Sembra ieri, ma sono giusto in questi giorni cinquant'anni che finivo il servizio militare e ritonavo alla vira civile dopo quasi due anni passati in divisa, prima come assaltatore e poi (titolo di studio obblige) come magazziniere di battaglione.
Quattordici mesi alla Testafochi (oggi demolita per far spazio ai moderni edifici dell' Università) , un niente paragonato ai miei 75 anni, ma sufficienti per innamorarmi di Aosta e sentirmi per sempre valdostano d'adozione, parte di quel mondo e di quella città.. Tanto che ancora oggi Aosta resta per me un luogo del cuore.
Più che Savona, città in decadenza e senza identità, in cui vivo dal 1962 ma sempre più da straniero, da meteco, come i Greci chiamavano gli estranei allo spirito della polis..
Certo, come sempre, il ricordo degli anni giovanili attenua le contraddizioni e tende a mettere in risalto solo gli aspetti positivi legati alla vitalità della giovinezza.
In realtà, furono mesi duri in una caserma dura, ma questo non attenua il mio amore per Aosta, anche se la sera del congedo, ubriaco perso, saltellavo seminudo in camerata con altri venti invasati cantando.
E' finita per davvero
Lascerem la branda e il telo
Lascerem la Testafochi
Per chiavare come pochi...
e qualche amicizia che ha resitito agli anni (vero Bobo?)
e l'immagine di un giovane che guardava con occhi critici ma fiduciosi all'avvenire.
Un giovane che, nonostante il mezzo secolo passato, ancora vive dentro di me.
Accanto al bambino curioso e vivace che sono stato.
Un giovane e un bimbo che nei momenti critici escono fuori.
Mi guardano seri e mi ricordano chi sono veramente.
E mi impediscono così di affogare nella opacità del presente.