Nel
dibattito politico italiano la Grecia è ormai diventata uno
spauracchio da usare per ottenere consenso alle misure drastiche di
taglio dei redditi e dei consumi popolari. Ma quali siano gli effetti
delle “cure” in atto nessuno lo dice. Mauro Faroldi ci racconta
cosa succede quando per quadrare i bilanci si tagliano redditi e
occupazione.
Mauro Faroldi
La caduta libera del
capitalismo greco
La crisi che ha colpito
la Grecia dalla fine del 2008 non solo sembra non avere soluzione di
continuità, ma ha raggiunto oramai una gravità maggiore di quella
che investì il paese nel 1929 aprendo, sul piano politico, le porte
alla restaurazione della monarchia e alla successiva dittatura
fascista di Metaxàs. Alcuni dati possono aiutarci a capire di quanto
sia crollata l'economia greca negli ultimi 5 anni.
Il crollo del Prodotto
Interno Lordo
Si stima che il Prodotto
Interno Lordo nel quinquennio 2008-2012 (ovviamente non abbiamo
ancora i dati definitivi del 2012 ma solo delle proiezioni) crollerà
di circa il 21%: un indice più alto di quello espresso dalla
catastrofica crisi argentina di una dozzina di anni fa.
Dopo il 2007, ultimo anno
di crescita, il calo del PIL è stato il seguente: 2008, con l'inizio
della crisi, -0,2%, 2009 -3,2%, 2010 -3,5%, 2011, dopo le recenti
correzioni al ribasso, -7,1%, si prevede ancora un -7,0% per l'anno
che sta finendo, il 2012. Per il prossimo anno le previsioni non sono
certo rosee, dicono che nel sesto anno di crisi il PIL calerà di un
altro 4%. Fare previsioni spesso è difficile, prima di tutto perché
è difficile capire precisamente dove va a parare un'economia
anarchica come quella capitalistica, ma anche perché queste
previsioni - sforzandosi di essere "ottimiste" - ipotizzano
condizioni ottimali che spesso non si verificano, e non verificandosi
chiaramente l'economia non può che soffrirne. Per esempio,
l'arretramento del PIL previsto per il 2012 era stato del 4,7%; in
realtà il calo sarà, ormai è certo, intorno al 7%.
La crisi ha colpito tutti
i tre settori dell'economia del paese: il primario, il secondario e
il terziario. Vogliamo soffermarci sul settore secondario, che
probabilmente è quello colpito più strutturalmente.
La "Grande
Catastrofe" dell'industria greca
Nella storiografia greca
il termine "Grande Catastrofe" indica la schiacciante
sconfitta militare subita dal paese nel 1922 nella guerra contro la
Turchia di Ataturk, e la conseguente cacciata delle popolazioni
greche dall'Asia Minore. Quello che sta vivendo ora l'industria greca
assomiglia molto a una "Grande Catastrofe".
Il crollo della
produzione industriale greca dal 2007 a oggi si avvicina al 32%.
Infatti, prendendo come indice 100 la produzione del paese nel 2005,
questa sale a 103,2 nel 2007, mentre dall'anno successivo abbiamo un
continuo calo: siamo a 99 nel 2008, a 89,7 nel 2009, a 84,4 nel 2010,
a 77,5 nel 2011, e si prevede chiudere il 2012 con un 71,5.Questa
diminuzione della produzione interessa tutti i rami dell'industria,
in particolare il ramo costruzioni/edilizia e il ramo dei cosiddetti
beni non di consumo.
Sempre avendo come indice
100 la produzione del 2005, abbiamo una produzione manifatturiera che
dal 104,2 del 2007 si fermerà (secondo gli ultimi dati) ad un
previsto 68,5 nel 2012; la produzione dei beni di consumo, secondo le
ultime previsioni, dal 104,7 del 2007 si fermerà al 72,8; infine
l'industria dei beni non di consumo vivrà nel 2012 un vero e proprio
tracollo, passando dal 103,7 del 2007 al 45,4. Ancora più clamoroso
il crollo del ramo costruzioni/edilizia, che dal 118,5 del 2007
(evidentemente il ramo viveva ancora l'onda lungo dello sviluppo
delle infrastrutture, partita con la preparazione delle Olimpiadi di
Atene del 2004) scende al 37,6 nel primo trimestre del 2012.
Per quanto riguarda la
telefonia, considerando l’intero sistema – quindi produzione,
istallazione etc. - i numeri sono i seguenti, sempre riferendoci ad
un indice 100 per il 2005: 107,7 nel 2007 e 75,5 nel primo trimestre
del 2012.
Diminuisce anche lo
sfruttamento degli impianti: da un utilizzo al 77% nel 2007, si
scende al 63% nel primo trimestre del 2012. In particolare, gli
impianti per la produzione di prodotti primari passano da un utilizzo
all'80,4% nel 2007 a un utilizzo di solo il 56,3% nel primo trimestre
del 2012. Gli impianti che producono beni di consumo scendono da un
75,3% di utilizzo nel 2007 al 69,3% nel primo trimestre del 2012. E
ancora: gli impianti per la produzione di semilavorati, che erano
stati utilizzati al 77,5 nel 2007, nel primo trimestre del 2012 sono
utilizzati al 59,4%.
Al calo dell'utilizzo
degli impianti corrisponde un calo del capitale lordo totale
investito nell'industria, che scende dai 57 miliardi di euro del 2007
ai 31 miliardi di euro del 2011.
Se la Grecia a causa
della crisi può considerarsi un ammalato grave, l'industria greca
può considerarsi un ammalato in prognosi riservata: fra l'altro, il
fatto che le commesse dell'industria siano calate del 70% fa pensare
che lo scioglimento della prognosi non è atteso nel breve periodo.
Conseguenze sociali
della crisi
Dal 2001 al 2008 gli
occupati nel Paese sono stati sempre in costante aumento, passando da
4.086.000 a 4.559.000. Dopo il 2008 l'occupazione è calata, mentre
in numeri assoluti aumentava la forza lavoro, che raggiungeva e
superava i 5.000.000 già nel 2010. Nel primo trimestre del 2012 gli
occupati erano scesi a 3.837.000 (2.425.000 erano lavoratori
salariati). I disoccupati, secondo gli ultimi dati dell'EL.STAT,
(l'ente nazionale di statistica) che si riferiscono al secondo
trimestre 2012, sono 1.216.410, e la disoccupazione ha toccato il
24,4%.
Ancora più grave è la
situazione dell’occupazione fra i giovani (i dati in Grecia si
riferiscono alla fascia di età dai 15 ai 24 anni, esclusi gli
studenti), infatti la disoccupazione giovanile raggiunge il 55%;
ancora più alta la disoccupazione per le giovani donne, che
raggiunge il 65%. Nemmeno nella spartizione della miseria c'è parità
fra i sessi.
L'aumento esponenziale
della disoccupazione, che in cinque anni è triplicata, ha
naturalmente fatto aumentare il numero delle famiglie povere. Nel
2007, l'anno "magico" con il più alto sviluppo e
"splendore" della Grecia contemporanea, il 22% dei greci
viveva sotto la soglia di povertà. Si stima che nel 2012 tale numero
si stia avvicinando al 40%. Secondo una ricerca della GSEE, il
sindacato confederale, 440.000 famiglie non hanno alcun reddito, più
di una su dieci. Centinaia di migliaia di famiglie hanno per questo
perso l'assistenza medica o una parte di essa, e ormai alle
organizzazioni di volontariato come "Medici del Mondo" si
rivolgono più greci che immigrati.
Nelle grandi città della
Grecia (Atene, Pireo, Salonicco) dove la povertà è più evidente e
più stridenti le contraddizioni, sembra quasi che sia passata una
guerra, che abbia fatto risparmio solo dei bombardamenti a tappeto.