sabato 20 agosto 2022

Un rivoluzionario dimenticato. Michelangelo Pappalardi 4. L'emigrazione italiana in Francia

 


Giorgio Amico

Un rivoluzionario dimenticato. Michelangelo Pappalardi 4

L'emigrazione italiana in Francia

Non conosciamo i motivi precisi che spinsero Pappalardi ad abbandonare Berlino e a trasferirsi in Francia, ma la decisione probabilmente si inseriva nel quadro più generale delle scelte del partito in merito all'utilizzo dei militanti all'estero. Il 10 settembre1923 il Comitato esecutivo del Pcd'I aveva comunicato alla segreteria del Pc austriaco come d'ora in avanti gli emigrati italiani sarebbero stati indirizzati in Francia dove la loro condizione legale era considerata migliore per la particolare situazione politica del paese. È probabile che questa decisione fosse stata determinata dalla constatazione elementare che in confronto ai numeri molto ristretti della comunità italiana in Germania, la Francia risultasse assai più interessante per la presenza di una estesa e radicata emigrazione italiana dovuta in prevalenza a motivi economici. Realtà come Lione o Marsiglia, oltre che Parigi, ospitavano consistenti comunità italiane frutto di flussi migratori iniziati addirittura dal XVII secolo. Il Lionese, ad esempio, era tradizionalmente luogo di immigrazione, sia stagionale che stanziale, di vaste porzioni della popolazione in età da lavoro delle valli alpine piemontesi che trovavano occupazione in particolare nell'industria tessile. A proposito della Francia si può dunque parlare rispetto al fenomeno migratorio di una vera e propria “tradizione” che prende dimensioni di massa alla fine del XIX secolo a causa di una forte pressione demografica e di un esteso malessere sociale. Un flusso di forza lavoro non specializzata che, a parte il Lionese, si indirizza più che verso le fabbriche verso l'edilizia, le miniere, l'agricoltura della Provenza e i porti di Marsiglia e Nizza. Verso lavori che non richiedono una particolare specializzaazione, pesanti e malpagati che i francesi non amano più svolgere Una emigrazione che ha spesso carattere temporaneo o, come nel caso dell'agricoltura, stagionale. A questa emigazione si aggiunge l'emigrazione politica, soprattutto dopo l'andata al potere di Mussolini. Nella sua ricerca sulla Sinistra italiana nell'emigrazione Michel Roger ricostruisce così motivazioni e dimensioni numeriche del fenomeno:

«Una prima ondata nel 1921-1922 riguarda i dirigenti sindacali e i membri delle amministrazioni “rosse”. Una seconda ondata assai dispersa attraverso l'Europa riguarda i quadri del movimento operaio e si accresce dopo la “marcia su Roma”. Si tratta di evitare il terrore fascista del 1922-1926, e riguarda anche i militanti che appartengono alle organizzazioni di lotta del PCI perseguitati per le loro azioni contro i fascisti. Una terza ondata ha luogo dopo il 1926 e riguarda i militanti più in vista del movimento operai. La salita al potere del fascismo in Italiaobbliga molti militanti operai a lasciare il paese. Alcuni, in seguito a combattimenti di strada debbono sfuggire alla giustizia emigrando in Francia, in Germania, in Austria o in Svizzera. Altri si rifugiano in Russia come Ambrogi, Calligaris, ecc. È in Francia che emigra la maggior parte degli italiani. Un rapporto di polizia del 1938 indica che la colonia parigina contava 95000 persone di cui 79000 uomini e 16000 donne.»

Negli anni Trenta risiederanno in Francia circa 300 000 italiani, a cui si aggiungono i 30 000 residenti in Belgio. Sarà fra di loro che si impianterà la Frazione di sinistra dei comunisti italiani. D'altronde i rapporti fra i due partiti comunisti erano sempre stati particolarmente fraterni. Al Congresso di Marsiglia del Pcf del 1921 era stato proprio Amadeo Bordiga il rappresentante ufficiale dell'Internazionale comunista. Immediatamente dopo la Direzione del Pcd'I aveva inviato in Francia Onorato Damen, ricercato dalla polizia per uno scontro con una squadraccia fascista nel corso del quale un fascista era rimasto ucciso. A Parigi Damen svolge l'incarico di rappresentante del Pcd'I presso l'Ufficio politico del Partito francese con il compitro di organizzare i comunisti italiani emigrati. Fino al 1924, quando rientrerà in Italia, egli dirige il supplemento in italiano de l'Humanité. I comunisti italiani si organizzano all'interno del Pcf in gruppi di lavoro e in un Comitato intersindacale. Secondo un rapporto della Prefettura di Parigi che mantiene un attento controllo sull'emigrazione politica, l'influenza della «Sinistra» è preponderante nel Comitato intersindacale, tanto che uno dei principali dirigenti è Bruno Bibbi (Bianco) che sarà poi il segretario della Federazione parigina della Frazione di sinistra dei comunisti italiani. Nel 1927, nei gruppi italiani del Pcf la «Sinistra è maggioritaria copn i suoi punti di forza a Parigi, Lione e Marsiglia.


4. continua