TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 18 febbraio 2024

Guido Seborga, Liguria

 











Guido Seborga

Liguria


Tu vai più lontano di me
Coi tuoi marittimi dei porti
Coi tuoi braccianti della costa
Sei disperata e felice
Antica come il maestrale
Liguria hai messo nel mio corpo
L'animo arso e secco del canto
Non avrei mai vissuto senza di te
Nella tempesta mi calmo
L'ansia s'allenta nella burrasca
Nella bonaccia mi scaravento
Salto come delfino che gioca
E in fondo in grazie a te
Sono felice d'essere nato
E so quanto tu sia viva


(da: Liguria - Se avessi una canzone, Dell'albero 1964)

giovedì 15 febbraio 2024

Perché non svanisca la memoria. Ricordo di Guido Seborga (seconda parte)

 


Guido Seborga (1909-1990), Vita di un ribelle


Guido Seborga, giornalista, letterato, poeta pittore, é nato a Torino nel 1909 da famiglia in cui lui amava individuare sangue ligure, egiziano, ebreo. Il suo vero cognome era Hess. la scelta dello pseudonimo Seborga, piccolo paese ligure dell'entroterra di ponente, è legata all'amore per il mare e a quella che considerava la sua vera città d'origine e non soltanto d'elezione, Bordighera, costante punto di riferimento nei suoi diversi vagabondaggi e viaggi all'estero. Bordighera e il suo entroterra sono lo sfondo dell'attività di letterato, il fascino della Valle delle Meraviglie e del mare del ponente ligure sono preciso riferimento al segno ideografico della sua pittura.

Studiò nella Torino antifascista di Augusto Monti (di cui era stato allievo) e Felice Casorati, di Gobetti e poi di Mila e di Bobbio, ma la sua insofferenza all'ordine lo spinse a nuovi ambienti, conoscenze ed esperienze a Berlino, poco prima dell'avvento del nazismo, poi a Parigi, luogo amatissimo in cui tornò con frequenza lungo tutta la sua vita.

A Torino conobbe e strinse amicizia con Umberto Mastroianni arrivato nel '28 da Roma, con Luigi Spazzapan, Mattia Moreno. Oscar Navarro, Raf Vallone, Vincenzo Ciaffi, Albino Galvano, Piero Bargis con cui si trovava a passeggiare per via Po, corso Vittorio e via Pietro Micca discutendo di tutto in totale libertà, protetti dall'oscuramento bellico.

La matrice antifascista torinese lo indusse all'azione, alla diserzione dalle guerre fasciste e alla partecipazione alla guerra partigiana, prima col Partito d'azione con Agosti, Galante Garrone, Ada Gobetti, Ciaffi, Navarro, Silvia Pons, Anna Salvatorelli, Raf Vallone, Giorgio Diena poi partigiano nelle brigate socialiste "Matteotti".

Dall'azione diretta passò nel primo dopoguerra all' attività politica nel Partito Socialista di cui aveva tentato la ricostruzione in Liguria ancora prima della guerra. A Roma con Basso diresse la rivista "Socialismo" ed entrò nelle vicende della direzione del partito occupandosi anche della propaganda del Fronte Popolare.

Già presente dagli anni '30 sui maggiori periodici culturali italiani (Circoli, Campo di Marte, Prospettive, Letteratura, Maestrale), nel dopoguerra contribuì alla riapertura della redazione torinese del " Sempre Avanti" poi ridiventato "Avanti", fu giornalista sui quotidiani e sulle riviste della sinistra italiana e internazionale occupandosi dei temi della cultura e dell'impegno, della critica d'arte e dell'attualità.

Partecipò con Ada Gobetti, Franco Antonicelli, Felice Casorati, Massimo Mila ed altri alla fondazione dell'Unione Culturale di Torino, fu tra gli organizzatori dell'allestimento del Woyzeck di Buchner rappresentato nel ' 46 al teatro Gobetti.

A Parigi, dove fu direttore di "Italia Libera" e collaborò a "Europe" e"Editions des Minuit" scrisse per i giornali italiani di quell'ambiente di intensa attività culturale e artistica dei surrealisti, del Cafè Flore, di Sartre, Vercors, Artaud, Eluard, Tzara, di Severini, Franchina e Magnelli che, lui ben conosceva dall'anteguerra, raccontando di teatro, cinema, musica, letteratura, pittura.

Nel 1948 Mondadori pubblicò nella Medusa degli italiani "L'uomo di Camporosso", nel 1949 "Il figlio di Caino" accolti dalla critica italiana e straniera con interesse e giudizio positivo. Letterato di forte intonazione realista Seborga racconta di un mondo di diseredati che combattono per la sopravvivenza, in una terra ligure aspra e dura, in cui lavoro è fatica e difendere le proprie convinzioni diventa pericoloso in un'epoca di regime.

Seguono altri quattro titoli tradotti in diverse lingue e un diario uscito nel '68.

I personaggi di Seborga fanno parte del dramma del vivere sia nel bene che nel male, per cui non sono possibili evasioni se non a rischio della mistificazione e pertanto della complicità con la società e con se stessi. Per Seborga il pericolo è l'automazione, cioè la violenza sull'uomo da parte dalla società tecnico-industriale a cui egli oppone il rigore di una moralità gobettiana che si richiama all'impegno civile .

Affiancò all'attività di scrittore quella di poeta, presente fin dagli anni giovanili e approdata nel 1965 alla prima di tre raccolte " Se avessi una canzone" in cui dominano il mare, il sole, il vento, le aspre valli di confine di una terra di ulivi e viti, selvaggia come i suoi abitanti. Partecipò all'esperienza politico-musicale del gruppo torinese del Cantacronache, nato per una proposta musicale alternativa alla canzonetta di consumo. E' lo stesso mondo presente nei racconti . Altre poesie furono musicate negli anni seguenti.

Il suo amore per la città di Bordighera si è manifestato negli anni anche con una concreta e attiva partecipazione alla vita culturale del ponente ligure. Seborga ha fatto parte dell'organizzazione e della giuria negli anni '50-'60 del premio di letteratura e pittura "Cinque Bettole" insieme a personaggi di rilievo quali Calvino, Vigorelli, Accrocca,Betocchi, Natta, Balbo. Negli anni '60 ha curato "Incontri con l' uomo" a Sanremo, ciclo di conferenze a cui ha partecipato tra gli altri Quasimodo. Ha anche contribuito negli anni '60 - 70 alla creazione e allo sviluppo dell'Unione Culturale Democratica di Bordighera nei cui locali con il suo contributo furono organizzate mostre, dibattiti, conferenze, opere teatrali.

Se i versi furono il leit-motiv che percorse tutto l'arco della sua vita, fin da bambino fu affascinato dalle incisioni rupestri della Valle delle Meraviglie, che costituiscono il legame ideale fra poesia e pittura: dagli anni '60 riprese a disegnare e dipingere creando nelle "ideografie" una forma di pittura originale che unisce il segno dinamico e le nere silouettes di figure arcaicizzanti alle contrastanti accensioni cromatiche degli sfondi in cui esse si profilano.

Come pittore visse un periodo di grande entusiasmo e di attività molto intensa nel quale restò vicino ai giovani con cui era sempre disposto a mettere in comune le sue numerose conoscenze e a collaborare alle loro iniziative culturali e artistiche.

In seguito si ammalò gravemente e morì nel 1990 dopo una vecchiaia che l'aveva duramente colpito, limitandogli in modo insopportabile quella libertà e quella autonomia alla quale aveva tenuto per tutta la vita


mercoledì 14 febbraio 2024

Perchè non svanisca la memoria. Ricordo di Guido Seborga (prima parte)

 


Ieri, anniversario della morte del padre, Laura Hess Seborga mi ha mandato una serie di materiali molto belli sulla figura e l'opera di Guido Seborga. Negli anni Laura mi ha accompagnato nella scoperta della grandezza dell' uomo e dell' intellettuale e mi ha permesso di conoscerne e apprezzarne la profondità dell'impegno civile e politico.

La lettera era privata, ma con il  permesso di Laura, inizio a riprendere e diffondere questi materiali, convinto che in momenti cupi come quelli che viviamo la riscoperta del lascito artistico e morale di una figura tanto significativa, possa essere di conforto e di stimolo a chi, nonostante tutto, non intende mollare.

G.A.


ll 13 febbraio 1990 moriva mio padre. Il ribelle, il giornalista, il letterato, il poeta, il pittore e lo voglio ricordare insieme a coloro che hanno conosciuto l'uomo e il suo messaggio di impegno e di libertà. 

Perché non svanisca la memoria.

Laura


Lascio una vita di libertà
La mia carne alle fiamme
Le ceneri al vento
Lascio il malessere e l'ansia
e la gioiosa avventura
dell'amore terrestre e cosmico
parola e quadro
reale-irreale
Ora so che non devo più ricordare...
Nel caldo della notte di luna
dormirò ancora nella caranca
e il sole nascerà sul mare
Mi piace morire all'aurora

Da: Guido Seborga, Ceneri al vento - Sangue e cerebrum, Sugarco 1980


…riposare in pace

Con me stesso e gli uomini
La pace che fu rotta nella nostra adolescenza
Ma il ricordo spezzato è ancora forte nell'animo
E rinasce come il senso violento della morte
Che l'uomo crudele ha inferto all'uomo povero
Ma ora parlo anche dell'altra morte
Ora parlo della nostra morte umana
Parlo amici dell'ultima estrema libertà
Quella che spero non tradirà mai
Quella che adoro nel mio silenzio
Quella che ammiro nell'ultima luce
Quella che indovino nell'ombra spessa
Quella amici che offre all'uomo verità
E finalmente riposare in pace
Trovato il senso della parola umana
Trovata l'estrema ultima libertà

Da: Guido Seborga, Uomo ferito -Se avessi una canzone, Dell'albero 1964

(Nella foto di copertina Guido Seborga con Laura bambina)

 


sabato 10 febbraio 2024

Valdo e i Valdesi tra storia e mito

 


INAUGURAZIONE MOSTRA:
"VALDO E I VALDESI TRA STORIA E MITO"
10 FEBBARIO ORE 16-CASA VALDESE VIA BECKWITH 2-TORRE PELLICE 
ALLESTIMENTO MUSEO VALDESE VIA BECKWITH 3-TORRE PELLICE 


A cura di Marco Fratini e Samuele Tourn Boncoeur


In occasione della ricorrenza degli 850 anni della conversione di Valdo di Lione e dell’origine dei valdesi, si è realizzata un’esposizione che illustra le tappe della costruzione della storia del movimento valdese nel corso di otto secoli, letta attraverso la figura del suo “fondatore”.
La mostra, strutturata in due sezioni, si pone, in quanto momento di rielaborazione critica, in continuità con il lavoro realizzato per il recente riallestimento del Museo valdese.
La prima sezione è organizzata come una narrazione attraverso le testimonianze che di Valdo di Lione diedero i contemporanei a partire dal 1174.

La seconda presenta le testimonianze di oltre duecento interpreti di tutte le lingue e nazioni, dal XIII al XX secolo, del dibattito sulle origini dei valdesi (accompagnate da una selezione di libri a stampa), per mostrare come solo in tempi molto recenti Valdo di Lione sia largamente accettato come fondatore del movimento valdese, mentre per molto tempo sono state accreditate le ipotesi di un’origine nei primi secoli del cristianesimo o di una discendenza dagli apostoli.
La Mostra sarà aperta al Museo valdese fino al 30 settembre 2024


Orari: giovedì- venerdì- sabato- domenica
dalle ore 15 alle ore 18,30


Info e prenotazioni: bookshop@fondazionevaldese.org

martedì 6 febbraio 2024

Giancarlo Consonni. Leggere come un modo di abitare, la lettura nella pittura

 


Giancarlo Consonni
Leggere come un modo di abitare
La lettura nella pittura
Biblioteca Universitaria di Genova
Via Balbi 40
giovedì 8 febbraio 2024, ore 17,00

Cosa passa nella testa e nell’animo di una lettrice o di un lettore? Oltre al corpo di chi legge, la pittura mette in scena anche pensieri, emozioni, sentimenti e molto altro ancora. Ritrarre o raffigurare una persona che legge pone esplicitamente una sfida: come rappresentare l’invisibile? (una sfida, a ben vedere, imprescindibile per una pittura degna di questo nome).

L’atto del leggere è un modo di abitare e di essere al mondo che implica la coniugazione di un qui e di un altrove (un qui concreto e un altrove immaginario).

Alla lettura di un libro corrisponde un desiderio di completamento: di conquista di ciò che manca. Un desiderio che, appagato seppur in parte e momentaneamente, dà all’abitare un senso profondo: quello di sentirsi, sia pure per poco, di casa nel mondo.


Quando vorresti che la fermata
non arrivasse mai
stai leggendo sul tram
e quella è la tua casa.
(G. Consonni, Filovia, Einaudi, Torino 2016)


Giancarlo Consonni (Merate, 1943) è un poeta, artista visivo, urbanista e storico dell'architettura. Professore emerito del Politecnico di Milano, è autore di saggi sull’architettura e di numerosi volumi di poesia (da Viridarium, Scheiwiller 1987, a Pinoli, Einaudi 2021), di cui hanno scritto – fra gli altri – Franco Loi, Cesare Viviani, Antonio Prete, Cesare Segre, Stefano Verdino. Sue opere visive sono state esposte alla Fondazione Corrente nel 2008, presentate da Antonello Negri, e presso la Galleria Consadori di Milano nel 2013.