Negli Stati Uniti ci si sta avvicinando alle elezioni presidenziali. Nei mesi scorsi si è parlato molto di Bernie Sanders. Cerchiamo di capirne di più.
Giorgio Amico
Per capirne di più:
Bernie Sanders e i Democratic Socialists of America
Dalla stampa italiana
Bernie Sanders viene presentato come un “socialista”, espressione molto generica che non coglie la complessità e la ricchezza ideale del movimento che lo sostiene.
Cerchiamo di capirne di più. Bernie Sanders non è un esponente
democratico di tendenze socialiste, ma il rappresentante della più
consistente organizzazione della sinistra americana i Democratic
Socialists of America (d'ora in avanti DSA). Cerchiamo di capire
allora chi sono e cosa rappresentano i DSA.
I DSA nascono nel 1982.
In quel momento contano 5000 membri, diventati oggi oltre 60.000 con
circa 200 “chapters” (simili alle nostre federazioni
provinciali), sparse su tutto il territorio americano.
I DSA sono il frutto di
scissioni e fusioni di preesistenti gruppi della sinistra, sia
riformista che rivoluzionaria. Le loro origini risalgono al Socialist
Party of America (SPA), un partito fondato nel 1901 e dalla storia
travagliata, peraltro come tutte le organizzazioni politiche operaie
americane, stalinisti (PCUSA) e trotskisti (Socialist Workers Party)
compresi. Molto indebolito, negli anni Cinquanta il SPA svolta a
destra, soprattutto dopo la rivoluzione ungherese del 1956,
fiancheggiando la politica americana sia contro Cuba che nel Vietnam.
All'inizio degli anni
Sessanta, con l'esplodere del movimento dei diritti civili e poi del
movimento studentesco nel partito si forma una corrente di sinistra,
composta da giovani radicali e capeggiata da Michael Harrington che
nel 1962 è tra i fondatori degli Students for a Democratic Society
(SDS), il nucleo centrale del movimento studentesco a
partire dalla storica occupazione dell'università californiana di
Berkeley e poi del movimento contro la guerra nel Vietnam.
Alla fine degli anni '60,
con il riflusso del movimento, Harrington iniziò a teorizzare la
necessità di una svolta tattica che portasse a fiancheggiare
elettoralmente il partito Democratico. Fino ad allora dalla sua fondazione il partito Socialista aveva presentato propri candidati ad
ogni elezione presidenziale, ovviamente con risultati, almeno a
partire dagli anni '40, minimi.
Per Harrington era possibile, grazie alle grandi lotte degli anni '60, spingere il Partito Democratico a sinistra, sia sul
terreno della lotta per i diritti civili (neri, ispanici, donne,
lesbiche e gay) sia per un maggiore impegno verso il
movimento sindacale e i lavoratori. È la cosiddetta “strategia del
riallineamento” che doveva progressivamente spostare il Partito
Democratico a sinistra sino a trasformarlo in un partito
socialdemocratico.
Negli anni '70 il SPA si
spaccò in due, dando vita da un lato ai Social Democrats (SDUSA), radicati
nelle burocrazie sindacali e orientati a destra e allo Democratic
Socialist Organisation Committee (DSOC) fortemente orientato a
sinistra e composto da molti ex militanti della vecchia sinistra
rivoluzionaria. Nel 1982 il DSOC si fuse con un'altra organizzazione
proveniente dalla Nuova Sinistra, il New American Movement (per molti
aspetti simile alla nostra vecchia Democrazia Proletaria) per formare
appunto i Democratic Socialists of America, l'organizzazione che
oggi sostiene Bernie Sanders.
Sanders stesso viene
dalla Nuova Sinistra degli anni '60 e '70. Attivo da studente nel
movimento per i diritti civili e poi dagli anni '90 membro
indipendente (quindi formalmente non appartenente al Partito
Democratico) del Parlamento.
I DSA sono una
organizzazione federale, divisa in “chapters” (federazioni) e
“branches” (sezioni). Una "national convention” ogni due anni
decide la linea dell'organizzazione ed elegge un Comitato Politico
Nazionale, attualmente di 16 membri, che si riunisce quattro volte
all'anno. La direzione delle attività è delegata a un “Steering
Commitee” (Comitato Direttivo) di 5 persone. I DSA hanno una
organizzazione giovanile, la Young Democratic Socialists of America,
e una rivista quadrimestrale intitolata Democratic Left (Sinistra Democratica).
Tre sono gli obiettivi
centrali stabiliti all'ultima Convenzione Nazionale: istituzione di
un sistema sanitario pubblico del tipo di quelli europei (negli USA
la sanità è quasi interamente privata e ha costi proibitivi
per chi non sia coperto da polizze assicurative), una politica
ecologica che contrasti radicalmente i cambiamenti climatici dovuti
all'inquinamento atmosferico, il rafforzamento del movimento sindacale da
anni in fortissima crisi.
Politicamente i DSA sono
una organizzazione composita che va da una destra socialdemocratica a
una sinistra rivoluzionaria inclusa una componente anarchica. Ogni
componente è organizzata in “caucuses”, termine intraducibile
che potremmo rendere con “collettivo tematico o ideologico”.
Esistono anche “caucuses” di genere o relativi alle varie
minoranze etniche.
Nella loro stragrande
maggioranza i DSA non hanno illusioni sul Partito Democratico in
quanto espressione di una componente della borghesia capitalistica e
dell'imperialismo americano. Il dibatitto verte sulla possibilità se
questo partito possa o meno essere trasformato in un partito
autenticamente popolare schierato con i lavoratori e con la battaglia
delle donne e delle minoranze etniche e sessuali. Il maggior
contrasto con i gruppi ancora esistenti della sinistra
rivoluzionaria, è proprio su questo tema. I DSA credono che si possa
lavorare sulla base elettorale del PD per trasformarlo dall'interno,
i gruppi rivoluzionari no.
Abbiamo parlato di “base
elettorale” perché il Partito Democratico, diversamente dalla
nostra idea di partito, non ha iscritti permanenti. Si diventa
democratici semplicemente registrandosi come tali nelle liste per le
elezioni primarie per nominare i candidati. Dunque per interagire sul
PD occorre partecipare alle primarie. Da qui l'enfasi posta sul momento elettorale e su
candidature alternative come quella di Sanders.