domenica 29 novembre 2020

Da Porto Vado a Haifa. L'odissea della Wedgwood.

 


Una notte d'estate del 1946 più di mille fra uomini, donne e bambini si raccolsero sulla spiaggia di Porto Vado. Arrivavano dalla Polonia ed erano sopravvissuti allo sterminio. Partivano per la Palestina dove sognavano di rifarsi una vita. La loro storia è diventata un libro da poco pubblicato in Inghilterra.

Giorgio Amico

Da Porto Vado a Haifa. L'odissea della Wedgwood

Una notte d'estate del 1946 più di mille fra uomini, donne e bambini si raccolsero sulla spiaggia di Porto Vado. Scesero da grossi camion militari che portavano sulle fiancate una strana sigla : due righe azzurre attorno ad una bianca con al centro la stella di Davide e sopra la scritta Jevish Brigade. Poveramente vestiti con abiti recuperati, spesso pezzi di uniformi, attesero pazientemente nell' oscurità una piccola nave che a luci spente stazionava al largo. 

La nave, una vecchia corvetta della marina canadese, acquistata per pochi soldi da una strana società marittima di cui nessuno aveva mai sentito parlare, si avvicinò fino a quasi al litorale. In silenzio quella massa di fantasmi salì a bordo. La rada di Vado era stata scelta proprio per quello: i suoi alti fondali permettevano ad una nave di non grandi dimensioni di accostarsi molto alla spiaggia e in più la zona, a differenza dei grandi porti, non era sorvegliata. 

Quelle persone venivano da molto lontano, da un luogo di cui quasi nessuno allora conosceva l'esistenza, ma che sarebbe presto diventato tristemente famoso, un luogo chiamato Auschwitz, in Polonia. La nave, su cui salivano, si chiamava Wedgwood e la sua missione era di trasportarli in Palestina, la terra dei loro padri, l'antica Sion, ed era stata aquistata dal Mossad LeAliyah Bet, una branca segreta de l'Haganah, l'organizzazione di autodifesa ebraica. 


Una vecchia carretta, la Wedgwood, gravemente danneggiata da un sottomarino tedesco e destinata alla demolizione, comprata poi per poco da una ditta di New York copertura del Mossad. Tutta l'operazione era gestita dai soldati della Brigata ebraica, un'unità nata nel 1944 e incorporata nell'esercito inglese formata di ebrei reclutati in Palestina. Cinquemila uomini mandati a combattere in Italia e che dopo il 25 aprile 1945 erano stati dislocati a Tarvisio vicino al confine con l'Austria. 

Mente del progetto era però un'italiana, Ada Sereni. Una figura leggendaria. Nata a Roma Ada Ascarelli incontra giovanissima Enzo Sereni, insieme si trasferiscono in Palestina dove contribuiscono a fondare il grande kibbutz Ghivat Brenner, ancora oggi uno dei maggiori di Israele. Arruolatosi nella Brigata ebraica, Enzo è paracadutato dietro le linee tedesche in Italia e scompare. Finita la guerra, Ada torna in Italia alla ricerca del marito. Scopre che, fatto prigioniero dai tedeschi, Enzo era stato internato a Dachau e poi fucilato il 18 novembre 1944. Decide allora di restare in Italia e di continuare la battaglia intrapresa da Enzo. Diventa l'animatrice del programma segreto finalizzato al trasporto in Palestina dei sopravvissuti ai campi di sterminio e poi dal 1947 capo della stazione italiana del servizio segreto israeliano.


Il cuore della missione segreta era a Milano, a Palazzo Odescalchi. Da qui Ada programmò e diresse il passaggio attraverso l'Italia e poi l'imbarco di oltre 70 mila sopravvissuti alla Shoah fra cui molti bambini, raccolti e curati in una ex colonia fascista a Selvino in provincia di Bergamo. Un'opera colossale, svolta con il supporto logistico dei soldati della Brigata ebraica, mantenendo un assoluto segreto per eludere i controlli delle autorità militari inglesi che, per ordine di Churchill, cercavano con ogni mezzo di impedire l'arrivo degli ebrei in Palestina allora sotto il loro controllo.


    L'arrivo a Haifa della Wedgwood

Una giornalista inglese Rosie Whitehouse in libro, che già dal titolo si ispira alla spiaggetta di Porto Vado, da poco uscito in Inghilterra e che speriamo sia tradotto presto in italiano,  racconta la storia della Wedgwood. La sua partenza da Vado, la lunga navigazione, l'arrivo infine in Palestina e lo sbarco dei profughi ad Haifa nonostante il tentativo della marina inglese di bloccarne l'ormeggio. Una storia affascinante, degna di un romanzo di spionaggio, ricostruita dall'autrice soprattutto in base alle testimonianze dei pochi sopravvissuti, ora tutti ultraottantenni, fra cui un pescatore di Vado che quella notte vide quella massa di ombre imbarcarsi su una misteriosa nave senza luci.