Sede Sanpaolo Invest
via Ceccardi 13r – Genova
10 aprile | 27 giugno
2025
inaugurazione: giovedì
10 aprile 2025 ore 18
mostra visitabile da
lunedì a venerdì dalle 14 alle 17,
altri orari su
appuntamento tel. 393 337 0626
visite guidate su
prenotazione tel. 338 176 1753
Sanpaolo
Invest ospita, dal 10 aprile 2025, “Light”, una mostra personale
di Maya Zignone. Da molti anni Sanpaolo Invest ospita nelle proprie
sedi lavori di artisti contemporanei. La lunga tradizione che lega il
mondo delle banche a quello dell’arte si rinnova alla luce di una
sensibilità che intende non opporre, ma al contrario integrare, i
concetti di business e cultura. Ed è proprio a partire da tale
approccio che da giovedì 10 aprile 2025 si potranno ammirare nei
nuovi e prestigiosi spazi di via Ceccardi la mostra personale di Maya
Zignone.
L’artista
espone negli spazi a piano terra e nel salone al piano interrato 15
lavori di cui 12 installazioni, 2 dipinti su cartoncino e 1 dipinto
su tela, La luce è un messaggio dell’universo.
Le arti sono
messaggi di luce.
Peter Weibel
Nel suo
lavoro Maya Zignone analizza principalmente i meccanismi del pensiero
e della percezione, individuando come riferimento le potenzialità
linguistiche e concettuali della vibrazione luminosa della luce e lo
spazio come luogo in cui il tempo è sospeso.
Lavora sul
vuoto e sulle energie che lo attraversano. Le sue scenografie
luminose si traducono in luoghi di relazione che abitano la nostra
quotidianità. Fragilità ed effimero sono parte integrante della sua
opera fatta di segni di luce che riportano a codici espressivi nuovi.
La sua pratica artistica combina con fluidità luce, fotografia,
suono, installazione, video che diventano perno espressivo della sua
ricerca.
“Nell’epoca
della Rivoluzione industriale, la pittura è divenuta schermo. Un
dipinto rappresenta la luce; uno schermo riceve la luce e la irradia.
La luce non è stata più catturata ma diffusa. L’opera d’arte è
divenuta fonte o emissione di luce”. Con queste parole Peter Weibel
iniziava, nella pubblicazione che ha accompagnato la mostra Light Art
from Artificial Light (ZKM, Karlsruhe 2005-2006), il proprio saggio
sullo sviluppo della Light Art tra il XIX secolo (quando Eugène
Chevreul pubblica il volume De la Loi du Contraste Simultané des
Couleurs e William Ramsay isola il neon) e l’avvio del XXI, non
senza rimarcare come nella seconda metà del Novecento, a partire
dalle sperimentazioni di Gyula Kosice (1946) e di Lucio Fontana
(1948), l’impiego della luce artificiale abbia dato luogo ad una
molteplicità di esperienze artistiche, tali da avvalorare senza
incertezze l’affermazione di un pioniere come Làszlò Moholy-Nagy:
“Questo secolo appartiene alla luce”.
In questo
ambito così ricco e fertile, procede ormai da una ventina d’anni
il lavoro di Maya Zignone, la cui specificità e ricerca giunge a dar
vita a un discorso scandito su una ineludibile ricerca della
spazialità. Un aspetto, questo, che si legge chiaramente in
Metropolis (2011), esposta al piano terra, sullo sfondo costituito da
immagini fotografiche delle Acciaierie Ilva di Cornigliano, il tratto
del neon, inizialmente involuto e in ultimo liberato in un movimento
ascendente, segnala nella trasparenza verdina la metamorfosi
ambientale generata dallo spegnimento degli altoforni.
Nel progetto
Alone 1.2.3. (2008), esposto al piano interrato insieme agli altri
lavori alcuni dei quali di seguito citati, la sovrapposizione dei
tracciati luminescenti alle immagini sfocate di figure risultano una
sorta di inabissamento dell’io, ridotto all’anonimità spoglia
della sua traccia schematica. Il tratto ricorsivo del tempo inscritto
nel grande cerchio di metallo che incornicia S.T.1 (2023) è come
arrestato, nel suo fluire, da due barre verticali di neon che, con la
loro tonalità di rosso carico, vi aggiungono una intima nota
emozionale. emerge l’attenzione prestata dall’artista alle
interferenze tra le fonti di luce e i differenti materiali impiegati;
nel contempo si avverte il dispiegarsi di una dimensione
introspettiva, in cui la percezione auratica indotta dalla vibrazione
luminosa e dal timbro cromatico si lega al dato concettuale
depositato nella forma.
Nel lavoro
di Maya Zignone il neon, questo “paradigma della modernità” -
come l’ha definito Jacqueline Ceresoli - si rivela nella sua
duplice natura materiale e immateriale, sensoriale e cognitiva; qui
misurandosi gli spazi di Fideuram, ne modifica la fisionomia
ridisegnandone gli spazi, come fossero la scena di un “affective
artifact” (Giulia Piredda), dispositivo capace di modificare la
condizione dello spettatore, “contribuendo così alla sua vita
affettiva”.
Sandro
Ricaldone
Maya Zignone
nasce a Genova dove lavora, vive a Recco Dopo gli studi artistici si
specializza in ceramica a Faenza, in grafica e comunicazione visiva a
Genova e a Milano, lavora diversi anni nel campo della grafica e
della pubblicità. Per tre anni pratica lo studio dell’artista
Piergiulio Bonifacio. Dal 2003 espone in gallerie e istituzioni
pubbliche in Italia, Francia, Svizzera, Slovenia, Germania,
Finlandia, Bulgaria e Slovacchia. Partecipa a diversi concorsi,
finalista al Concorso Internazionale Two Call for Vajont-Dolomiti
Contemporanee e al Magmart International VideoArt Festival. Nel 2023
è invitata alla Biennale Latitudini dell’Arte, Studio1
Kunstquartier Bethanien a Berlino.