Martedì
28 giugno, alle ore 16.30, a Villa Groppallo, via Aurelia 72, Vado L.
, verrà presentato “I fuochi di San Giovanni” di Giorgio Amico.
Ne anticipiamo parte dell'introduzione.
Una notte
cara ai poeti
“Tersa
per chiari fuochi
festosi,
la notte odora
acre,
di sugheri arsi
e di
fumo”.
Sono
versi di Giorgio Caproni. Festa del fuoco e dell'acqua, la notte di
San Giovanni è da sempre cara ai poeti che ne hanno cantato il
prepotente simbolismo luminoso:
“Son
Juon nou tup i quiar e pohuen sierne:
Beliere,
arlusi, fiour di quiar, luzerne“.
[San
Giovanni ci spegne la luce e possiamo scegliere: fuochi notturni,
lampi, fiori di luce, lucciole]
Così
Antonio Bodrero, poeta occitano delle valli cuneesi, esalta il
carattere solstiziale della festa collocata nel momento in cui il
sole [la luce] lentamente inizia a declinare sulla linea
dell'orizzonte.
“Questo
lungo giorno,
al
sol che gioca tra i Gemelli e il Granchio”
scrive
ancora Bodrero in un'altra poesia, questa volta in italiano, sempre
dedicata a San Giovanni Battista, in cui con poetica precisione
individua le caratteristiche astronomiche e astrologiche della festa.
Un
lungo giorno, seguito dalla notte più corta dell'anno, quella in cui
«ci sono più falò che
stelle», la più magica
delle notti, in cui il tempo è sospeso e davvero tutto può
accadere. Lo sapeva bene Shakespeare, attivo partecipante dei circoli
esoterici e rosacruciani dell'Inghilterra elisabettiana, che vi
ambientò Sogno di una notte di mezza estate, una delle sue commedie
più belle e più complesse quanto a riferimenti simbolici.
Festa
dai mille volti, solare e lunare, della luce e delle tenebre, nata
con l'agricoltura ai primordi della società umana, da tempo
immemorabile la festa di San Giovanni si inserisce nel ciclo
delle stagioni e dei lavori dei campi. Piena ancora di echi pagani,
la celebrazione cristiana dei due San Giovanni riprende il mito
antichissimo del Dio che nasce al Solstizio d'inverno per morire una
volta raccolte le messi al Solstizio d'estate. (...)
Inizio di un ciclo
cosmico, momento magico in cui il tempo è sospeso, in quella notte
gli elementi della natura acquistano poteri del tutto straordinari e
prodigiosi. L’acqua, il fuoco, le erbe diventano veicolo di
operazioni magiche. Il fuoco dei falò rende puri i campi e i
vigneti, feconda gli animali domestici e le giovani coppie che ne
attraversano le braci o ne saltano le fiamme. Certe erbe, intrise
della magica rugiada di quella notte, acquisiscono il potere di
proteggere la casa da ogni influenza negativa e dai malefici delle
streghe, oltre che arrecare prosperità e gioia a chi la abita. In
quella notte fatata tutto è davvero possibile. Ce lo ricorda la
gioiosa canzone di Oberon, il Re della Fate, che chiude la commedia
scespiriana (…).
Tutti questi elementi li
troviamo presenti nella festa di San Giovanni ad esaltare il fluire
eterno e multiforme della vita di contro alla vittoria apparente
della morte. Tra i moderni un giovanissimo Giorgio Caproni alle sue
prime prove poetiche ne ha saputo meglio di tutti trasmettere in una
manciata di versi di grande freschezza la spontanea e innocente
carica erotica:
“Voci e canzoni
cancella
la brezza: fra poco il
fuoco
si spenge. Ma io sento
ancora
fresco sulla mia pelle il
vento
d'una fanciulla passatami
a fianco
di corsa”.