Giacinto Menotti
Serrati (1872-1926)
Nato nel 1872 a Spotorno
da Giacinto – piccolo armatore decaduto, costruttore edile e
commercinte, seguace di Mazzini e Garibaldi, sindaco di Oneglia nel
1865-1866 e nel 1867-1870 –, e da Caterina Brunengo. Primogenito di
sei fra fratelli e sorelle, trascorre l’infanzia ad Oneglia e nel
1889-1891 segue gli studi liceali a Mondovì, che però interrompe
per dedicarsi alla politica. Nel 1892, collaboratore del settimanale
sanremese Il Pensiero, è tra i promotori della prima Lega
socialista di Oneglia e, l’anno dopo, è tra i fondatori del suo
organo, La Lima.
Trasferitosi nel 1893 a
Milano, dove collabora alla Lotta di classe, partecipa in agosto
al Congresso internazionale socialista di Zurigo, il mese seguente al
ii Congresso del Psi e subito dopo subisce il primo arresto, a causa
delle manifestazioni seguite all’eccidio di Aigues Mortes. In
questi anni che volgono alla fine del secolo, colpito più volte
dalla repressione, come anche i fratelli Ricciotti e Manlio, è
costretto a riparare a Marsiglia: una prima volta nel 1894 e una
seconda volta tre anni dopo.
Dopo aver fatto in
precedenza il guardiano dei docks, il garzone di farmacia e lo
scaricatore di carbone dai piroscafi, è in questa circostanza, agli
inizi del 1898, che si imbarca per l’Oceano indiano dal quale torna
soltanto nell’autunno dell’anno seguente. Stabilitosi in
Svizzera, riprende subito la militanza nelle fila dell’Unione
socialista di lingua italiana (Usli) che, divenutone il segretario
nel 1900, contribuirà in seguito alla sua trasformazione in Partito
socialista italiano in Svizzera (Psis), collaborando all’Avvenire
del lavoratore.
Nel 1902 si lega
sentimentalmente ed ha un figlio, Libero, con Cesarina (Rina)
Marsanasco che, già sposata e madre di cinque figli, potrà riunirsi
a Serrati solo nel 1905 anche perché, nello stesso 1902 Serrati
parte alla volta di New York, dove assume la direzione de Il
Proletario. Due anni dopo ritorna in Svizzera e nel 1905 diviene
segretario del Psis.
Avverso sia al
sindacalismo rivoluzionario che al riformismo, ed ormai anche
all’“integralismo” sempre più trasformistico di Enrico Ferri,
al IX (1906), al x (1908) e all’XI (1910) Congresso del Psi si
schiera a favore delle posizioni “intransigenti” (nel 1909 era
nel frattempo rientrato in Italia). Alla fine del 1911 ottiene la
segreteria della Cdl di Oneglia e la direzione della Lima. Dopo
un’attiva partecipazione alle vicende del movimento operaio
imperiese e savonese, dove collabora al periodico socialista
locale Il Diritto, nell’ottobre del 1912 si trasferisce a
Venezia come segretario della Cdl e direttore de Il Secolo
nuovo di Elia Musatti.
Sempre nello stesso anno
avversa l’avventura coloniale tripolina, coniando la parola
d’ordine “Vinca il Turco!”, e accentua la sua battaglia contro
la corrente riformista del partito. Candidato non eletto alle
elezioni politiche del 1913, nell’aprile dell’anno seguente, al
XIV Congresso del Psi, è eletto nella Direzione del partito e in
novembre viene chiamato alla direzione dell’Avanti!, che orienta
fortemente in senso internazionalista e contro la guerra. Membro
della delegazione italiana alla conferenza di Zimmerwald nel 1915,
nel 1917 si schiera con la rivoluzione russa.
Nel “processone” del
giugno 1918, a seguito dei moti scatenatisi nel capoluogo piemontese
nell’agosto dell’anno precedente, è condannato a tre anni e
mezzo di carcere. Riacquistata la libertà nel febbraio del 1919,
grazie all’amnistia per la vittoria, riprende il suo posto di
direttore dell’Avanti! e con oltre il 72% dei voti alla sua
mozione “massimalista elezionista” domina il xvi Congresso del
Psi in ottobre. Subito dopo promuove la nuova rivista Comunismo e
nell’estate del 1920 partecipa al ii Congresso dell’Internazionale
comunista. Pensando di portare tutto il Psi sulle posizioni della
nuova Internazionale, non accetta i “21 punti” stabiliti a Mosca
e non segue quindi la frazione comunista nella scissione operatasi
nel corso del XVII Congresso del Psi (Livorno, gennaio 1921), che
riserva alla sua mozione dei “comunisti unitari” quasi il 57% dei
voti. Una scelta “centrista” che non paga, dal momento che sono
proprio i riformisti di Turati e Treves a lasciare il partito nel
successivo congresso dell’ottobre e a dare vita al Psu. Mentre in
Italia il fascismo sta conquistando il potere, nel novembre 1922 si
apre a Mosca il IV Congresso dell’Ic.
In rappresentanza del Psi
Serrati raccoglie ora l’invito del gruppo dirigente
dell’Internazionale all’unificazione con il Pcd’i, nonostante i
dissapori mostrati dai comunisti italiani verso tale decisione. Ma a
questo punto, subito dopo il rientro in Italia, è proprio il suo
partito a tradirlo. Complice un nuovo arresto nel marzo 1923, al XX
Congresso del Psi, svoltosi a Milano il mese dopo in sua assenza,
Nenni, capo del “Comitato di difesa socialista”, fa passare una
mozione contraria all’unificazione con i comunisti. Estromesso
dall’Avanti! e dalla Direzione del partito, nel giugno 1923 dà
vita al quindicinale Pagine rosse, nel giugno-luglio 1924
partecipa ancora a Mosca al V Congresso dell’Ic e in agosto entra
definitivamente con la frazione dei “terzini” di Fabrizio Maffi
nel Pcd’i. Cooptato da subito nel suo Comitato centrale e direttore
de Il Sindacato rosso, partecipa ancora al III Congresso
del partito (Lione, gennaio 1926), ma pochi mesi dopo muore per un
attacco cardiaco.