Condannato nel 1938 a 28 anni di prigione per la sua attività anti-fascista e per essersi opposto alla dittatura di Kemal Ataturk, gravemente malato di cuore anche a causa delle dure condizioni di detenzione, Nazim Hikmet fu scarcerato nel 1950 grazie all'azione di un comitato internazionale di sostegno composto tra gli altri da Tristan Tzara, Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean-Paul Sartre. Guido Seborga, che partecipò attivamente a quella campagna, scrisse questa poesia per celebrare la liberazione del poeta turco.
Guido Seborga
Una lettera a Hikmet
Nostro è il sogno d'amore
che libera il mare e la terra.
Nostra è questa terra dura di pietre
Nostra è questa terra chiara di sole
Nostre sono questa terra e questo mare
Che cammina con le sue onde verso il cielo
Ebro d'azzurro nel fermento caldo del giorno.
E se deve esplodere questa terra
Carica d'alberi tropicali di frutti d'oro
Di fiori profumati sarebbe in un canto
Che esplode in un canto ricco di sangue e d'amore
Perchè nostra è questa terra di sangue e d'amore
E quando canto nostra per amore nostra per sangue
Voglio dire che appartiene egualmente
A tutti gli uomini che sono fratelli
Che si liberano con colpi forti dalle catene.
Spezziamo le catene giovani compagni arditi
E agili come cavalli che galoppano al sole
Solo vale vivere quando si è liberi
Quando nessuno osa mettervi morso e briglia
Solo vale vivere quando il corpo forte di sole
Ha spezzato con gagliardo sforzo la catena
Anche quella interiore che vi affanna e vi impaurisce
Gran servitori del governo distruttore di sogni.
Ma come il sole che a tramonto appare alto sul mare
S'inalzano i nostri cuori in milioni di raggi rossi.
(Da: L'Avanti! del 3/12/1950)