TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 17 dicembre 2012

Mauro Faroldi, La caduta libera del capitalismo greco




Nel dibattito politico italiano la Grecia è ormai diventata uno spauracchio da usare per ottenere consenso alle misure drastiche di taglio dei redditi e dei consumi popolari. Ma quali siano gli effetti delle “cure” in atto nessuno lo dice. Mauro Faroldi ci racconta cosa succede quando per quadrare i bilanci si tagliano redditi e occupazione.

Mauro Faroldi

La caduta libera del capitalismo greco

La crisi che ha colpito la Grecia dalla fine del 2008 non solo sembra non avere soluzione di continuità, ma ha raggiunto oramai una gravità maggiore di quella che investì il paese nel 1929 aprendo, sul piano politico, le porte alla restaurazione della monarchia e alla successiva dittatura fascista di Metaxàs. Alcuni dati possono aiutarci a capire di quanto sia crollata l'economia greca negli ultimi 5 anni.

Il crollo del Prodotto Interno Lordo

Si stima che il Prodotto Interno Lordo nel quinquennio 2008-2012 (ovviamente non abbiamo ancora i dati definitivi del 2012 ma solo delle proiezioni) crollerà di circa il 21%: un indice più alto di quello espresso dalla catastrofica crisi argentina di una dozzina di anni fa.

Dopo il 2007, ultimo anno di crescita, il calo del PIL è stato il seguente: 2008, con l'inizio della crisi, -0,2%, 2009 -3,2%, 2010 -3,5%, 2011, dopo le recenti correzioni al ribasso, -7,1%, si prevede ancora un -7,0% per l'anno che sta finendo, il 2012. Per il prossimo anno le previsioni non sono certo rosee, dicono che nel sesto anno di crisi il PIL calerà di un altro 4%. Fare previsioni spesso è difficile, prima di tutto perché è difficile capire precisamente dove va a parare un'economia anarchica come quella capitalistica, ma anche perché queste previsioni - sforzandosi di essere "ottimiste" - ipotizzano condizioni ottimali che spesso non si verificano, e non verificandosi chiaramente l'economia non può che soffrirne. Per esempio, l'arretramento del PIL previsto per il 2012 era stato del 4,7%; in realtà il calo sarà, ormai è certo, intorno al 7%.

La crisi ha colpito tutti i tre settori dell'economia del paese: il primario, il secondario e il terziario. Vogliamo soffermarci sul settore secondario, che probabilmente è quello colpito più strutturalmente.

La "Grande Catastrofe" dell'industria greca

Nella storiografia greca il termine "Grande Catastrofe" indica la schiacciante sconfitta militare subita dal paese nel 1922 nella guerra contro la Turchia di Ataturk, e la conseguente cacciata delle popolazioni greche dall'Asia Minore. Quello che sta vivendo ora l'industria greca assomiglia molto a una "Grande Catastrofe".

Il crollo della produzione industriale greca dal 2007 a oggi si avvicina al 32%. Infatti, prendendo come indice 100 la produzione del paese nel 2005, questa sale a 103,2 nel 2007, mentre dall'anno successivo abbiamo un continuo calo: siamo a 99 nel 2008, a 89,7 nel 2009, a 84,4 nel 2010, a 77,5 nel 2011, e si prevede chiudere il 2012 con un 71,5.Questa diminuzione della produzione interessa tutti i rami dell'industria, in particolare il ramo costruzioni/edilizia e il ramo dei cosiddetti beni non di consumo.

Sempre avendo come indice 100 la produzione del 2005, abbiamo una produzione manifatturiera che dal 104,2 del 2007 si fermerà (secondo gli ultimi dati) ad un previsto 68,5 nel 2012; la produzione dei beni di consumo, secondo le ultime previsioni, dal 104,7 del 2007 si fermerà al 72,8; infine l'industria dei beni non di consumo vivrà nel 2012 un vero e proprio tracollo, passando dal 103,7 del 2007 al 45,4. Ancora più clamoroso il crollo del ramo costruzioni/edilizia, che dal 118,5 del 2007 (evidentemente il ramo viveva ancora l'onda lungo dello sviluppo delle infrastrutture, partita con la preparazione delle Olimpiadi di Atene del 2004) scende al 37,6 nel primo trimestre del 2012.

Per quanto riguarda la telefonia, considerando l’intero sistema – quindi produzione, istallazione etc. - i numeri sono i seguenti, sempre riferendoci ad un indice 100 per il 2005: 107,7 nel 2007 e 75,5 nel primo trimestre del 2012.

Diminuisce anche lo sfruttamento degli impianti: da un utilizzo al 77% nel 2007, si scende al 63% nel primo trimestre del 2012. In particolare, gli impianti per la produzione di prodotti primari passano da un utilizzo all'80,4% nel 2007 a un utilizzo di solo il 56,3% nel primo trimestre del 2012. Gli impianti che producono beni di consumo scendono da un 75,3% di utilizzo nel 2007 al 69,3% nel primo trimestre del 2012. E ancora: gli impianti per la produzione di semilavorati, che erano stati utilizzati al 77,5 nel 2007, nel primo trimestre del 2012 sono utilizzati al 59,4%.

Al calo dell'utilizzo degli impianti corrisponde un calo del capitale lordo totale investito nell'industria, che scende dai 57 miliardi di euro del 2007 ai 31 miliardi di euro del 2011.

Se la Grecia a causa della crisi può considerarsi un ammalato grave, l'industria greca può considerarsi un ammalato in prognosi riservata: fra l'altro, il fatto che le commesse dell'industria siano calate del 70% fa pensare che lo scioglimento della prognosi non è atteso nel breve periodo.

Conseguenze sociali della crisi

Dal 2001 al 2008 gli occupati nel Paese sono stati sempre in costante aumento, passando da 4.086.000 a 4.559.000. Dopo il 2008 l'occupazione è calata, mentre in numeri assoluti aumentava la forza lavoro, che raggiungeva e superava i 5.000.000 già nel 2010. Nel primo trimestre del 2012 gli occupati erano scesi a 3.837.000 (2.425.000 erano lavoratori salariati). I disoccupati, secondo gli ultimi dati dell'EL.STAT, (l'ente nazionale di statistica) che si riferiscono al secondo trimestre 2012, sono 1.216.410, e la disoccupazione ha toccato il 24,4%.

Ancora più grave è la situazione dell’occupazione fra i giovani (i dati in Grecia si riferiscono alla fascia di età dai 15 ai 24 anni, esclusi gli studenti), infatti la disoccupazione giovanile raggiunge il 55%; ancora più alta la disoccupazione per le giovani donne, che raggiunge il 65%. Nemmeno nella spartizione della miseria c'è parità fra i sessi.

L'aumento esponenziale della disoccupazione, che in cinque anni è triplicata, ha naturalmente fatto aumentare il numero delle famiglie povere. Nel 2007, l'anno "magico" con il più alto sviluppo e "splendore" della Grecia contemporanea, il 22% dei greci viveva sotto la soglia di povertà. Si stima che nel 2012 tale numero si stia avvicinando al 40%. Secondo una ricerca della GSEE, il sindacato confederale, 440.000 famiglie non hanno alcun reddito, più di una su dieci. Centinaia di migliaia di famiglie hanno per questo perso l'assistenza medica o una parte di essa, e ormai alle organizzazioni di volontariato come "Medici del Mondo" si rivolgono più greci che immigrati.

Nelle grandi città della Grecia (Atene, Pireo, Salonicco) dove la povertà è più evidente e più stridenti le contraddizioni, sembra quasi che sia passata una guerra, che abbia fatto risparmio solo dei bombardamenti a tappeto.