sabato 1 dicembre 2018

“Andamu a far u stecadò”. La raccolta della lavanda a Pigna



Dalla bella pagina facebook di Roberto Trutalli (che invitiamo a visitare) riprendiamo questa vivace ricostruzione delle attività legate alla raccolta e alla lavorazione della lavanda nell'estremo Ponente ligure.


Roberto Trutalli

Andamu a far u stecadò”. La raccolta della lavanda a Pigna


“Andamu a far u stecadò” (andiamo a tagliare la lavanda) fino alla prima metà degli anni sessanta era normale sentirlo dire da molti pignaschi, verso i primi di luglio, la meta era la Provenza (mio padre vi si recò per diverse stagioni negli anni cinquanta) dove la coltivazione e la distillazione continua, in modo fiorente, ancora oggi. dal Gran Plateau de Valensole, alle porte di Avignone, a Grasse capitale mondiale dei profumi, la lavanda ed i suoi campi coltivati sono ambite mete turistiche

Eppure il ponente ligure, che va dal colle di Nava alle Alpi Marittime fino ai nostri Toraggio e Pietravecchia , non fu da meno, anzi, grazie alla fioritura spontanea della lavanda (quella più ricercata) ed in seguito coltivata (Lavandino) diede vita ad una economia, diremo oggi circolare, addirittura a Carpasio si trovava una delle prime distillerie, una intensa attività che mise in moto nei nostri paesi importanti sinergie, uomini di grande intelligenza ed intraprendenza, sulla vicina costa a Vallecrosia nacque la Società Italo Francese per l’industria dei profumi e dei prodotti chimici, nel cui stabilimento convergeva pressoché tutta la produzione di essenza di lavanda del versante italiano delle Alpi Marittime.


Tra queste figure di mecenati emerge il nostro compaesano Aristide Martini, il quale , tra le altre cose, creò il sistema di distillazione a doppia serpentina, due alambicchi posti al lato della caldaia.  “Un uomo onesto e scrupoloso”, ci testimoniarono alcuni pignaschi (in occasione della mostra sulla Lavanda nell’anno 2000) i quali, durante il periodo della raccolta, vi conferivano la lavanda, anzi, a fine stagione se il volume degli affari sul mercato era stato positivo oltre le aspettative, il buon Aristide ci chiamava nel suo laboratorio e in base al nostro raccolto conferitogli ci elargiva una differenza. Grazie alla sua collaborazione con le grandi case farmaceutiche ( Carlo Erba) ed alla coltivazione di piante officinali, in modo particolare a Buggio dove si intensificò la coltivazione di piante officinali, la distilleria restò sul mercato fino agli anni cinquanta.

“Da bambino trascorrevo ore ed ore nelle cataste di lavanda, mentre il nonno Aristide, con il suo camice bianco, nel laboratorio era intento a studiare nuove e magiche formule. La fragranza della lavanda mi avvolgeva completamente: era un profumo fresco di montagna, fatto di sole, di aria pura, di spazio e di gioia” Testimonianza di Gianfranco Goggi nipote di Aristide Martini.