TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 8 aprile 2025

Light Maya Zignone

 


Sede Sanpaolo Invest via Ceccardi 13r – Genova
10 aprile | 27 giugno 2025
inaugurazione: giovedì 10 aprile 2025 ore 18
mostra visitabile da lunedì a venerdì dalle 14 alle 17,
altri orari su appuntamento tel. 393 337 0626
visite guidate su prenotazione tel. 338 176 1753


Sanpaolo Invest ospita, dal 10 aprile 2025, “Light”, una mostra personale di Maya Zignone. Da molti anni Sanpaolo Invest ospita nelle proprie sedi lavori di artisti contemporanei. La lunga tradizione che lega il mondo delle banche a quello dell’arte si rinnova alla luce di una sensibilità che intende non opporre, ma al contrario integrare, i concetti di business e cultura. Ed è proprio a partire da tale approccio che da giovedì 10 aprile 2025 si potranno ammirare nei nuovi e prestigiosi spazi di via Ceccardi la mostra personale di Maya Zignone.

L’artista espone negli spazi a piano terra e nel salone al piano interrato 15 lavori di cui 12 installazioni, 2 dipinti su cartoncino e 1 dipinto su tela, La luce è un messaggio dell’universo.

Le arti sono messaggi di luce.

Peter Weibel

Nel suo lavoro Maya Zignone analizza principalmente i meccanismi del pensiero e della percezione, individuando come riferimento le potenzialità linguistiche e concettuali della vibrazione luminosa della luce e lo spazio come luogo in cui il tempo è sospeso.

Lavora sul vuoto e sulle energie che lo attraversano. Le sue scenografie luminose si traducono in luoghi di relazione che abitano la nostra quotidianità. Fragilità ed effimero sono parte integrante della sua opera fatta di segni di luce che riportano a codici espressivi nuovi. La sua pratica artistica combina con fluidità luce, fotografia, suono, installazione, video che diventano perno espressivo della sua ricerca.

Nell’epoca della Rivoluzione industriale, la pittura è divenuta schermo. Un dipinto rappresenta la luce; uno schermo riceve la luce e la irradia. La luce non è stata più catturata ma diffusa. L’opera d’arte è divenuta fonte o emissione di luce”. Con queste parole Peter Weibel iniziava, nella pubblicazione che ha accompagnato la mostra Light Art from Artificial Light (ZKM, Karlsruhe 2005-2006), il proprio saggio sullo sviluppo della Light Art tra il XIX secolo (quando Eugène Chevreul pubblica il volume De la Loi du Contraste Simultané des Couleurs e William Ramsay isola il neon) e l’avvio del XXI, non senza rimarcare come nella seconda metà del Novecento, a partire dalle sperimentazioni di Gyula Kosice (1946) e di Lucio Fontana (1948), l’impiego della luce artificiale abbia dato luogo ad una molteplicità di esperienze artistiche, tali da avvalorare senza incertezze l’affermazione di un pioniere come Làszlò Moholy-Nagy: “Questo secolo appartiene alla luce”.

In questo ambito così ricco e fertile, procede ormai da una ventina d’anni il lavoro di Maya Zignone, la cui specificità e ricerca giunge a dar vita a un discorso scandito su una ineludibile ricerca della spazialità. Un aspetto, questo, che si legge chiaramente in Metropolis (2011), esposta al piano terra, sullo sfondo costituito da immagini fotografiche delle Acciaierie Ilva di Cornigliano, il tratto del neon, inizialmente involuto e in ultimo liberato in un movimento ascendente, segnala nella trasparenza verdina la metamorfosi ambientale generata dallo spegnimento degli altoforni.

Nel progetto Alone 1.2.3. (2008), esposto al piano interrato insieme agli altri lavori alcuni dei quali di seguito citati, la sovrapposizione dei tracciati luminescenti alle immagini sfocate di figure risultano una sorta di inabissamento dell’io, ridotto all’anonimità spoglia della sua traccia schematica. Il tratto ricorsivo del tempo inscritto nel grande cerchio di metallo che incornicia S.T.1 (2023) è come arrestato, nel suo fluire, da due barre verticali di neon che, con la loro tonalità di rosso carico, vi aggiungono una intima nota emozionale. emerge l’attenzione prestata dall’artista alle interferenze tra le fonti di luce e i differenti materiali impiegati; nel contempo si avverte il dispiegarsi di una dimensione introspettiva, in cui la percezione auratica indotta dalla vibrazione luminosa e dal timbro cromatico si lega al dato concettuale depositato nella forma.

Nel lavoro di Maya Zignone il neon, questo “paradigma della modernità” - come l’ha definito Jacqueline Ceresoli - si rivela nella sua duplice natura materiale e immateriale, sensoriale e cognitiva; qui misurandosi gli spazi di Fideuram, ne modifica la fisionomia ridisegnandone gli spazi, come fossero la scena di un “affective artifact” (Giulia Piredda), dispositivo capace di modificare la condizione dello spettatore, “contribuendo così alla sua vita affettiva”.

Sandro Ricaldone


Maya Zignone nasce a Genova dove lavora, vive a Recco Dopo gli studi artistici si specializza in ceramica a Faenza, in grafica e comunicazione visiva a Genova e a Milano, lavora diversi anni nel campo della grafica e della pubblicità. Per tre anni pratica lo studio dell’artista Piergiulio Bonifacio. Dal 2003 espone in gallerie e istituzioni pubbliche in Italia, Francia, Svizzera, Slovenia, Germania, Finlandia, Bulgaria e Slovacchia. Partecipa a diversi concorsi, finalista al Concorso Internazionale Two Call for Vajont-Dolomiti Contemporanee e al Magmart International VideoArt Festival. Nel 2023 è invitata alla Biennale Latitudini dell’Arte, Studio1 Kunstquartier Bethanien a Berlino.