Giorgio Amico
Lotta operaia e lotta
armata. Un tema difficile da trattare
È da poco in libreria
"Il professore dei misteri" di Marcello Altamura. "Storia
segreta del doppio livello" recita il sottotitolo facendo
intendere chissà quale rivelazioni. In realtà una ricerca
giornalistica, condotta con il taglio di certe trasmissioni
d'inchiesta televisive dove i temi trattati si ingarbugliano al punto da diventare labirinti senza uscita, che ancora una volta, semmai ce ne fosse
bisogno, dimostra come il fenomeno della lotta armata nell'Italia
degli anni '70 resti incomprensibile per gran parte di chi se ne è
vario titolo occupato, a partire proprio dalla stampa.
Un lavoro costruito
quasi esclusivamente sugli atti giudiziari e i mattinali delle
questure, che non rende l'atmosfera di quegli anni e a cui sfugge di
conseguenza la complessità del fenomeno, sottovalutandone, vedi la parte dedicata a Potere
Operaio, le radici politiche, e ignorando del tutto come la scelta
delle armi fosse del tutto interna alla realtà profonda del
conflitto di classe nell'Italia degli anni Settanta e ad alle scelte
operate da una parte delle avanguardie di fabbrica.
Ancora una volta risulta evidente come per i "benpensanti", cioè per chi si pone
nell'ottica che l'attuale società democratica e interclassista resti pur
con tutti i suoi difetti il migliore dei mondi possibili, sia
impensabile che parte non marginale della classe operaia abbia
espresso un potenziale di lotta tale da investire direttamente lo
Stato. Da qui lo scetticismo verso l'autenticità di ciò che
accadde allora, il complottismo, le teorie su di un presunto "doppio
livello".
Una operazione
rassicurante. Perché, se si è trattato di utili idioti manovrati da
oscure potenze, allora il sistema è innocente. La tesi del complotto
evita di fare i conti con le contraddizioni profonde dell'Italia di
allora, con le colpe e i crimini (vedi Piazza Fontana) del potere
politico e padronale e degli apparati dello Stato, con le
potenzialità di un ciclo di lotte durato vent'anni e culminato in
una vera e propria insorgenza proletaria.
Ma come potevano dei
semplici operai, si chiede l'autore, progettare e attuare azioni così
complesse come il sequestro Moro? Ci doveva per forze essere un
secondo livello, più alto, formato di intellettuali a gestire ciò
che accadde. Il pregiudizio classista è evidente. Anche nello
sparare ci vuol cultura e gli operai, lo si sa, proprio in quanto
proletari, ne sono privi.
Era il teorema dei
magistrati padovani che ridussero a complotto di un pugno di
intellettuali riconducibili all'entourage di Toni Negri, l'intero
fenomeno dell'insorgenza proletaria degli anni '70. E' la tesi che
sostanzia il libro del giornalista (di basket, musica e cinema)
Marcello Altamura e che lo porta ad individuare nella figura di
Senzani, "il professore dei misteri", il regista occulto
dell'azione delle BR. Regista a sua volta manovrato, anche se poi non
si capisce bene se dalla CIA, il KGB o il Mossad. Ma poco importa,
ciò che conta è dimostrare che si trattò di un fenomeno
eterodiretto e che i brigatisti erano dei fantocci manovrati. Che
poi, in oltre 400 pagine non si porti un dato certo, ma ci si limiti
ad accostare episodi anche fra loro molto diversi e ad avanzare
congetture spesso tirate per i capelli, poco importa. Per essere davvero convincente, il mistero
deve nutrirsi di se stesso e restare tale. È proprio questo a rendere affascinante per la massa la teoria del complotto.
Eppure materiali per
capire cosa realmente accadde allora, chi erano e cosa pensavano quei
compagni e quelle compagne che fecero quel tipo di scelta (che, detto
per inciso, onde evitare facili fraintendimenti, consideravamo allora
e ancora consideriamo strategicamente sbagliata) in circolazione se
ne trovano, a partire da "Figli dell'officina", il bel
libro-testimonianza di Chicco Galmozzi (allora appunto giovanissimo operaio) sulla
nascita di di Prima Linea. Ma accettare l'idea che la lotta armata
(cosa ben diversa dal terrorismo stragista e che con esso non può in
alcun modo essere confusa e neppure affiancata) sia stata una delle
forme che tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni
Settanta ha assunto la lotta di classe in Italia, coinvolgendo strati
non piccoli delle avanguardie di fabbrica, resta ancora oggi un tabù
invalicabile.
Marcello Altamura
Il professore dei
misteri
Ponte alle Grazie,
2019