Il sito "Dalla parte
del torto" pubblica la recensione della nostra storia di Azione
Comunista di Diego Giachetti, storico del trotskismo e autore di
numerose pubblicazioni sul biennio rosso 1968-69.
Diego Giachetti
Storia di Azione
comunista
Il libro di Giorgio
Amico, Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966),
appena pubblicato da Massari editore, si presta a vari livelli di
lettura intersecati tra loro. Da un lato restituisce al lettore il
clima politico e culturale degli anni Cinquanta svelando la dignitosa
presenza di gruppi e partiti minori, che si collocano alla sinistra
dei partiti del movimento operaio, dando respiro a esperienze di
lotta e correnti politiche trascurate o cancellate da certa
storiografia, tutta tesa a fare la storia dei partiti maggiori, in
particolare di quello comunista, finché è esistito. Dall’altro
entra nel merito di storie articolate e complesse di percorsi
politici, di incontri e scontri, di scissioni, di figure autorevoli e
di personaggi ambigui, sfiorando il rischio di conferire al tutto il
sapore di una spy story, che avrebbe ridotto la valenza di
quelle che furono militanze politiche serie e di elaborazioni di
pensiero critico di un certo livello.
A sinistra del Partito
comunista
Due fatti nuovi si
presentano sulla scena della critica da sinistra al Partito comunista
e socialista nella prima metà degli anni Cinquanta, aggiungendosi
alle già presenti forme politiche minoritarie preesistenti: il
movimento anarchico, i Gruppi comunisti rivoluzionari (Gcr), la
sezione italiana della Quarta Internazionale e i due tronconi della
sinistra comunista internazionalista, distinguibili per i loro organi
di stampa: Battaglia Comunista e Programma Comunista.
Il primo fatto nuovo è dato dalla costituzione dei Gruppi anarchici
di azione proletaria (Gaap). Fuoriusciti dall’area anarchica
tradizionale, si danno come scopo politico quello di inserirsi nel
perimetro del dissenso a sinistra dei partiti parlamentari.
Prioritario diventa lavorare per una nuova organizzazione politica in
grado di sconfiggere l’egemonia del Partito comunista, spezzare la
sua alleanza con quello socialista al quale riconoscono l’originalità
di un percorso indipendente, diverso da quello delle socialdemocrazie
europee. L’altro fatto è rappresentato dalla clamorosa uscita dal
Pci nel luglio del 1954 di Giulio Seniga, uomo di fiducia di Pietro
Secchia, con “armi e bagagli”, cioè sottraendo al partito
documenti interni riservati e un’ingente somma di denaro, stimata,
tra 300 e 600.000 dollari statunitensi (equivalenti all’incirca a
2,5-5,5 milioni di euro attuali), scrive Paolo Casciola
nell’introduzione, che erano “parte del finanziamento da Mosca
per il 1954” destinati, secondo quanto affermato da Togliatti alla
riunione della Segreteria del PCI del 1° settembre 1954,
all’acquisto di una tipografia per l’Unità. Parallelamente
e per impulso dello stesso Seniga, a partire dal 1955 una forma di
dissenso si profila nel partito di Togliatti con la corrente
denominatasi Azione comunista.
Quando gli esponenti di
Azione comunista decidono di uscire allo scoperto pubblicando il
periodico omonimo, sono espulsi dal Pci, nel giugno 1956, in
concomitanza con la diffusione del rapporto segreto di Krusciov nel
mondo occidentale. Pochi mesi dopo vengono i fatti di Polonia e la
rivoluzione ungherese, repressa dall’intervento delle truppe
sovietiche. È in quel contesto che, anche per impulso dei dirigenti
dei Gaap, si sviluppano contatti tra Azione comunista e forze
politiche del dissenso a sinistra – principalmente i Gcr e il
Partito Comunista Internazionalista (Battaglia comunista) – che
portano alla costituzione del Movimento della sinistra comunista
(Msc), sulla base di un accordo abbastanza generico, data la
persistenza di analisi e impostazioni di lavoro politico e sindacale
non omogenee, che emergono quasi subito. Quelli della Quarta
Internazionale sollevano la questione della natura sociale dell’Urss,
stato operaio degenerato, mentre per gli altri è un paese
capitalista e imperialista quanto gli Stati Uniti; poi c’è la
questione sindacale: aderire alla Cgil? Votare nelle elezioni per le
Commissioni Interne per i loro esponenti? Partecipare o meno alle
elezioni politiche e amministrative? E che indicazione di voto dare?
Nel 1957, a fronte del persistere di evidenti divergenze non
appianate, tra “trotskisti” e “bordighisti”, i comunisti
libertari propongono una fusione, che prevede lo scioglimento di
tutte e quattro le organizzazioni, per promuoverne una nuova. La
proposta trova il consenso della sola Azione comunista, mentre
“bordighisti” e “trotskisti” abbandonano il progetto.
La seconda puntata della
storia di Azione comunista
Tutte queste vicende sono
trattate e sviluppate nella prima parte del libro che comprende il
periodo 1954-1959 durante i quali forte è l’influenza di Seniga –
da lui dipendono i finanziamenti per le spese dell’organizzazione –
a cui si affiancano militanti quali Bruno Fortichiari, uno dei
fondatori del Partito comunista nel 1921, Luciano Raimondi, Giorgio
Galli e altri, come Arrigo Cervetto, Lorenzo Parodi, Pier Carlo
Masini di provenienza gaapista. La seconda puntata della storia,
iniziata con l’espulsione di Seniga, l’uscita di Pier Carlo
Masini e Giorgio Galli, apre una nuova stagione del Msc,
caratterizzata dall’affermazione progressiva dell’egemonia
teorica e organizzativa della corrente “leninista”, che rimanda
al ruolo di Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi. Il passaggio dalla
gestione Seniga a quella di Cervetto, per il periodo che va dal 1959
alla scissione del 1965, comporta un radicale cambiamento di
atteggiamento da parte del Movimento nei confronti del Pci. Mentre
per Seniga lo scopo principale era l’attacco sistematico alla
politica della direzione del Pci e in particolare alla figura di
Togliatti, per Cervetto le prospettive sono diverse. Il problema non
è tanto il Pci in se stesso, quanto il sistema capitalistico nel suo
complesso di cui occorre saper interpretare con precisione le
tendenze di fondo economiche e politiche. La questione centrale
diventa la tendenza del neocapitalismo di stato a favorire il
processo di socialdemocratizzazione della classe operaia.
Senza più il supporto
finanziario di Seniga, aumentano i problemi finanziari e con essi
quelli organizzativi. A fronte di queste oggettive difficoltà, la
scesa in campo dei giovani antifascisti dalle magliette a strisce nel
giugno-luglio del 1960 consente, ai genovesi in particolare, di
rafforzare i contatti con realtà sia giovanili che operaie collocate
al di fuori dei partiti della sinistra. A differenza degli anni
Cinquanta, gli anni Sessanta vedono emergere le prime forme di una
nuova sinistra a cominciare dall’esperienza “operaista”
inaugurata dai Quaderni Rossi e poi, a seguito del dissenso
cino-sovietico, con la nascita del movimento marxista-leninista filo
maoista che alimenta tentazioni unitarie all’interno del Msc.
Nel 1963 il convegno
nazionale del Movimento raccoglie una realtà di piccoli gruppi
presenti in poche città dove nessuno supera i dieci militanti. Lo
scontro avviene tra chi vuole un’apertura nei confronti delle tesi
maoiste e chi caratterizza come massimalista il movimento
marxista-leninista. Si va verso la divisione. Nel 1965 nel convegno
che si tiene a Perugia, dopo l’abbandono polemico dei lavori da
parte dei leninisti, prevale la tesi della componente filocinese
propensa a confluire nel movimento marxista-leninista. Poco dopo a
Roma la componente leninista promuove un suo convegno e annuncia la
nascita dei Gruppi leninisti della sinistra comunista, meglio
conosciuti col nome del loro giornale Lotta Comunista. Il
giornale Azione comunista continua a uscire fino a maggio
del 1966 su posizioni filocinesi per poi confluire nella Federazione
marxista leninista d’Italia.
15 Maggio 2020
www.dallapartedeltorto.it/2020/05/15/storia-di-azione-comunista-di-diego-giachetti/