Il Battista non è
figura di rilievo solo per la tradizione cristiana, lo è anche per i
musulmani. L'Islam venera Yaḥyā ibn Zakarīyā (Giovanni figlio di
Zaccaria) come uno dei profeti precedenti a Maometto: un uomo di
grande levatura morale e spirituale, fedele ad Allah, al pari di Gesù
e degli altri profeti biblici. Tanto da essere citato ben cinque
volte nel Corano.
Giorgio Amico
I fuochi di San
Giovanni
Il culto di San
Giovanni e l'Islam
Il Battista non è figura
di rilievo solo per la tradizione cristiana, lo è anche per i
musulmani. L'Islam venera Yaḥyā ibn Zakarīyā (Giovanni figlio di
Zaccaria) come uno dei profeti precedenti a Maometto: un uomo di
grande levatura morale e spirituale, fedele ad Allah, al pari di Gesù
e degli altri profeti biblici. Tanto da essere citato ben cinque
volte nel Corano nelle Sure 3, 6, 19 e 20.
In particolare la Sura 3,
quella de “La gente di 'Imran”, nel versetto 39 lo definisce:
“capo, casto, nabi [profeta], apparterrà alla schiera dei pii",
(40) mentre la Sura 19 o di Maryam riprende quasi letteralmente il
racconto di Luca sul concepimento miracoloso del Battista da parte
della moglie di Zaccaria. (41)
Il Corano tace invece
sull'assassinio di Giovanni da parte di Erode Antipa, ma fra gli
studiosi c'è chi ritiene che un'allusione alla fine del Battista e
alle nefaste conseguenze che questa avrebbe avuto sul popolo ebraico
sia contenuta nei primi versetti della Sura 17 in cui si annuncia
agli ebrei che avendo per due volte «seminato lo scandalo sulla
terra», essi saranno per due volte puniti da Dio e che la seconda
punizione comporterà la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Dove
doppia colpa è relativa alle morti del Battista e di Cristo. Forte è
ancora oggi in parte del mondo islamico la devozione nei confronti
del Santo, considerato uno dei precursori del Profeta Maometto. Nella
Grande Moschea degli Homayyadi a Damasco, costruita sui resti di una
antichissima chiesa bizantina dedicata a San Giovanni Battista, si
venera il reliquario del Profeta Yahya che si dice contenga la testa
del profeta ritrovata durante gli scavi per la costruzione
dell'edificio.
Il Battista è poi
particolarmente caro all'Islam sciita che lo collega alla figura di
Huseyn, figlio del Califfo Alì, morto nella battaglia di Kerbala
combattendo in difesa della fede sciita il giorno dell'Ashura
nell'anno 61 dell'Egira, corrispondente al 10 ottobre 680. Il
martirio di Giovanni assume in questa visione il ruolo di profetica
prefigurazione della morte di Huseyn la cui testa mozza era stata
esposta nella piazza di Damasco, proprio nel luogo dove oggi sorge la
Grande Moschea Homayyade. (42)
Ancora al giorno d'oggi i riti che si
svolgono annualmente durante la commemorazione dell'Ashura in segno
di lutto collettivo prevedono i Ta' zieh, manifestazione di cordoglio
rituale, vere e proprie sacre rappresentazioni, in cui uomini vestiti
a lutto si battono il petto al suono dei tamburi e si flagellano. In
questo contesto particolarmente interessanti sono i Rouzekhani,
recite di versetti coranici e poemi che trattano delle vicende degli
Imam sciiti. In alcuni di questi si racconta la storia della
decapitazione del Battista, testimone della vera fede, proprio come
Huseyn, il nipote del Profeta. (43)
I Mandei
Sempre più Giovanni
Battista ci appare come una figura universale, tanto da collocarsi
all'incrocio di culture e religioni diverse, come ben argomenta lo
studioso francese Michel Tardieu:
“I racconti sulla morte
del Battista, che arrivano ai primi commentatori del Corano,
rimandano a tradizioni orali e scritte che circolano nel Vicino
Oriente e nella Mesopotamia del I-V secolo. Cristiani, ebrei,
gnostici, manichei, musulmani, giudeo-cristiani, mandei hanno tutti
qualcosa da dire su questa morte, i suoi protagonisti, il suo
significato, le sue conseguenze. C'è più di un morto nella morte di
Giovanni Battista. La violenza di cui sono colmi i racconti arriva
agli arabi e serve a precisare delle identità religiose in un tempo
in cui giudaismo e cristianesimo sono ancora gomito a gomito.” (44)
Significativo di questa
realtà sincretica è il caso dei Mandei, seguaci di una religione
ancora praticata in Medio Oriente e oggi ferocemente perseguitata dai
fanatici integralisti dell'Islamic State (ISIS). Seguaci di san
Giovanni, così si definiscono i Mandei, adepti di una setta gnostica
che ancora usa l'aramaico, la lingua parlata da Gesù duemila anni
fa. Per alcuni un'eresia cristiana del secondo secolo, per altri una
religione che raccoglie elementi di cristianesimo e manicheismo, il
mandeismo si presenta come una religione monoteista, con forti tratti
dualistici dove un Dio Supremo di Luce si confronta con lo Spirito
delle Tenebre e del Male. La terra, luogo di illusione e sofferenza,
è dove questo scontro avviene. Centrale nella religione mandea è
la figura di Giovanni Battista (Drashia d-Yahia), l'ultimo dei
Profeti, che con l'introduzione del battesimo permette all'uomo di
incamminarsi verso il Regno di Luce. A lui vengono attribuiti molti degli attributi che
il cristianesimo attribuisce al Cristo. (45)
40. Il Corano, Milano,
Arnoldo Mondadori Editore, 1979, Libro I, p. 133.
41. Ivi, pp. 428-434.
42. Glauco D'Agostino,
Sulle vie dell'Islam, Roma, Gangemi Editore, 2010, pp. 50-53.
43. Tre di queste ta‘ziés
sono state pubblicate in italiano. Cfr.: A. Bausani, San Giovanni
Battista e Zaccaria in tre drammi popolari persiani inediti della
collezione Cerulli. In: Problemi attuali di scienze e di cultura,
n.62, pp. 153-237.
44. Gauthier, La
décapitation de Saint-Jean cit., p. 10.
45. Sui Mandei è di
grande utilità: Edmondo Lupieri, I mandei. Gli ultimi gnostici.
Brescia, Paidea, 1993. Il volume contiene una ricca raccolta di testi
mandei.
5. Continua