Durante la nostra ormai lunga vita ne abbiamo viste di tutti i colori, ma questa ci mancava. I pronipoti di Amadeo, vestali del verbo bordighista e dell'invarianza del marxismo che nacque integralmente definito e intoccabile già dal primo vagito del Marx infante, schierarsi in nome dell'antiamericanismo a fianco dello zar Putin.
Così nell'ultimo numero di Programma comunista vediamo riprese ad una ad una, e perfino esasperate, la tesi di Putin che i motivi dell'aggressione all'Ucraina (ma lui la chiama "Operazione speciale") sono la denazificazione del paese e una risposta all'aggressività della NATO.
Nell'articolo si lamenta "il silenzio sulla sorte delle popolazioni russofone del Donbass, spinte a proclamare la separazione da Kiev per sfuggire a un regime pesantemente oppressivo nei confronti di tutto ciò che ha sentore di russo entro i confini dello Stato ucraino".
Si sostiene (sempre testuale) "la sollevazione in armi del Donbass russofono, in atto fin dal 2014 come reazione al colpo di Stato di Maidan" e che "lo Stato ucraino (...) che ha alla guida un burattino nelle mani di forze esterne e gruppi di potere interni, è in preda a una dilagante corruzione, e nella condotta della guerra non durerebbe un giorno senza il supporto della Nato, nei cui comandi le sue forze armate sono pienamente integrate".
Per questi bordighisti ultraortodossi il governo ucraino è "un governo quisling degli USA". Quisling, per chi non lo sapesse, era il capo del governo collaborazionista nella Norvegia occupata dai nazisti.
Un paragone di grande spessore storico, sicuramente un buon suggerimento per il prossimo discorso di Putin che non si era ancora spinto fino a questo tipo di argomentazioni.
Come diceva la vecchia canzoncina? Ah si: "era meglio morire da piccoli....".