Primo capitolo di un
lavoro, scritto alla fine degli anni 70 e pubblicato nel 1980. Una
precisazione è doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica
sulle origini della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è
quindi da considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi
citati, i più recenti dei quali sono degli anni '70.
Alla memoria del mio
babbo, “uomo libero e di buoni costumi”.
Giorgio Amico
Dal mito alla storia
I rappresentanti delle
quattro logge londinesi che il 24 giugno 1717 si riunirono per
costituire la “Grande Loggia d'Inghilterra”, non avrebbero di
certo mai potuto immaginare che la loro decisione avrebbe suscitato
nei secoli a venire tali e tante discussioni e fatto versare così
cospicui fiumi d'inchiostro.
Da quella data, e sono
trascorsi oltre due secoli e mezzo, gli studiosi di cose massoniche
non hanno mai cessato di disputare aspramente tra loro sulle
autentiche origini dell'associazione libero muratoria. Anzi col
trascorrere dei secoli il clamore è divenuto tale che, come è stato
detto, «approfondire gli studi storici sulla Massoneria vuol dire
percorrere una strada in un labirinto. Di più in un'infinità di
labirinti. Perché, quanto più grande è il numero dei lavori
storici sulla Massoneria, tanto più sono i pareri degli autori». 1
Sull'esiguità dei dati
storici certi, leggende e miti hanno potuto proliferare, colmando i
vuoti storiografici più con la fede nell'Istituzione che con i
frutti di una ricerca rigorosa e documentata. Tanto che uno studioso
della levatura di Giordano Gamberini si è sentito in dovere di
precisare, proprio nei confronti di una tale storiografia, come il
compito dei Massoni fosse di rappresentare il proprio passato e non
di giustificarlo rispetto ai propri presupposti teorici. 2
A intorbidare le acque
dettero, tuttavia, non poca mano gli stessi padri fondatori che, nel
ricostruire le vicende della Libera Muratoria non diedero di certo
prova di eccessiva prudenza. Essi, infatti, mentre da un lato non si
diedero soverchia pena di spiegare come e perché le quattro logge
londinesi fossero pervenute in quel lontano 1717 alla decisione di
compiere un passo di importanza storica, quale la creazione di una
Gran Loggia Madre con giurisdizione sul mondo intero; diedero per
quanto attiene alle origini della neo-costituita associazione libero
sfogo alla loro fantasia, sostituendo la leggenda alla storia, il
mito alla realtà.
Già nel 1723 il
reverendo James Anderson si acquistava il titolo di «primo grande
storico della Massoneria», facendo seguire alle Costituzioni che
portano il suo nome, un lungo documento nel quale si pretendeva
ricostruire integralmente la storia dell'associazione. Nel testo si
faceva risalire la fondazione della Massoneria ad Adamo, per passare
poi a Seth, ai profeti, al re Salomone, agli assiri, agli Egiziani,
ai greci, ai Romani che infine avrebbero introdotto l'arte reale in
Inghilterra. 3
All'Anderson seguirono
miriadi di “ricercatori”, animati dal fiero proposito di
nobilitare la Libera Muratoria da poco fondata, riscoprendone
antichissime origini addirittura situate in una sfera extra-umana.
Tra tutti costoro spiccano certamente per inventiva autori quali
William Preston che, nella sue “Illustrations of Masonry»,
pubblicate a Londra nel 1772, ne collocò le origini all'epoca della
creazione; o il dottor George Oliver, autore nel 1823 di un ponderoso
“Antiquities of Green Masonry”, in cui si possono leggere
affermazioni del calibro della seguente:
«La nostra istituzione
già esisteva in diversi sistemi solari, prima della creazione del
globo terrestre». 4
Altri, in polemica con la
tradizione corporativa, democratica ed egualitaria della Massoneria
inglese, favoleggiarono di una discendenza aristocratica e
cavalleresca dell'associazione, onde fare appello alla nobiltà
europea. Così il Ramsay potè nel 1737 proclamare le origini crociate
della Libera Muratoria ed il barone von Hund creare le premesse col
suo Regime della Stretta Osservanza della cosiddetta Massoneria
Templare.
Altri ancora, espressione
dei circoli misteriosofici in voga nel XVIII e XIX secolo, videro i
Massoni come gli eredi dei grandi iniziati dell'antichità, dagli
Atlantidei, ai sacerdoti egizi, dai filosofi pitagorici ai mistici
Rosa Croce.
Questo inconscio
desiderio di nobili progenitori pervade anche ricercatori a noi
contemporanei. Ne è prova tra le altre l'opera del Ventura, il quale
sulla base degli studi del Keller 5, a cui tuttavia rimprovera di
aver dato «all'umanesimo massonico carattere cristiano» 6, colloca
la «culla della Massoneria» in Roma nell'ambito delle Unioni
culturali a sfondo iniziatico sorte nel II secolo a.C. per opera di
Publio Cornelio Scipione.
Oggi gran parte della
critica storica è concorde nel relegare nel campo delle allegorie
queste interpretazioni tradizionali, per ricercare nel concreto
divenire storico-economico della società europea le vestigia
dell'istituzione muratoria.
Così il Francovich che
fonda storicamente l'ipotesi della derivazione della Massoneria
moderna dalle antiche corporazioni, derivazione temperata, tuttavia,
dall'acquisizione di «finalità umanitarie e filantropiche, le quali
nulla hanno più in comune con il mestiere del muratore» 8; o
l'Hutin per il quale «la stessa parola frammassoneria evoca
immediatamente l'idea di costruzione, di edificazione progressiva»
9; o il Pontevia che ritiene «certa l'origine delle organizzazioni
massoniche dalla associazioni operaie dei muratori esistenti in Germania ed in Inghilterra». 10
Così, per concludere, il
Moramarco, per il quale «la Massoneria non è nata né dai
Rosacroce, né tanto meno dai templari. L'evidenza storica depone a
favore dell'ipotesi di una filiazione della Massoneria “speculativa”
dalla Massoneria “operativa” con un processo di
intellettualizzazione le cui tappe non ci sono note […]. Di più
allo stato attuale della storiografia massonica, non si può dire e
non si deve dire». 11
1. E. Lenhoff, Il Libero
Muratore, Bastogi, Livorno 1976, pag. 29
2. G. Gamberini,
Massoneria italiana , storia e storiografia, Rivista Massonica, n 1,
1975.
3. C. Francovich, Storia
della Massoneria in Italia, La Nuova Italia, Firenze 1974, p. 15.
4. Citato in C. Jacq, La
Massoneria. Storia e iniziazione, Garzanti, Milano 1978, p. 21.
5. L. Keller, Le basi
spirituali della Massoneria e la vita pubblica, Atanor, Roma 1970.
6. T. Ventura,
Massoneria alla sbarra, Atanor, Roma 1961, p. 21.
7. Ivi, pp. 27-30
8. C. Franovich, cit.,
p. 9.
9. S. Hutin, La
Frammassoneria, in “Storia delle religioni, vol. XII, Laterza, Bari
1977, p. 161.
10. A. Pontevia,
Cattolicesimo e Massoneria, Atanor, Roma 1948, p. 51-52.
11. M. Moramarco, La
Massoneria, ieri, oggi e domani, De Vecchi, Milano 1977, p. 100.
(G. Amico, Dalla
Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars
Graphica, Savona 1980.)
1.
continua