E'
morto Fidel Castro, un mito per la nostra generazione e un punto di
riferimento. Poi con gli anni e una maggiore consapevolezza il
giudizio si è stemperato, sono aumentate le ombre come la
persecuzione degli anarchici e dei trotskisti, gli omosessuali
inviati nei campi di rieducazione, le epurazioni interne al regime
con tanto di processi e fucilazioni, la repressione del dissenso. Ma
per un giudizio storico meditato c'è tempo, oggi ci piace ricordarlo
nel 1953 giovane intellettuale libertario rivendicare davanti ai
giudici della dittatura il diritto degli oppressi alla ribellione.
Fidel
Castro
La
storia mi assolverà
Cuba sta soffrendo un
crudele e ignobile dispotismo e voi non ignorate che la resistenza di
fronte al dispotismo e' legittima; questo e' un principio
universalmente riconosciuto e la nostra Costituzione del 1940 lo
consacro' espressamente nell'articolo 40: "E' legittima la
resistenza adeguata per la protezione dei diritti individuali
garantiti anteriormente" [...] Il diritto di
insurrezione dinanzi alla tirannia e' uno di quei principi che, sia o
no incluso nella Costituzione Giuridica, ha sempre piena vigenza in
una societa' democratica.[...]
Il diritto alla
ribellione contro il dispotismo, Signori Giudici, e' stato
riconosciuto dalla piu' lontana antichita' sino al presente, da
uomini di tutte le dottrine, di tutte le idee e di tutte le credenze.
Nelle monarchie teocratiche della piu' remota antichita' in Cina, era
praticamente un principio costituzionale che quando il re governasse
in modo turpe e dispotico, fosse deposto e rimpiazzato da un principe
virtuoso.
I pensatori dell'antica
India impararono la resistenza attiva contro gli arbitri
dell'autorita'. Giustificarono la rivoluzione e tradussero molte
volte le proprie teorie in pratica. [...]
San Tommaso di Aquino,
nella "Summa Theologica" rifiuto' la dottrina della
tirannide, e sostenne, senza dubbio, la tesi che i tiranni devono
essere deposti dal popolo.
Martin Lutero proclamo'
che quando il governo degenera in tirannide ferendo la legge, i
sudditi sono liberati dal dovere dell'ubbidienza. [...]Calvino, il
pensatore piu' notevole della Riforma dal punto di vista delle idee
politiche, postula che il popolo ha diritto a prendere le armi per
opponersi a qualsiasi usurpazione.
Niente meno che un
gesuita spagnolo dell'epoca di Filippo II, Juan Mariana, nel suo
libro "De Rege et Regis Institutione", afferma che quando
il governante usurpa il potere, o quando eletto, regge la vita
pubblica in maniera tirannica, e' lecito l'assassinio [...]
direttamente, o avvalendosi dell'inganno, con il minor disturbo
possibile. […]
Gia' nel 1649 John Milton
scrive che il potere politico risiede nel popolo, il quale puo'
nominare o destituire i re […]
John Locke nel suo
"Trattato di Governo" sostiene che quando si violano i
diritti naturali dell'uomo, il popolo ha il diritto e il dovere di
sopprimere o cambiare il governo: "L'unico rimedio contro la
forza senza autorita' sta nell'opporre ad essa la forza". Jean
Jacques Rousseau dice con molta eloquenza nel suo "Contratto
Sociale": "Mentre un popolo si vede forzato a obbedire e
obbedisce, fa bene; e non appena puo' strapparsi il giogo e se lo
strappa, fa meglio, recuperando la sua liberta' con lo stesso diritto
che gli e' stato tolto". [...]
Rinunciare alla propria
liberta' e' rinunciare alla qualita' dell'uomo, ai diritti
dell'umanita', e anche ai doveri. [...] Tale rinuncia e'
incompatibile con la natura dell'uomo; e togliere tutta la liberta'
alla volonta' e' togliere ogni moralita' alle azioni. […]
La famosa Dichiarazione
Francese dei Diritti dell'Uomo lascio' alle generazioni future questo
principio: "Quando il governo viola i diritti del popolo,
l'insurrezione e' per questo il piu' sacro dei diritti e il piu'
imperioso dei doveri" "Quando una persona si impossessa
della sovranita' deve essere condannata a morte dagli uomini liberi"
Credo di aver
giustificato sufficientemente il mio punto di vista [...] Pero' c'e'
una ragione che ci assiste piu' potente di tutte le altre: siamo
cubani ed essere cubano implica un dovere, non compierlo e' un
crimine ed un tradimento. Viviamo orgogliosi della storia della
nostra patria; la apprendiamo a scuola e siamo cresciuti udendo
parlare di liberta', di giustizia e di diritti. [...] Tutto questo
apprendemmo e non lo dimenticheremo [...] Nascemmo in un paese
libero che ci lasciarono i nostri padri, e sprofondera' l'Isola nel
mare prima che acconsentiremo ad essere schiavi di qualcuno. [...]
Termino la mia difesa,
pero' non lo faro' come fanno sempre tutti gli avvocati, chiedendo la
liberta' del difeso; non posso chiederla quando i miei compagni
stanno soffrendo nell'Isola dei Pini una prigionia ignobile.
Inviatemi insieme a loro a condividere la loro sorte, e' concepibile
che gli uomini che hanno onore siano morti o prigionieri in una
repubblica dove e' presidente un criminale e un ladro.
Ai Signori Giudici, la
mia sincera gratitudine per avermi permesso di esprimermi liberamente
senza meschine coazioni [...] Resta tuttavia all'Udienza un problema
piu' grave: qui stanno le cause iniziate per i settanta omicidi,
cioe' per il piu' grande massacro che abbiamo conosciuto, e i
colpevoli restano liberi con l'arma in mano che e' una minaccia
perenne per la vita dei cittadini; se non cade sopra di essi tutto il
peso della legge, per codardia o perche' ve lo impediscono, e non
rinunciano in pieno tutti i giudici, io ho pieta' della vostra
dignita' e compassione per la macchia senza precedenti che cadra'
sopra il Potere Giuridico.
In quanto a me so che il
carcere sara' duro come non lo e' mai stato per nessuno, pieno di
minacce, di vile e codardo rancore, pero' non lo temo, cosi' come non
temo la furia del tiranno miserabile che ha preso la vita a settanta
fratelli miei.
Condannatemi, non
importa, la storia mi assolvera'.