Giorgio
Amico
Gramsci
a Savona
Terza
parte. Nascita della Federazione comunista ligure
L'occupazione delle fabbriche permette comunque a larghi strati della
classe operaia di fare un'esperienza politica preziosa e di
comprendere come il Partito socialista sia ormai inutilizzabile come
guida del processo rivoluzionario. Al di là delle roboanti
enunciazioni verbali, il partito resta una organizzazione di
propaganda elettorale senza un vero e proprio legame diretto con le
masse alle quali si rivolge soprattutto attraverso la Confederazione
Generale del Lavoro. Le sezioni socialiste godono ancora della
massima autonomia, senza alcuna forma efficace di collegamento, senza
una direzione politica comune a livello provinciale e regionale.
Complessivamente il PSI, che alla fine del XIX secolo e al principio
del XX, era stato un elemento di modernità che aveva contribuito a
svecchiare la politica dell'Italia post-unitaria, si rivela ora
invecchiato e del tutto inadeguato a dirigere unitariamente su scala
nazionale il moto che agita milioni di proletari delle città e delle
campagne. (8)
Nel 1914 era stato Mussolini, su posizioni nazionalistiche e
interventiste, a rompere con il partito proprio per questa evidente
incapacità di cogliere e interpretare lo stato d'animo del paese.
Ora è la sinistra comunista che si rifà al modello bolscevico e
all'esempio russo a tirare conclusioni sostanzialmente analoghe e a
iniziare a pensare alla necessità di un altro tipo di partito.
Insomma, messo alla prova, il Partito Socialista non supera l'esame
della guerra e delle convulsioni del dopoguerra. Ma, come dimostrerà
poi l'avvento al potere di Mussolini, è l'intero sistema politico a
collassare.
Alla fine del 1920 la crisi nel PSI precipita- Anche nelle sezioni
liguri si fa strada la convinzione dell'insufficienza della direzione
massimalista e si intensifica l'azione di propaganda e di
proselitismo svolta dagli elementi rivoluzionari. Il partito in
Liguria e a Savona è diviso fra una minoranza di riformisti, una
maggioranza di massimalisti e una consistente minoranza di comunisti.
quest'ultima componente risulta a sua volta divisa fra una
maggioranza sulle posizioni di Antonio Gramsci e del gruppo de
"l'Ordine Nuovo" ed una piccola minoranza concentrata a La
Spezia e Sanremo che si collega alla frazione comunista astensionista
di Amadeo Bordiga e al giornale "Il Soviet".
Il 15 ottobre si costituisce ufficialmente a Milano la Frazione
comunista con un manifesto programmatico firmato da Gramsci, Misiano,
Polano, Terracini, Bordiga, Bombacci e Fortichiari. Principale
esponente e animatore della Frazione è il napoletano Amadeo Bordiga,
ma ad essa partecipano anche Gramsci e i torinesi de "l'Ordine
Nuovo", la quasi totalità della Federazione Giovanile, i
milanesi vicini a Fortichiari e il gruppo dei massimalisti di
sinistra capeggiato da Bombacci. Due settimane più tardi in vista
dell'ormai imminente XVII Congresso del PSI la Frazione tiene un suo
convegno a Imola per fare il punto sulla situazione e deliberare
sulla tattica da seguire.
La scissione del partito è ormai all'ordine del giorno. Anche a
Savona il clima all'interno della sezione si fa ben presto
incandescente. Il 27 novembre la componente comunista si riunisce nei
locali della Camera del lavoro, mentre la Sezione socialista di Vado
aveva pochi giorni prima deciso compattamente di aderire alla
"Frazione comunista secessionista". Savona risulta essere
in Liguria la realtà in cui la frazione comunista è più
consistente e ha la maggiore presa sulla base socialista. Al
congresso della sezione su 535 iscritti ben 306 si schierano con i
comunisti, 143 con i massimalisti e solo 86 con i riformisti.
"Uno dei centri più importanti dell'Italia proletaria - scrive
Bandiera Rossa - si è pronunciato per la radicale rinnovazione del
Partito, per l'adesione leale e incondizionata alla Terza
Internazionale, per la separazione del comunismo che è dottrina e
azione rivoluzionaria della classe, dal riformismo, che si risolve in
collaborazione diretta o indiretta con la borghesia. I compagni delle
sezioni del savonese hanno compiuto con la loro adesione alla
frazione comunista un atto che dimostra la loro preparazione
politica, la loro fede, la loro energia rivoluzionaria. Il gesto dei
compagni del savonese avrà una grande ripercussione sui compagni
della Liguria tutta, che per le sue condizioni geografiche, per il
suo sviluppo industriale e per la maturità della sua classe
proletaria è destinata ad essere una delle più grosse regioni della
nuova Italia comunista".
Il 12 dicembre a Genova, presso la Lega dei Panettieri in Vico Oliva,
si svolge il congresso regionale della Frazione Comunista Ligure.
Sono presenti delegati delle sezioni di Lavagna, Santa Margherita,
quinto, Struppa, Rivarolo, Bolzaneto, San Quirico, Pontedecimo, Pra,
Campoligure, Savona, Vado, Bergeggi, Quiliano, Pietrabruna, Cervo e
Sanremo. Tutte sezioni in cui i comunisti avevano ottenuto la
maggioranza. Sono presenti inoltre i gruppi comunisti minoritari
delle sezioni di Genova, Sanpierdarena, Cornigliano, Sestri Ponente,
Borzoli, Voltri, Albenga, Diano S. Pietro, Oneglia, Porto Maurizio,
Bordighera.
All'unanimità viene decisa la costituzione di un comitato regionale,
composto da quattro delegati di Genova, due di Savona, due di Porto
Maurizio e uno ciascuno per la Val Polcevera, La Spezia e Chiavari,
per "curare il lavoro di preparazione e coordinamento per il
prossimo congresso nazionale. di inquadrare le sezioni e i gruppi
comunisti, di formare nuovi gruppi, di costituire delle branche
comuniste in ogni organizzazione economica".
Viene inoltre espressa piena solidarietà al Comitato Esecutivo della
Terza Internazionale in relazione ai travagliati rapporti intercorsi
tra questo e la Segreteria nazionale del PSI. A rappresentare il
circondario savonese vengono chiamati Mario Accomasso e alberto
Mussio.
Il neocostituito comitato regionale della Frazione Comunista Ligure
si riunisce a Genova nella prima settimana del gennaio 1921 e
delibera di impegnare i suoi delegati al Congresso di Livorno ad
attenersi strettamente alla mozione di Imola, non accettando alcun
compromesso con gli "unitari" di serrati e di agire in
modo che dal congresso si esca con la scissione del PSI e la
costituzione del Partito Comunista.
Al Congresso di Livorno la Liguria dispone complessivamente di 6.515
voti. Agli unitari di Serrati toccano 3.929 voti pari al 60,3 per
cento, ai comunisti 2.357 voti pari al 35,8 e ai concentrazionisti (i
riformisti) appena 249 pari al 3,8 per cento. Delegato per Savona al
congresso sarà il sindaco della città Mario Accomasso.
8. G. Manacorda, Il socialismo nella storia d'Italia, Laterza, Bari
1972, p. 432.
3. Continua