In attesa della mostra del maestro Carlo Sipsz presentiamo in anteprima l'introduzione di Mauro Baracco al catalogo.
Mauro Baracco
Giorno verrà...
...prima o poi
desidererei comprendere per quale recondito motivo, accade sempre più
spesso che qualche amico di vecchia data, col vizietto di manipolare
quell'argilla che ci diede origine (sfoggio un po' di riminiscenze
catechistiche del millennio scorso..), mi chieda di trascrivergli,
propedeuticamente a qualche evento espositivo, un po' di miei
pensieri “in libera uscita”.
...è allora un
susseguirsi di: “...ti ricordi di quella volta che...potresti
parlare di quando...” e via sollecitando i frastornati neuroni del
Sig. Mauro Baracco il quale, probabilmente, alcune cose nel tempo
avrà anche combinato nel ruolo periodico di organizzatore di
“qualcosa”: da ragazzino come garzonetto nelle antiche Sagre del
Pesce della tradizione albissolese (nelle quali, invero, mi impegnavo
maggiormente a fare il cascamorto con la mia futura compagna di una
vita) e successivamente, quando pur continuando a tormentare
l'infelice fanciulla, mi scatenai come camallo e piantachiodi nel
Circolo degli Artisti del tempo che fu.
Caro Carlo e cari tutti
quanti voi...tutto questo è vero, lo so bene ma...il fatto è che il
sottoscritto è sempre stato titolare di ben scarsa memoria e quindi
la fatica diventa improba...comunque...vediamo di impegnarci un
pochetto:
quali sono i miei ricordi
personali legati a Carlo Sipsz?!...dunque...dunque...occorre risalire
alla notte dei tempi (poniamo: a metà degli anni '80)...sua
personale nel piccolo spazio di Via Stefano Grosso in Albissola
Marina e poi, a seguire, una serie di altri eventi in loco e pure in
tournè (rammento per tutti Bologna Arte Fiera, anno......).
...ancora...mi sovviene
di lui, la subitanea impressione di una grande disponibilità umana e
dell'assoluta incapacità di autocompiacimento narcisistico: in una
realtà nella quale troppo spesso ho udito gigioneggiare che “questa
è un'idea mia”..”questa cosa la faccio solo io”, ho conosciuto
un amico che ha avuto la
swensibilità di non dimenticarsi mai dei bravi artigiani con i quali
nel tempo aveva collaborato e gli avevano trasmesso gli strumenti di
conoscenza.
Eccolo quindi, ad ogni
occasione, citare il cesellatore che lo aveva iniziato, ancora
ragazzo, alle tecniche dell'incisione su metallo; i falegnami che gli
avevano insegnato le malizie professionali dell'evangelico padre
putativo; il vulcanico fabbro dal quale aveva appreso come fosse
facile (dice lui...mantengo qualche dubbio in merito) sottomettere
il modesto e nobile elemento.
Mai scordandosi dei
vecchi amici, primo tra tutti il Maestro savonese Giovanni Tinti con
il quale condivise le prime avventure d'arte, agli inizi degli anni
'60.
Ottima cosa è che queste
caratteristiche non lo abbiano mai abbandonato: oggi, mentre ti porta
a conoscere, ben felice, il giovane fabbro giunto dalla “fratella”
terra d'Albania e con il quale sta attualmente collaborando, “si
dimentica” di far sfoggio dei numerosi riconoscimenti ottenuti nei
più diversi e difficilmente accontentabili luoghi d'arte ceramici:
da Vallauris, a Gualdo Tadino, ad Assemini e via elencando.
Procedendo negli scavi
mnemonici: ricordo...ricordo...che andavo nella sua splendida casa a
Cassisi di Celle Ligure dove, accolto da lui e dalla sua affascinante
(e non è un complimento di cortesia) Signora dal nome estremamente
impegnativo, ad ogni accenno di compiacimento e stupore per il
“bello” che incontravo, ricevevo sempre la stessa
risposta:”...ah..sì..l'ho fatto/a io...”; senza acuti di
esclamazione, quasi con pudico imbarazzo: “...bella
casa...”...”...l'ho disegnata io...”; “...cavolo!..hai una
scultura Rinascimentale...”...”...sembra ma l'ho fatta io...”;
“...belli questi mobili...”...”...ti piacciono ?!...li ho fatti
io...”.
Avevo stanato un
esemplare autentico di antico Homo Faber!
In Carlo Sipsz, in questi
anni, ho visto l'azione di un continuo di tecniche, l'uso a gestire i
più diversi materiali: dalle delicate carte ai ferri piegati
sull'incudine, al legno reso malleabile con antichi attrezzi che ben
presenterebbero in un museo della civiltà del lavoro.
Vediamo, in questo
catalogo, una selezione di sue ceramiche delle più diverse forme e
dimensioni; premesso che per l'ennesima volta, mi rifiuterò di
atteggiarmi a colui che si permette commenti critici (anche perchè
diciamocelo: ne sarei sostanzialmente incompetente)... faccio solo
alcune considerazioni:
la materia/le materie,
sono le stesse usate dai nostri preistorici progenitori: la madre
terra, l'acqua che permette di plasmarla, il fuoco che infonde
successivamente in essa compattezza e forza...
A dirigere, la mano di
Carlo Sipsz... ecco quindi gli strappi, le esplosioni ceramiche, le
lacerazioni dei ferri.
Completa il tutto lo show
degli smalti, degli ossidi, con i colori ora potenti, ora tranquilli
che balzano vigorosi o si affacciano discreti dalle opere,
stimolando/intimidendo l'atto di porre la mano su di esse.
Concludendo: al di là
della stima per il suo operare artistico e della conoscenza amicale,
credo di essere legato a Carlo, essenzialmente, dalla filosofia di
vita che lo permea e che lo conduce, ad esempio, in questa stagione
di massimo egoismo, ad operare anche in gruppo con amici con i quali
sente affinità; che lo porta, nel quotidiano, a curare l'alberello
della piazzetta sotto casa, ad addolorarsi con me per il degrado
degli splendidi portali in ardesia (..ah!...l'altra materia sua
amica) del centro storico della millenaria Savona che non sa di
essere tanto bella e nella quale ci siamo trovati, in questo tempo,
comunemente, a vivere.
...è quanto; so di aver
divagato nella maniera più assoluta però...mi è piaciuto...