Non c'è discussione
in cui il cretino di turno non tiri in ballo “la società dello
spettacolo” lamentando lo strapotere del mezzo televisivo. Ma
quello della televisione (o oggi dei social) è solo l'aspetto più
banale del presente, in realtà è della separazione degli uomini dalla vita reale
che si dovrebbe parlare. Insomma, il vecchio tema dell'alienazione
già evidenziato dal giovane Marx dei Manoscritti. Forse è venuto
il tempo di smettere di limitarsi a citare Debord e di leggerlo per
davvero. A partire proprio dal suo libro più celebre di cui
riprendiamo le tesi iniziali.
Guy Debord
La società dello
spettacolo
1. L'intera vita delle
società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si
annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era
direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.
2. Le immagini che si
sono staccate da ciascun aspetto della vita, si fondono in un unico
insieme, in cui l'unità di questa vita non può più essere
ristabilita. (...) Lo spettacolo in generale, come inversione
concreta della vita, è il movimento autonomo del non-vivente.
4. Lo spettacolo non è
un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra persone, mediato
dalle immagini.
9. Nel mondo realmente
rovesciato, il vero è un momento del falso.
(Guy Debord, La società
dello spettacolo, Massari editore, pp. 43-45)