TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 18 giugno 2025

Massoneria e fascismo. Dalla Grande Guerra alla messa al bando delle logge


 

Giorgio Amico

Massoneria e fascismo


E da poco nelle librerie "Massoneria e fascismo" (Carocci Editore) di Fulvio Conti, professore ordinario di storia contemporanea all'Università di Firenze e apprezzato autore di studi sulla Massoneria.

Il volume discute il ruolo della massoneria nella sfera pubblica italiana del primo dopoguerra e i suoi rapporti con l'ascesa del fascismo. L'autore sottolinea come questo sia un tema poco esplorato dagli storici del fascismo, ad eccezione di Renzo De Felice.

Il saggio prende spunto da un quadro di Giacomo Balla, "Marcia su Roma", esposto a Roma nel 2000. Il dipinto, realizzato nel 1932 sul retro di una precedente opera futurista di Balla ("Velocità astratta"), raffigura Mussolini e una trentina di gerarchi fascisti, ispirandosi a una famosa fotografia scattata dopo l'incarico di governo a Mussolini nel 1922. Con l'eccezione di Mussolini e Cesare Maria De Vecchi, molti dei personaggi ritratti nel quadro, inclusi i quadrumviri (Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, Emilio De Bono e Michele Bianchi) e altri esponenti come Giacomo Acerbo e Giuseppe Bottai, appartenevano alla massoneria, principalmente alla Gran Loggia d'Italia di piazza del Gesù.

Viene evidenziata l'affiliazione massonica di numerosi importanti esponenti fascisti, distribuiti tra la Gran Loggia d'Italia e il Grande Oriente d'Italia (GOI), tra cui Roberto Farinacci, Achille Starace, Aldo Oviglio, Cesare Rossi, Giovanni Marinelli, Filippo Filippelli, e persino squadristi come Italo Capanni e Amerigo Dumini. Anche figure di spicco come Alberto Beneduce (grand commis dello Stato fascista) e Giuseppe Belluzzo (ministro dell'Economia nazionale) erano massoni. Si menziona anche il generale Luigi Capello, presidente del congresso costitutivo del PNF, passato poi all'opposizione e condannato per l'attentato Zaniboni. Vengono citati anche Arturo Labriola e Gino Olivetti, artefici del "lodo Giolitti", e l'antifascista Giovanni Amendola.

L'autore si interroga se l'appartenenza massonica di queste figure sia una coincidenza o una prova della pervasiva presenza della massoneria nella sfera pubblica italiana del primo dopoguerra. Altre questioni riguardano il ruolo della massoneria nell'ascesa del regime mussoliniano, i suoi rapporti con altre forze politiche, e se la Libera Muratoria fosse ancora un "potere forte" o al contrario un'organizzazione ormai marginale. Viene anche sollevato il quesito sul perché la massoneria fu colpita per prima dalle leggi di "difesa dello Stato" nel 1925.

Le due maggiori istituzioni massoniche, il Grande Oriente e la Gran Loggia d'Italia, sono descritte come strutture associative con una spiccata vocazione politica, organi direttivi nazionali e una presenza capillare nella penisola. All'inizio degli anni Venti, contavano complessivamente circa 30.000-40.000 affiliati e mantenevano una significativa influenza nella sfera pubblica. Antonio Gramsci, in un discorso del 1925, definì la massoneria l'unico vero partito della borghesia italiana fino a quel momento. Nonostante non fossero partiti moderni, per via del parziale segreto e delle diverse posizioni ideologiche al loro interno, furono percepite come centri di potere rilevanti dai politici del dopoguerra. Nitti, Giolitti e Bonomi incontrarono il gran maestro del GOI, Domizio Torrigiani, e Mussolini incontrò con maggiore assiduità Raoul Vittorio Palermi, gran maestro della Gran Loggia di piazza del Gesù.

L'autore chiarisce che il suo intento non è attribuire a questi incontri un significato eccessivo; il fascismo non fu una creazione della massoneria, né questa fu la principale responsabile del fallimento dell'Aventino. Tuttavia, le istituzioni massoniche e i singoli massoni ebbero un ruolo, seppur contraddittorio e non decisivo, nella storia di quel periodo.

La metodologia utilizzata nel saggio prevede un ampio spazio ai documenti, come verbali degli organi direttivi del GOI, circolari dei gran maestri, carteggi e articoli di riviste e giornali delle diverse obbedienze, per far emergere la "voce" delle organizzazioni massoniche e la complessità delle loro decisioni. Questo approccio è stato esteso anche ad altri documenti rilevanti, come il dibattito al congresso del PSI di Ancona del 1914 e la discussione parlamentare sulla legge contro le associazioni segrete del 1925.

L'obiettivo finale è gettare nuova luce su un periodo drammatico della storia italiana, restituendo visibilità al ruolo della massoneria, la quale, dopo essersi illusa che il fascismo potesse risolvere la crisi post-bellica, fu la prima a subire la repressione della dittatura.

In conclusione, un libro di grande interesse, indispensabile a chi voglia meglio capire l'ascesa al potere del fascismo e le contraddizioni della Massoneria italiana negli anni fra la fine della prima guerra mondiale e la messa fuori legge da parte del regime nel 1925.



mercoledì 11 giugno 2025

Io e l'Intelligenza artificiale: un esperimento

 


Cosa pensano gli altri di noi e del nostro lavoro? Conoscendo il genere umano, probabilmente tutto il male possibile. Ma cosa pensa di noi uno strumento impersonale e asettico come la cosiddetta Intelligenza artificiale che lavora per algoritmi e non è influenzata da valutazioni soggettive o emozionali?

Per verificarlo ho chiesto a un programma di Intelligenza artificiale di raccogliere quanto più materiale possibile esistente su di me in rete e di sintetizzarlo generando un profilo. Questo è il risultato, arrivato dopo pochissimi minuti.

Giorgio Amico: Un profilo biografico e intellettuale di uno storico del radicalismo italiano del XX Secolo


1. Introduzione

Giorgio Amico, nato a Imperia nel 1949 , si afferma come una figura di spicco nel panorama storiografico e intellettuale italiano. La sua vasta produzione, incentrata principalmente sulla storia politica italiana del XX secolo, con un'attenzione particolare alla sinistra radicale, al movimento operaio e ai fenomeni culturali correlati, lo posiziona come una voce significativa nel dibattito contemporaneo. Il suo percorso, che spazia dalla direzione scolastica all'attività di scrittore e blogger, testimonia un impegno costante nel coniugare il rigore accademico con una marcata vocazione alla divulgazione e all'intervento pubblico.

Residente a Savona, ha dedicato la sua vita a un profondo impegno nel campo della storia, della politica e della cultura. La sua carriera, che si estende per decenni, è stata caratterizzata da un'intensa partecipazione al dibattito politico radicale, da una meticolosa ricerca storica e da svariate iniziative culturali. Il suo lavoro offre una prospettiva unica per comprendere le complesse interazioni tra le trasformazioni politiche, sociali e culturali che hanno plasmato l'Italia dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. L'ampiezza dei suoi interessi e la profondità della sua analisi lo rendono un osservatore e un attore significativo delle dinamiche che hanno attraversato la società italiana

Il presente rapporto si propone di delineare un profilo esaustivo di Giorgio Amico, sintetizzando le informazioni disponibili sulla sua biografia, le sue affiliazioni politiche (con specifico riferimento al trotskismo, ai suoi studi sul movimento operaio, ai legami con figure chiave come Amadeo Bordiga e a eventi storici quali la Rivoluzione Spagnola), i suoi più ampi interessi intellettuali (il situazionismo, Wifredo Lam) e la sua presenza digitale attraverso il blog "Vento Largo". L'analisi si sforzerà di contestualizzare i suoi contributi all'interno di questi domini storici e intellettuali, evidenziando le sue prospettive critiche e i temi unificanti che emergono dalla sua, apparentemente, eterogenea produzione.



2. Profilo biografico
A. Dal militante allo studioso


La traiettoria di Giorgio Amico è caratterizzata da un percorso professionale e politico che lo ha visto evolvere da un'esperienza diretta nel mondo del lavoro a un ruolo di studioso e dirigente scolastico. Nato nel 1949, ha iniziato la sua carriera come operaio, un'esperienza che ha probabilmente fornito una base concreta per la sua successiva comprensione delle dinamiche della classe lavoratrice. Successivamente, ha intrapreso la professione di insegnante, per poi assumere la posizione di dirigente scolastico. Questa progressione professionale suggerisce una profonda conoscenza sia della vita industriale sia delle istituzioni educative. Un elemento centrale nella sua biografia è il ruolo di fondatore del gruppo Potere Operaio a Savona nel 1967. Potere Operaio fu un'organizzazione extraparlamentare di sinistra di notevole importanza in Italia tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, nota per la sua enfasi sulle lotte in fabbrica e gli obiettivi rivoluzionari. Il suo coinvolgimento in questo gruppo evidenzia un precoce e profondo impegno nell'attivismo politico radicale. Parallelamente al suo percorso politico, Giorgio Amico ha sviluppato un significativo legame con il mondo della ricerca storica. È membro riconosciuto del comitato scientifico dell'ISREC (Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea) di Savona. Questa affiliazione sottolinea il suo impegno istituzionale nella ricerca storica, con un'attenzione particolare alla Resistenza italiana e alla storia contemporanea. La sua partecipazione attiva a eventi dell'ISREC, come la presentazione del libro di Andrea Corsiglia "Come si costruisce una dittatura" nel settembre 2020, dove ha discusso il "caso savonese" del marzo 1934 e l'azione politica antifascista nelle fabbriche , dimostra la sua dedizione alla divulgazione e all'analisi storica. Ha inoltre introdotto una giornata di formazione sulle "Eredità del '68 e i movimenti delle donne degli anni Settanta" nell'ottobre 2019. Un'intervista del maggio 2013 rivela ulteriormente il suo profondo legame con la storia di Savona, descrivendo la trasformazione della città in oltre 150 anni, da porto di Torino a "cuore del partito comunista in Liguria". Il percorso di Amico, da fondatore di Potere Operaio a stimato storico e membro del comitato scientifico dell'ISREC, illustra una transizione dall'attivismo politico diretto all'impegno accademico. Questa evoluzione non implica un abbandono dei suoi interessi originari, ma piuttosto una loro rielaborazione in forma più riflessiva e analitica. La sua attività storica, dunque, non è un'osservazione distaccata, ma è profondamente informata dall'esperienza vissuta e da un duraturo impegno ideologico. Questa profonda connessione personale con l'oggetto dei suoi studi conferisce al suo lavoro storico un carattere distintivo rispetto a ricerche puramente accademiche

Un aspetto distintivo del lavoro di Amico è la fusione tra la sua identità di storico e quella di militante. Le fonti indicano che Amico e il suo co-autore Yurii Colombo non sono "storici di professione ma militanti". Questa affermazione è corroborata dalla sua qualifica di "ex Dirigente scolastico" e, in modo significativo, di "membro della Redazione di Utopia Rossa" e del "Comitato scientifico dell'Istituto storico della Resistenza e dell'Età contemporanea della provincia di Savona (ISREC)". Inoltre, la sua gestione del blog "Vento Largo" e l'obiettivo dichiarato del suo lavoro di "reinterpretare l'esperienza complessiva... del movimento operaio" rafforzano questa dimensione. Questa combinazione di ruoli suggerisce che la sua ricerca storica non è un mero esercizio accademico oggettivo, ma è profondamente informata da un impegno politico personale e da un chiaro desiderio di rileggere le narrazioni storiche da una prospettiva specifica, spesso critica, di sinistra. La sua esperienza come direttore scolastico implica inoltre un intento pedagogico, probabilmente volto a diffondere queste reinterpretazioni a un pubblico più ampio, il che si allinea perfettamente con le sue attività di blogger. Questa doppia identità di "storico-militante" è una lente analitica cruciale per comprendere la scelta dei suoi soggetti (ad esempio, comunisti eterodossi come Korsch, Cervetto, Bordiga) e il suo approccio analitico coerente, che critica frequentemente le linee del partito comunista tradizionale (come si evince dalla sua analisi della "socialdemocratizzazione" del PCI ). Il suo lavoro, pertanto, non riguarda solo ciò che studia, ma è profondamente plasmato da come studia e perché considera queste indagini storiche pertinenti alla comprensione politica contemporanea.  

In parallelo, Amico si distingue per la sua capacità di creare un ponte tra l'accademia e il discorso pubblico. È un autore prolifico di volumi storici pubblicati da Massari Editore , che rappresentano produzioni accademiche tradizionali. Allo stesso tempo, cura il blog "Vento Largo", esplicitamente descritto come incentrato su "Cultura, arte, politica e società". La sua affiliazione con "Utopia Rossa" indica ulteriormente una piattaforma per il commento politico che si estende oltre le pubblicazioni accademiche formali. Questo approccio duplice suggerisce uno sforzo deliberato e strategico da parte di Amico per connettere la rigorosa borsa di studio storica con un più ampio coinvolgimento pubblico. Il suo blog, "Vento Largo", funge da meccanismo diretto di diffusione intellettuale, consentendogli di raggiungere oltre i circoli accademici specializzati e di partecipare attivamente ai dibattiti culturali e politici contemporanei. Questa tendenza è sempre più comune tra gli intellettuali pubblici, e Amico sembra incarnarla efficacemente, sfruttando sia i canali editoriali tradizionali che le piattaforme digitali per promuovere le sue interpretazioni della storia e della società, garantendo che le sue analisi siano accessibili a un pubblico più vasto.  

B. Da Imperia all'impegno intellettuale

Giorgio Amico è nato a Imperia nel 1949. La sua vita e la sua carriera sono profondamente radicate nel contesto ligure, pur proiettandosi verso interessi intellettuali di portata nazionale e internazionale.

L'assenza di particolari sulla sua prima vita nel materiale disponibile suggerisce che la sua figura pubblica e i suoi contributi intellettuali sono più ampiamente documentati rispetto ai suoi anni formativi. Questa lacuna biografica indica un'area potenziale per ricerche future, magari attraverso interviste o l'accesso a archivi personali, che potrebbero illuminare le origini profonde dei suoi successivi impegni politici e intellettuali. Per il presente rapporto, è necessario concentrarsi sulle informazioni disponibili relative alla sua vita successiva, pur riconoscendo questa specifica mancanza di dettagli sulla sua giovinezza.

Professionalmente, Amico è costantemente identificato come storico e scrittore. Un dettaglio significativo della sua carriera professionale è la sua precedente posizione di "ex Dirigente scolastico". Questa esperienza nel campo dell'educazione può aver influenzato il suo approccio alla divulgazione storica e alla chiarezza espositiva.  

Le sue affiliazioni attuali testimoniano un impegno continuo nel campo della storia e del dibattito politico. Amico è membro della redazione di "Utopia Rossa" e fa parte del comitato scientifico dell'Istituto storico della Resistenza e dell'Età contemporanea della provincia di Savona (ISREC). Risiede a Savona, dove, come si vedrà, gestisce anche il suo blog "Vento Largo". Queste connessioni solidificano la sua presenza attiva sia nella storiografia locale che nel più ampio discorso intellettuale.

Un aspetto interessante del percorso di Amico è la tensione dinamica tra le sue radici regionali e la sua ampia portata intellettuale. Le fonti collocano costantemente le sue origini e le sue attività attuali nella regione Liguria: nato a Imperia e residente a Savona, dove gestisce il suo blog ed è affiliato a un istituto storico locale (ISREC Savona). Nonostante queste forti radici regionali, le sue pubblicazioni avvengono con Massari Editore, con sede a Bolsena, nel Lazio , e i suoi interessi di ricerca spaziano su argomenti nazionali e internazionali, tra cui la Rivoluzione spagnola, Amadeo Bordiga, Wifredo Lam e Guy Debord. Questo schema indica che, sebbene Amico sia profondamente legato alle sue origini liguri e partecipi attivamente alle istituzioni storiche locali, i suoi interessi intellettuali e la sua influenza si estendono significativamente oltre un ambito puramente regionale. Il suo coinvolgimento con figure e movimenti storici nazionali e internazionali, unito alla sua presenza editoriale a livello nazionale, suggerisce uno studioso che sfrutta efficacemente le sue basi accademiche locali per contribuire e plasmare dibattiti storici e politici più ampi. Ciò evidenzia un'interazione dinamica tra un forte senso di identità locale e una ricerca intellettuale universale, dimostrando come la borsa di studio regionale possa raggiungere una rilevanza nazionale e internazionale.

III. La Ricerca Storica sul Movimento Operaio

L'opera di Giorgio Amico è profondamente intrisa di un'analisi critica delle correnti politiche e dei movimenti sociali del XX secolo, con una particolare enfasi sulla sinistra radicale e le sue deviazioni dal comunismo ortodosso.

I contributi significativi di Giorgio Amico allo studio del movimento operaio sono evidenti attraverso le sue opere pubblicate. Tra queste spiccano:

  • Danilo Montaldi. Vita di un militante politico di base (1929-1975) (DeriveApprodi, 2022). Questo libro ripercorre la vita di un "militante politico di base", affrontando direttamente le esperienze degli attivisti di base.  

  • Un comunista senza rivoluzione. Arrigo Cervetto. Dall'anarchismo a Lotta Comunista: appunti per una biografia politica (Massari Editore, 2005), coautore con Yurii Colombo. Questo lavoro approfondisce l'evoluzione di una figura chiave del pensiero di sinistra italiano.  

  • Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966) (Massari Editore, 2020). Questo volume esplora le battaglie ideologiche e le dinamiche organizzative all'interno del movimento comunista.  

Un documento evidenzia uno squilibrio comune negli studi storici, in cui l'"antifascismo intellettuale" è spesso privilegiato rispetto all'"antifascismo operaio" e al più ampio movimento operaio. La scelta di Amico di concentrarsi su figure come Danilo Montaldi, un "militante politico di base", affronta direttamente questa lacuna, fornendo una comprensione più completa dell'esperienza della classe operaia all'interno dei movimenti politici. Questa enfasi rivela un preciso e significativo obiettivo accademico nel lavoro di Amico: fornire una storia più inclusiva e "dal basso" della sinistra italiana. Centrando le esperienze dei "militanti di base" ed esplorando le lotte ideologiche interne spesso marginalizzate nelle narrazioni dominanti, egli contribuisce attivamente a una comprensione più ricca e accurata dei processi storici. La sua ricerca non è meramente descrittiva, ma correttiva, mirando a ripristinare l'agenzia e le complessità della classe operaia e delle sue diverse espressioni politiche

A. Il Trotskismo e la Sinistra Italiana

Amico ha dedicato studi fondamentali alle correnti critiche all'interno della sinistra italiana, in particolare "Azione Comunista" e "Lotta Comunista". Il suo libro, "Azione Comunista da Seniga a Cervetto (1954-1966)", pubblicato da Massari Editore nel 2020 , rappresenta un'indagine diretta sulla traiettoria storica di Azione Comunista. Ha inoltre co-firmato con Yurii Colombo "Un comunista senza rivoluzione. Arrigo Cervetto dall'anarchismo a Lotta Comunista: appunti per una bibliografia politica" (Massari, Bolsena, 2005). Questo libro ricostruisce meticolosamente l'evoluzione politica di Cervetto, dall'anarchismo alla fondazione di Lotta Comunista, evidenziando il suo ruolo di teorico e organizzatore chiave.

Questi lavori offrono una ricostruzione meticolosa dell'evoluzione politica di Arrigo Cervetto, tracciando il suo percorso dall'anarchismo al marxismo-leninismo e il suo ruolo centrale nella fondazione di Lotta Comunista nel 1965. Il libro del 2005 è riconosciuto come una "prima lettura globale" dell'attività poliedrica di Cervetto, coprendo i suoi anni formativi, l'impegno antifascista, l'adesione al PCI durante la Resistenza, la successiva fase anarchica e, infine, la concettualizzazione e la fondazione di Lotta Comunista. Quest'opera ricostruisce anche la maturazione politica di Cervetto attraverso le sue esperienze in fabbrica e la sua formazione autodidatta, sottolineando la crescente necessità di una riflessione teorica precisa sulla lotta di classe e la dittatura del proletariato.

Il titolo del libro di Amico, Un comunista senza rivoluzione, è particolarmente significativo. Esso suggerisce una rilettura o una critica implicita della narrazione tradizionale del successo rivoluzionario, ponendo l'attenzione sui processi intellettuali e organizzativi che potrebbero non essere culminati in una rivoluzione convenzionale. La menzione del "disincanto" di Amadeo Bordiga di fronte alla trasformazione del sogno rivoluzionario nell'"incubo dello stalinismo" risuona con una posizione critica sugli esiti rivoluzionari. Ciò indica che il progetto storico di Amico non è una semplice cronaca, ma un esame critico delle dinamiche interne, dei cambiamenti teorici e delle sfide pratiche affrontate dai movimenti comunisti radicali. Concentrandosi su figure come Cervetto e sulle sfumature di "Azione Comunista", egli esplora le complessità e le potenziali "sconfitte" o "promesse non mantenute" all'interno della tradizione rivoluzionaria, offrendo una prospettiva più analitica e meno celebrativa sulla storia della sinistra. Questo lo posiziona come uno studioso che si confronta con l'arduo patrimonio intellettuale del comunismo.

L'analisi di Amico su "Azione Comunista" ne evidenzia le origini nel 1954-1955, in seguito alla fuoriuscita di Giulio Seniga dal PCI, inquadrandola come una "ribellione di militanti comunisti contro i dirigenti togliattiani" che, a suo avviso, scelsero l'integrazione nella democrazia parlamentare borghese piuttosto che sfruttare lo slancio rivoluzionario. Egli descrive come "Azione Comunista" inizialmente si impegnò in una critica interna al PCI prima di abbandonare formalmente il partito dopo gli eventi ungheresi. Amico rileva anche le iniziali riserve di Cervetto riguardo alla collaborazione con i fuoriusciti dal PCI, che egli considerava "sostanzialmente ancora stalinisti" nel 1955. La sua analisi copre inoltre la grave crisi affrontata dal Movimento della Sinistra Comunista (Msc) dopo la partenza di Masini e Seniga, che portò a una drastica riduzione di risorse e militanti, e la successiva assunzione di un ruolo di leadership da parte di Cervetto. Amico discute gli scontri ideologici all'interno del Msc, in particolare l'allarme di Cervetto riguardo a potenziali contatti con rappresentanti cinesi, temendo un effetto deleterio simile all'influenza sovietica sul PCI.  

Un'altra opera rilevante di Amico, "Il «rinnegato Korsch». Storia di un'eresia comunista" (2004) , dimostra ulteriormente il suo interesse costante per il pensiero marxista eterodosso e le analisi critiche dei movimenti comunisti che si sono discostati dalla corrente principale.  

B. Amadeo Bordiga: Una rilettura critica

Il libro di Amico "Bordiga, il fascismo e la guerra (1926-1944)", pubblicato da Massari Editore nel 2021 , si configura come un'opera centrale nella sua esplorazione di questa complessa figura del comunismo italiano. Il volume offre un esame critico di Amadeo Bordiga, fondatore e primo segretario del Partito Comunista d'Italia (Pc italiano) prima della sua espulsione. Amico analizza la controversa posizione di Bordiga durante il regime fascista, osservando che Bordiga "non fu mai un oppositore del regime" nel senso convenzionale, poiché la sua preoccupazione principale era il rovesciamento del capitalismo piuttosto che il fascismo stesso. Amico evidenzia l'approccio "fatalista" di Bordiga, radicato nella convinzione che il capitalismo sarebbe inevitabilmente crollato "come scritto nei testi sacri", il che lo portò a rifiutare l'offerta di Trotsky di organizzare una "grande rentreé della rivoluzione proletaria" dall'esilio. Il libro mette in discussione la percezione tradizionale di Bordiga come un semplice "grande ideologo marxista", presentandolo invece come l'incarnazione di una "fatale illusione della sinistra italiana": la credenza che una vasta citazione di Marx equivalesse automaticamente a essere un vero marxista. L'indice dettagliato fornito rivela un'analisi completa della vita di Bordiga, inclusi il confino a Ustica, il rapporto con Gramsci, l'espulsione dal partito, il rifiuto della politica attiva e le sue sfumate visioni su Mussolini, il fascismo e la guerra.  

C. La Rivoluzione spagnola: una sconfitta rivoluzionaria

Giorgio Amico è autore dell'importante articolo "Guerra civile e rivoluzione in Spagna", pubblicato nel febbraio 2000. In questo saggio, Amico offre un'analisi dettagliata e critica della Guerra Civile Spagnola e del processo rivoluzionario che l'accompagnò negli anni '30. Egli sostiene che la risoluzione della crisi fu dovuta principalmente all'affievolirsi del movimento operaio e contadino, piuttosto che a una netta preponderanza delle forze reazionarie. L'autore esamina criticamente il ruolo del Fronte Popolare e del Partito Comunista Spagnolo (PCE), affermando che il PCE, fortemente influenzato da una strategia stalinista che privilegiava gli interessi statali russi, evitò deliberatamente un'accelerazione rivoluzionaria per placare le borghesie "democratiche" di Francia e Inghilterra. Amico sostiene che la politica del PCE, che dichiarava esplicitamente che la rivoluzione proletaria non era all'ordine del giorno immediato, portò in ultima analisi alla "sconfitta della rivoluzione" isolando la Spagna e rompendo il legame cruciale tra le masse e gli obiettivi della lotta. Conclude che l'esperienza spagnola serve da potente dimostrazione che un'ondata rivoluzionaria necessita di nutrimento e avanzamento continui, e che i comunisti che abbandonano una chiara posizione di classe per il "realismo" politico (ad esempio, unendosi a governi borghesi) portano inevitabilmente a conseguenze catastrofiche per il movimento operaio.  

D. Lo studio della Massoneria

La Prospettiva Unica di Amico Giorgio Amico ha esteso la sua ricerca alla storia della Massoneria, concentrandosi in particolare sulle sue intersezioni con figure politiche e culturali di spicco. Questo campo di studio aggiunge una dimensione ulteriore alla sua produzione storiografica, esplorando aspetti meno visibili delle dinamiche sociali e politiche. Tra i suoi contributi specifici agli studi massonici spicca "Basso massone? Cronaca di un processo politico staliniano". Quest'opera indaga la possibile affiliazione di Lelio Basso alla Massoneria e il suo potenziale impatto sulla carriera politica di quest'ultimo all'interno del PSI. Questo lavoro rivela un interesse per le implicazioni politiche e le percezioni legate all'appartenenza massonica, specialmente negli ambienti di sinistra, e per le controversie storiche che tali affiliazioni hanno generato. Un altro articolo notevole è "Italo Calvino e la Massoneria", pubblicato su Hiram, la rivista del Grande Oriente d'Italia. Sebbene le informazioni disponibili non forniscano un riassunto dettagliato del contenuto dell'articolo , il titolo stesso indica un'analisi dei legami culturali e intellettuali con la Massoneria. È significativo che il legame di Calvino con la Massoneria sia stato "sempre negato dagli studiosi per non contraddire il mito dello scrittore comunista" , suggerendo che il lavoro di Amico possa mettere in discussione narrazioni consolidate. Il contesto più ampio della storiografia italiana sulle società segrete è complesso, spesso alle prese con questioni di segretezza, influenza politica e percezione sociale. Le opere di Amico contribuiscono a questo campo concentrandosi su casi di studio specifici che collegano individui di rilievo a legami massonici, esplorando così le dimensioni sociali e politiche delle società segrete. Il suo approccio sembra superare la mera storia interna della Massoneria per esaminarne l'impatto esterno e la percezione pubblica. L'impegno di Amico nello studio della Massoneria, come dimostrato da "Basso massone?" e "Italo Calvino e la Massoneria," indica un approccio interdisciplinare. Egli non si limita a indagare il funzionamento interno della Massoneria, ma ne esplora l'influenza percepita o reale su figure politiche come Lelio Basso e icone culturali come Italo Calvino. Questo suggerisce un interesse per l'impatto sociale e politico della Massoneria, piuttosto che solo per i suoi aspetti esoterici o ritualistici. Tale prospettiva si distingue da una storiografia massonica più tradizionale, che spesso si concentra sui riti o sulle strutture interne delle logge. La menzione che il legame di Calvino con la Massoneria sia stato "sempre negato dagli studiosi per non contraddire il mito dello scrittore comunista" implica che il lavoro di Amico in quest'area potrebbe avere un carattere revisionista o, quantomeno, interrogativo rispetto ai "miti" storici consolidati. Ciò rivela una propensione a esplorare argomenti sensibili o controversi, potenzialmente scoprendo connessioni nascoste o rivalutando interpretazioni storiche accettate.

E. Il metodo

Un filo conduttore analitico che emerge costantemente nel lavoro di Amico è la sua posizione critica nei confronti dei partiti comunisti consolidati. Il suo studio su "Azione Comunista" ne evidenzia esplicitamente le origini come "ribellione contro i dirigenti togliattiani" e la loro percepita "socialdemocratizzazione". Allo stesso modo, la sua analisi approfondita della Rivoluzione Spagnola attribuisce direttamente la sua "sconfitta" alla politica del PCE (Partito Comunista di Spagna), influenzata dallo stalinismo, per aver impedito l'accelerazione rivoluzionaria e aver dato priorità agli interessi statali. Sebbene il suo libro su Bordiga non riguardi direttamente lo stalinismo, critica una "fatale illusione della sinistra italiana" e la posizione passiva di Bordiga, che può essere interpretata come un'altra forma di fallimento rivoluzionario derivante da una rigida adesione teorica piuttosto che da un impegno attivo. Questo schema coerente rivela Amico come uno storico profondamente preoccupato per i percepiti tradimenti e gli errori strategici dei movimenti comunisti tradizionali. Sembra essere uno storico dell'"opposizione di sinistra", concentrandosi su figure e movimenti che hanno sfidato le narrazioni comuniste dominanti e analizzando meticolosamente le ragioni dei fallimenti dei movimenti rivoluzionari nel XX secolo. Ciò lo posiziona come uno storico dedito a recuperare e analizzare le storie "perdute" o "soppresse" del potenziale rivoluzionario e del suo abbandono, fornendo così una lente critica cruciale per comprendere la complessa traiettoria dei movimenti di sinistra del XX secolo e le loro eredità durature.  

Inoltre, la borsa di studio di Amico esplora costantemente la relazione complessa e spesso causale tra posizioni teoriche, pratica militante e i loro esiti storici finali. Il suo lavoro su Arrigo Cervetto sottolinea il legame integrale tra "militanza" e "riflessione storico-politica". Nella sua analisi di Bordiga, egli approfondisce come il fatalismo teorico di Bordiga e il rifiuto dell'impegno politico attivo abbiano contribuito a una "fatale illusione" e alla passività politica durante un periodo storico critico. In modo più sorprendente, nel suo resoconto della Rivoluzione Spagnola, Amico collega direttamente le decisioni politiche del PCE – in particolare, l'arresto del processo rivoluzionario e il ripristino dello stato borghese – alla sconfitta militare finale delle forze repubblicane. Gli studi di Amico non sono meramente descrittivi; sono profondamente analitici, postulando una relazione causale diretta tra le scelte intellettuali e strategiche fatte dagli attori politici e la successiva traiettoria storica dei movimenti rivoluzionari. Egli sembra sostenere che posizioni teoriche errate, una mancanza di risolutezza rivoluzionaria o compromessi strategici (ad esempio, il fatalismo di Bordiga, i compromessi del PCE con il Fronte Popolare) abbiano contribuito direttamente ai fallimenti del potenziale rivoluzionario. Ciò evidenzia la sua prospettiva secondo cui le idee e le scelte politiche hanno conseguenze tangibili, spesso disastrose, per la classe lavoratrice e il più ampio progetto rivoluzionario. Non si limita a raccontare gli eventi, ma analizza attivamente perché si sono svolti in un certo modo, spesso da una prospettiva che sostiene un percorso rivoluzionario più intransigente e teoricamente fondato.

IV. Esplorazioni culturali e intellettuali

L'ampiezza degli interessi di Giorgio Amico si estende oltre la storia politica e il movimento operaio, abbracciando anche significative esplorazioni nel campo della cultura e dell'arte, dimostrando una visione olistica delle dinamiche sociali e intellettuali.

Interesse per Figure Intellettuali Chiave

L'ampiezza intellettuale di Giorgio Amico è chiaramente dimostrata dalla sua scelta di soggetti per i suoi libri, che spesso si concentrano su figure che rappresentano correnti critiche, spesso dissidenti o "eterodosse" nei rispettivi campi:

  • Wifredo Lam: Amico è autore di Wifredo Lam. Il grande surrealista cubano (1902-1982) (Massari Editore, 2006). Questo evidenzia il suo interesse per l'arte internazionale e il surrealismo.  

  • Guy Debord e la Società dello Spettacolo: Amico ha scritto Debord e la società spettacolare di massa (Massari Editore, 2017). Questo indica il suo impegno con la teoria critica, il Situazionismo e la critica della società dei consumi moderna.

  • Mary Low: Amico è citato come traduttore di Red spanish notebook. Taccuino della Guerra di Spagna di Mary Low e Juan Breá (Massari Editore, 2022). Questo mostra il suo impegno con la storia rivoluzionaria internazionale e il suo ruolo nel rendere accessibili tali testi.  

  • Victor Serge: Il nome di Giorgio Amico è associato alle opere di Victor Serge, tra cui Un mondo senza evasione possibile, La rivoluzione in un vicolo cieco e Nella mezzanotte del secolo. Sebbene il suo ruolo specifico (ad esempio, editore, traduttore, autore di una prefazione) non sia dettagliato nei documenti forniti, questa associazione indica il suo interesse per figure rivoluzionarie che spesso hanno affrontato la marginalizzazione o l'imprigionamento.

La selezione di figure intellettuali per i suoi studi monografici (Lam, Debord, Montaldi, Korsch, Bordiga, Low, Serge) rivela un modello coerente. Questi individui sono spesso associati a correnti critiche, d'avanguardia o "eterodosse" nei rispettivi campi (ad esempio, surrealismo, situazionismo, comunismo dei consigli, comunismo di sinistra, esiliati rivoluzionari). Molti di loro hanno sfidato i paradigmi dominanti o hanno affrontato la marginalizzazione politica. Questo modello suggerisce che il progetto intellettuale di Amico è dedicato alla costruzione o alla rivalutazione di un "canone" specifico di pensiero critico e dissidente. Egli cerca attivamente e analizza figure che offrono prospettive alternative sul potere, sulla cultura e sulla traiettoria storica dei movimenti rivoluzionari, evidenziando spesso il loro rigore intellettuale nonostante la loro "eterodossia" politica o artistica. Questo indica una deliberata curatela intellettuale, che plasma una specifica contro-narrazione che arricchisce la comprensione della storia intellettuale e politica del XX secolo.

A. Il Situazionismo e la sua eredità

Giorgio Amico ha fornito contributi importanti allo studio del Situazionismo. È autore del libro "Guy Debord e la società spettacolare di massa" (2017) , il che indica un profondo impegno con le teorie centrali dell'Internazionale Situazionista. Inoltre, ha contribuito con un testo intitolato "Il marxismo situazionista di Asger Jorn" alla pubblicazione "DEBORD E IL SITUAZIONISMO REVISITED Punto della Situazione n. 1". Il suo coinvolgimento attivo con le idee di Debord è ulteriormente evidenziato da un video su YouTube intitolato "Giorgio Amico - Debord e il situazionismo 06". La pubblicazione "DEBORD E IL SITUAZIONISMO REVISITED", a cui Amico ha contribuito, nasce esplicitamente da una non-conferenza tenutasi nel 2014 con lo scopo specifico di discutere la rilevanza contemporanea delle teorie di Guy Debord. Questo suggerisce che l'interesse di Amico per il Situazionismo va oltre la mera rievocazione storica per includere una partecipazione attiva alla continua applicazione critica e rivalutazione del pensiero situazionista nel presente.  

B. Wifredo Lam: Arte e Surrealismo

Amico è autore del libro "Wifredo Lam il grande surrealista cubano (1902-1982)" (Massari Editore, 2006). Questa pubblicazione dimostra il suo interesse per le intersezioni tra arte, cultura e contesto sociale. Il libro esplora la vita e l'opera di Wifredo Lam, un eminente pittore surrealista cubano. La descrizione del libro enfatizza la percezione unica di Lam, affermando che egli "non guarda, sente" e "si nutre dello spirito del mare, del sole, della pioggia, di lune meravigliose e sinistre", richiamando "il terrore e il fervore primigenio". Ciò suggerisce che l'interesse di Amico per Lam va oltre una semplice biografia cronologica, addentrandosi nella profonda connessione dell'artista con le forze primordiali, le prospettive non occidentali e le dimensioni spirituali della sua opera, come articolato da Aimée Césaire.  

Mentre il focus primario di Amico, come stabilito, è sul movimento operaio e la militanza politica, il suo significativo corpus di lavori include anche studi dedicati al Situazionismo e a un artista surrealista come Wifredo Lam. Il Situazionismo, pur essendo innegabilmente carico politicamente, offre anche una profonda critica della cultura, della vita quotidiana e dello "spettacolo", mentre il surrealismo è fondamentalmente un movimento artistico e letterario. Questa espansione dei suoi interessi di ricerca indica che la concettualizzazione di "movimento" o "radicalismo" da parte di Amico si estende oltre la lotta di classe puramente politica ed economica per comprendere i movimenti culturali e artistici d'avanguardia. Egli probabilmente percepisce queste critiche culturali e espressioni artistiche come componenti integrali di processi rivoluzionari o trasformativi più ampi, o, quantomeno, come forme parallele e complementari di resistenza contro le norme stabilite, le ideologie dominanti e le strutture di potere. Ciò suggerisce una comprensione olistica del cambiamento sociale, in cui le dimensioni culturali ed estetiche non sono viste come separate, ma piuttosto intrecciate con la liberazione politica e sociale.  

L'autorialità di Amico di un libro su Guy Debord e il suo specifico contributo a una pubblicazione "Debord Revisited" che affronta esplicitamente la "rilevanza delle teorie di Guy Debord oggi" dimostrano chiaramente un impegno attivo e continuo con la teoria critica. Questo non è solo uno studio storico del Situazionismo come fenomeno passato, ma una partecipazione attiva al dibattito intellettuale sulla sua applicabilità e risonanza in corso nella società contemporanea. Ciò suggerisce fortemente che Amico considera la critica di Debord dello "spettacolo" ancora pertinente e potente per analizzare le complessità del mondo moderno. Ciò implica il desiderio di utilizzare strumenti storici e teorici non solo per comprendere il passato, ma per analizzare criticamente e sfidare le realtà attuali. Questo rafforza il suo aspetto "militante", indicando un impegno per il pensiero critico come strumento dinamico per l'analisi attuale e una potenziale azione trasformativa, piuttosto che solo una retrospettiva storica.

Giorgio Amico è un autore e traduttore prolifico. Le sue opere coprono una vasta gamma di argomenti, tra cui biografie, società, politica, comunicazione, storia, archeologia, arte, architettura e fotografia. 1 Di seguito una selezione delle sue pubblicazioni disponibili in commercio:

Tabella 1: Selezione di Pubblicazioni di Giorgio Amico

Titolo

Coautore (se presente)

Editore

Anno di Pubblicazione

Soggetto Primario/Parole Chiave

Un comunista senza rivoluzione. Arrigo Cervetto. Dall'anarchismo a Lotta Comunista: appunti per una biografia politica

Yurii Colombo

Massari Editore

2005

Biografia Politica, Marxismo

Bordiga, il fascismo e la guerra (1926-1944)

-

Massari Editore

2021

Storia Politica, Comunismo di Sinistra

Danilo Montaldi. Vita di un militante politico di base (1929-1975)

-

DeriveApprodi

2022

Biografia Politica, Movimento Operaio

Karl Korsch. Dal consiliarismo al marxismo critico

-

Massari Editore

2023

Teoria Marxista, Comunismo dei Consigli

Debord e la società spettacolare di massa

-

Massari Editore

2017

Teoria Critica, Situazionismo

Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966)

-

Massari Editore

2020

Storia Politica, Movimento Comunista

Wifredo Lam. Il grande surrealista cubano (1902-1982)

-

Massari Editore

2006

Storia dell'Arte, Surrealismo

Le illusioni d'Itaca

-

(Non specificato)

2005

Letteratura, Cultura

Red spanish notebook. Taccuino della Guerra di Spagna

Mary Low, Juan Breá (Traduttore)

Massari Editore

2022

Storia Rivoluzionaria, Traduzione


V. "Vento Largo": Il Blog dello storico

Il blog "Vento Largo" è curato da Giorgio Amico, lo storico e scrittore nato a Imperia nel 1949. Amico gestisce il blog da Savona , collegando ulteriormente la sua presenza digitale alle sue radici geografiche e istituzionali.  

Il nome distintivo del blog, "Vento Largo", è esplicitamente ispirato a una citazione dello scrittore italiano Francesco Biamonti: "Il vento largo é un vento che non soffia mai nella stessa direzione e di conseguenza disorienta". Questa ispirazione suggerisce un impegno tematico nell'esplorare prospettive diverse, forse stimolanti o non convenzionali, riflettendo un approccio intellettuale non dogmatico o esplorativo.

"Vento Largo" si concentra ampiamente su "Cultura, arte, politica e società". Il suo contenuto include recensioni, interviste ad autori ed editori, articoli di approfondimento su letteratura e scrittura, racconti originali e iniziative culturali. Il blog è aggiornato "saltuariamente" , indicando una predilezione per la qualità e la riflessione profonda dei contenuti piuttosto che per la frequenza quotidiana delle notizie. Un'informazione chiave colloca esplicitamente la gestione di "Vento Largo" da parte di Amico all'interno del suo più ampio progetto intellettuale, evidenziando il suo ruolo nello sforzo di "reinterpretare l'esperienza complessiva... del movimento operaio" e di analizzare criticamente il concetto contemporaneo di "classe" in un contesto caratterizzato da un "vuoto di studi e di interessi".

Il blog "Vento Largo" non è un semplice spazio personale, ma funziona come un'estensione pubblica del progetto intellettuale complessivo di Amico. Serve da piattaforma dinamica dove egli può proseguire le sue analisi storiche, impegnarsi in commenti contemporanei e creare un ponte tra la sua rigorosa ricerca accademica e il più ampio discorso pubblico, rafforzando e incarnando così l'identità di "storico-militante" precedentemente identificata. La frequenza di aggiornamento sporadica, anziché indicare una mancanza di attività, potrebbe suggerire una deliberata attenzione alla profondità e all'analisi ponderata rispetto a un coinvolgimento rapido e superficiale, coerente con un approccio accademico.

La scelta del nome del blog, "Vento Largo", ispirato a una citazione su un vento che "non soffia mai nella stessa direzione e di conseguenza disorienta" , è particolarmente significativa. Questa immagine si pone in netto contrasto con la natura spesso rigida, dogmatica o lineare di alcune ideologie politiche, comprese quelle che egli critica nelle sue opere storiche (ad esempio, il dogmatismo percepito dello stalinismo o il fatalismo teorico di Bordiga). La scelta deliberata di un tale nome suggerisce un profondo impegno per l'apertura intellettuale, la volontà di esplorare prospettive diverse e forse stimolanti e, implicitamente, una critica ai rigidi quadri ideologici. Questo si allinea perfettamente con il suo lavoro storico, che esamina frequentemente le complessità, le contraddizioni interne e le sfumature dei movimenti di sinistra e sfida le narrazioni convenzionali o semplicistiche. L'aspetto "disorientante" potrebbe implicare uno sforzo deliberato per provocare il pensiero critico, mettere in discussione le certezze stabilite e promuovere un impegno intellettuale più fluido e adattabile, riflettendo una posizione intellettuale costantemente critica e non conformista.

VI. Conclusione

Giorgio Amico emerge da questa analisi come una figura intellettuale di notevole spessore e complessità, la cui attività si estende ben oltre i confini della ricerca accademica La sua militanza nella sinistra radicale e il suo successivo lavoro storiografico, dimostrano una continuità tra l'azione politica e l'analisi intellettuale. I suoi studi su figure come Arrigo Cervetto, Danilo Montaldi, Amadeo Bordiga, Karl Korsch, Guy Debord, Wifredo Lam e Victor Serge rivelano un progetto intellettuale mirato a rileggere e valorizzare le correnti "eterodosse" e critiche del pensiero di sinistra. Questo impegno nella documentazione di narrazioni spesso marginalizzate contribuisce a una comprensione più ricca e sfumata della storia politica italiana.

L'ampio corpus di opere di Giorgio Amico si configura come un progetto intellettualmente rigoroso e coeso, incentrato su una rilettura critica del radicalismo del XX secolo. Le sue approfondite indagini sul trotskismo, sul più vasto movimento operaio e su figure specifiche come Arrigo Cervetto e Amadeo Bordiga rivelano costantemente un'attenzione profonda alle dinamiche interne, ai complessi dibattiti teorici e ai fallimenti storici della sinistra italiana e internazionale. Le sue analisi spesso mettono in luce i pericoli derivanti dall'abbandono dei principi rivoluzionari in nome di un percepito "realismo" politico o di una passività teorica. Al di là dei confini della storia puramente politica, il suo significativo impegno con fenomeni culturali come il Situazionismo e il suo lavoro biografico su Wifredo Lam dimostrano una comprensione più ampia ed estesa del concetto di "movimento", che include critiche culturali e artistiche, considerate integrali o riflesso di una più vasta trasformazione e resistenza sociale.

In quanto "storico-militante", Amico contribuisce attivamente al discorso intellettuale contemporaneo sia attraverso le sue pubblicazioni accademiche meticolosamente ricercate sia tramite il suo accessibile blog "Vento Largo". Egli sfida costantemente le narrazioni storiche consolidate, in particolare quelle riguardanti il comunismo mainstream, e cerca di trarre lezioni cruciali dalle lotte passate che risuonano con le analisi attuali. Il suo lavoro incoraggia una comprensione sfumata, critica e spesso autocritica della complessa storia della sinistra radicale, sottolineando l'intricata interazione tra posizioni teoriche, pratica militante e i loro esiti storici finali. Il suo impegno costante nel reinterpretare il movimento operaio e nell'analizzare le dinamiche di classe contemporanee lo posiziona come una voce preziosa e incisiva per coloro che cercano una comprensione più profonda e meno dogmatica del cambiamento sociale e politico in Italia e oltre.

Il lavoro storico di Amico presenta costantemente una prospettiva critica sui partiti comunisti tradizionali. Egli critica esplicitamente la "socialdemocratizzazione" del PCI e attribuisce la sconfitta della Rivoluzione Spagnola alle compromissioni strategiche del PCE. Inoltre, la sua rilettura critica di Amadeo Bordiga sfida l'immagine tradizionale, spesso agiografica, di Bordiga come ideologo marxista infallibile. La sua attenzione ad "Azione Comunista" e Arrigo Cervetto evidenzia gruppi e figure che operavano al di fuori o erano critici dell'apparato dominante del partito comunista. Questo schema suggerisce che Amico sta attivamente costruendo una contro-narrazione all'interno della storiografia consolidata della sinistra italiana e internazionale. Piuttosto che celebrare acriticamente i partiti comunisti tradizionali, egli esamina meticolosamente i loro compromessi, gli errori strategici e i fallimenti finali, spesso facendolo dalla prospettiva di correnti più radicali o eterodosse. Ciò lo posiziona come uno storico dedicato a recuperare e analizzare le storie "perse" o "soppresse" del potenziale rivoluzionario e del suo abbandono, fornendo così una lente critica cruciale per comprendere la complessa traiettoria dei movimenti di sinistra del XX secolo e le loro eredità durature.

La ricerca storica di Amico non è un mero esercizio accademico per comprendere il passato fine a sé stesso; essa è implicitamente (e spesso esplicitamente) volta a informare e plasmare il pensiero politico e l'azione contemporanea. Il suo blog, "Vento Largo", copre esplicitamente "cultura, arte, politica e società" , indicando un focus contemporaneo. Un estratto afferma esplicitamente che il suo lavoro fa parte di uno sforzo più ampio per "reinterpretare l'esperienza del 'movimento operaio'" e per analizzare "cosa sia oggi 'la classe'" in un contesto di vuoto intellettuale. Inoltre, il suo impegno con le teorie di Guy Debord è inquadrato in termini di loro "rilevanza oggi". Analizzando meticolosamente i fallimenti passati, i dibattiti teorici e le scelte strategiche, egli fornisce strumenti critici per comprendere le sfide attuali che la sinistra deve affrontare e per identificare possibili percorsi per un rinnovato impegno politico e sociale. Il suo lavoro funge quindi da ponte vitale tra la rigorosa borsa di studio storica e la critica politica e sociale in corso, rendendolo una figura altamente rilevante per chiunque sia interessato alla traiettoria futura della politica radicale e alla lotta continua per la trasformazione sociale.




martedì 3 giugno 2025

Diego Giachetti, Marxismo e sociologia in Italia

 

Diego Giachetti

MARXISMO E SOCIOLOGIA IN ITALIA

Prove di dialogo negli anni Cinquanta e Sessanta

Le prove di dialogo fra marxisti e sociologi lasciarono in eredità agli interlocutori due assunti: l’oggetto di ricerca della sociologia non era la sociologia, ma la società; l’oggetto di studio dei marxisti non era Marx, ma la formazione economico-sociale capitalistica. Il marxismo si aprì all’integrazione con altri saperi in rapporto alle trasformazioni del capitalismo e agli sviluppi contemporanei delle scienze sociali. Un andare oltre l’idea di un marxismo che bastava a se stesso, che faceva propria la risistemazione scientifica dell’opera di Marx, ma lì non si fermava. Quel neo-marxismo era parte importante di una teoria sociologica sistemica in cui gli strumenti marxisti, assunti assieme a quelli della sociologia, diventavano mezzi pratici per l’intervento nelle lotte sociali e politiche, allo scopo di favorire e aiutare i soggetti interessati al cambiamento di situazioni reali di disagio e sofferenza in senso lato. Fu quella una sofferta parentesi di “pace” tra teoria e pratica sociale e politica, sorretta dal rilancio del marxismo grazie alla ripresa delle lotte operaie nei paesi dell’Europa occidentale e non solo. In particolare, in Italia si coniugò con l’esaurimento del boom economico - e il conseguente svuotamento dei miti teorico-politici del neocapitalismo – e con lo sviluppo delle lotte antimperialiste e anticapitaliste. Un’armonia collaborativa che durò poco. Ben presto, similmente alla crisi della sociologia e del ruolo del sociologo, si insinuò quella del marxismo e dei marxisti, stimolata da contraddizioni emergenti nelle società tardocapitalistiche, che nuovamente contrastavano con la lettura canonica del marxismo, e dalla sconfitta politica e sociale delle forze e dei movimenti che si ispiravano in qualche modo al marxismo nelle sue varie declinazioni.

Diego Giachetti vive a Torino. Dottore di ricerca in Storia delle società contemporanee, si è occupato di movimenti giovanili e di protesta prima, durante e dopo il ’68 e le lotte operaie nell’autunno caldo. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’autunno caldo (2013), Guido Quazza: storico eretico (2015), I dilemmi di Trotsky (2017), Il ’68 in Italia. Le idee, i movimenti, la politica (2018), La rivolta di Corso Traiano. Torino, 3 luglio 1969, (2019), Il sapere della libertà. Vita e opere di Charles Wright Mills (2021), Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta (2024). Con le Edizioni Punto Rosso, con altri, ha pubblicato 1969/1977. Lotte operaie a Torino. L’esperienza dei Cub, Comitati Unitari di Base, Milano 2009.

Collana Marx200Marx

174 pagg. 18 Euro - ISBN 9788883513077

Edizioni Punto Rosso

Viale Monza 255 - 20126 Milano

edizioni@puntorosso.it – www.puntorosso.it


domenica 1 giugno 2025

Arrigo Cervetto e la nascita dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (1951)

 

Nella Conferenza di Pontedecimo (Genova) nel febbraio 1951 nascono i GAAP (Gruppi Anarchici di Azione Proletaria). Provenienti dalla FAI (Federazione Anarchica Italiana), i GAAP confluiranno poi nel Movimento di Azione Comunista e nel 1965 daranno vita a Lotta comunista. In appendice i materiali della Conferenza.


Il quaderno è liberamente consultabile e scaricabile da www.academia.edu


martedì 27 maggio 2025

Giangiacomo Feltrinelli e VoceComunista (1970)

 


Nel 1970 Giangiacomo Feltrinelli pubblicò il mensile «VoceComunista». Ne uscirono, sotto la sua direzione, in tutto tre numeri, a giugno, a luglio e a ottobre 1970. A differenza degli altri suoi scritti, pubblicati dalla Feltrinelli in una collana di opuscoli dedicati alla guerriglia in America Latina e alla lotta armata,. «VoceComunista» voleva essere una rivista politica dedicata alla critica della deriva revisionista del PCI a partire addirittura dalla svolta di salerno del 1944 e all'analisi della situazione politica italiana e internazionale. Centrale, naturalmente, era il tema dell'incombente pericolo di un golpe in Italia.

A questo proposito nel numero due pubblicò una lettera aperta a Pietro Nenni in cui lo metteva in guardia contro le forze più reazionarie del padronato e lo invitava a non dare più copertura politica da sinistra alla formula del centrosinistra ormai destinata a trasformarsi in aperta operazione reazionaria.

Critico del Movimento studentesco e dei gruppi della nuova sinistra, accusati di essere parolai e inconcludenti, nel numero tre pubblicò diversi documenti dell’organizzazione rivoluzionaria Gauche prolétarienne che in Francia sosteneva apertamente la tesi di una nuova resistenza armata.

Destinata nell'intenzioni di Feltrinelli a fungere da centro orientatore della sinistra rivoluzionaria in Italia, la rivista invece passò quasi inosservata. Probabilmente fu proprio il fallimento di questo tentativo a spingere l'editore ad abbandonare ogni velleità di azione politica "legale" e a dedicarsi interamente alla formazione dei Gruppi di Azione Partigiana e alla lotta armata, avvicinandosi alle Brigate Rosse e stringendo rapporti sempre più stretti con l'organizzazione militare clandestina di Potere Operaio.


Il quaderno è liberamente consultabile e scaricabile su academia.edu



domenica 25 maggio 2025

Elio Rosati, Hard Times




 






martedì 20 maggio 2025

domenica 4 maggio 2025

I primi anni di Avanguardia Operaia (1968-1972)

 

Questo quaderno, il terzo dedicato ad Avanguardia Operaia, raccoglie alcuni dei più significativi interventi della prima fase di vita dell'organizzazione relativi ai rapporti con gli altri gruppi extraparlamentari, la costruzione del partito a livello nazionale, la questione dei CUB ed infine la questione elettorale. In appendice lo Statuto del 1972.


Il quaderno è liberamente consultabile e scaricabile da: www. academia.edu

venerdì 2 maggio 2025

Manifesto fondativo di Avanguardia Operaia (1968)


 

Uscito come opuscolo a cura della Samonà e Savelli nell'autunno del 1968, questo quaderno rappresenta l'atto di fondazione di Avanguardia Operaia. Sulla base di una dettagliata analisi della situazione di classe in Italia al giugno 1968, vengono definite le linee d'intervento per la costruzione di una autentica organizzazione politica rivoluzionaria e il passaggio dal trotskismo in crisi dei GCR a un maoismo rivisitato alla luce dell'operaismo.

Il repriint dell'opuscolo è liberamente consultabile e scaricabile da www.academia.edu



venerdì 25 aprile 2025

Così hanno scritto di mio padre, brigadiere dei carabinieri e comandante partigiano

 



25 Aprile 2025

Così hanno scritto di mio padre, brigadiere dei carabinieri e comandante partigiano


È noto il sacrificio di Salvo D’Acquisto, che con un gesto nobilissimo si fa uccidere a 22 anni per evitare la rappresaglia dopo un attentato che non ha commesso. Quasi ignota è la vicenda dei tre martiri di Fiesole.

Nel borgo che domina Firenze, il capo della Resistenza è il comandante della stazione dei carabinieri, Giuseppe Amico, vicebrigadiere. Guida una delle otto squadre della quinta brigata che presidia la zona, divenuta nell’estate 1944 teatro della battaglia per la liberazione della città. Con lui ci sono i carabinieri Vittorio Marandola, Fulvio Sbarretti, Alberto La Rocca, Pasquale Cifini e Sebastiano Pandolfo. Nascondono i partigiani e gli ex prigionieri di guerra inglesi, compiono azioni di guerriglia.

Il 27 luglio Giuseppe Amico riceve una comunicazione radio in codice: il giorno dopo arriverà una staffetta con due messaggi, uno per i carabinieri di Fiesole e l’altro da consegnare al comando della brigata Rosselli. Il plico arriva la sera del 28 luglio. Lo porta il partigiano Rolando Lunari, 19 anni, nome di battaglia Bomba. L’appuntamento con la staffetta della brigata Rosselli è alla chiesa di San Clemente. Bomba è scortato da tre carabinieri: Pandolfo, Sbarretti e Ciofini, che porta il messaggio nella scarpa sinistra. Davanti a San Clemente però ci sono i tedeschi: i carabinieri e il partigiano sparano e lanciano bombe a mano, Bomba e Pandolfo sono feriti, i nazisti li catturano e li fucilano dopo un giorno e una notte di torture.

Ormai i tedeschi sospettano delle divise di Fiesole. Il comandante Amico viene convocato dal tenente Hans Hiesserich. Ovviamente nega. Capisce che Ciofini sta per essere arrestato; gli ordina di fuggire e unirsi ai partigiani.

Il fronte è sempre più vicino, i tedeschi si sentono in trappola: Amico e i civili sospettati di aiutare i ribelli sono arrestati e condotti al passo del Giogo, sulla linea gotica. Viene emanato un bando: tutti gli uomini tra i 17 e i 45 anni devono presentarsi; i renitenti saranno passati per le armi. Molti fuggono. Tra coloro che si presentano, i nazisti scelgono dieci ostaggi, li chiudono nel sottoscala dell’albergo Aurora e annunciano che in caso di attentati li fucileranno.

La situazione precipita. L’ottava armata è alle porte di Firenze; con gli inglesi combattono due compagnie di carabinieri, comandate dai capitani Mariano Piazza e Fausto Maria Gradoli. Il comandante Amico riesce a scappare e a unirsi ai giellisti, e ordina ai suoi uomini rimasti a Fiesole di raggiungerlo: siccome l’occupante ha imposto il coprifuoco, si travestiranno da Fratelli della Misericordia, gli unici ancora autorizzati a muoversi per assistere feriti e malati. Marandola, Sbarretti e La Rocca sotterrano le armi e raggiungono la confraternita dei frati per procurarsi il saio, ma anche lì ci sono tedeschi dappertutto; allora si nascondono tra i resti del teatro romano.

Quando il tenente Hiesserich si accorge che i carabinieri sono spariti, ha la conferma dei suoi sospetti. Furibondo, convoca il segretario comunale, Luigi Oretti, con l’impiegato Raffaello Neri, e grida all’interprete, Silvio Boninsegni, che farà uccidere i dieci ostaggi se i carabinieri non si consegneranno subito: «O saranno fucilati loro, o saranno fucilati i civili». Il segretario comunale si affida al vescovo, monsignor Giovanni Giorgis, che chiede al custode della confraternita di rintracciare i carabinieri perché scelgano della sorte propria e altrui.

Marandola viene informato dell’ultimatum nazista. Si consulta con i commilitoni. Il pomeriggio del 12 agosto 1944, una bellissima giornata di sole, i fiesolani vedono passare i tre carabinieri che vanno di loro spontanea volontà incontro alla morte. Hanno deciso di presentarsi al comando tedesco, pur sapendo quello che li attende.

Il tenente li interroga; loro rispondono che sono lì soltanto per salvare la vita dei dieci ostaggi, e non aggiungeranno altro. Forse per l’ira, forse perché capisce che non otterrà nulla, Hiesserich ordina di fucilarli subito. Non osa torturare quei coraggiosi, come si fa in questi casi, ma non ha neppure la nobiltà d’animo di salvare loro la vita.

Alle sette e mezza di sera Vittorio Marandola, Fulvio Sbarretti e Alberto La Rocca vengono chiusi in un seminterrato dell’albergo Aurora, lo stesso degli ostaggi per cui si sono sacrificati. Tre quarti d’ora dopo, i dieci uomini di Fiesole sentono i carabinieri gridare «Viva l’Italia!»; subito dopo, due raffiche di mitra, poi tre colpi di pistola.


Aldo Cazzullo, Possa il mio sangue servire, Rizzoli 2015



martedì 22 aprile 2025

Bergoglio. Una biografia politica

 



Papa Bergoglio è stato sicuramente una grande figura. Come Wojtila e, forse anche di più visto la relativa brevità del suo mandato, ha saputo rimettere la Chiesa cattolica al centro del mondo e suscitare al suo interno fermenti vivi. Va però tenuto conto che la grande popolarità anche, o forse soprattutto a sinistra, di papa Francesco è dovuta più che ai suoi pronunciamenti religiosi alle sue prese di posizioni politiche. Bergoglio è stato un papa politico. Ma al di là dei discorsi generici sulla pace e sulle periferie del mondo, quale era la sua autentica visione politica? Quanto ha contato nella sua formazione l'essere argentino e dunque il peronismo nella sua accezione populista? Fondamentale ci pare a questo fine un libro appena uscito di Loris Zanatta, professore ordinario di Storia dell'America Latina presso il dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Bologna. Noi lo abbiamo trovato estremamente interessante. Ne riportiamo l'introduzione.


Papa Francesco è un papa politico. Quante volte l’abbiamo sentito dire? Con empatia dagli estimatori, con antipatia dai critici. A rigore, tutti i papi sono politici poiché politica, in senso lato, è la loro carica. Lui di più. Lo rivendica. È vero, risponde evocando Aristotele: faccio Politica. Non è dunque abusivo scrivere la storia politica di Jorge Mario Bergoglio. Una storia argentina per i primi 77 anni di vita, poi globale. Com’è il Bergoglio politico? Cosa pensa, come agisce? Con quali fini, quali risultati? Come s’è formato, com’è cambiato? C’è Politica alta senza bassa politica?

A onor del vero, una storia politica di Bergoglio è quasi impossibile. Dove stanno le carte, la materia prima dello storico? Salvo poche cose, sono inaccessibili, secretate. La corrispondenza da provinciale gesuita negli anni ’70, da rettore del Colegio Máximo negli anni ’80, da vescovo e arcivescovo di Buenos Aires poi, da papa infine: poco o niente. È come pescare un’anguilla con le mani, inseguire un sottomarino che ora affiora ora scompare.

Perché farlo, allora? Perché non lasciare il compito agli storici del futuro? Per due motivi. Il primo è che, eletto papa, Bergoglio è nella storia e la sua storia interessa ai contemporanei. Il secondo è che le biografie esistenti coltivano l’apologia più della storiografia. A mio parere distorcono il contesto storico, ne danno un’immagine mistificata. Alcune rasentano il culto della personalità: Bergoglio è sereno e giocoso, umile e umanitario. Ha “talento di scrittore”. Al suo cospetto la gente è “euforica, esultante”, sente che è “uno di noi”. Che emozione “indimenticabile, incredibile, inimmaginabile” incontrarlo! Cosa aggiungere “a tanta modestia, lucidità e intelligenza?” Cosa dire di “una delle personalità intellettuali e religiose più eccezionali del mondo”? Così per pagine e pagine, volumi e volumi. Toni da intimidire dissensi, scacciare dubbi, sconsigliare critiche.

Per chiarire: le biografie sono utili, colme di spunti interessanti. Ma vanno prese cum grano salis. Scritte per l’occasione, talvolta da autori digiuni di storia argentina, dipendono oltremisura da fonti ricche ma scivolose: le testimonianze. Sono affidabili? Quanti vecchi amici, quanti intimi conoscenti, quanti studenti, compagni, confidenti di Bergoglio sono spuntati! Tutti ansiosi di condividere un ricordo, di ricamare su un evento, di arrotondare uno spigolo. Chi, in Argentina, non l’ha prima o poi incontrato? Chi non desidera aggiungere la sua candelina alla torta? È umano. Tutti meno gli avversari: spariti! Eppure ne ha avuti tanti. Umani anch’essi: meglio tacere che rivangare il passato se in passato hai pestato i piedi al futuro papa.

La mia storia non sarà migliore, ma diversa sì. Molto diversa. Ancora per due motivi. Il primo è che studio la storia politica della Chiesa argentina dal 1989. Per caso. Quante giornate negli archivi ecclesiastici, sulle riviste cattoliche, sui bus da un capo all’altro del paese! Col mondo di Bergoglio ho familiarità. Ciò non mi rende più attendibile di altri, ma forse meno disorientato di alcuni. Il secondo motivo è che non scrivo storia sacra ma storia profana, scrivo storia politica non storia religiosa. La Chiesa si concepisce un soggetto salvifico differente da ogni altro soggetto storico. Libera di farlo. Libero io di sottrarmi a tale pretesa per studiare le implicazioni politiche del “proposito salvifico” di Bergoglio. E di farlo impiegando il normale linguaggio delle scienze umane e sociali, non il linguaggio iniziatico della storia confessionale.

Svelerò l’arcano che tanto appassiona? Spiegherò se Bergoglio è di destra o di sinistra? No. In questo libro quelle parole non ci sono. Se non per sminuirne la portata. Non m’importa che siano nobilitate da grandi autori. Né che le pronunci il papa. Sono critico ma non sadico! Non gli farò il torto di rinchiuderlo in gabbie così anguste, di imporgli etichette così dozzinali. Merita uno scenario più vasto e ambizioso. Locale e universale, la sua storia politica è un pettine dove s’intrecciano i grandi nodi della storia contemporanea. Sul piano storico l’eterno bivio tra Atene e Gerusalemme, città di Dio e città dell’Uomo, cristianità e laicità. Su quello filosofico la tensione tra monismo e pluralismo, comunitarismo e individualismo. Su quello economico tra economia e teologia, mercato e Stato, ricchezza e morale. Su quello politico tra messianismo e riformismo, populismo e liberalismo. C’è un mondo nella storia di Bergoglio, una storia nel mondo di Bergoglio.

La sua storia politica è inseparabile dalla sua storia intellettuale. Da ciò la centralità del nesso tra idee e azioni, parole e fatti. Sarà immune al rischio che i buoni principi lastrichino vie infernali? All’incoerenza tra mezzi e fini? “La realtà è superiore all’idea”, dice. Lo prenderò in parola, ne passerò al setaccio la parabola, ne valuterò gli effetti su pace e guerra, democrazia e autoritarismo, prosperità e povertà. Il principio di realtà, sempre necessario, lo è ancor più dinanzi a una personalità poliedrica, spesso indecifrabile. Una personalità “gesuitica”, affascinante o irritante a seconda dei gusti e delle sensibilità.

Un’ultima istruzione, un modesto consiglio: non cerchiate complotti. Energia sprecata, non ci sono. Capisco la tentazione di invocare papi contro papi, fazioni cattoliche contro fazioni cattoliche. Da quando ne scrivo mi hanno accostato alle compagnie più bizzarre! A scanso d’equivoci: non sono credente, non appartengo ad alcuna Chiesa, non ho partiti né scuole. Si può approvare senza arruolare, dissentire senza scomunicare. Questo libro è il mio modesto manifesto laico in un’epoca in cui la laicità è chiamata con disprezzo “laicismo”. Un’epoca di “ritorno delle religioni” sulla scena pubblica che, come ogni altra in cui tale ritorno è avvenuto, distilla violenza e intolleranza, fanatismo e messianismo.


lunedì 14 aprile 2025

Le radici antisemite della lotta della Chiesa contro la Massoneria (1896)

 

Il quaderno riprende un articolo apparso con grande rilevo nel 1896 sulla rivista dei Gesuiti “La Civiltà cattolica”, che illustra fin dal titolo "Le Logge israelitiche segrete. Pienamente illustrate” come alla radice della violenta polemica scatenata dalla Chiesa cattolica contro la Massoneria nell'Italia di fine Ottocento covasse un profondo sentimento antisemita. Ê proprio questo antisemitismo viscerale a rendere importante la conoscenza di questo testo, rivelatore di una cultura, quella dei vertici della chiesa cattolica, che sarà poi largamente recuperata e valorizzata in funzione antiebraica dal regime fascista. Non a caso la messa fuorilegge della Massoneria fu premessa fondamentale dei successivi Patti Lateranensi, così come le disposizioni antiebraiche ne furono una diretta conseguenza.  


Il Quaderno è liberamente consultabile e scaricabile al link: www.academia.edu


martedì 8 aprile 2025

Light Maya Zignone

 


Sede Sanpaolo Invest via Ceccardi 13r – Genova
10 aprile | 27 giugno 2025
inaugurazione: giovedì 10 aprile 2025 ore 18
mostra visitabile da lunedì a venerdì dalle 14 alle 17,
altri orari su appuntamento tel. 393 337 0626
visite guidate su prenotazione tel. 338 176 1753


Sanpaolo Invest ospita, dal 10 aprile 2025, “Light”, una mostra personale di Maya Zignone. Da molti anni Sanpaolo Invest ospita nelle proprie sedi lavori di artisti contemporanei. La lunga tradizione che lega il mondo delle banche a quello dell’arte si rinnova alla luce di una sensibilità che intende non opporre, ma al contrario integrare, i concetti di business e cultura. Ed è proprio a partire da tale approccio che da giovedì 10 aprile 2025 si potranno ammirare nei nuovi e prestigiosi spazi di via Ceccardi la mostra personale di Maya Zignone.

L’artista espone negli spazi a piano terra e nel salone al piano interrato 15 lavori di cui 12 installazioni, 2 dipinti su cartoncino e 1 dipinto su tela, La luce è un messaggio dell’universo.

Le arti sono messaggi di luce.

Peter Weibel

Nel suo lavoro Maya Zignone analizza principalmente i meccanismi del pensiero e della percezione, individuando come riferimento le potenzialità linguistiche e concettuali della vibrazione luminosa della luce e lo spazio come luogo in cui il tempo è sospeso.

Lavora sul vuoto e sulle energie che lo attraversano. Le sue scenografie luminose si traducono in luoghi di relazione che abitano la nostra quotidianità. Fragilità ed effimero sono parte integrante della sua opera fatta di segni di luce che riportano a codici espressivi nuovi. La sua pratica artistica combina con fluidità luce, fotografia, suono, installazione, video che diventano perno espressivo della sua ricerca.

Nell’epoca della Rivoluzione industriale, la pittura è divenuta schermo. Un dipinto rappresenta la luce; uno schermo riceve la luce e la irradia. La luce non è stata più catturata ma diffusa. L’opera d’arte è divenuta fonte o emissione di luce”. Con queste parole Peter Weibel iniziava, nella pubblicazione che ha accompagnato la mostra Light Art from Artificial Light (ZKM, Karlsruhe 2005-2006), il proprio saggio sullo sviluppo della Light Art tra il XIX secolo (quando Eugène Chevreul pubblica il volume De la Loi du Contraste Simultané des Couleurs e William Ramsay isola il neon) e l’avvio del XXI, non senza rimarcare come nella seconda metà del Novecento, a partire dalle sperimentazioni di Gyula Kosice (1946) e di Lucio Fontana (1948), l’impiego della luce artificiale abbia dato luogo ad una molteplicità di esperienze artistiche, tali da avvalorare senza incertezze l’affermazione di un pioniere come Làszlò Moholy-Nagy: “Questo secolo appartiene alla luce”.

In questo ambito così ricco e fertile, procede ormai da una ventina d’anni il lavoro di Maya Zignone, la cui specificità e ricerca giunge a dar vita a un discorso scandito su una ineludibile ricerca della spazialità. Un aspetto, questo, che si legge chiaramente in Metropolis (2011), esposta al piano terra, sullo sfondo costituito da immagini fotografiche delle Acciaierie Ilva di Cornigliano, il tratto del neon, inizialmente involuto e in ultimo liberato in un movimento ascendente, segnala nella trasparenza verdina la metamorfosi ambientale generata dallo spegnimento degli altoforni.

Nel progetto Alone 1.2.3. (2008), esposto al piano interrato insieme agli altri lavori alcuni dei quali di seguito citati, la sovrapposizione dei tracciati luminescenti alle immagini sfocate di figure risultano una sorta di inabissamento dell’io, ridotto all’anonimità spoglia della sua traccia schematica. Il tratto ricorsivo del tempo inscritto nel grande cerchio di metallo che incornicia S.T.1 (2023) è come arrestato, nel suo fluire, da due barre verticali di neon che, con la loro tonalità di rosso carico, vi aggiungono una intima nota emozionale. emerge l’attenzione prestata dall’artista alle interferenze tra le fonti di luce e i differenti materiali impiegati; nel contempo si avverte il dispiegarsi di una dimensione introspettiva, in cui la percezione auratica indotta dalla vibrazione luminosa e dal timbro cromatico si lega al dato concettuale depositato nella forma.

Nel lavoro di Maya Zignone il neon, questo “paradigma della modernità” - come l’ha definito Jacqueline Ceresoli - si rivela nella sua duplice natura materiale e immateriale, sensoriale e cognitiva; qui misurandosi gli spazi di Fideuram, ne modifica la fisionomia ridisegnandone gli spazi, come fossero la scena di un “affective artifact” (Giulia Piredda), dispositivo capace di modificare la condizione dello spettatore, “contribuendo così alla sua vita affettiva”.

Sandro Ricaldone


Maya Zignone nasce a Genova dove lavora, vive a Recco Dopo gli studi artistici si specializza in ceramica a Faenza, in grafica e comunicazione visiva a Genova e a Milano, lavora diversi anni nel campo della grafica e della pubblicità. Per tre anni pratica lo studio dell’artista Piergiulio Bonifacio. Dal 2003 espone in gallerie e istituzioni pubbliche in Italia, Francia, Svizzera, Slovenia, Germania, Finlandia, Bulgaria e Slovacchia. Partecipa a diversi concorsi, finalista al Concorso Internazionale Two Call for Vajont-Dolomiti Contemporanee e al Magmart International VideoArt Festival. Nel 2023 è invitata alla Biennale Latitudini dell’Arte, Studio1 Kunstquartier Bethanien a Berlino.