mercoledì 26 giugno 2019

2. Maestri Comacini e monaci costruttori



La storia della Massoneria medievale è ricca di leggende. Oggi ne raccontiamo due, quella dei Culdei e quella degli architetti Vichinghi. Non è leggendario invece il ruolo fondamentale svolto nella preservazione della cultura classica (architettura compresa) dai monaci seguaci di San Benedetto e San Colombano, così come la derivazione monastica del termine “Maestro Venerabile” che ancora oggi contraddistingue chi dirige i lavori di loggia. Buona lettura.

Giorgio Amico

Maestri Comacini e monaci costruttori

Se per gli storici è ormai certa la derivazione delle organizzazioni massoniche dalle associazioni operaie dei muratori sviluppatesi in Europa nell'alto Medioevo, meno sicura è la genesi di queste associazioni che tuttavia dovettero essere antichissime.

Fin dall'epoca longobarda si ha notizia dell'esistenza nell'Italia del nord di una confraternita muratoria, denominata dei «Maestri Comacini», della cui perizia architettonica sono rimaste poche vestigia, sparse fra Lombardia e Piemonte. Di essi sappiamo che già nel 632 d.C., grazie all'editto di Rotari, ottennero il riconoscimento di particolari «franchigie»: i membri della fratellanza erano esenti da ogni obbligo o servitù feudali e godevano, cosa rarissima per i tempi, della più completa libertà di circolazione.

Le notizie sicure sono, tuttavia, assai scarse. Non conosciamo con certezza neppure il significato preciso del loro nome. Mentre tradizionalmente il termine «comacinus» viene fatto derivare dalla città di Como, ad indicare il luogo d'origine della fratellanza, recentemente da più parti 12 è stata proposta una diversa etimologia. Secondo questa tesi il termine «macinus» deriverebbe dalla radice europea «mag» o «mak» (fare, foggiare), la stessa che sta all'origine di «massone» ed il prefisso «co» indicherebbe invece l'organismo muratorio. Per cui «comacinus» non starebbe ad indicare il luogo d'origine dei Maestri (nel cui caso sarebbe stato più corretto «comensis» o «comanus»), ma l'appartenenza ad una compagnia di muratori.

Altrettanto misteriosa resta la fine di questa scuola artistica, di cui non si trova più traccia dopo il IX secolo; probabilmente essa assunse caratteristiche stilistiche nuove confluendo nel grande alveo, allora in piena espansione, dell'arte carolingia.

Ancora più sfocata appare la vicende dei «Culdei», un ordine di monaci-muratori irlandesi fortemente intrisi di cultura druidica.

Mentre del monachesimo irlandese antecedente al Mille gli storici hanno saputo ricostruire un'immagine pressochè completa – si conosce, ad esempio, come, partiti dall'Irlanda, San Colombano e i suoi monaci fondassero monasteri in Belgio, in Borgogna, nelle Argonne, in Piccardia, come entrassero in contrasto con Roma ed infine venissero assorbiti nel grande movimento benedettino 13 – sul particolare fenomeno rappresentato dai Culdei i dati accertati scarseggiano. A questo proposito ci serviamo delle notizie riportate dal Moreau nel suo «La tradition celtique dans l'art roman» (Bordeaux 1963), pur premettendo che la ricostruzione dello studioso francese non ci pare in qualche passaggio del tutto convincente:

“Verso il 926 – scrive il Moreau – i costruttori Kuldées ottennero una carta di franchigia e formarono una società segreta contraria al papa, ma che restava tuttavia cristiana. Essi non battezzavano nello stesso modo degli ordini religiosi sottomessi a Roma. Esisteva, anche in Inghilterra, prima del X secolo, un'altra forma d'arco diversa dal tuttotondo. Ne rimane ancora qualche vestigia in Scozia. Dopo la conquista normanna, Guglielmo il Conquistatore, cattolico romano, è meno liberale dei suoi predecessori e impone la dottrina architettonica dei costruttori romani. Molti Kuldées emigrarono sul continente, ove costituiscono società segrete per diffondere le loro idee. Si uniscono così a San Bernardo. Si sa che egli non era affatto infeudato a Roma e conservava un'assoluta indipendenza in architettura.
Certe abbazie da lui edificate, in particolare quella di Loc-Dieu nel Rouergue, sono rappresentate da una T in luogo di una croce latina. Sulla base orizzontale della T si trovano cinque absidiole. Sarebbe questo, pare, il modello che avrebbe voluto far adottare san Bernardo che sembra essere stato uno degli ultimi Kuldées a voler difendere la tradizione celto-cristiana». 14

La vicenda dei culdei, sebbene infarcita di elementi leggendari, permette tuttavia di operare un collegamento fra le prime confraternite muratorie e il grande movimento monastico antecedente al Mille. Prima, però, accenniamo di passaggio all'opera di un altro studioso d'oltralpe, Maurice Guignard, per il quale le logge massoniche dei costruttori di cattedrali discenderebbero direttamente dagli equipaggi delle navi vichinghe. Egli spiegherebbe così anche l'origine del grembiule massonico, derivato dalla fascia di tela a forma triangolare indossate dagli equipaggi dei vascelli nordici.15 È un'ipotesi a prima vista assai fantasiosa, ma che può vantare precisi riscontri storici, quali l'esistenza di una dozzina di vescovi-architetti normanni con nomi contenenti la radice «geirr» (triangolo di tela in antico norvegese). Eccone alcuni tra i più significativi: Gervold (755-788) = Geirr Waldr (Maestro del Triangolo); Sigered (1017-1022) = Sar-Geirr-Aett (confraternita del triangolo) ecc. 16

Conferme vengono anche dall'iconografia nordica: in un'incisione su pietra, rinvenuta nello Jutland, appare uno scalpellino intento al lavoro, cinto da un grembiule triangolare e impugnante un martello a punta, entrambi da sempre classici emblemi massonici. 17

Nel Nord della Francia restano chiese, erette in puro stile normanno, con il tetto costruito a forma di chiglia rovesciata secondo l'uso vichingo di riprodurre nelle costruzioni la forma dello scafo dei loro agili drakkar. D'altronde un canto dei tagliapietre francesi dell'alto Medioevo non dice forse a proposito delle cattedrali:

«Nella nave di pietra
dalla chiglia rovesciata
dalla vela scaricata
i cui alberi sono di sasso
beviamo il vino
dei tagliatori di pietra
del Santo Dovere Straniero».18






















Ma riprendiamo il filo storico interrotto. Nel 529 San Benedetto fonda il grande monastero di Montecassino, destinato a diventare uno dei centri spirituali dell'intera Europa. Nel 590 San Colombano erige assieme ai suoi monaci il monastero di Luxeuil. Nel 909 nasce il grande centro di Cluny.

Il movimento monastico rivoluziona la cultura europea, valorizzando il lavoro manuale considerato fino ad allora degradante da un'aristocrazia terriera intrisa del concetto dell'otium romano e resa altera dalle consuetudini militari germaniche.19

I monaci sviluppano la scienza delle costruzioni e proteggono le prime confraternite degli scalpellini. Nei conventi l'abate è il capo costruttore, mentre un religioso esperto nell'arte edilizia è il capo cantiere, o «caput magister», che disegna la pianta dell'edificio e dirige il lavoro ripartendolo fra i monaci e gli scalpellini laici.20

Per questi motivi l'abate dei grandi monasteri benedettini e cistercensi è stato definito «il primo Maestro d'Opera del Medioevo, il modello del Venerabile della Libera Muratoria», in quanto considera l'utensile come una forza sacra e fa del lavoro una preghiera».21

(Da: G. Amico, Dalla Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars Graphica, Savona 1980)

12. Ad esempio il Jones (Freemasons' Guide and Compendium, London 1973) ripreso in Italia dal Moramarco.
13 Vedere a questo proposito G. Pepe, Il Medio Evo barbarico in Europa, Mondadori, Milano 1949, p. 34 e sgg.
14 Marcel Moreau, La tradition celtique dans l'art roman, Atlantis, Bordeaux 1963, p. 168.
15 Maurice Guignard, Les architectes odinistes des cathedrales, 1971.
16 J.M. Angebert, Il libro della Tradizione, Mediterranee, Roma 1977, p. 362
17 Riprodotto in Gwyn Jones, I Vichinghi, Newton Compton, Roma 1977, p. 362
18 J.M. Angebert, cit., p. 330n.
19 Vedere a questo proposito Jacques Le Goff, Il Cristianesimo medievale in Occidente, in “Storia delle religioni”, vol. X, Laterza, bari 1977, p. 43 e sgg.
20 Eugen Lennhoff, Il Libero Muratore, Bastogi, Livorno 1976, p. 35.
21 Christian Jacq, La Massoneria. Storia e iniziazione, Mursia, Milano 1978, p. 79


2. Continua


Una precisazione è doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica sulle origini della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è quindi da considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi citati, i più recenti dei quali sono degli anni '70.