Giorgio Amico
Votare Berlusconi e
vergognarsi di ammetterlo
L'Italia reale non è
quella dei sondaggi. Questo ci dice l'esito delle elezioni. Visto le intenzioni espresse prima del voto, non si capisce chi abbia votato Berlusconi. Non è la
prima volta che accade. Succedeva anche con la DC.
Nel maggio 1968, nel
pieno della contestazione, si tennero le elezioni politiche. Migliaia
di lavoratori emigrati in Francia e Germania tornarono in Italia per
votare. Furono organizzati treni speciali per riportarli a casa.
Nelle stazioni, giovani comunisti della FGCI, li aspettavamo con
cartelli e bandiere. Vennero diffuse migliaia di copie de “l'Unità”
“Forza compagni, che questa volta vinciamo!”, dicevano gli operai
di ritorno a casa per votare. “Questa volta manderemo a casa la DC
che con la sua politica ci ha costretto ad emigrare”.
I treni ripartivano
carichi di bandiere rosse e noi tornavamo a casa pieni di entusiasmo
e speranze. La Dc vinse con il 39% dei voti, facendo il pieno di
consensi proprio nei paesi del sud dove erano tornati quegli
emigranti pieni di voglia di cambiare.
In quei paesi quegli
uomini tenevano casa e famiglia. Avevano figli da sistemare, favori
da chiedere, potenti da rispettare. Nelle fabbriche tedesche e
francesi erano degli sfruttati, ma nelle loro case e piccoli poderi (in
rovina) del meridione si sentivano proprietari e parte dell'ordine costituito.
Capimmo allora che l'idea
di una società civile pulita rispetto ad una politica sporca (come
si diceva anche allora con riguardo alla DC e al centrosinistra) era
un'illusione intellettuale e che aveva ragione Machiavelli a scrivere
che gli uomini perdonano più facilmente l'uccisione del padre che la
perdita della roba. E lui gli italiani li conosceva bene. Come Berlusconi... appunto.