martedì 21 agosto 2018

Misteri di Langa. La testa murata di Paroldo



A poca distanza dal traffico e dai rumori invadenti della modernità la Langa nasconde misteri senza tempo.


Giorgio Amico

Misteri di Langa. La testa murata di Paroldo

L'Alta Langa nasconde misteri senza tempo. E' il caso di Paroldo, il “paese delle masche” come si legge sui cartelli stradali.

E qualcosa di stregonesco in effetti c'è, basta guardarsi attorno e vedere l'orribile pista da motocross, uno scempio davvero “diabolico” del territorio che ha pochi eguali. Un grande fracasso, tante macchine, gente che guarda le moto andare su e giù su una collina ridotta a pista di terra battuta.


Poco sotto ritroviamo la Langa che amiamo, mucche pazienti ci guardano passare.


Poco prima di arrivare al paese su una collina, dove un tempo si ergeva il possente castello dei Del Carretto si intravvede la chiesa di San Sebastiano. Qui, naturalmente non c'è nessuno e il silenzio è totale.


Il luogo è magico e nasconde non pochi misteri. A partire dalla testa murata nella parete che vigila minacciosamente digrignando i denti con espressione davvero poco accogliente.


E' il guardiano della soglia, il genius loci di un edificio sacro quasi sicuramente risalente all'XI secolo, volto a Oriente secondo un'antichissima tradizione e poi girato, quando la Chiesa ha deciso di puntare solo sulla grandiosità e la magnificenza “profana” e abbandonare il simbolismo dei primi costruttori medievali. Ed è stato il trionfo del barocco. Sul fianco della facciata segni di un'antica arcata e pietre di recupero probabilmente dell'antico castello di cui in paese si dice restasse un mozzicone di torre ancora all'inizio del secolo scorso.


Nella parte posteriore troviamo le tracce dell'antica facciata. I resti di un grande rosone e di epoca più recente (quando i Del Carretto rendono esplicito il loro dominio) lo stemma dei feudatari.


Ma la cosa che ci colpisce di più è il grande pozzo circolare davanti all'ingresso originario. Qualcuno lo lega alle pestilenze del Seicento e lo interpreta come sede di sepolture collettive. Nulla impedisce di pensare che sia stato utilizzato anche così, ma a noi piace pensare ad una storia più antica e più affascinante.



Un originario pozzo sacro? Magari poi ingrandito e diventato pozzo del castello. E la contiguità alla chiesa che ci colpisce. E allora si dovrebbe pensare ad una sacralità del luogo ben anteriore alla cristianizzazione delle Langhe e a un rapporto con la testa murata che inevitabilmente rimanderebbe alle tradizioni dei celto-liguri antichi abitanti di questi luoghi.