domenica 29 giugno 2014

La luna e Samia. Opere di Rosanna La Spesa


Rosanna La Spesa

Opere in Vetrofusione e Ceramica

LA LUNA E SAMIA  opere di ROSANNA LA SPESA  

La mostra è dedicata  alle Vite di passaggio, ai migranti, in particolare a Samia l'atleta somala che a 17 anni ha partecipato alle Olimpiadi di Pekino, il cui sogno di arrivare a partecipare alle Olimpiadi di Londra" si è dissolto nelle acque del Mediterraneo al secondo tentativo di traversata.

ROSANNA LA SPESA presenta  composizioni di vetrofusioni e ceramica, che creano suggestioni drammatiche o lievi, il titolo della mostra nasce dalla descrizione che lo scrittore  Catozzella fa nel libro -Non dirmi che hai paura- ricostruendo la vita di Samia e descrivendo gli allenamenti notturni dell' atleta  Somala la cui unica compagna sicura è la luna, allenamenti notturni a cui Samia  è costretta non avendo la libertà come donna musulmana di accedere al campo sportivo in ore diurne.

INAUGURAZIONE MOSTRA:

Giovedi' 3 luglio 2014 nella storica location di Pozzo Garitta ad Albissola Mare e proseguirà sino al 18 luglio2014

Una mostra presentata al pubblico  da una performance musicale e letteraria a cura di : Federica Scarlino (pianoforte) e Maria Catharina Smits (soprano).

 eventi durante il corso della mostra :

- lunedi 7 luglio 2014, h.17.45  -Parliamo di Parole - con Maria Teresa Castellana  ( scrittrice e poeta)
- Giovedì 10 luglio 2014,  h.17.45 La Luna e Samia , libere letture di Jacopo Marchisio  attore della Compagnia Teatrale di   Savona  I Cattivi Maestri.

La mostra osserverà i seguenti orari di apertura sino al 18 luglio 2014: ore 18.00-19.30/ 20.00-23.00



martedì 24 giugno 2014

PisognePoesiaInFestival


Festival di Poesia del Paesaggio di Pisogne

InCerti luoghi...dove l'azzurro si mostra

PisognePoesiaInFestival

5 e 6 luglio Pisogne (Bs)

venerdì 20 giugno 2014

Il mare è di tutti. Lo scaletto senza scalini.

Riprendiamo e rilanciamo questo invito.

Tutti allo Scaletto domenica 29 giugno. Per una spiaggia senza barriere architettoniche o mentali (le più pericolose).

venerdì 13 giugno 2014

Festival dei giochi antichi e di strada


Per i bambini e per chi un pochino lo è rimasto

Mauro Baracco, Una collezione... mai vista



Mauro Baracco

Una collezione...mai vista”




...”...mì, a me-e roba nu a fassu vedde a nusciun...maniman...”

questo a spanne, lo dico per consolidata esperienza, il ritornello che si sentirebbe mormorare, alle nostre latitudini, al primo tentativo di chiedere gentilmente in prestito un'opera d'arte delle tante inchiodate ai muri delle antiche case della cara vecchia Savona.

Fatte le debite e doverose eccezioni (con le quali al momento non riesco a completare il numero canonico delle dita di una mano), l'atteggiamento da me sopra rozzamente descritto, corrisponde ad un atavico spirito di autotutela che ben si accompagna alla diffidenza guardinga con la quale molti degli autori delle suddette opere sono stati al tempo considerati al loro apparire in loco, essendo la categoria degli artisti, considerata vagamente pelandroneggiante....figurarsi poi se anche “foresti”: fossero essi delle lontane Americhe, della vecchia Europa o di qualsiasi altra cittadina dell'italico stivale.

Un attimo di comprensione in più, eccezionalmente, per qualche strano concittadino che ardisse cimentarsi con la nobile arte: ”..artista...ma è una brava persona...”.

Intendiamoci: queste riservate genti delle quali orgogliosamente mi vanto di far parte fin dal primo vagito, nascondono un cuore d'oro...basta cercarlo; sono ottimi lavoratori del mare, dell'officina, della terra e quel che più importa, la madre terra son usi da secoli, a manipolarla ad ogni loro necessità; se a ciò si accompagnano i bei lidi e l'ottimo territorio (..fin che cemento non ci separi..) che le fanno da confini e contenitore, ecco che qualche sorta di miracolo può avverarsi.

Potrà accadere (..fortunatamente è ripetutamente accaduto..) che questi luoghi vengano eletti a residenza provvisoria o definitiva, in ogni caso amata, di eccellenti migranti ai quali un po' della nostra riservatezza sarà apparsa salutare per disintossicarsi dalla mondanità di altri siti da loro vissuti.

Capiterà così che un vichingo a nome Asger, scelga di qui venire a rinfrancarsi; decida follemente di ridare vita ad antichi ruderi abbandonati, trasformarli in un centro pulsante di umanità e volano di cultura della quale, chi ne sarà capace, parlerà saggiamente nel tempo.

Giungerà, dalla lontana Cuba, Wifredo, creatura di tante razze, per ammaliarci con le sue foreste immaginifiche e dopo di lui, per scelte felici o disordinatamente dettate da tragici eventi, altri figli del sud delle americhe: Carlos dagli occhi azzurri, la leggiadra Irene, il visionario Gaston.

Un veneziano a nome Carlo si invaghirà di questi luoghi e da ciò ne discenderà una storia felice che giunge fino ai giorni nostri.

Potrà essere che un gigantesco e gioviale surrealista belga di nome Théodore venga qui a respirare aria buona, a scrivere ottime cose in prosa e aforismi, a studiare, produrre ed esporre collage, trascorrere felici serate con gli amici ed in una di quelle belle occasioni ti comunicherà, con il massimo della leggerezza, che...ti abbraccia per l'ultima volta.

Ansgar, uno svedese dai lunghi silenzi, le cui opere ben presenziano in alcuni dei migliori spazi d'arte di questo mondo, sceglierà di diventare cittadino di questa periferia e offrirà anche a te ed ai tuoi cari la sua amicizia.

Succederà che due “foresti” torinesi vecchio stampo, di nome e Rita e Luciano, si impegneranno loro per noi a conservare la memoria di tutto quel vissuto.

...e poi...e poi...e poi...

...nella logica dei miracoli in divenire, succederà che in quella città che ancora porta pesanti sulla pelle le devastazioni create del delirio di uomini crudeli, come in un film del neorealismo che denuncia il male e prospetta la speranza, avrà inizio un'altra “storia”: non più dal mare ma da una moderna se pur devastata ferrovia, giungerà un figlio del generoso sud di questo Paese, migrante in cerca di miglior futuro tra mille altri guardati con malcelata diffidenza da indigeni in quel tempo disperati di loro...e il miracolo avviene: la magia stipata dentro i suoi bagagli, nei quali racchiude tanta volontà e la sua sapienza di maestro pasticcere già pienamente acquisita, si diffonde per le strade di questa burbera periferia; la voglia di fare e l'intelligenza di quell'uomo e della sua solare famiglia, diventeranno uno degli elementi caratterizzanti e qualificanti di una città che tenta di risorgere, tra mille traversie.

Chi scrive non era ancora nato in quei giorni, muoveva i primi passi agli inizi degli anni '50 e già in via XX Settembre, Nicola Marino lavorava...creava...

Divenuto ragazzino, qualche volta venivo pure io (..risparmi permettendo) a “farmi la pizza verace” da Nicola; mi erano compagni amici che nel tempo ho conservati o persi...”eravamo quattro amici in pizzeria che volevano cambiare il mondo”; si addentava la pizza (..babà a seguire..) e si discuteva dei massimi sistemi, dell'innamoramento del momento, di quel gruppo di capelloni di Liverpool e...Nicola accoglieva gentile e discreto noi ragazzi così come gli intellettuali, gli attori reduci dalle serate al Chiabrera che incidevano, per traccia soddisfatta dell'ottima permanenza in quell'antro di delizie, il loro nome su tavolette d'argilla; coccolava senza alcuna piaggeria gli artisti che già numerosi posizionavano le loro opere sui muri di quel “prezioso” locale.

Nicola Marino, in quell'angolo di via XX Settembre, distillava sapori certo...ma lasciava altre tracce importanti (..oh! se altri lo avessero anche copiato..): appendeva quadri e ceramiche, aiutava i bravi artisti che di essere aiutati si meritavano...creava giorno dopo giorno uno spazio di vita, arte e cultura; atto d'amore ad una città che forse non se ne rendeva neanche compiutamente conto.

Proponeva un pezzo di “Città Ideale” nella quale si alimentava ( e quel che più importa: si continua ad alimentare), l'amore per il convivio inteso al massimo della sua essenza: lo stare insieme, il chiacchierare, il cibarsi come gli dei comandano certo ma... sfamando contemporaneamente anche la nostra materia grigia ed i nostri cuori, con l'amore per la bella estetica che ti appare ad ogni centimetro delle mura di quel magico antro e “ti fa crescere” anche se al momento non ne sublimi la consapevolezza.

Molte di quelle opere a lui donate con generosità da Artisti amici ed altre accuratamente ed oculatamente acquisite nel tempo con gusto, fanno ora parte della raccolta privata che egli ed i suoi familiari, si godono alla vista, quando tirate giù le serrande salgono in casa per il meritato riposo, prima di un giorno successivo di creatività e simpatia diffuse a piene mani.

Con ennesimo atto di generosità, il “Savonese” Nicola che non ha mai imparato a dire “maniman”, ci offre oggi l'opportunità di bearci gli occhi con una parte della “collezione di casa Marino” ospitata nel nuovo spazio d'arte di Antonella Gulli; occasione ghiotta per ammirare una tela di grandi dimensioni di Paul Renner, artista austriaco di livello internazionale che ci aggredisce piacevolmente con i suoi colori intensi, esplosivi, potentemente materici; una alchimia nella quale, di volta in volta, ai pigmenti si mescolano cera d'api, sangue, colori vegetali; una vera e propria esplosione gradita all'animo di chi sa apprezzare.

Nicola, con questa mostra, rende anche omaggio a bravi cantori della savonesità, lo siano essi stati per nascita o innamoramento: Antonio Agostani, Carlo Bossi, Gigi Caldanzano, Massimo Quaglino, Eso Peluzzi.

Ci ripropone i tanti amici che lui ha amato col cuore e nell'operare artistico; alcuni assai noti ed altri un po' trascurati per nostra colpa collettiva, viventi o che ci hanno lasciati da lungo tempo, presenti in questa esposizione con le più diverse tecniche espressive; ed ecco quindi le opere di: Beppe Bertolazzi, l'indimenticabile Giorgio Bonelli, Aurelio Caminati, Nivio Covelli, Sergio Dangelo, Irene Dominguez, Ansgar Elde, Agenore Fabbri, Gianni Frassati, Gianmariani, Giannici, Luciano Gibboni, Théodore Koenig, Enzo L'Acqua, Wifredo Lam, Bruno Locci, Mauro Malmignati, Giorgio Moiso, Ignazio Moncada, Claudio Nicolini, Gaston Orellana, Pippo Oriani, Mario Rossello, SabaTelli (..come egli gradiva essere appellato), Giuseppe Scaiola, Emilio Scanavino, Agostino Scrofani, Vanni Viviani, Cesare Zavattini; e poi: le mitiche bottiglie di vino della cantina di Asger Jorn, un pregevole disegno del macchiaiolo Lorenzo Delleani.

...e ancora: le ceramiche di Attilio Antibo, Carlos Carlè, Attilio Cicala, Sandro Lorenzini, Walter Morando, Giampaolo Parini, Angelo Ruga, Daniele Sulèwic, del caro Ernesto Treccani.

Come sottolineo sempre ed ancora ho ripetuto all'amico Giorgio Moiso quando mi ha chiesto un contributo per questa bella ventura, a me non competono giudizi critici su quanto esposto: non mi invento un ruolo di “critico d'arte” per il quale non ho né i titoli né la velleità d'apparire; sono unicamente un testimone di un mondo che in gran parte è uscito di scena; porto la nostalgia ed il ricordo di tanti amici e di momenti lieti che per me e per la mia compagna Nadia sono stati assolutamente formativi, umanamente e culturalmente.

Con questo approccio, ho accettato di scrivere questo breve testo, quasi a crearmi un'occasione grazie alla quale poter ringraziare simbolicamente quel “Mondo”, per tutto ciò che da esso ho ricevuto: ringrazio Giorgio Moiso che mi ha voluto coinvolgere, Emilio Scanavino che mi ha aiutato in un momento nel quale il suo sostegno era necessario al mio impegno, Théodore Koenig per aver voluto dare alla mia compagna e a me l'ultimo suo saluto, ringrazio Ansgar Elde per i tre mesi passati in auto, io sobrio, alla ricerca di opere per una sua mostra, ringrazio Ernesto Treccani per le mangiate di farinata, Carlos Carlé per l'amicizia che continua nel tempo, Rita e Luciano Gallo Pecca, Giorgio Bonelli, Mario Rossello, Angelo Ruga e...

...e ringrazio Nicola Marino per esser sceso in quel lontano 1946 alla bella e non più Stazione Letimbro, aver aperte le sue valigie e rovesciato per le nostre strade e nei nostri cuori un sogno che si perpetua, giorno dopo giorno...




14 giugno 2014 alle ore 18.00
a Savona, alla Gulli Atelier di Corso Italia 201 r. (di fronte al vecchio San Paolo), una collettiva d'arte dal titolo:
Una collezione ...mai vista”.
La mostra propone quadri e ceramiche della collezione privata del noto ristoratore Nicola Marino titolare del ristorante “Da Nicola” di via XX Settembre, a Savona, da sempre amico e mecenate di generazioni di artisti.
Il suo rinomato ristorante è una vera e propria galleria d'arte nella quale sono esposte opere di artisti rappresentativi di cinquant'anni di presenze d'arte sul territorio savonese; in questa rara occasione, saranno esposte solo ed unicamente opere della sua collezione privata, ospitata nell'appartamento di famiglia e normalmente non visibili pubblicamente come le altre.


Orari: tutti i giorni 10.30 /12.30 - 15.30 / 15.30


lunedì 9 giugno 2014

venerdì 6 giugno 2014

Politici e padroni si mangiano l'Italia, ma la polizia se la prende con i ragazzi dei centri sociali. Noi stiamo con il Buridda!



Mentre bande di delinquenti in giacca e cravatta (vedi solo per citare gli ultimi i casi Carige-Berneschi, Scajola, Expo, Mose) si spartiscono beni e denari pubblici con l'avvallo di partiti (che sempre più assomigliano a organizzazioni a delinquere) e rappresentanti delle Istituzioni (messi lì da quegli stessi partiti a garantire che gli affari procedano), lo Stato si accanisce a Roma, a Genova, in Valle Susa contro chi cerca di dare risposte concrete ai problemi dei giovani e della gente (dalla casa al bisogno di aggregazione). E allora fioccano gli arresti e le accuse addirittura di terrorismo. Una volta, quando eravamo giovani ed estremisti, lo definivamo lo Stato dei padroni. Oggi, ormai vecchi, sempre più pensiamo che avevamo ragione quando avevamo torto.


Katia Bonchi

A Genova Buridda sgomberata, blitz e corteo di protesta

«Non ne sape­vamo niente». Il comu­ni­cato stampa dif­fuso ieri mat­tina dal Comune di Genova dopo lo sgom­bero del Labo­ra­to­rio sociale Buridda è stato reci­tato come un man­tra dalla giunta Doria o, quan­to­meno, dagli asses­sori che si sono resi repe­ri­bili. Sì per­ché il sin­daco, in tra­sferta a Roma per la deli­cata ver­tenza Piag­gio, non ha com­men­tato nep­pure a distanza la nuova e pesante frat­tura con la città, dopo l’affaire De Gen­naro. Quella di Doria e, sulla carta, la giunta più a sini­stra che abbia mai ammi­ni­strato la città della Lanterna.

Il Labo­ra­to­rio sociale Buridda è, o meglio era, uno spa­zio sociale attra­ver­sato da undici anni da realtà di ogni tipo. Un luogo da sem­pre aperto alla città dove fino a ieri ave­vano sede labo­ra­tori arti­stici, una pale­stra di for­ma­zione cir­cense, una di boxe, una sala di posa, un labo­ra­to­rio di seri­gra­fia e di gra­fica, una sala di tea­tro, cinema, pre­sen­ta­zioni di libri. Geno­vesi, e non, hanno affol­lato gli spazi di via Ber­tani per il festi­val delle auto­pro­du­zioni o per l’appuntamento più atteso, il Cri­ti­cal Wine.

L’ex sede della Facoltà di Eco­no­mia e Com­mer­cio di via Ber­tani, la cui pro­prietà era pas­sata al Comune di Genova poco dopo l’occupazione del 2003, è uno spa­zio di circa 6 mila metri qua­dri in uno dei quar­tieri «bene» della città. Com­mer­cial­mente è molto appe­ti­bile. Un vero «teso­retto» per le casse sem­pre vuote di Tursi se fosse riu­scito a ven­derlo. Anche per que­sto la giunta dell’ex sin­daco Marta Vin­cenzi ini­ziò nel 2010 una trat­ta­tiva con i cen­tri sociali geno­vesi che pre­ve­deva alcuni spo­sta­menti e «rego­la­riz­za­zioni». Per la Buridda era pre­vi­sto il tra­sfe­ri­mento negli spazi dell’attuale mer­cato ittico di Piazza Cavour, una volta che il mer­cato fosse stato spo­stato altrove.Con il cam­bio di giunta, il per­corso si è interrotto.

Il Comune di Genova sostiene di non avere più i soldi per tra­sfe­rire il mer­cato. L’assessore alla Lega­lità e ai Diritti Elena Fio­rini ha pro­po­sto agli occu­panti di «accon­ten­tarsi» dei pic­coli locali sopra al mer­cato. La pro­po­sta è stata rispe­dita al mit­tente. «Trat­ta­tiva are­nata su posi­zioni troppo diverse» ha con­fer­mato l’assessore. A fine 2012 è arri­vato il decreto pre­ven­tivo di seque­stro dell’immobile fir­mato da un giu­dice ormai in pen­sione e rima­sto per oltre un anno e mezzo sulla scri­va­nia del Que­store. Nel frat­tempo, due aste per la ven­dita dell’edificio sono andate deserte. «È suc­cesso che il Pd ha preso il 41% dei voti» rispon­dono i ragazzi del Buridda.

Mar­tedì scorso, nel comi­tato per l’ordine e la sicu­rezza pub­blica a cui hanno par­te­ci­pato il sin­daco di Genova Marco Doria e l’assessore Fio­rini, la «pra­tica» Buridda è riap­parsa magi­ca­mente sul tavolo. Da Tursi giu­rano: «Non sape­vamo che aves­sero inten­zione di sgom­be­rare oggi». Secondo alcune indi­scre­zioni, sarebbe stato pro­prio il sin­daco a dare l’ok allo sgom­bero. Indi­scre­zioni pesanti, che hanno fatto il giro della città sca­te­nando iro­nia e indi­gna­zione. Il vice sin­daco Pd Ste­fano Ber­nini, a sgom­bero ancora in corso, ha affer­mato che per il Buridda «oggi il com­pra­tore c’è». Dichia­ra­zioni che hanno sca­te­nato la rab­bia dei gio­vani dei cen­tri sociali.

Nel pome­rig­gio hanno dato vita a un lungo cor­teo per le vie del cen­tro con un mini blitz finale al cir­colo del Pd del cen­tro sto­rico: un por­tone aperto a calci, diverse scritte e qual­che sedia rove­sciata. Pochi danni, ma un mes­sag­gio chiaro: l’obiettivo della pro­te­sta resta il sin­daco, accu­sato di aver «tra­dito» le istanze sociali di cui sem­brava essersi fatto por­ta­tore e di non essere capace di instau­rare un vero dia­logo con la città. «Marco Doria come Sca­jola, nean­che lui lo sapeva» uno degli slo­gan lan­ciati dal cor­teo. «Que­sto è uno di quei momenti dove manca la voce e non solo di Don Gallo – ha com­men­tato Dome­nico Chio­netti della Comu­nità di San Bene­detto — un vuoto dif­fi­cile da col­mare , ma è chiaro da che parte stare».


Il Manifesto – 5 giugno 2014


lunedì 2 giugno 2014