martedì 19 settembre 2017

Il sangue sparso va placato



A proposito della polemica (disgustosa) su Giuseppina Ghersi


Ce lo hanno insegnato i greci. Il nemico ucciso va placato, sacralizzandone la morte. Lo fa Achille, dopo aver fatto scempio del corpo di Ettore. Lo fa Ulisse dopo la vendetta e lo sterminio dei Proci. Il sangue sparso va giustificato perchè ogni guerra è una guerra civile. Solo così la vita può riprendere. Ce lo ricorda Cesare Pavese.

Ma ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini: sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.


(Cesare Pavese, La casa in collina)