martedì 28 maggio 2024

Il paradiso degli inglesi

 


"In un bello e splendido giorno di aprile del 1840, una elegante carrozza da viaggio tirata da quattro cavalli di posta correva di pien galoppo nella strada della Cornice, famosa fra gli eleganti giramondo: strada, come ognun sa, che percorre da Genova a Nizza tutta la riviera di ponente. Poche strade più belle di questa sono in Europa; - e poche certamente, come questa, riuniscono in sè tre condizioni di bellezza naturale: il Mediterraneo da un lato, dall'altro gli Appennini, e di sopra il puro cielo d'Italia".

Inizia così "Il dottor Antonio" di Giovanni Ruffini, sodale di Mazzini e carbonaro esiliato in Inghilterra, pubblicato nel 1853 in inglese e amato da generazioni di inglesine che in quella cronaca romantico-patriottica di un grande amore infelice vedevano descritta un terra antica e misteriosa, ricca di sole e di una vegetazione quasi tropicale.

Nasceva il mito del paesaggio ligure

Immediatamente generazioni di ricchi inglesi avrebbero iniziato a colonizzare la Liguria, soprattutto quella di ponente, costruendo ovunque ville, giardini, chiesette anglicane, introducendo piante dalle colonie dell'impero che attecchirono benissimo nel nuovo habitat e divennero elementi fondamentali di quel paesaggio.

E' quello che ci racconta Edmondo De Amicis nel passo che pubblichiamo, capitolo di un libro, oggi dimenticato, ma comunque di piacevole lettura.

Da mito letterario la Liguria diventava mito turistico, per tornare poi nel Novecento, nelle opere di quella che sarà chiamata "scuola ligure del paesaggio" mito letterario.

Parliamo di Guido Seborga, vero autore seminale, a partire dal suo "L'uomo di Camporosso" del 1939, e poi della prima stagione di Italo Calvino, di Francesco Biamonti, e dei suoi romanzi dove il paesaggio non è sfondo ma protagonista, e infine di Nico Orengo, Elio Lanteri, Marino Magliani.

G.A.


Il quaderno è scaricabile da www.academia.edu

I misteri del vino e la Massoneria

 

Nuovo quaderno dedicato al simbolismo del vino nel mondo classico e in quello cristiano e infine nei riti massonici.

Scaricabile da www.academia.edu

domenica 26 maggio 2024

A proposito di islamofilia

 

 Ragazza israeliana rapita il 7 ottobre (e poi assassinata)

A PROPOSITO DI ISLAMOFILIA

di Michele Nobile


Ferma restando la giusta richiesta di cessazione delle ostilità, sono atterrito dal fatto che in queste proteste circolino posizioni che in pratica - ma anche consapevolmente - siano di sostegno ad Hamas. Atterrito per il presente e ancor più per il futuro.

Specialmente chi non da ieri ha sostenuto la causa palestinese e ne conosce la storia, ha la responsabilità di prendere una posizione cristallina e rigorosamente conseguente nella pratica nei confronti di Hamas e fare alcune domande agli studenti che inneggiano alla resistenza palestinese (cioè Hamas e soci). 

La reazione israeliana al pogrom di Hamas e soci era perfettamente prevedibile e, a meno di non considerare i capi di Hamas dei perfetti idioti, essi non possono non aver messo in conto che sarebbe costata alcune decine di migliaia di morti. 

È paradossale, ma la verità è questa: Netanyahu sarà pure il carnefice, ma i mandanti della strage sono i capi di Hamas. 

E quindi: si vuole dire o no che Hamas e alleati sono co-responsabili della strage?

Si vuole dire o no che Hamas e alleati sono nemici del popolo palestinese che pretendono di rappresentare? Nemici che ci si deve augurare siano eliminati dagli stessi palestinesi? 

Si vuole dire o no chiaro e forte che l’azione di Hamas è soci è il più grande pogrom antisemita dopo il genocidio hitleriano? E che nulla, ma proprio nulla, può giustificarla? Che questo è un orrore, e che la barbarie non si valuta solo con la proporzione dei morti?

Quando si tace su questo o quando la condanna di Hamas è solo formale - e subito indebolita dall’accusa di genocidio rivolta a Israele, passando sopra la logica genocida di Hamas – ci si rende complici di un’azione antisemita, di un prolungamento dell’Olocausto nazista. Inconsapevolmente, ma non per questo la realtà cambia, non per questo non si crea un precedente, che predispone a non vedere la barbarie del mondo in tutte le sue forme. 

E cosa vuol dire nel 2024 «Palestina libera»? Libera da chi? Dagli ebrei? Uno Stato islamico? 

Ci si vuol rendere conto che il problema non è solo il sionismo ma anche l’islamismo politico? E che Hamas e soci sono nemici di qualunque ragionevole soluzione della tragedia palestinese, si tratti due Stati o di uno Stato binazionale o confederale?  

Quali disastri politici autoinflitti attendono una generazione di militanti che non riesce a porsi queste domande?


www.utopiarossa.blogspot.com

lunedì 20 maggio 2024

sabato 18 maggio 2024

Gino Doné compie 100 anni

 Oggi Gino Doné, l’italiano del Granma, compie 100 anni.

Auguri a un grande militante rivoluzionario-




venerdì 10 maggio 2024

Francesco Biamonti. Le carte, le voci, gli incontri

 


Nell''ambito del "Maggio dei libri" e in collaborazione con il Comune di Imperia e la Biblioteca Civica "L. Lagorio, l'Associazione Amici di Francesco Biamonti è lieta di presentare,

domenica 12 maggio,

alle ore 17,00,

presso la Biblioteca Civica di Imperia,

il volume "Francesco Biamonti, la carte, le voci, gli incontri", curato da Matteo Grassano e Claudio Panella, edito da Il Canneto Editore. Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi a San Biagio della Cima e Ventimiglia nell'ottobre del 2021 in occasione del ventennale della scomparsa di Francesco Biamonti. Interverranno: il prof. Vittorio Coletti, Il prof. Matteo Grassano e Corrado Ramella.

mercoledì 8 maggio 2024

LILIANA BASTIA Nel giardino di Flora e altre prove d’autore



LILIANA BASTIA
Nel giardino di Flora e altre prove d’autore
a cura di Sandro Ricaldone
testo di Stefano Patrone
Entr’acte
via sant’Agnese 19r – Genova
10 maggio – 5 giugno 2024
orario: mercoledì- venerdì 16-19
inaugurazione: venerdì 10 maggio, ore 17

Nel suo percorso, iniziato alla metà degli anni ’70 del Novecento, Liliana Bastia ha dato vita ad una produzione ad ampio raggio, misurandosi con l’insieme delle tecniche consolidate nella tradizione artistica: dalla pittura all’incisione, nelle sue diverse declinazioni; dalla scultura alla ceramica, affrontando, volta a volta, soggetti diversi, dalla figura umana, maschile dapprima e quindi femminile, alla rappresentazione del mondo animale, all’illustrazione di personaggi appartenenti ai classici della letteratura, dalla Commedia dantesca al Don Chisciotte. A questo suo impegno multiforme si richiama Stefano Patrone nel testo che accompagna la mostra, definendo Liliana “una giocoliera che passa da una tecnica ad un’altra, da un trucco ad un altro”. Da Entr’acte espone tre xilografie in diversi stati di impressione, con le relative matrici: Nel giardino di Flora, Nel giardino di Marvi, Leda e il cigno. Ha scritto al riguardo Vico Faggi: “Le figure da cui Liliana prende le mosse hanno spesso il loro habitat nella mitologia e sono dunque figure che trascinano con sé, con il loro stesso nome, un’aura di lontananza nel tempo e, paradossalmente, di prossimità psicologica. (…) Ed è per questo che le predilige: per il loro prestigio culturale, ma più ancora per la forza, che hanno, di alludere a pulsioni ed emozioni, scatenando associazioni di idee e visioni”.

LILIANA BASTIA

Liliana Bastia è una giocoliera, a volte un’illusionista gioca con le figure e ti attira con un astrattismo che è solo l’illusione di un non figurativo ma le cose rimangono lì e lei ci gioca è abile nel mischiare le carte ed anche i colori ma non devi dimenticare che è una giocoliera che passa da una tecnica ad un'altra da un trucco ad un altro anche quando pensi di avere afferrato il senso la forma e l’attitudine lei cambia le regole e il bianco e nero si colora spiazzandoti e reinventandosi perché il suo più grande gioco che però non è un’illusione è questo: Liliana Bastia rinasce continuamente.

Stefano Patrone

fine aprile 2024


Liguria e questione morale

 Proponiamo la stimolante nota di Franco Astengo sulla questione Toti e le nostre considerazioni in merito.

Franco Astengo

Liguria e questione morale


Premessa la debita considerazione di garantismo e di colpevolezza da dichiarare soltanto al momento di sentenze passate in giudicato il terremoto giudiziario che sta devastando la Liguria politica e imprenditoriale non può rimanere sotto silenzio.

Ancora una volta la magistratura si è mossa in un'ottica di supplenza della politica e l'analisi dei diversi intrecci rilevabili dai provvedimenti giudiziari fin qui assunto consentono alcune precise affermazioni proprio sul piano politico:

1) dagli atti fin qui portati avanti dall'autorità giudiziaria appare rilevarsi il profilo di un vero e proprio "sistema di potere" collocato ben al di fuori da un contesto di esercizio della responsabilità democratica. Le scelte fin qui compiute dal Presidente della Regione Liguria nel corso del suo mandato hanno avuto l'evidente destinazione proprio del consolidamento di questo sistema di potere attraverso scelte di carattere corporativo sia sul piano economico sia sul piano delle destinazioni territoriali (ultima in ordine di tempo ma non ultima per importanza quella della destinazione della nave -rigassificatore a Vado Ligure);

2) Questo sistema di potere (da confermare giudizialmente ma ben presente sul piano politico) può sfruttare ( e fin qui ha sfruttato) il mutamento di natura dell'Ente Regione che proprio in Liguria ha assunto caratteristiche particolarmente spiccate. Attraverso l'elezione diretta del Presidente della Giunta (che poi mezzi di comunicazione di massa e giornali hanno facilonescamente definito "Governatore") ha definito la fisionomia dell'Ente in soggetto di nomina e di spesa (anziché di coordinamento legislativo come stava nelle intenzioni di chi aveva proceduto a normare l'indicazione costituzionale);

3) In questo intreccio tra potere di nomina e potere di "elargizione di spesa" può diventare facile l'introduzione di un sistema di potere capace di connettere politica e affari in vari campi ( per quel che riguarda la Liguria oltre al sistema infrastrutturale realizzato in particolare attorno al porto di Genova non può essere dimenticato il tema del rapporto pubblico/privato in sanità: tanto per fare soltanto degli esempi).

Questi sono alcuni dei temi politici suggeriti dall'avanzare dell'inchiesta che ha messo a soqquadro vertici istituzionali, economici e imprenditoriali in Liguria.

Il pensiero non può che correre all'affare Teardo di oltre quarant'anni fa: anche in quel caso emerse un ritardo della politica nell'individuare responsabilità e natura dei fatti (così la magistratura già svolse un ruolo di supplenza) in una fase in cui l'approccio alla modernità mutava la natura dell'antica questione morale di marca democristiana: in allora ci si fermò presto e non si riuscì a vedere oltre il fatto locale (pur molto rilevante). Eppure dietro l'angolo ci stava Tangentopoli


Giorgio Amico

Ritardo o morte della politica?


Caro Franco,

qui di seguito alcune riflessioni a caldo su quanto accaduto a Genova e sulle tue considerazioni-

Rispetto al caso Teardo, qui siamo oltre. Teardo rappresentava un gruppo di potere all'interno del PSI ligure. Oggi, se le accuse saranno confermate in giudizio, è il cuore della portualità e quindi dell'economia ligure a essere coinvolto. Ci troveremmo dunque di fronte non semplicemente ad un uso disinvolto o criminale del potere politico per fini personali, ma un sistema di gestione dell'economia  regionale che va dai grandi lavori pubblici, alla speculazione edilizia, passando per la gestione di terminal e aree portuali.

Stando a quanto al momento comunicato il perno attorno a cui ruota la vicenda sarebbero infatti alcune grandi operazioni economiche già in atto o in via di progettazione e non l'azione amministrativa del presidente della Regione che semmai avrebbe avuto, sempre che le accuse siano confermate, il ruolo di facilitatore dell'iter burocratico e non certo del regista occulto.

Secondo gli atti processuali Teardo imponeva le sue scelte nel quadro di un progetto amministrativo e di potere ben preciso e la cosa aveva dunque una sua centralità politica anche se deviata, 

Qui, sempre secondo quanto fatto circolare dagli inquirenti, più che un sistema di potere e di governo locale, saremmo in presenza di un personaggio pubblico pronto a fornire i suoi servizi a chi lo sponsorizza e lo finanzia. 

Detto questo che, se vuoi, è colore, non credo si possa parlare di ritardi della politica,  ma di totale assenza della politica. Il fatto è che probabilmente non c'è regione in Italia dove ormai non prevalgano  logiche simili che sono prima di tutto il frutto della morte dei partiti come comunità di persone e luoghi di elaborazione collettiva di un progetto di società e di governo.

La frammentazione sociale, di cui la passività ormai quarantennale della classe operaia è la principale manifestazione, si rivela ogni giorno e in mille modi anche come frammentazione di una politica dove ai partiti si è costituito il personaggio salvifico, l'uomo solo al comando, lo showman che buca lo schermo, il boss padrone di pacchetti di voti dalla provenienza dubbia.

Teardo rappresentava, qualunque cosa si pensi in merito della sua vicenda, l'estrema degenerazione di una storia gloriosa .e quasi secolare, questi personaggi, solo la propria miseria individuale.