ANAMNESI
Beppe
Dellepiane e Giuliano Galletta
a cura di Sandro
Ricaldone
29 settembre/17 ottobre
2018
Da lunedì al sabato
ore 15.00/18.00
Si inaugura sabato 29
settembre (ore 18,30), nello Spazio 21 all'ex ospedale
psichiatrico di Quarto (via Giovanni Maggio 4, Genova), nell’ambito
della VII edizione della manifestazione “Quarto Pianeta”
dal titolo “Insieme”, organizzata dal Coordinamento per Quarto,
la mostra di Beppe Dellepiane e Giuliano
Galletta “Anamnesi”, curata da Sandro Ricaldone.
La parola anamnesi, che
contiene al suo interno le dimensioni della memoria, della malattia e
del sacro, diventa il filo invisibile che unisce il lavoro di due
artisti, Beppe Dellepiane e Giuliano Galletta,
protagonisti dell'arte genovese degli ultimi cinquant'anni. Non si
poteva quindi immaginare uno spazio più appropriato di quello
dell’ex ospedale psichiatrico il Quarto per questa mostra che
raccoglie una selezione di opere che i due artisti doneranno al Museo
dell’Istituto delle materie e delle forme inconsapevoli, creato dal
loro amico Claudio Costa.
I vocabolari registrano
infatti alla voce anamnesi tre significati diversi. Il primo,
reminiscenza, ricordo; è adoperato soprattutto nell’enunciazione
di un concetto fondamentale della filosofia di Platone, per cui la
conoscenza vera si fonda sull’anamnesi delle idee conosciute
dall’anima in una propria esistenza iperuranica anteriormente al
suo ingresso nel corpo. Il secondo riguarda la storia clinica di un
malato, raccolta dal medico direttamente o indirettamente come
elemento fondamentale per la formulazione della diagnosi; il terzo
significato concerne invece la liturgia cristiana, e definisce la
parte del canone della messa che, immediatamente dopo la
consacrazione, ricorda la passione, risurrezione e ascensione di
Cristo ed è detta anche memoriale.
Beppe Dellepiane e Giuliano Galletta (26.09.2018)
Ecco il testo
introduttivo di Sandro Ricaldone
La plus ou moins grande
qualité plastique n’est jamais que le signe de la plus ou moins
grande obsession de l’artiste par son sujet. (1)
Alberto Giacometti
Nel suo Discours aux
peintres (2) René Crevel, a dispetto della sua militanza
surrealista, esordiva affermando: “Davanti al dipinto più
sconvolgente guardatevi dal gridare al miracolo della generazione
spontanea. Hanno una radice, si aggrappano al quotidiano questi
fugaci convolvoli dell’inconscio che coprono di venature il
labirinto esoterico e segnano certe strade nel più inestricabile dei
labirinti interiori. Possiamo riconoscere l’onnipotenza di questi
fili tesi, senza essere tentati di farne delle linee di frontiera.
L’analisi ha per troppo tempo, troppo impunemente, diviso e
frammentato. Aveva costruito recinti attorno ai più infimi granuli
di stato psichico. Ora, come ha constatato Hegel, lo spirito non è
che una riserva di facoltà”.
Nell’osservare le
opere degli artisti dovremmo (dobbiamo) dunque, secondo il poeta
francese, ricercare questi “fili tesi”, tentare di comprendere
come si leghino al quotidiano e al tempo stesso scavalcare le
barriere che occultano gli “stati psichici” in rapporto ai quali
si sono delineate, ritrovare il percorso che ha presieduto alla loro
creazione.
A mostrarci come
l’operare stesso dell’artista consista, in ultima analisi, in una
ricognizione intesa a mettere in rapporto gli oggetti sensibili con
l’esperienza interiore, in un’anamnesi nel senso più esteso del
termine, che include i significati di reminiscenza, diagnosi,
evocazione del mistero, viene ora una mostra che, per rimanere in
argomento, si potrebbe definire sintomatica e che sin dal titolo si
rifà a questo intreccio di motivi.
La propensione per
l’immagine simbolica, o forse – si può azzardare, utilizzando
con un’espressione bretoniana – per l’“objet à
fonctionnement symbolique” è da lunghissimo tempo al centro del
lavoro di Beppe Dellepiane. La sedia come raffigurazione del corpo
umano, come ritratto e autoritratto, la valigia come cavità
primordiale e uterina, la bicicletta dorata come animale in corsa, la
croce come articolazione e redenzione del mondo, hanno innervato
lungo i decenni la sua ricerca, trasferendosi in prosieguo nel
disegno della figura distorta della casa-caverna, della scala-ascesi,
del carro-corpo. Negli archetipi obliterati da un’ipermodernità
standardizzata, negli accumuli di materiali metamorfici, Dellepiane
rammemora una matrice ancestrale, un’attrezzeria liturgica di cui
valersi in una cerimonia ad un tempo secolarizzata e mistica;
impagina un’inquietudine protesa oltre il limite del sogno e
dell’ombra.
Giuliano Galletta
innalza, con l’installazione "Traumdeutung", realizzata
per l’occasione, una barriera rutilante fra luce e ombra, palesando
– con uno scriptum che diviene azione – di aver compreso “come
le parole non siano «meri garbati simboli» ma debbano sapere della
cosa che dicono” (4). Qui la situazione, che pure rimanda alla
prima indagine freudiana, non è “messa in scena dalla parola, ma è
la parola stessa” (5), il luogo in cui ciò che la parola indica e
nasconde raggiunge la sua emblematica evidenza.
Anche per Galletta il
percorso verso la trasparenza del simbolico ha attraversato una lunga
gestazione, condotta lungo i meandri di un pensiero costantemente
attratto dal perturbante, dall’associazione tra oggetto usuale e
alterazione dello sfondo (si veda a esempio l’immagine del grande
materasso innestato di steli di garofani, nell’installazione
"Mentre dormivo", 1993), dall’indecidibilità ontologica
e dall’orrore quotidiano, enunciato nell’opera-frase "In
linea di massima l’essenziale è mostruoso" (2006).
L’interazione fra i
lavori dei due artisti, ospitati nello spazio 21 dell’ex Ospedale
Psichiatrico di Quarto, gestito dall’Istituto per le Materie e le
Forme inconsapevoli, si presenta come un teatro di immagini dominato
dal simbolo e dalla parola, una situazione di totale immanenza che –
per ciò stesso, in modo paradossale – apre una prospettiva di
lancinante ulteriorità.
Sandro Ricaldone
Note:
1) ALBERTO
GIACOMETTI, "À propos de Jacques Callot", Labyrinthe n. 7,
15 avril 1945, p. 3.
2) RENÉ CREVEL, "Discours aux
peintres", revue "Commune", deuxième année, n° 22
(juin 1935). Trad. it. in René Crevel, Scritti d’arte, Medusa,
Medusa, Milano 2017, pp. 69 ss.
3) René Crevel, nato a Parigi il
10 agosto 1900, è stato uno scrittore e poeta francese, legato al
movimento surrealista. Tra le sue opere principali "Détours"
(1925), "La mort difficile" (1926), "Dalí ou
l'anti-obscurantisme" (1931), "Le Clavecin de Diderot"
(1932), "Les pieds dans le plat" (1933). Muore suicida a
Parigi il 18 giugno 1935.
4) L’espressione è
ripresa da MASSIMO CACCIARI, "Hamletica", Adelphi, Milano
2009, p. 77.
5) Ibidem, p. 78.
Quarto Pianeta 2018 –
INSIEME
VII Edizione
25/30 settembre 2018
Siamo così arrivati alla
settima edizione. Noi continuiamo a crederci. In una città divisa e
messa alla prova dal crollo del Ponte Morandi proviamo ad andare
avanti e fare la nostra piccola parte. Come ci siamo detti nelle
scorse edizioni ri-generarsi è possibile. In questa edizione
vogliamo mettere l’accento che questo è possibile se lo facciamo
INSIEME. La complessità nella quale siamo immersi chiede tale
modalità di pensiero e di azione. INSIEME per avere la visione più
ampia e inclusiva possibile, INSIEME per mettere a frutto tutte le
energie disponibili e necessarie, INSIEME per remare nella stessa
direzione e con lo stesso ritmo, per il bene comune.
In programma eventi per
tutti, giovani, anziani, operatori socio-sanitari, architetti,
artisti, attivisti, politici, sognatori,….Eventi per ascoltare
musica, dibattiti, conferenze e presentazione di libri, per ballare,
vedere mostre, danza, film e interventi artistici sui muri, per
gustare aperitivi e specialità! Per tutta la durata di
Quarto Pianeta sarà aperto LIBRIamoci a Quarto! Tanti libri per chi
ama la lettura: dall’arte alla poesia, dalla storia alla
gastronomia, dalle fiabe fino ai saggi universitari, donati dalla
Casa Editrice De Ferrari di Genova per la raccolta fondi destinati al
MUSEO DELLE FORME INCONSAPEVOLI fondato da Claudio Costa a sostegno
delle spese di trasferimento nello Spazio 21, le ex cucine
dell’ospedale psichiatrico.