sabato 31 agosto 2013

Savona magica



Nati come blog savonese, abbiamo fatto un bel pezzo di strada, ma non ci siamo dimenticati della nostra città

Giorgio Amico

Savona magica

Resta poco della vecchia Savona. Tanto fecero i genovesi, una volta conquistata la città. Ancora di più la moderna speculazione edilizia, segno invadente di una perdita di memoria (e di cultura) spacciata per progresso.

Eppure qua e là, fra tante brutture, qualcosa resiste e fa timidamente capolino.

Un arco in pietra, a fianco della vecchia torre del Brandale, ricorda le vecchie mura. Un varco, come una ferita, che penetra nella carne viva della città vecchia.

Un arco e un vicolo contornato di vecchie case di pietra. Profumi e ombre. Ricordi di vite lontane. Il vento di mare ne porta ancora le voci.

Sono rimasti i gatti a custodirne il mistero.





martedì 20 agosto 2013

Le bombe di Savona del 1974 fra stragi nere e missili atomici USA

Resti del Sito 046 (Fonte IVG)









 
Giorgio Amico

Le bombe di Savona del 1974 fra stragi nere e missili atomici USA

La recente scoperta da parte di speleologi savonesi di una rete estesa di cunicoli e sale (anche di notevoli dimensioni) in una zona montuosa compresa fra il Monte Settepani (sede di una base radar dell'Areonautica Militare) e Pian dei Corsi (sede abbandonata di una base americana) sta suscitando vivaci discussioni in rete fra chi pensa si tratti dei resti di una base nucleare segreta e chi, invece, parla di semplice rifugio antiaereo.

In realtà di questa misteriosa base nella zona del Melogno si era occupata agli inizi del 1976 Maquis, singolare rivista politico-militare a cavallo fra estrema sinistra e uomini del PCI che si diceva molto vicini ai servizi segreti dell'Est e al vecchio apparato militare comunista esistente dal 1945, allora in via di smantellamento.

Qualunque cosa fosse Maquis e i suoi sponsor, il dato è che la rivista si occupa diffusamente nel gennaio 1976 di installazioni militari segrete nella zona alle spalle di Savona e lo fa con riferimento diretto alle bombe che fra il 1974 e gli inizi del 1975 avevano insanguinato la città, generando panico ma anche una decisa reazione popolare concretizzatasi poi nell'organizzazione da parte di partiti, sindacati e associazioni democratiche di ronde di cittadini che nelle ore notturne pattugliavano i quartieri.


Particolare dei cunicoli




















La rivista riprendeva un articolo apparso sulla Revue de Defense Nationale, voce autorevole del Ministero della Difesa francese che a proposito delle installazioni militari americane in Italia segnalava come importantissima (tanto da citarla per prima) “la base de missiles américaine du Pian dei Corsi, prés de Savona”.

In effetti, una base militare americana esisteva dagli anni Cinquanta nella zona indicata, ma si trattava di una installazione di piccole dimensioni ufficialmente conosciuta come Sito 046 e destinata alle guerra elettronica e alle comunicazioni. Un sito le cui ridotte dimensioni e importanza strategica poco si conciliavano con i livelli altissimi di vigilanza e con il via vai continuo di elicotteri e grossi mezzi coperti segnalato dai residenti nella zona.

Ma la cosa che più colpì l'autore dell'articolo (che uscì anonimo) fu proprio la vicinanza della base ad una città duramente colpita nell'arco di pochi mesi da una serie di attentati, mai rivendicati da alcuna organizzazione terroristica e di cui ancora oggi restano sconosciute finalità e autori.

“Viene il dubbio – si legge nell'articolo – che lo scopo vero della catena di attentati che sconvolse Savona nel 1974-75 fosse quello di provocare una mobilitazione forzata delle organizzazioni di resistenza per osservarne la capacità in una condizione di emergenza”.



Dunque un vero e proprio test. Ma perchè il 1974 e perchè proprio Savona?

Oggi si ricorda il 1974 soprattutto come l'anno del referendum sul divorzio, solo pochi ricordano la crisi politica gravissima seguita alla sconfitta referendaria della destra DC, le voci insistenti di golpe avvalorate dalle dichiarazioni del ministro Donat Cattin sulle pressioni “riservate” dell'ambasciatore americano John Volpe su parte del mondo politico italiano per una svolta conservatrice capace di fronteggiare l'ascesa del PCI e dei sindacati.

Il 1974 è l'anno delle stragi di Piazza della Loggia a Brescia e del treno Italicus e della scoperta della organizzazione terroristica e golpista della Rosa dei Venti, composta da neofascisti e militari in servizio in strutture NATO collocate principalmente nel Triveneto.

Chi scrive (allora militare di leva in un reparto operativo del Nord Italia) ricorda i discorsi degli ufficiali, i continui allarmi e le notti passate armati e in tenuta di combattimento in attesa di quell'ordine di uscire dalla caserma che per fortuna non arrivò mai.

Un anno tesissimo, culmine di quella strategia della tensione iniziata con le bombe del dicembre 1969 a Milano e a Roma.

Piazza della Loggia













Ma perchè Savona? Maquis delineava uno scenario realistico:

“E' a questo punto che entra in gioco l'importanza specifica della città di Savona, non come una delle tante città sulle quali poteva essere eseguito un test, ma come una città che si trova a 18 chilometri in linea d'aria da una base missilistica segreta di primaria importanza”.

Cosa sarebbe accaduto nel caso che il golpe ci fosse davvero stato, che rischi correvano i missili USA stoccati nelle gallerie segrete del Melogno?

Maquis ricordava le tradizioni antifasciste e “rosse” di Savona e come proprio la zona di Pian dei Corsi fosse stato l'epicentro del movimento partigiano nel savonese. Una zona ancora impervia dove in caso di golpe avrebbe potuto organizzarsi come nel 1943 un tentativo di resistenza armata.

“Se la base – si legge nell'articolo – c'è, inevitabilmente l'ipotesi di vedere un numero indefinito di missili atomici finire nelle mani dei partigiani deve essere comparsa sui tavoli degli stati Maggiori americani come una eventualità terrificante”.

Da qui la necessità di testare la capacità di reazione di una zona “rossa” in una situazione d'emergenza.

“Se la base missilistica americana di Pian dei Corsi esiste, è chiaro che intorno ad essa esiste una struttura locale dei servizi d'informazione americani, insediata e mascherata con la massima cura, con il compito di fornire tutte le informazioni possibili utili alla difesa della base da qualsiasi genere di pericolo, infiltrazione, sabotaggio. Ciò è ovvio”.

Da qui la conclusione dell'articolo: “Se c'erano degli osservatori a Savona nel novembre 1974, essi hanno riempito di annotazioni molti taccuini. Se domani qualcosa accadesse, queste annotazioni potrebbero risultare decisive”.

L'articolo di Maquis non suscitò particolari reazioni, né ci risulta fu preso in considerazione dagli inquirenti. Qualcuno parlò di ipotesi fantascientifiche. La scoperta oggi di questa città sotterranea in prossimità dei ruderi della vecchia base USA di superficie riapre la questione.





domenica 4 agosto 2013

L'antisemitismo socialismo degli imbecilli

Nazibolscevichi russi












Giorgio Amico

L' antisemitismo socialismo degli imbecilli


    “E' che nel petto non avete null'altro che il vuoto, siete sionisti. Dai vostri giornali, dalle vostre televisioni potrete chiamarci antisemiti.
    Siamo antifascisti e antirazzisti.
    Ciò che odiamo è solo il vostro essere infami, iscariota, giudaglia senza rispetto, sionistume sudicio come incrostazione sul pianeta.
    Siete una mafia di 14 milioni di sicari sparsi ai quattro angoli del pianeta e la vostra Corleone sta a Tel Aviv.”

No, non è il manifesto antisemita di un groppuscolo nazista, ma il contenuto delirante di un post pubblicato due giorni fa sul sito savonese del Partito Comunista Sinistra Popolare.

Inutile ricordare a questi “rivoluzionari” le posizioni di Lenin e dei bolscevichi (molti dei quali ebrei e per questo attaccati appunto come “giudaglia” dalle squadracce zariste dei Centoneri) sulla questione ebraica o la storia gloriosa del Bund (il partito socialista degli operai ebrei di Polonia e Russia) o l'esistenza di “giudei” morti per la rivoluzione, come Rosa Luxemburg o Beer Borochov, sionista di sinistra, caduto nel 1917 combattendo nelle fila dell'armata Rossa (del “giudeo” Trotsky) contro i bianchi.

Inutile, perchè per costoro l'ebraismo è “sionistume sudicio”, una “incrostazione del pianeta” che evidentemente sperano presto di poter ripulire magari con le camere a gas o i gulag come i loro maestri Hitler e Stalin.


Davvero il sonno della ragione genera mostri. Davvero, come scrisse Lenin, “l'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli”.