Giorgio Amico
A Castelvittorio e Pigna, sulle tracce di Calvino e del Canavesio
Ieri siamo stati
nell'estremo ponente ligure, a Castelvittorio e Pigna
Per Calvino, che la
percorse al seguito del padre e poi da partigiano, terra di “montagne
coperte di boschi fittissimi dove si nascondono i cinghiali” e di
uliveti.
Terre aspre, attraversate da vie del sale punteggiate di cappelle, dove la vita
non è mai stata facile.
Segnate da una fatica del vivere che rimanda alle sacre rappresentazioni della passione.
Case abbarbicate alla montagna e al campanile della chiesa.
Ovunque i segni del tempo che scorre e della vanità delle cose.
Fin qui saliva il giovane Calvino, seguendo il padre che, scienziato di fama mondiale e
titolare di una cattedra di ulivicultura ambulante, veniva a
insegnare ai contadini i primi rudimenti di un'agricoltura moderna.
Poveri contadini, pastori transumanti, liguri di montagna, duri
come le rocce del Toraggio, ma capaci di rendere le loro chiese
gioielli di luce.
Dove l'arte visionaria del Canavesio ci colpisce...
Con la forza della spada di luce dell'arcangelo Michele sul frontone della Parrocchiale.
Comunità di uomini liberi, capaci di resistere all'oppressione.
“Chi canterà – scrive Calvino che vi tornò partigiano - la gloriosa popolazione di Castelvittorio, i vecchi cacciatori di cinghiali insorti alla difesa del loro paese, che resistettero con tanto valore?”
Luoghi dell'animo, dove le pietre mostrano segni misteriosi.
Simboli dimenticati.
Paesi senza tempo, dove sostare per riprendere
speranza.