sabato 15 giugno 2019

I fuochi di San Giovanni. Il culto di San Giovanni e l'Islam




Il Battista non è figura di rilievo solo per la tradizione cristiana, lo è anche per i musulmani. L'Islam venera Yaḥyā ibn Zakarīyā (Giovanni figlio di Zaccaria) come uno dei profeti precedenti a Maometto: un uomo di grande levatura morale e spirituale, fedele ad Allah, al pari di Gesù e degli altri profeti biblici. Tanto da essere citato ben cinque volte nel Corano.

Giorgio Amico

I fuochi di San Giovanni

Il culto di San Giovanni e l'Islam

Il Battista non è figura di rilievo solo per la tradizione cristiana, lo è anche per i musulmani. L'Islam venera Yaḥyā ibn Zakarīyā (Giovanni figlio di Zaccaria) come uno dei profeti precedenti a Maometto: un uomo di grande levatura morale e spirituale, fedele ad Allah, al pari di Gesù e degli altri profeti biblici. Tanto da essere citato ben cinque volte nel Corano nelle Sure 3, 6, 19 e 20.

In particolare la Sura 3, quella de “La gente di 'Imran”, nel versetto 39 lo definisce: “capo, casto, nabi [profeta], apparterrà alla schiera dei pii", (40) mentre la Sura 19 o di Maryam riprende quasi letteralmente il racconto di Luca sul concepimento miracoloso del Battista da parte della moglie di Zaccaria. (41)

Il Corano tace invece sull'assassinio di Giovanni da parte di Erode Antipa, ma fra gli studiosi c'è chi ritiene che un'allusione alla fine del Battista e alle nefaste conseguenze che questa avrebbe avuto sul popolo ebraico sia contenuta nei primi versetti della Sura 17 in cui si annuncia agli ebrei che avendo per due volte «seminato lo scandalo sulla terra», essi saranno per due volte puniti da Dio e che la seconda punizione comporterà la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Dove doppia colpa è relativa alle morti del Battista e di Cristo. Forte è ancora oggi in parte del mondo islamico la devozione nei confronti del Santo, considerato uno dei precursori del Profeta Maometto. Nella Grande Moschea degli Homayyadi a Damasco, costruita sui resti di una antichissima chiesa bizantina dedicata a San Giovanni Battista, si venera il reliquario del Profeta Yahya che si dice contenga la testa del profeta ritrovata durante gli scavi per la costruzione dell'edificio.

Il Battista è poi particolarmente caro all'Islam sciita che lo collega alla figura di Huseyn, figlio del Califfo Alì, morto nella battaglia di Kerbala combattendo in difesa della fede sciita il giorno dell'Ashura nell'anno 61 dell'Egira, corrispondente al 10 ottobre 680. Il martirio di Giovanni assume in questa visione il ruolo di profetica prefigurazione della morte di Huseyn la cui testa mozza era stata esposta nella piazza di Damasco, proprio nel luogo dove oggi sorge la Grande Moschea Homayyade. (42) 

Ancora al giorno d'oggi i riti che si svolgono annualmente durante la commemorazione dell'Ashura in segno di lutto collettivo prevedono i Ta' zieh, manifestazione di cordoglio rituale, vere e proprie sacre rappresentazioni, in cui uomini vestiti a lutto si battono il petto al suono dei tamburi e si flagellano. In questo contesto particolarmente interessanti sono i Rouzekhani, recite di versetti coranici e poemi che trattano delle vicende degli Imam sciiti. In alcuni di questi si racconta la storia della decapitazione del Battista, testimone della vera fede, proprio come Huseyn, il nipote del Profeta. (43)



I Mandei

Sempre più Giovanni Battista ci appare come una figura universale, tanto da collocarsi all'incrocio di culture e religioni diverse, come ben argomenta lo studioso francese Michel Tardieu:

“I racconti sulla morte del Battista, che arrivano ai primi commentatori del Corano, rimandano a tradizioni orali e scritte che circolano nel Vicino Oriente e nella Mesopotamia del I-V secolo. Cristiani, ebrei, gnostici, manichei, musulmani, giudeo-cristiani, mandei hanno tutti qualcosa da dire su questa morte, i suoi protagonisti, il suo significato, le sue conseguenze. C'è più di un morto nella morte di Giovanni Battista. La violenza di cui sono colmi i racconti arriva agli arabi e serve a precisare delle identità religiose in un tempo in cui giudaismo e cristianesimo sono ancora gomito a gomito.” (44)

Significativo di questa realtà sincretica è il caso dei Mandei, seguaci di una religione ancora praticata in Medio Oriente e oggi ferocemente perseguitata dai fanatici integralisti dell'Islamic State (ISIS). Seguaci di san Giovanni, così si definiscono i Mandei, adepti di una setta gnostica che ancora usa l'aramaico, la lingua parlata da Gesù duemila anni fa. Per alcuni un'eresia cristiana del secondo secolo, per altri una religione che raccoglie elementi di cristianesimo e manicheismo, il mandeismo si presenta come una religione monoteista, con forti tratti dualistici dove un Dio Supremo di Luce si confronta con lo Spirito delle Tenebre e del Male. La terra, luogo di illusione e sofferenza, è dove questo scontro avviene. Centrale nella religione mandea è la figura di Giovanni Battista (Drashia d-Yahia), l'ultimo dei Profeti, che con l'introduzione del battesimo permette all'uomo di incamminarsi verso il Regno di Luce. A lui vengono attribuiti molti degli attributi che il cristianesimo attribuisce al Cristo. (45)



40. Il Corano, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, Libro I, p. 133.
41. Ivi, pp. 428-434.
42. Glauco D'Agostino, Sulle vie dell'Islam, Roma, Gangemi Editore, 2010, pp. 50-53.
43. Tre di queste ta‘ziés sono state pubblicate in italiano. Cfr.: A. Bausani, San Giovanni Battista e Zaccaria in tre drammi popolari persiani inediti della collezione Cerulli. In: Problemi attuali di scienze e di cultura, n.62, pp. 153-237.
44. Gauthier, La décapitation de Saint-Jean cit., p. 10.
45. Sui Mandei è di grande utilità: Edmondo Lupieri, I mandei. Gli ultimi gnostici. Brescia, Paidea, 1993. Il volume contiene una ricca raccolta di testi mandei.

5. Continua