevara che ne aveva una grande stima personale.

Nel 1965, ormai priva di speranza nella possibilità di ripresa del processo rivoluzionario soffocato dall'aiuto “fraterno” sovietico, disgustata dal burocratismo crescente del regime, come sempre ferocemente avversa ad ogni forma di totalitarismo,Mary Low decise di abbandonare l'isola sfruttando il fatto di essere comunque ancora cittadina inglese. Decise di stabilirsi in Australia dove risiedeva già la figlia più grande Helga inviata vivere con i nonni già nel 1961 quando la situazione all'Avana aveva iniziato a farsi molto difficile per lei e il marito. Con lei partirono anche le due figlie più piccole, mentre Machado fu costretto a restare a Cuba, sempre sottoposto a un rigido controllo poliziesco.

L'anno seguente, accompagnata dalle sue figlie, si trasferì negli Stati Uniti, a Miami, raggiungendo il marito che era a sua volta riuscito a lasciare l'isola. Dopo alcuni giorni di interrogatori da parte di agenti del FBI e della CIA, Mary Low ottenne un permesso di soggiorno, ma il suo passato rivoluzionario e le sue idee trotskiste mai rinnegate le resero impossibile insegnare in un istituto pubblico. Grazie alla sua straordinaria conoscenza del latino e della storia romana, fu comunque assunta come insegnante in due delle più elitarie scuole private di Miami.

Da questo momento, un poco per vivere e un poco per passione Mary Low si dedicò con la solita instancabile energia agli studi classici. Nel 1975 pubblicò In Caesar’s Shadow, un romanzo di un certo successo incentrato sulla figura di Giulio Cesare. Fu inoltre per 15 anni editrice di Classics Chronicles, importante rivista semestrale dedicata alla storia romana e alla letteratura latina. Si ritirò dall'insegnamento nel 2000 a 88 anni, continuando a coltivare i suoi interessi e a viaggiare in Europa soprattutto in Francia, Italia e Spagna, dove soggiornò praticamente ogni anno fino al 2006 quando fu costretta a muoversi su una sedia a rotelle.

La pubblicazione nel 1979 a San Francisco a cura della City Lights Books di Ferlinghetti di The Red Spanish Notebook riportò Mary Low all'attenzione dei circoli surrealisti in Europa e negli Stati Uniti e in particolare del gruppo di Chicago raccolto attorno a Franklin Rosemont. Frutto di questa collaborazione sono i volumi di poesia Alive in Spite Of (1981), A Voice in Three Mirrors (1984), Where the Wolf Sings (1994), e Poèmes d'alors (1991) raccolta quasi completa delle poesie di Breá.

Non venne comunque mai meno l'interesse per la politica. Da Miami collaborò con la rivista degli anarchici cubani in esilio Guángara Libertaria pubblicata dal 1979 al 1992.

Nel 1999 fu tra i promotori di una campagna internazionale contro la ricostruzione distorta degli avvenimenti spagnoli di alcuni storici, fra cui Eric Hobsbawm, che privilegiava il contrasto tra fascisti e antifascisti, tacendo sugli aspetti rivoluzionari e classisti della guerra civile.

Molto indebolita e malata, visse l'ultimo anno su una sedia rotelle, seguita dalle tre figlie: Helga, Yoty e Yara che dopo la sua morte, avvenuta nel 2007, si recarono in Francia per spargere le sue ceneri ad Amboise, dove la madre aveva trascorsi alcuni giorni incantevoli con il suo grande amore Juan Breá (Testimonianza di Gerard Roche, Trois cerises et une sardine , n°21, novembre 2007).



Bibliografía di Mary Low

Red Spanish Notebook, 1937;
La saison des flûtes, Éditions Surréalistes, Praga, 1937;
La verdad contemporánea, La Habana, 1942, con una prefazione de Benjamin Péret.
Alquimia del recuerdo, La Habana, 1946, ilustrato da Wifredo Lam;
Tres voces/Three voices/Trois voix, La Habana, 1957.
In Caesar’s Shadow, New York, 1975.
El triunfo de la vida/Alive in spite of, Miami, 1981.
A voice in three mirrors, Black Swan Press, Chicago, 1984, con suoi collages.
Where the wolf sings, Black Swan Press, Chicago, 1995, con suoi collages e postfazione di Franklin Rosemont



mercoledì 16 febbraio 2022

Mary Low e Juan Breá . Anni difficili (1937-1941)

 




Anni difficili (1937-1941)


Anni difficili (1937-1941)


Tornati in Francia, praticamente senza mezzi certi di sussistenza, la coppia soffrì gravi problemi finanziari, mentre assisteva alla rapida degenerazione della rivoluzione in Spagna a causa della politica staliniana. Ciò rendeva politicamente importante lasciare una testimonianza diretta di ciò che stava accadendo per controbattere la campagna di menzogne contro anarchici e poumisti, sviluppata dai partiti comunisti su direttive di Mosca e in cui particolare rilievo rivestirà l'italiano Palmiro Togliatti, già uomo di punta di Stalin in Spagna e tra i responsabili a livello politico dell'assassinio degli italiani Berneri e Barbieri e del sequestro e dell'eliminazione dello stesso segretario del POUM Andrés Nin.

Dopo i sei mesi passati a Barcellona sia Juan Breá che Mary Low non nutrono più speranze nella vittoria della rivoluzione. Entrambi hanno ormai chiaro come, chiunque avesse vinto la guerra, la rivoluzione fosse ormai sconfitta. È quello che qualche mese dopo scoprirà George Orwell, anche lui combattente nelle milizie del POUM, a sua volta costretto a abbandonare la Spagna per sfuggire alle minacce di morte degli stalinisti. In quattro o cinque settimane di lavoro intensissimo Mary Low scrive The Red Spanish Notebook, traducendo in inglese e riadattando le più significative corrispondenze dai fronti di Breá già apparse sulla stampa poumista, a cui aggiunge una serie di suoi folgoranti contributi che fotografano con estrema vivezza la vita quotidiana nella Barcellona rivoluzionaria e il rapido processo di normalizzazione in atto. Il libro esce a Londra nella primavera del 1937 grazie all'aiuto di C.L.R. James, famoso giornalista di cricket e attivissimo militante trotskista che scrive anche una breve prefazione. A settembre i due si sposano e si trasferiscono per alcuni mesi a Cuba.

Agli inizi del 1938 la coppia fa ritorno in Europa, risiedendo prima a Parigi e poi a Praga dove stringono stretti rapporti di amicizia e collaborazione con il vivace movimento surrealista attivo nella capitale cecoslovacca. A Praga pubblicano in francese un libro di poesie surrealiste, La saison des flûtes, firmato da entrambi. Al momento dell'occupazione della città da parte dei nazisti la copia viene immeditamente arrestata. Lo storico spagnolo Guillamón ricorda come Mary, ormai ottantenne, avesse mantenuto un ricordo indelebile di quei giorni:

«In ogni caso, il ricordo predominante delle loro esperienze durante la fuga da Praga era un ricordo di profondo terrore. Terrore che iniziò con l'occupazione delle strade di Praga da parte delle truppe tedesche, terrore che aumentò con la spettacolare incursione nel quartiere dove vivevano, che divenne claustrofobico durante la loro detenzione e l'interrogatorio da parte degli ufficiali nazisti».

Un terrore a cui si mescolava l'ammirazione per il coraggio del suo compagno:

«Quando Mary ricordava l'atteggiamento donchisciottesco di Breá che, davanti all'ufficiale delle SS, cedeva la sua sedia a una donna ebrea, perché in sua presenza nessuna signora doveva rimanere in piedi; [...] o la sua risposta "Che crepi" al grido rituale di "Heil Hitler!"; Mary riusciva a commuovere e a trasmettere la sua ammirazione per il coraggio selvaggio e l'incoscienza di Breá di fronte al pericolo». (Agustín Guillamón, Mary Low, Poeta, trotskista y revolucionaria, Battaille socialiste, 2009)

I due riuscirono a salvarsi grazie ad un salvacondotto, fornito da un addetto culturale dell'ambasciata tedesca ammiratore della loro opera poetica. Potettero così rientrare a Parigi e da lì passare in Inghilterra prima che a causa della guerra le frontiere si chiudessero definitivamente. Nel febbraio 1940 si imbarcarono per L'Avana dal porto di Liverpool. Ma le traversie della coppia non erano finite. Poco dopo il loro arrivo a Cuba, Breá si ammalò gravemente di tetano e morì il 17 aprile 1941 a soli 36 anni.

5. continua





martedì 15 febbraio 2022

Mary Low e Juan Breá. A Barcellona, nel cuore della rivoluzione (agosto-dicembre 1936)

 


A Barcellona, nel cuore della rivoluzione (agosto-dicembre 1936)


Nell'agosto 1936 Juan Breá e Mary Low arrivano a Barcellona. Breá, desideroso di contattare Nin il prima possibile, il 9 agosto, Mary Low una settimana dopo.

Immediatamente aderiscono al POUM nonostante la loro militanza trotskista e le perplessità che nutrono sulla politica del partito oggetto di critiche feroci da parte di Trotsky che due anni prima ha rotto con Nin. Questo loro atteggiamento non sarà accolto con favore dai dirigenti del partito spagnolo Tanto da causare non pochi problemi e anche momenti di tensione, concorrendo in modo sostanziale nel mese di dicembre alla loro sofferta decisione di abbandonare la Spagna.

La loro permanenza in Spagna è dunque relativamente breve, ma intensissima. Un'esperienza condivisa con altre coppie di militanti trotskisti, giovani e di grande spessore politico e culturale, come Kurt e Katia Landau, Hipólito e Mika Etchébehère, Charles Orr e Lois Cusick, Pavel Thalmann e Clara Ensner, Nicola Di Bartolomeo e Virginia Gervasini.

Juan Breá si arruola della Colonna Internazionale Lenin del POUM, formata a metà agosto 1936, interamente composta di miliziani non poumisti: una trentina di troskisti e una ventina di bordighisti dissidenti, più una decina di indipendenti o membri di altri partiti. Era quindi, nonostante il nome altisonante nient'altro che un gruppo internazionale di una sessantina di militanti stranieri. Che la convivenza non fosse delle migliori lo dimostrarono, già all'inizio di settembre, gli imponenti funerali del giovanissimo trotskista francese Robert de Fauconnet, caduto sul fronte d'Aragona, quando i dirigenti del POUM si opposero a che la bandiera della Quarta Internazionale fosse messa sulla bara. Dissensi che progressivamente aumentarono parallelamente all'inserimento sempre maggiore del POUM nel governo catalano, tanto che la Colonna Internazionale Lenin fu praticamente sciolta, anche se il suo nome fu mantenuto, quando la maggior parte dei suoi membri rifiutò, nell'ottobre 1936, il decreto di militarizzazione delle Milizie Popolari.


La principale attività di Juan Breá e Mary Low consistette in una intensa attività giornalistica e di animazione culturale. Breá impegnato come inviato sui fronti di Aragona e Madrid e autore per la stampa del POUM di reportage che diventeranno poi i capitoli a sua firma del Red Spanish Notebook. Mary Low, membra della Sezione Propaganda e del Segretariato Femminile della Direzione del POUM, come redattrice del settimanale in inglese, The Spanish Revolution, che si affiancava ai bollettini dallo stesso titolo redatti in francese e in italiano. Partecipa inoltre alla trasmissioni dedicate al pubblico inglese dalla stazione radio del POUM e assieme al suo compagno è tra i principali animatori delle attività dell'Istituto di Cultura Marxista del partito. Nel 1944, a tre anni dalla morte di Breá, queste conferenze verranno raccolte in volume dalla stessa Mary Low e pubblicate a Cuba con il titolo La Verdad Contemporánea e la prefazione di Benjamin Péret. Fra i temi trattati spiccano in particolare il rapporto fra arte e rivoluzione e la battaglia per una autentica emancipazione femminile che non si limiti alla semplice acquisizione dei diritti politici, ma investa ad esempio anche il tema della sessualità.

Con la normalizzazione del processo rivoluzionario, lo scioglimento delle milizie, la presa crescente degli stalinisti sul governo e la conduzione della guerra, la progressiva delimitazione degli spazi politici di anarchici e poumisti, la situazione di una coppia di irregolari come Mary Low e Juan Breá si fa presto difficile. Mary Low viene sospettata di essere una spia fascista, mentre Juan Breá viene arrestato due volte dagli stalinisti. A dicembre la situazione precipita. Agustín Guillamón descrive nei particolari l'insieme di fatto che porta Breá e Low alla decisione di lasciare definitivamente la Spagna:

« Juan Breá subì un attentato in dicembre, lasciando una riunione politica del gruppo bolscevico-leninista. Un'auto gli andò addosso in uno stretto vicolo, e solo i suoi rapidi riflessi, mentre si lanciava con tutte le sue forze contro una porta, che cedette sotto il suo peso, gli impedirono di essere schiacciato contro il muro. Mary Low e Juan Breá sollevarono la situazione estrema in cui vivevano con Gorkin, che rispose sprezzantemente che il POUM non era trotskista né poteva dedicarsi alla protezione dei trotskisti. Di fronte alla minaccia di morte contro Breá, la coppia decise di lasciare la Spagna il 28 dicembre 1936». (Agustín Guillamón, Esbozo biografico de Juan Breá, BALANCE, 34, noviembre 2009)

4. continua




lunedì 14 febbraio 2022

Mary Low e Juan Breá. Surrealismo e politica (1933-1936)

 


Surrealismo e politica (1933-1936)


Dal momento del loro incontro nell'ottobre 1933 fino alla loro andata in Spagna per partecipare alla rivoluzione nell'agosto 1936, la coppia Low-Breá viaggia instancabilmente per tutta l'Europa. In una nota al libro di poesie di Mary Low, Where the wolf sings, uscito a san Francisco nel 1994, il poeta surrealista americano Franklin Rosemont scrive riferendosi alla coppia: «In tutta la storia del movimento surrealisti si ritrovano pochissimi artisti che abbiano vissuto in tanti paesi e si siano così ben ambientati in così tanti gruppi surrealisti come questi due infaticabili nomadi surrealisti.»

Ed è proprio così. I due giovani soggiornano più o meno a lungo a Praga, Vienna, Belgrado, Istanbul, Bucarest, Bruxelles, Londra. Per poi fare sempre ritorno a Parigi, dove pulsa attorno a Bréton il cuore del movimento. Non mancano anche alcuni viaggi a Cuba, dove il clima politico è cambiato con la caduta del dittatore Machado.

Mary ha così modo così di conoscere gli ex membri del "Grupo H" e i principali militanti dell'opposizione trotskista, raffinando la sua conoscenza della lingua spagnola. La nuova situazione politica creatasi sull'isola sembra offrire nuove prospettive all'instancabile attivismo dei due. Juan Breá viene nominato addetto culturale all'ambasciata cubana a Vienna. È l'inizio di una nuova esperienza destinata a interrompersi a causa dell'ascesa dei gruppi filonazisti. In uno scontro con militanti di estrema destra, Juan viene gravemente ferito e la coppia è costretta ad abbandonare il paese per trasferirsi in Romania. Nel maggio 1935 sono a Bucarest, dove partecipano alle attività del gruppo surrealista rumeno. Tornati a Parigi, si trovano presto in gravi difficoltà economiche tanto da decidere di andare a vivere a Bruxelles, dove la vita era più economica. Anche qui diverranno amici di artisti importanti come Magritte e Mesens. È in Belgio che vengono sorpresi dalla notizia del sollevamento militare in Spagna e della insurrezione rivoluzionaria del proletariato. Immediatamente decidono di lasciare il Belgio e di recarsi in Spagna , in quella Barcellona diventata il vero epicentro della rivoluzione dove di fatto è in atto un esperimento di governo popolare dal basso.

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domenica 13 febbraio 2022

Mary Low. Femminista e ribelle (1912-1933)

 


Mary Low. Femminista e ribelle (1912-1933)


Mary Low nasce il 14 maggio 1912 a Londra da una famiglia altolocata. Suo padre, Vernon Foster-Low, era un ingegnere minerario, lontano discendente dei Conti di Derby, e sua madre la figlia di un ministro del governo australiano. Fu in Australia che Mary trascorse la prima parte della sua infanzia, per poi tornare, quando aveva circa cinque anni, in Inghilterra. All'età di undici anni, i suoi genitori la mandarono a studiare in una scuola di Losanna che accoglieva i figli di ricche famiglie aristocratiche. Lì Mary, ormai adolescente, impara il latino e il francese, ma anche a odiare il mondo dell'alta borghesia e i suoi rituali sociali che considera ipocriti e reazionari. Nel 1928, sedicenne, fa ritorno in Inghilterra per terminare i suoi studi.

La sua infanzia e la sua giovinezza si svolgono interamente all'insegna del viaggiare. Mary segue il padre nei suoi viaggi di lavoro in Francia, Svizzera, Spagna e, come era consuetudine delle persone del suo rango, passa le vacanze a Parigi con la madre. Oltre che sviluppare al massimo le sue curiosità intellettuali, questo continuo spostarsi per l'Europa la renderà ancora prima di aver completato la sua formazione scolastica in grado di padroneggiare perfettamente, oltre all'inglese sua lingua madre, anche il francese e lo spagnolo,tanto da leggere in originale i grandi poeti francesi Apollinaire, Baudelaire e Rimbaud che si aggiungono ai classici inglesi studiati a scuola Auden, Byron, Keats, Shelley, Swinburne. Mary infatti ama la poesia fin dall'infanzia. In una nota autobiografica ricorderà di aver scritto la sua prima poesia all'età di otto anni.

L'ambiente familiare altoborghese le diventa presto insopportabile. Mary si sente soffocare, costretta a vivere secondo modalità che ormai rifiuta totalmente. Appena diventata maggiorenne, abbandona non senza forti contrasti la sua famiglia e va a vivere a Parigi. I genitori rifiutano di mantenerla, le concedono solo un aiuto modestissimo sperando che le difficoltà economiche la costringano a cambiare idea e a tornare a casa.

Dotata di un carattere forte e volitivo, tale da colpire tutti coloro che a vario titolo entreranno in contatto con lei durante la sua lunga e avventurosa vita, Mary non cede e continua la sua avventura parigina guadagnandosi da vivere lavorando come sarta e poi venditrice di libri. La sua è una vita libera dalle convenzioni e dai tabù dell'educazione borghese che le è stata inculcata dalla famiglia. Di temperamento ribelle e anticonformista, fin da subito si inserisce negli ambienti artistici d'avanguardia, si unisce ai surrealisti e frequenta in particolare quel particolare milieu artistico di origine spagnola e cubana che popola i caffè del Quartiere latino. In uno di questi locali di Montparnasse, la birreria La Coupole, punto di incontro per scrittori e artisti d'avanguardia fra cui Dalí, Picasso e Hemingway, che, come si è visto, Mary Low conosce Juan Breá. Un incontro che cambia radicalmente la sua vita.

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sabato 12 febbraio 2022

Juan Brea. Surrealista e trotskista (1905-1933)

 


Juan Breá. Surrealista e trotskista (1905-1933)


Juan Ramón Breá Landestoy nasce a Santiago de Cuba il 5 novembre 1905. Suo padre, di origine francese, ha combattuto con il generale Antonio Maceo nella guerra d'indipendenza cubana. Sua madre invece era originaria della Repubblica Dominicana, con antenati di origine franco-indiana. Di temperamento ribelle, abbandona presto gli studi regolari per formarsi un'ampia cultura da autodidatta. Particolarmente attratto dalla poesia, nel 1927, a Santiago de Cuba, forma il "Grupo H", il primo gruppo surrealista cubano che si impone presto all'attenzione dei critici, tanto che dal giugno 1928 ogni lunedì il Diario de Cuba pubblica la "Página Literaria del Grupo H", diretta dallo stesso Juan Breá. In un articolo, apparso nel 1956 a L'Avana, Mary Low descrive così le origini del gruppo e la personalità affascinante di Juan Breá:

«Negli anni Venti, a Santiago di Cuba, [...] la vecchia città di Velázquez, polverosa e splendida sotto il suo sogno centenario, un gruppo di giovani ardenti e sconosciuti si risolse a dare nuove forme e nuovi impulsi allo spirito cubano. Il loro movimento doveva comprendere tutto: letteratura, azione, idee. Un istinto lucido e combattivo, un rifiuto irrefrenabile del banale e del falso, li aveva riuniti allo scopo di salvare il paese dalla sua ignavia, dal suo languore e dalla sua arretratezza culturale. La loro giovane età e il loro isolamento non sembravano un ostacolo a questa formidabile impresa. Al contrario, arroganti come chi ha nelle sue mani il mondo, partono per scalare le vette più alte, con la loro fede e il loro talento come unico bagaglio. Uno di loro, Juan Breá, una figura focosa che più tardi si sarebbe distinta sulla scena rivoluzionaria e letteraria in diversi paesi europei, si offrì di assaltare la cittadella dell'opinione pubblica e borghese.... Questo ragazzo, che più tardi diventerà uno dei primi cospiratori responsabili del rovesciamento del dittatore Machado, che dopo essere stato più volte incarcerato errerà per molte terre d'esilio, che combatterà sui fronti rivoluzionari della Spagna e che infine si distinguerà nei circoli surrealisti di Parigi e Praga, era già pienamente un poeta e un anticonformista.... Anche se [...] Breá rimase per tutta la vita ignorato dal grande pubblico, a causa della sua stessa negligenza, ovunque i poeti lo riconobbero molto presto come uno di loro... Nonostante tutto il Gruppo H, [...] è riuscito ad imprimere il suo marchio sulla poesia cubana. È vero che è durato un momento breve e fugace; che la sua influenza non sembrava estendersi oltre la provincia d' Oriente dove era nato; che si è spento in silenzio. Tuttavia, è stata la miccia che ha acceso la polveriera. Tutti noi che scriviamo oggi dobbiamo un piccolo ringraziamento a quei giovani così dolorosamente dimenticati".(Mary Low, El Grupo « H », Orígenes, Anno XIII, N. 40, 1956)

Una vivida descrizione, tipica dello stile frizzante di Mary Low, a cui Gérard Roche, in stretti rapporti con la poetessa nei suoi ultimi anni di vita, aggiunge ulteriori particolari:

“Breá influenzato dall'ultraismo [corrente letteraria spagnola nata nel 1918 in opposizione al modernismo – Nota nostra] e dal dadaismo fondò il gruppo di poeti “H” che mostravano una vera e propria venerazione per la poesia di Apollinare, Rimbaud e Lautreamont. Eduardo Abril caporedattore del Diario de Cuba offrì loro una pagina settimanale del suo giornale. Il Gruppo H si riuniva la notte nel Parco Centrale di Santiago per recitare le sue poesie. Il parco diventò il punto centrale delle loro iniziative volte spesso a provocare scandalo nella borghesia cittadina”. (Gerard Roche, “Prologue”.In Low-Breá, Carnets de la guerre d'Espagne, Paris Verticales, 1997)

Nel 1928, all'Avana, Breá entra in contatto con l'Ala Izquierda Estudiantil (AIE), un gruppo studentesco, composto in larga parte da ex membri del Partito comunista cubano, attivamente impegnato nella lotta contro il dittatore Machado. Arrestato, insieme a molti dei militanti dell'AIE, Breá, che in quel momento militava nel Paertito comunista, viene internato nel carcere dell'Isola dei Pini, riservato ai detenuti politici, famoso poi anche per essere stato dopo l'assalto fallito alla Caserma Moncada il luogo di prigionia di Fidel Castro. E, proprio come Castro, dopo alcuni mesi di carcere Breá verrà liberato e espulso in Messico, dove conosce Julio Antonio Mella, fondatore del PC cubano ma ormai vicino all'opposizione trotskista e che, forse per questo ma la questione è ancor oggi controversa, verrà assassinato il 16 gennaio 1929 mentre cammina per le vie di Città del Messico assieme alla sua compagna Tina Modotti. Posto sotto sorveglianza dalla polizia messicana e minacciato dai sicari di Machado, Breá decide di spostarsi in Spagna, dove vive una vasta comunità di migranti cubani e da dove può continuare la sua lotta contro la dittatura.

Arrestato e condannato per questa sua attività comunista, durante la sua permanenza nel Carcere Modello di Barcellona, nel gennaio 1931, incontra Andreu Nin, già segretario a Mosca dell'Internazionale dei sindacati rossi (Profintern) e dal 1927, secondo la testimonianza di Victor Serge, membro del Comitato Internazionale dell'Opposizione di sinistra guidata da Lev Trotsky. È durante le lunghe conversazioni in carcere che Nin conquista il giovane rivoluzionario cubano al trotskismo. Tornato in libertà, Breá aderisce al gruppo trotskista spagnolo e si dedica con impegno instancabile a diffondere le idee dell'Opposizione internazionale di sinistra fra i suoi compagni rimasti a Cuba. Scrive a questo proposito Gary Tennant, principale storico del trotskismo cubano:

«Fu in questo periodo che le idee del trotskismo cominciarono ad essere in qualche modo conosciute da un numero ristretto di militanti comunisti critici verso lo stalinismo. Il veicolo di queste idee fu Juan Ramón Breá, un cubano esiliato in Spagna, che, dopo essere entrato in contatto con Nin e altri trotskisti, era stato lui stesso convinto dalle idee di Trotsky. Egli inviò i materiali pubblicati dai trotskisti in Spagna ad un certo numero di militanti a Cuba. Secondo Charles Simeón Ramírez , leader del Partido Bolscevico Leninista alla fine degli anni '30, questi giornali e riviste del gruppo trotskista spagnolo, in particolare la rivista Comunismo ebbero una forte influenza su questo gruppo di opposizione cubano fino ad allora relativamente isolato. Fu allora, nell'agosto 1932, che i leader dell'opposizione nel Pcc presero l'iniziativa di fondare l'Opposizione Comunista Cubana (Occ) come un'organizzazione separata nei ranghi del Partito comunista». (Gary Tennant, L’Opposition communiste de Cuba (1930-1933. Cahiers Leon Trotsky, n° 71, Septembre 2000)

Oltre alla politica Breá continua a dedicarsi alla poesia. Nel gennaio 1932 la rivista Agora di Barcellona pubblica una sua poesia intitolata "La rivoluzione". L'ultimo numero della rivista, datato aprile 1932, contiene un resoconto della sua espulsione dalla Spagna e il suo addio ai suoi amici nel porto di Barcellona.

Al suo ritorno a Cuba, nell'agosto del 1932, prende parte attiva alla fondazione dell'Opposizione comunista cubana , insieme a Marcos García Villarreal, Sandalio Junco, Pedro Varela, Carlos González Palacios, Carlos Simeón, Luís M. Busquet, Roberto Fontanillas, Armando Machado e Carlos Padrón. Molto attivo nella lotta politica e negli scioperi contro il regime di Machado, è presto costretto a esiliarsi nuovamente in Europa.

Non potendo più recarsi in Spagna, si stabilisce in Francia inserendosi attivamente nel movimento surrealista e stringendo rapporti di collaborazione con André Breton, Paul Eluard, Yves Tanguy e molti altri, ma soprattutto con il poeta Benjamin Péret, anche lui attivissimo nel movimento trotskista. Péret aveva infatti iniziato a militare nell'Opposizione di sinistra già durante il suo soggiorno in Brasile negli anni 1929-1931. Proprio a Parigi, nell'ottobre del 1933, alla Coupole, Breá incontra Mary Low, una giovanissima poetessa inglese anche lei attiva negli ambienti artistici vicini al movimento surrealista, che sarebbe diventata la compagna della sua vita.

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venerdì 11 febbraio 2022

Mary Low e Juan Breá. Rivoluzionari, poeti, amanti


 Dalla Cuba degli anni Trenta, alla Parigi dei surrealisti, passando per le barricate di Barcellona 1936 e per Praga invasa dai nazisti, la storia di due rivoluzionari e di un amore più forte di ogni avversità.

Il quaderno può essere letto o scaricato dal sito: www.academia.edu



giovedì 10 febbraio 2022

Gli smemorati di sinistra e il Giorno del ricordo


Gli smemorati di sinistra e il Giorno del ricordo

Ogni anno in occasione del Giorno del ricordo c'è chi a sinistra rifiuta ostinatamente di accettare la tragedia delle foibe, minimizzandola o cercando in qualche modo di giustificarla elencando puntigliosamente i crimini commessi dal fascismo contro croati e sloveni, come se questo rendesse meno gravi i crimini altrettanto feroci commessi dai comunisti stalinisti di Tito.

Andrebbe ricordato a questi smemorati di sinistra come al momento della rottura di Tito con Stalin, l'Unità e Rinascita denunciassero con articoli infuocati la persecuzione “fascista” subita dagli italiani per mano delle autorità jugoslave, definendo ciò che accadeva in quei territori come “pogrom contro gli italiani che nulla hanno da invidiare a quelli organizzati dai nazisti contro gli ebrei” e che hanno lo scopo di “far evacuare il maggior numero possibile degli abitanti”.

Il fatto è che, rompendo con Stalin, Tito era diventato automaticamente un fascista e dunque le foibe diventavano per un PCI ancora iperstalinista un argomento forte da utilizzare in funzione anti jugoslava. Una volta tanto Unità e Rinascita potevano dire la verità su quello che accadeva nei paesi dove il comunismo staliniano – e la Jugoslavia nonostante la rottura con l'URSS quello restava- era andato al potere.

Eppure ancora oggi, a trent'anni di distanza dal crollo dell'URSS e dalla fine ingloriosa di quella storia tragica, c'è ancora chi, con ostinazione degna di miglior causa, si ostina a negare anche l'evidenza e questo nonostante fonti, non certo tacciabili di nostalgie fasciste, come l'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, in una pubblicazione dedicata alle scuole proprio in occasione del Giorno del ricordo ricostruiscano chiaramente ciò che accadde:

“Si trattava chiaramente di violenza di stato, programmata dai vertici del potere politico jugoslavo fin dall’autunno del 1944, organizzata e gestita da organi dello stato (in particolare dall’Ozna, la polizia politica). Sta in questo la sua differenza sostanziale con l’ondata di violenza politica del dopoguerra nell’Italia settentrionale. Quest’ultima infatti può venir interpretata come resa dei conti di una guerra civile iniziata negli anni ’20 ed anche come tentativo di alcuni segmenti del partigianato comunista di influire sui termini della lotta politica in Italia, ma non era inserita in alcun disegno strategico di natura rivoluzionaria, perché il PCI in Italia non doveva fare la rivoluzione. Viceversa, nella Venezia Giulia come nel resto della Jugoslavia, quella violenza era strumento fondamentale per il successo della rivoluzione ed il consolidamento del nuovo regime. Nei territori adriatici quindi lo stragismo aveva finalità punitive nei confronti di chi era accusato di crimini contro i popoli sloveno e croato (quadri fascisti, uomini degli apparati di sicurezza e delle istituzioni italiane, ex squadristi, collaboratori dei tedeschi); aveva finalità epurative dei soggetti ritenuti pericolosi, come ad esempio gli antifascisti italiani contrari all’annessione alla Jugoslavia (membri dei CLN, combattenti delle formazioni partigiane italiane che rifiutavano di porsi agli ordini dei comandi sloveni, autonomisti fiumani); ed aveva finalità intimidatorie nei confronti della popolazione locale, per dissuaderla dall’opporsi al nuovo ordine [sottolineatura nostra]”. (ISREC Friuli Venezia Giulia, Vademecum per il Giorno del ricordo)

Nelle foibe finirono dunque non solo criminali di guerra o fascisti, ma anche chi a qualunque titolo si opponesse al “nuovo ordine” staliniano: antifascisti, partigiani e comunisti dissidenti (trotskisti e bordighisti) compresi. Ma evidentemente nel caso delle foibe l'ideologia rende ciechi. E questo ci colpisce se viene da chi indica costantemente nella Memoria l'antidoto principale contro gli orrori del passato.

Avete ragione, cari “compagni”, ricordare è un dovere  morale prima ancora che politico, ma è altrettanto doveroso ricordare tutto. Altrimenti non si fa Memoria, ma propaganda e disinformazione.

G.A.