Mauro Baracco
“Una
collezione...mai vista”
...”...mì, a me-e roba
nu a fassu vedde a nusciun...maniman...”
questo a spanne, lo dico
per consolidata esperienza, il ritornello che si sentirebbe
mormorare, alle nostre latitudini, al primo tentativo di chiedere
gentilmente in prestito un'opera d'arte delle tante inchiodate ai
muri delle antiche case della cara vecchia Savona.
Fatte le debite e
doverose eccezioni (con le quali al momento non riesco a completare
il numero canonico delle dita di una mano), l'atteggiamento da me
sopra rozzamente descritto, corrisponde ad un atavico spirito di
autotutela che ben si accompagna alla diffidenza guardinga con la
quale molti degli autori delle suddette opere sono stati al tempo
considerati al loro apparire in loco, essendo la categoria degli
artisti, considerata vagamente pelandroneggiante....figurarsi poi se
anche “foresti”: fossero essi delle lontane Americhe, della
vecchia Europa o di qualsiasi altra cittadina dell'italico stivale.
Un attimo di comprensione
in più, eccezionalmente, per qualche strano concittadino che
ardisse cimentarsi con la nobile arte: ”..artista...ma è una
brava persona...”.
Intendiamoci: queste
riservate genti delle quali orgogliosamente mi vanto di far parte fin
dal primo vagito, nascondono un cuore d'oro...basta cercarlo; sono
ottimi lavoratori del mare, dell'officina, della terra e quel che più
importa, la madre terra son usi da secoli, a manipolarla ad ogni loro
necessità; se a ciò si accompagnano i bei lidi e l'ottimo
territorio (..fin che cemento non ci separi..) che le fanno da
confini e contenitore, ecco che qualche sorta di miracolo può
avverarsi.
Potrà accadere
(..fortunatamente è ripetutamente accaduto..) che questi luoghi
vengano eletti a residenza provvisoria o definitiva, in ogni caso
amata, di eccellenti migranti ai quali un po' della nostra
riservatezza sarà apparsa salutare per disintossicarsi dalla
mondanità di altri siti da loro vissuti.
Capiterà così che un
vichingo a nome Asger, scelga di qui venire a rinfrancarsi; decida
follemente di ridare vita ad antichi ruderi abbandonati, trasformarli
in un centro pulsante di umanità e volano di cultura della quale,
chi ne sarà capace, parlerà saggiamente nel tempo.
Giungerà, dalla lontana
Cuba, Wifredo, creatura di tante razze, per ammaliarci con le sue
foreste immaginifiche e dopo di lui, per scelte felici o
disordinatamente dettate da tragici eventi, altri figli del sud delle
americhe: Carlos dagli occhi azzurri, la leggiadra Irene, il
visionario Gaston.
Un veneziano a nome Carlo
si invaghirà di questi luoghi e da ciò ne discenderà una storia
felice che giunge fino ai giorni nostri.
Potrà essere che un
gigantesco e gioviale surrealista belga di nome Théodore venga qui a
respirare aria buona, a scrivere ottime cose in prosa e aforismi, a
studiare, produrre ed esporre collage, trascorrere felici serate con
gli amici ed in una di quelle belle occasioni ti comunicherà, con il
massimo della leggerezza, che...ti abbraccia per l'ultima volta.
Ansgar, uno svedese dai
lunghi silenzi, le cui opere ben presenziano in alcuni dei migliori
spazi d'arte di questo mondo, sceglierà di diventare cittadino di
questa periferia e offrirà anche a te ed ai tuoi cari la sua
amicizia.
Succederà che due
“foresti” torinesi vecchio stampo, di nome e Rita e Luciano, si
impegneranno loro per noi a conservare la memoria di tutto quel
vissuto.
...e poi...e poi...e poi...
...nella logica dei
miracoli in divenire, succederà che in quella città che ancora
porta pesanti sulla pelle le devastazioni create del delirio di
uomini crudeli, come in un film del neorealismo che denuncia il male
e prospetta la speranza, avrà inizio un'altra “storia”: non più
dal mare ma da una moderna se pur devastata ferrovia, giungerà un
figlio del generoso sud di questo Paese, migrante in cerca di miglior
futuro tra mille altri guardati con malcelata diffidenza da indigeni
in quel tempo disperati di loro...e il miracolo avviene: la magia
stipata dentro i suoi bagagli, nei quali racchiude tanta volontà e
la sua sapienza di maestro pasticcere già pienamente acquisita, si
diffonde per le strade di questa burbera periferia; la voglia di fare
e l'intelligenza di quell'uomo e della sua solare famiglia,
diventeranno uno degli elementi caratterizzanti e qualificanti di una
città che tenta di risorgere, tra mille traversie.
Chi scrive non era ancora
nato in quei giorni, muoveva i primi passi agli inizi degli anni '50
e già in via XX Settembre, Nicola Marino lavorava...creava...
Divenuto ragazzino,
qualche volta venivo pure io (..risparmi permettendo) a “farmi la
pizza verace” da Nicola; mi erano compagni amici che nel tempo ho
conservati o persi...”eravamo quattro amici in pizzeria che
volevano cambiare il mondo”; si addentava la pizza (..babà a
seguire..) e si discuteva dei massimi sistemi, dell'innamoramento del
momento, di quel gruppo di capelloni di Liverpool e...Nicola
accoglieva gentile e discreto noi ragazzi così come gli
intellettuali, gli attori reduci dalle serate al Chiabrera che
incidevano, per traccia soddisfatta dell'ottima permanenza in
quell'antro di delizie, il loro nome su tavolette d'argilla;
coccolava senza alcuna piaggeria gli artisti che già numerosi
posizionavano le loro opere sui muri di quel “prezioso” locale.
Nicola Marino, in
quell'angolo di via XX Settembre, distillava sapori certo...ma
lasciava altre tracce importanti (..oh! se altri lo avessero anche
copiato..): appendeva quadri e ceramiche, aiutava i bravi artisti che
di essere aiutati si meritavano...creava giorno dopo giorno uno
spazio di vita, arte e cultura; atto d'amore ad una città che forse
non se ne rendeva neanche compiutamente conto.
Proponeva un pezzo di
“Città Ideale” nella quale si alimentava ( e quel che più
importa: si continua ad alimentare), l'amore per il convivio inteso
al massimo della sua essenza: lo stare insieme, il chiacchierare, il
cibarsi come gli dei comandano certo ma... sfamando
contemporaneamente anche la nostra materia grigia ed i nostri cuori,
con l'amore per la bella estetica che ti appare ad ogni centimetro
delle mura di quel magico antro e “ti fa crescere” anche se al
momento non ne sublimi la consapevolezza.
Molte di quelle opere a
lui donate con generosità da Artisti amici ed altre accuratamente ed
oculatamente acquisite nel tempo con gusto, fanno ora parte della
raccolta privata che egli ed i suoi familiari, si godono alla vista,
quando tirate giù le serrande salgono in casa per il meritato
riposo, prima di un giorno successivo di creatività e simpatia
diffuse a piene mani.
Con ennesimo atto di
generosità, il “Savonese” Nicola che non ha mai imparato a dire
“maniman”, ci offre oggi l'opportunità di bearci gli occhi con
una parte della “collezione di casa Marino” ospitata nel nuovo
spazio d'arte di Antonella Gulli; occasione ghiotta per ammirare una
tela di grandi dimensioni di Paul Renner, artista austriaco di
livello internazionale che ci aggredisce piacevolmente con i suoi
colori intensi, esplosivi, potentemente materici; una alchimia nella
quale, di volta in volta, ai pigmenti si mescolano cera d'api,
sangue, colori vegetali; una vera e propria esplosione gradita
all'animo di chi sa apprezzare.
Nicola, con questa
mostra, rende anche omaggio a bravi cantori della savonesità, lo
siano essi stati per nascita o innamoramento: Antonio Agostani, Carlo
Bossi, Gigi Caldanzano, Massimo Quaglino, Eso Peluzzi.
Ci ripropone i tanti
amici che lui ha amato col cuore e nell'operare artistico; alcuni
assai noti ed altri un po' trascurati per nostra colpa collettiva,
viventi o che ci hanno lasciati da lungo tempo, presenti in questa
esposizione con le più diverse tecniche espressive; ed ecco quindi
le opere di: Beppe Bertolazzi, l'indimenticabile Giorgio Bonelli,
Aurelio Caminati, Nivio Covelli, Sergio Dangelo, Irene Dominguez,
Ansgar Elde, Agenore Fabbri, Gianni Frassati, Gianmariani, Giannici,
Luciano Gibboni, Théodore Koenig, Enzo L'Acqua, Wifredo Lam, Bruno
Locci, Mauro Malmignati, Giorgio Moiso, Ignazio Moncada, Claudio
Nicolini, Gaston Orellana, Pippo Oriani, Mario Rossello, SabaTelli
(..come egli gradiva essere appellato), Giuseppe Scaiola, Emilio
Scanavino, Agostino Scrofani, Vanni Viviani, Cesare Zavattini; e poi:
le mitiche bottiglie di vino della cantina di Asger Jorn, un
pregevole disegno del macchiaiolo Lorenzo Delleani.
...e ancora: le ceramiche
di Attilio Antibo, Carlos Carlè, Attilio Cicala, Sandro Lorenzini,
Walter Morando, Giampaolo Parini, Angelo Ruga, Daniele Sulèwic, del
caro Ernesto Treccani.
Come sottolineo sempre ed
ancora ho ripetuto all'amico Giorgio Moiso quando mi ha chiesto un
contributo per questa bella ventura, a me non competono giudizi
critici su quanto esposto: non mi invento un ruolo di “critico
d'arte” per il quale non ho né i titoli né la velleità
d'apparire; sono unicamente un testimone di un mondo che in gran
parte è uscito di scena; porto la nostalgia ed il ricordo di tanti
amici e di momenti lieti che per me e per la mia compagna Nadia sono
stati assolutamente formativi, umanamente e culturalmente.
Con questo approccio, ho
accettato di scrivere questo breve testo, quasi a crearmi
un'occasione grazie alla quale poter ringraziare simbolicamente quel
“Mondo”, per tutto ciò che da esso ho ricevuto: ringrazio
Giorgio Moiso che mi ha voluto coinvolgere, Emilio Scanavino che mi
ha aiutato in un momento nel quale il suo sostegno era necessario al
mio impegno, Théodore Koenig per aver voluto dare alla mia compagna
e a me l'ultimo suo saluto, ringrazio Ansgar Elde per i tre mesi
passati in auto, io sobrio, alla ricerca di opere per una sua mostra,
ringrazio Ernesto Treccani per le mangiate di farinata, Carlos Carlé
per l'amicizia che continua nel tempo, Rita e Luciano Gallo Pecca,
Giorgio Bonelli, Mario Rossello, Angelo Ruga e...
...e ringrazio Nicola
Marino per esser sceso in quel lontano 1946 alla bella e non più
Stazione Letimbro, aver aperte le sue valigie e rovesciato per le
nostre strade e nei nostri cuori un sogno che si perpetua, giorno
dopo giorno...
14 giugno 2014 alle ore 18.00
a Savona, alla Gulli Atelier di Corso Italia
201 r. (di fronte al vecchio San Paolo), una collettiva d'arte dal
titolo:
“Una
collezione ...mai vista”.
La mostra propone quadri e ceramiche della
collezione privata del noto ristoratore Nicola Marino titolare del
ristorante “Da Nicola” di via XX Settembre, a Savona, da sempre
amico e mecenate di generazioni di artisti.
Il suo rinomato ristorante è una vera e
propria galleria d'arte nella quale sono esposte opere di artisti
rappresentativi di cinquant'anni di presenze d'arte sul territorio
savonese; in questa rara occasione, saranno esposte solo ed
unicamente opere della sua collezione privata, ospitata
nell'appartamento di famiglia e normalmente non visibili
pubblicamente come le altre.
Orari: tutti i giorni 10.30 /12.30 - 15.30 /
15.30