Giorgio Amico
Resistere sulle
scogliere di marmo
Nel 1939, dopo la “notte
dei cristalli”, che segnò l'inizio in Germania della persecuzione
violenta degli ebrei, Ernst Jünger
pubblica “Sulle scogliere di marmo” in cui denuncia l'irrompere
nella società delle potenze demoniache dell'irrazionale e della
violenza. Poi ci sarà il diluvio di sangue della guerra e l'orrore
senza fine della shoah. Un libro a suo modo profetico, a
dimostrazione di quanto la letteratura può interpretare (e persino
precorrere) la storia. Ne riprendiamo una paginetta che suona
sinistramente attuale.
“Non per caso infatti e
non per un'avventura il vecchio era uscito dalla oscurità del bosco
con il suo popolo di lemuri e aveva principiato ad agire. Gentaglia
di tal sorta era stata un tempo dispersa come i ladri fuggono, e il
suo rafforzarsi sembrava ora essere segno di un profondo mutamento
avvenuto nell'ordine morale, nella sanità e persino nella salute
religiosa del popolo. In questo ambito occorreva intervenire, ed
erano quindi necessari ordinatori e nuovi teologi, cui il male fosse
noto nelle sue apparenze e nelle sue radici; e solamente allora
avrebbe giovato il taglio delle spade consacrate, a guisa di un
fulmine nelle tenebre. Per queste ragioni dovevano i singoli vivere con
chiarità e forza d'animo anche maggiore, secondo una disciplina più
severa, testimoni di una nuova legittimità”.
(Ernst Jünger,
Sulle scogliere di marmo, Guanda, p.77)