Quando i partigiani divennero banditi
Molti all'estero, molti di meno in Italia dove per lo più ci si limita a polemiche di superfice, si interrogano su come sia possibile che a ottant'anni dalla fine del regime fascista un partito che orgogliosamente rivendica le sue radici nell'esperienza sanguinosa e drammatica della Repubblica Sociale Italiana (vedi la "fiamma" nel simbolo), sia diventato la principale forza politica e di governo italiana. Ovviamente il fenomeno è complesso e non esiste una risposta univoca. Esce comunque confermato ancora una volta che l'Italia, ed è cosa che risale almeno al 1500, è il Paese del Gattopardo, dove periodicamente tutto cambia, anche in modo violento, perché in realtà non cambi nulla. Così come va detto, anche se a molti non piacerà, che il fascismo è stato tutto meno che un fenomeno passeggero, con radici profondissime nella nostra storia tanto da segnare ancora oggi la nostra identità nazionale. Lo dimostra uno studio, documentatissimo e di ottima scrittura, di una giovane studiosa, in libreria da pochi giorni. Ne riportiamo la presentazione editoriale. Con la speranza che almeno questo 25 Aprile non sia occasione di vuote e retoriche celebrazioni, come ormai da troppo tempo accade, ma di una riflessione attenta sul presente e sul passato.
G.A.
Processo alla Resistenza
Molto è stato scritto sulla Resistenza e sulla guerra di liberazione in Italia. Ma che cosa accadde ai partigiani dopo l'aprile 1945? Come vissero realmente gli anni del dopoguerra e della rinascita del Paese coloro che la Repubblica avrebbe celebrato come i nuovi eroi della patria, martiri del secondo Risorgimento nazionale?
Dal 1948 e fino ai primi anni Sessanta, nelle aule di giustizia della nuova Italia democratica va in scena un «Processo alla Resistenza», destinato ad avere un forte impatto mediatico. Assassini, terroristi, «colpevoli sfuggiti all'arresto». Così la magistratura del dopoguerra, largamente compromessa col regime fascista, giudica quei partigiani che hanno combattuto una guerra clandestina per bande, tra il 1943 e il 1945.
Giudizio condiviso dalla stampa e da gran parte dell'opinione pubblica italiana, che si accompagna a una generale riabilitazione di ex fascisti e collaborazionisti della Rsi, autori di stragi e crimini contro i civili, costretti a «obbedire a ordini superiori».
Attraverso carte processuali e documenti d'archivio inediti, Michela Ponzani ricostruisce il clima di un'epoca, osservando i sogni, le spe-ranze tradite e i fallimenti di una generazione che pagò un prezzo molto alto per la scelta di resistere.
Michela Ponzani (Roma, 1978) insegna Storia contemporanea all'Università degli studi di Roma «Tor Vergata».
Processo alla Resistenza
Einaudi 2023
€ 28,00