Giorgio Amico
Il Re di Prussia e la Val Bormida,
ovvero come andare al cinema e uscirne leghista
Crisi complessa, docufilm
sulla crisi economica che da anni travaglia Savona e la sua
provincia. Film intenso, bellissimo, persino commovente che racconta
di un territorio in crisi, di famiglie distrutte dalla crisi,di vite
spezzate
Immagini di rovine,
capannoni sfondati, palazzoni disabitati, luoghi di vita e di
aggregazione ridottia a contenitori di immondizie. Scenari di guerra,
da città bombardate, da terzo mondo. Ferrania come Aleppo.
Un bel film, ma...
Ma non una parola su
perché tutto questo è avvenuto, sulle responsabilità di un
padronato che ha fatto soldi, tanti, quando era facile farli, senza
innovare, eludendo il fisco, sfruttando al massimo i lavoratori,
inquinando. Per chiudere poi, quando, si doveva investire in
innovazione, garantire salari adeguati, pagare le tasse, rispettare
l'ambiente e tutelare la salute in fabbrica.
Non una parola sulle
banche, sulle concessioni allegre di crediti, poi rivelatisi
inesigibili, a lor signori, mentre si rendeva impossibile l'accesso a
un finanziamento anche modesto ai piccoli artigiani, ai commercianti,
ai giovani che volevano metter su casa.
Non una parola sul
partito del cemento che ha puntato lucidamente sulla chiusura delle
fabbriche per liberare spazi soprattutto sulla costa per costruire
milioni di metri cubi di nuovi appartamenti (e questo mentre la popolazione diminuiva).
Non una parola sulle
complicità della politica, sulla mancanza di una qualunque idea di sviluppo, su un ragionare amministrativo miserabile misurato sui tempi del mandato. E poi andasse come doveva
andare.
Non una parola sulle
enormi ricchezze che in questi anni si sono accumulate sulla miseria
crescente, sulla perdita del lavoro, sulle famiglie sfasciate dalla
crisi. Niente sui capitali che da Savona sono stati portati all'estero.
Niente sugli scandali, sulle indagini giudiziari sui processi che hanno visto coinvolti imprenditori e politici.
Non una immagine sulle
costruzioni di lusso nella darsena di Savona, né sul proliferare degli sportelli
bancari, né sui porti turistici stracolmi di megayachts.
Tante immagini, invece,
sui centri commerciali, accostate alle centinaia di serrande
abbassate di piccoli e piccolissimi negozi.
Tanti discorsi su piani
di rifinanziamento approvati, ma bloccati dai ritardi e dalle
inefficienze della burocrazia.
Ed infine, a ingentilire
il tutto, quasi una favola, che qualcuno ha definito esopica, su
un'impresa tecnologicamente avanzata e in buona salute che non può
espandersi a causa degli ecologisti che vogliono difendere una
colonia di ranocchie che vive nel sito prescelto per l'ampliamento.
Tirando i fili del
discorso.
La crisi è un evento
naturale, come una grandinata o un terremoto. E' successo, inutile
chiedersi perché (qualcuno di parte sindacale nel dibattito lo ha anche detto).
Il sistema in sé è
sano, ma bloccato dalla burocrazia, dai troppi
vincoli, dagli eccessivi controlli.
I piccoli commercianti
sono in rovina a causa dei centri commerciali.
Gli ecologisti bloccano lo
sviluppo.
Ma se le cose stanno davvero così', allora non stupiamoci poi dell'ondata populista