Fine anno è da sempre tempo di bilanci. Vale per tutto anche per la lettura. Il libro che proponiamo è uno dei più belli che abbiamo letto in questo 2023 che sta terminando. Una riflessione profonda sulla vita, sulla morte, sulla natura e sull'uomo. Il tutto rifacendosi al linguaggio del mito e al pensiero greco classico. Ne presentiamo l'incipit.
La meraviglia
Al principio è la meraviglia. Tutto suscita
meraviglia e stupore. Un’emozione confusa in cui la paura diventa
inquietudine. L’emozione di chi non sa dare spiegazione di ciò che
ascolta, vede o pensa, e dunque quasi prova un senso di vertigine che
lo spinge a mettersi in cerca.
A raccontarlo in maniera perfetta fu Platone in un dialogo molto bello e molto complesso che scrisse verso i sessant’anni e prese il nome dal principale interlocutore di Socrate, un matematico che Platone aveva molto amato: Teeteto. Questo ragazzo che ebbe una vita sfortunata e morí giovane, nella rappresentazione letteraria platonica, a un tratto, seguendo i ragionamenti paradossali di Socrate, dice: «Per gli dèi, Socrate, provo una meraviglia sconvolgente chiedendomi come mai stiano queste cose. A tratti, anzi, a dire il vero, guardandole e riguardandole ho le vertigini».
Al che Socrate gli risponde: «Amico mio, sembra che Teodoro non abbia avanzato congetture scorrette sulla tua natura. E infatti è tipico del filosofo questo stato d’animo: la meraviglia. Non esiste altra origine della filosofia se non questa».
È un passo famosissimo. Aristotele, al principio della Metafisica, riprende l’idea del maestro e spiega che gli uomini hanno cominciato a filosofare proprio perché si meravigliavano delle stranezze che avevano davanti agli occhi, passando poi a indagare fenomeni piú importanti, come «le affezioni della luna, del sole e degli astri, e la genesi del tutto».
Le cose stanno proprio così. Anche se a leggere i due grandi filosofi, e soprattutto Aristotele, si ha l’impressione che ciò di cui gli esseri umani si meravigliarono (e in effetti, continuano sempre a meravigliarsi) sia solo ciò che è fuori di essi, «davanti ai loro occhi», mentre sappiamo benissimo che il primo oggetto di meraviglia di fronte a cui tutti ci troviamo fin dalla nascita siamo proprio noi stessi. Conoscere le cose con cui ci confrontiamo, conoscere il nostro posto nel mondo, dunque conoscere il mondo che abitiamo, ovvero la natura in cui siamo apparsi, noi stessi germogli della natura. Ecco il compito di quella lotta per la sapienza che caratterizza gli esseri umani da sempre e per sempre. Un compito cui solo la meraviglia può spingerci.
Il grido di Pan
Einaudi 2023