E’ uscita la nuova
edizione di “Occhio folle occhio lucido”. Il diario di Guido
Seborga pubblicato per la prima volta nel 1968. Un testo fondamentale
per riscoprire uno dei protagonisti della cultura italiana del
dopoguerra. Ne presentiamo l'introduzione di Massimo Novelli.
Massimo Novelli
Non sottomessi ma
liberi
Molti anni prima di
Stéphane Hessel e del suo Indignatevi!, Guido Hess Seborga (Torino,
1909-1990)esortava con ben altro spessore letterario a "non
essere mai complici di una qualsiasi schiavitù, ma ribellarsi nel
presente senza evadere in programmi avveniristici o consolarci con
storie mistiche". E aggiungeva: "Vivere nel dramma perchè
ne facciamo intimamente parte, rifiutare i nuovi tiranni di metallo e
cemento, avere in noi la propria ragione fondamentale di vita e da
qui nasce la realtà, da noi stessi non sottomessi ma liberi".
Lui era un uomo libero: lo fu da romanziere, da poeta, da
giornalista, da organizzatore cultuale, da pittore, da partigiano e
da socialista.
A maggior ragione declinò
il suo essere libero, e libertario, in Occhio folle occhio lucido,
che compose come autobiografia, diario, bilancio della pro- pria
esistenza, pamphlet e soprattutto come grido di rivolta. Era un
bisogno di ribellione, del resto, che veniva da lontano, dai tempi
dei primi suoi romanzi e dei drammi, da L'uomo di Camporosso a il
figlio di Caino, da Spartaco, vuoi essere libero? a Morte d'Europa,
quando il nemico dell'uomo erano il nazismo, che Guido aveva visto
affermarsi a Berlino, e il fascismo, la guerra di Spagna e la seconda
guerra mondiale. E il grido di rivolta, l'antico grido di Spartaco,
in quegli anni Sessanta, in un mondo diviso fra Urss e Usa, fra la
guerra del Vietnam e la Cina delle guardie rosse, il risveglio
operaio, le tragedie dell' Africa, la morte di Che Guevara, il Maggio
Francese, i carri armati sovietici a Praga, risaliva d'intensità,
consapevole delle lacerazioni eppure non morto nella speranza di un
cambiamento dell'uomo per l'uomo.
Fu pubblicato dalla casa
editrice milanese Ceschina, ora scomparsa, nel 1968, mentre gli
studenti e i lavoratori di mezzo mondo provavano a mandareall' aria
l'ordine costituito. il libro, che segna inoltre il passaggio di
Seborga dalla letteratura all' arte, innestandosi nella sua ricerca,
alla soglia dei sessant'anni, di un "corpo nuovo" tanto
mentale che fisico, uscì grazie a Pier Angelo Soldini. Piemontese di
Castelnuovo Scrivia, era il nume tutelare della Ceschina oltre ché
scrittore, critico di valore e corrispondente di guerra, troppo
presto scomparso, poco più che sessantenne, nel 1974. Soldini
credeva in Guido; nei suoi diari, da poco ripubblicati con merito da
Interlinea, in particolare ne il giardino di Montaigne, lo ricorda
spesso e si trova a essere d'accordo con Seborga. Come quando, sotto
la data del 20 luglio 1965, annota: "Ho trovato una conferma, o
meglio un' amplificazione, a quanto scrivevo nella nota del 22 marzo
scorso da Castelnuovo, in una pagina molto bella di Guido Seborga
dedicata ("Lavoro" di Genova, oggi) alla madre morta: "C
.. ) già da tempo quando ero in mare (con una forza fisica minore di
quando ero giovane) mi accadeva contemplando la natura di farmi
assorbire dalla materia; una volta no, il nuotare solo in alto mare
era per me un gioco fisico di forza (sia pure con la paura dei
pescecani), un rischio eccitante voluto dal mio sangue; la vita
fisica fu per anni la mia vita e lo poteva essere per secoli, se
l'uomo non fosse così terribilmente vulnerabile, l'uomo che dura
tanto poco, un attimo solo"".
Sono i temi che innervano
il libro che Seborga fa cominciare dalla morte della madre,
strutturandolo poi in un alternarsi di passato, di presente e di
futuro, di crisi e di rinascita, di eros e di morte, di valori e di
disvalori. Si mescolano e trovano coerenza e unità episodi dell'
infanzia e dell' adolescenza, gli anni di Berlino e di Parigi, il
mare della Riviera di Ponente e di Bordighera, il volto della moglie
Alba e Leone Ginzburg intravisto in una strada di Torino, la
Resistenza contro i nazifascisti, la sconfitta del Fronte popolare,
il Miracolo Economico, le divisioni nel Psi; e s'incrociano gli amori
e le passioni, il realismo e il surrealismo, Artaud e Corrado Alvaro,
il conscio e l'inconscio, la letteratura, il pennello di Spazzapan e
quello di Morlotti, il desiderio di dipingere che stava crescendo in
lui con prepotenza; non dimenticando il pensiero di Piero Gobetti e
le idee di Marcuse, la morte al fronte di Paul Nizan e il suicidio di
Cesare Pavese, la natura e la macchina. Un pieno di vita, ideale,
culturale, politica, sessuale, che veniva riassunto nella convinzione
di dover "possedere la verità in un'anima e in un corpo".
Seborga tracciava nel con
tempo il bilancio di una generazione che, vinti gli invasori e il
fascismo, nelle nuove compromissioni e nella guerra fredda non aveva
saputo costruire una democrazia vera, effettiva: "Un basso
statalismo, un neocorporativismo rischiavano di distruggere il paese.
E ci furono le speculazioni edilizie e dei terreni, nessuna
integrazione economica nord-sud, mancata industrializzazione dell'
agricoltura, pochi crediti per l'industria media di cui molto s'era
occupato Einaudi pur concerti suoi limiti liberali, e una
burocratizzazione sempre più corrotta e pesantissima". Tutto
ciò svelava nel 1968, come si può leggere nella nota di copertina
di Occhio folle occhio lucido redatta sicuramente da Soldini, e
conferma ora, "una personalità modernissima" e "un
uomo in lotta"; e appariva "singolare" che "questo
scrittore nato nel 1909 abbia in sé molte ansie dei giovanissimi
ribelli d'oggi".
Proprio oggi, nel
cosiddetto terzo millennio, l'estrema opera letteraria di Guido
Seborga, accompagnata dai dipinti e dai disegni, le parole-segno o
ideografie mediterranee che andava realizzando rifacendosi ai
graffiti rupestri della Valle delle Meraviglie, mostra con maggiore
incisività ancora, rispetto a ieri, la sua contemporaneità. In
quanto è adesso, più di ieri, che occorre essere non sottomessi ma
liberi, e che è indispensabile indignarsi. Occhio folle occhio
lucido, anche per le anticipazioni e le premonizioni che contiene,
per la solarità italiana (e ligure) e per l’afflato
intemazionalista, è uno dei quei libri che non tramontano mai. Non
va in soffitta perchè è stato scritto nella certezza che la
liberazione umana (dalla violenza, dall'odio, dallo sfruttamento,
dalla menzogna, dall'indifferenza, dal potere, dall'alienazione,
dalla miseria) sia non soltanto possibile, bensì necessaria:"La
rivolta umana può distruggere la bestia che ci affligge e ci vuole
uccidere".
Guido Seborga
Occhio folle occhio lucido
Spoon River, 2012
12 Euro
Guido Seborga
Occhio folle occhio lucido
Spoon River, 2012
12 Euro