Sulla tradizione
"In questi ultimi tempi, la destra sta puntando su due suoi valori secondari: la repressione e la censura. E ci distrae dai veri pilastri del pensiero reazionario: il culto della morte, la difesa della terra, il mito del sangue e l’ossessione per l’origine. Ma soprattutto la fissa per le tradizioni. Le tradizioni, per la destra, sono nate nella notte dei tempi. Sono date agli uomini quasi per grazia divina. E si mantengono uguali nello spazio e nel tempo. Ma se presentano variazioni, occorre considerare migliore la versione più antica. Nulla di più falso".
Così scrive un carissimo amico (di cui non cito il nome perché si firma con uno pseudonimo) nell'incipit di un suo post molto intrigante sulla tradizione musicale irlandese. Riflessione interessante che mi porta a mettere giù un paio di considerazioni sul tema.
Il tema della tradizione è in effetti centrale nel pensiero di destra, tanto centrale da rappresentare il principale discrimine fra destra e sinistra.
Mi spiego meglio. Per chi voglia, come scrive Dante, vivere seguendo virtute e conoscenza, è fondamentale collocare il proprio agire materiale e intellettuale a partire da un punto di riferimento ideale. È proprio questo modello ideale che determina il carattere virtuoso e razionale del proprio agire nel mondo. Una sorta di Stella polare, insomma, che permetta nei momenti critici di fare il punto e tracciare con sicurezza la rotta.
E questo vale a maggior ragione per il pensiero politico, sia di destra che di sinistra.
Destra e sinistra da non confondersi con le evanescenti rappresentazioni attuali fondate su prospettive di cortissimo respiro calcolate in base alle proizioni statistiche, all'audit televisvivo o al numero di followers in rete.
Questo punto di riferimento, questa Stella polare, è identificato in una società ideale armonica che superi le contraddizioni dello stato di cose presente. Aspirazione profondamente umana, esistenziale prima che politica, ben esemplificata da Francesco Biamonti con il suo "è destino dell'uomo vivere un mondo ma sognarne un altro". Forma laica, comunque, di una visione religiosa della vita tipica del mondo premoderno. Visione che, a differenza della sua versione laica riusciva a fondere armonicamente passato e futuro. Ce lo insegna in modo magistrale Agostino quando riflette su come l'uomo viva nel presente con il ricordo del passato (l'annunciazione) e l'attesa del futuro (l'avvento).
I laici questa sintesi non l'hanno saputa fare e di conseguenza, tanto per metterla giù semplice, si sono divisi fra chi vive nel presente guardando al passato (la destra) e chi al futuro (la sinistra).
Proprio in questa radicale divergenza sta la differenza fra le due correnti di pensiero, o meglio tra i due modi di stare nel mondo. Uno stare nel mondo che, come dice Paolo, cercando così di mettersi al riparo dalle contraddizioni del tempo vissuto che sono comunque sempre anche contraddizioni dell'Io, che doveva però essere vissuto come un "non essere del mondo".
L'età dell'oro, il mondo dell'armonia, dove le infinite separazioni e contraddizioni che segnano il mondo reale siano finalmente superate, la destra la colloca nel passato come un qualcosa di perso, ma che può essere individualmente recuperato a partire da uno stile di vita coerente con questa visione. Non a caso Guénon e Evola parlano dell'epoca presente come età del ferro (Kali Yuga) segnata dalla materialità e dalla perdita di ogni valore ideale. La sinistra proietta invece questa età dell'oro nel futuro e dunque lo stare nel presente come costruttori di progresso. La storia vera dell'uomo, dice Marx, inizierà solo con il comunismo. Da qui il dibattito, oggi stantio ma in passato vivissimo, sul partito come prefigurazione nei rapporti fra i militanti della società che si vuole costruire.
Naturalmente questo duplice riferimento è sempre più radicale, tanto più estrema è la visione politica, fino a diventare totalizzante in realtà come, tanto per citare due esempi, Ordine Nuovo (quello rautiano ovviamente) da un lato e le chiesuole bordighiste dall'altro. E chiesuola non è termine messo lì a caso.
Detto tutto questo, è evidente come l'ottimismo (l'ottimismo della volontà di Gramsci) sia tipico della sinistra come consolazione dei mali di un presente fosco ma aperto a un futuro che si pensa radioso. Forma laica, qualcuno potrebbe non a torto dire, della tradizione messianica giudaico-cristiana. Anche in questo contesto, tuttavia, la deificazione della Tradizione fa capolino. Penso a Bordiga per il quale il marxismo nasce già integrale e "invariante" tanto che ogni sviluppo o mutamento anche di una minima parte significa tradirne l'essenza profonda.
Collocare l'età dell'oro in un passato lontanissimo significa invece non avere più alcuna illusione sulla possibile evoluzione in positivo del presente, e dunque, come scrive Evola, restare in piedi fra le rovine, coltivando il ricordo, perso dalle masse, di quel periodo aureo in cui gli uomini erano veramente uomini integrali. Da qui il vedersi come parte di una aristocrazia dello spirito (sempre per citare Evola) fondata sulla Tradizione, ma anche il culto della morte. La via del guerriero ,insomma, sia quella individuale del ronin (il samurai senza signore) o quella collettiva del templare (il membro di una comunità che prega e combatte). Da qui la "fedeltà" come valore assoluto fondante l''onore, l'identificazione con chi sta dalla parte perdente della storia (i sudisti, i repubblichini, i parà francesi) e pur sapendolo accetta il combattimento, "a cercare la bella morte" come forma estrema di coerenza.
E' evidente l'importanza in questa visione del rispetto integrale dei singoli elementi della Tradizione. E dunque – come per Bordiga sull'altro versante – innovare è sempre tradire. Mishima si uccise ritualmente per ricordarlo ad un Giappone che lo aveva dimenticato.
Altra cosa sarebbe poi ragionare su come si colloca in questo contesto la Massoneria che raccoglie e cerca di sintetizzare entrambi gli elementi, quello delle origini (la parola perduta) e quello del futuro (una società veramente umana fondata sul trinomio libertà-eguaglianza-fratellanza).Una ambiguità che ha fatto si che la Massoneria possa, a buon titolo, essere vista sia come fenomeno di destra che di sinistra.
In realtà si tratta di una ambiguità solo apparente, ma cercare di spiegare il perché porterebbe molto lontano e richiederebbe molto più spazio e quindi rimandiamo il discorso ad un'altra occasione.
Giorgio Amico