Donald Trump sostiene
che i migranti clandestini vanno espulsi. Chissà cosa ne pensano i
nativi americani che non ci risulta abbiano mai concesso ai "visi pallidi" permessi di immigrazione e di soggiorno. Nel 1973 a Wounded Knee gli Indiani Americani insorsero contro la
distruzione della loro cultura e il non rispetto dei trattati. Dopo 71 giorni di autogoverno tribale la protesta fu repressa con i carri armati. Una pagina da ricordare oggi mentre in America tornano a soffiare i freddi venti dell'intolleranza e della supremazia bianca.
Giorgio
Amico
Wounded
Knee 1973. Territorio libero d'America
Nell'estate del 1968, duecento membri delle comunità
Indiane Americane si riunirono per discutere della condizione dei
nativi americani ed in particolare della brutalità della polizia,
della disoccupazione e della politica federale. Da questo incontro
nacque l'American Indian Movement, meglio conosciuto come AIM.
L'AIM iniziò fin da subito una vivace attività per
il rispetto dei trattati siglati dal governo americano e contro la
corruzione delle amministrazioni tribali delle riserve. Questa
campagna terminò con uno scontro armato, il primo dopo un secolo,
tra giovani guerrieri Lakota e truppe americane. Fu l'assedio di
Wounded Knee, luogo simbolo della resistenza nell'Ottocento contro le
giacche blu.
Nell'inverno 1973 un gruppo di giovani Indiani
Americani della Nazione Lakota occupava, armi alla mano il territorio
di Wounded Knee richiedendo il rispetto degli accordi siglati nel
1868, il controllo delle Black Mountains (territorio sacro per i
Lakota), la rimozione delle corrotte autorità delle riserve, la fine
dello sfruttamento e della distruzione dei territori da parte delle
grandi compagnie minerarie americane. Tragica la situazione della
Riserva di Pine Ridge, dove l'uso incontrollato di agenti chimici
nelle ricerche minerarie aveva causato l'avvelenamento delle falde
acquifere con la conseguente larga diffusione delle malattie tumorali
e delle nascite di bambini deformi.
Quando l'AIM prese il controllo di Wounded Knee, nella riserva arrivarono giovani nativi da tutti gli Stati Uniti e fu creato un
consiglio formato dai rappresentanti di 75 Nazioni Indiane.
Nonostante le leggi americane permettano di portare in pubblico armi,
il governo federale denunciò come terrorismo l'occupazione e invio
contingenti di truppe e dello FBI.
Il comitato di occupazione non si lasciò intimidire
e richiese la fine delle aggressioni contro il popolo indiano, lo
scioglimento delle amministrazioni corrotte, una ridiscussione dei
371 trattatvi tra le Nazioni Native e il governo federale, non uno
dei quali in un secolo risultava rispettato. In attesa di una
risposta da parte delle autorità, i giovani Lakota rifiutarono di
consegnare le armi. Il governo rispose tagliando l'elettricità e
impedendo ogni rifornimento di viveri dall'esterno.
Nonostante la durezza del clima, spesso molto sotto
lo zero, per tutto l'inverno i ragazzi e le ragazze di Wounded Knee
rifiutarono di arrendersi e vissero secondo i costumi tradizionali,
celebrando nascite e matrimoni secondo gli antichi riti.
La lotta non fu senza vittime: due occupanti furono
assassinati e di altri dodici, usciti dalla riserva in cerca di
viveri, non si seppe più nulla, probabilmente sequestrati e fatti
sparire dalle squadracce armate che fiancheggiavano le forze di
polizia e i militari.
Dopo 71 giorni, l'esercito diede l'assalto con i
mezzi corazzati alla riserva. 1200 occupanti furono arrestati. Fu
l'inizio di un regime di terrore attuato dalle corrotte autorità
tribali restaurate nel loro potere: in tre anni 64 membri dell'AIM
furono assassinati, 300 sequestrati e sottoposti a torture, 562
arrestati.
Nonostante ciò Wounded Knee resta una grande vittoria
per gli Oglala Sioux come per tutte le altre Nazioni Indiane, che per
un breve periodo erano ritornate ad essere un popolo libero.
(Nostra rielaborazione di materiali dell'AIM)